BERLUSCONI PERDE CARISMA E GLI ELETTORI LO SALUTANO
In questi giorni, a leggere i sondaggi, si starebbe cominciando a incrinare inmodosignificativo il consenso intorno a Silvio Berlusconi. Ungiudizio confermato dalle manifestazioni di insofferenza nei confronti della sua persona che si sono avuti il 17 marzo durante le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità nazionale. A questa considerazione farei due postille: la prima, che i sondaggi vanno presi sempre con le molle; la seconda, che Berlusconi èungatto dalle cento vite. Guai a darlo per sconfitto; è una specie di fenice rinata molte volte dalle proprie ceneri. Ci sono tuttavia alcuni elementi che inducono a ritenere iniziata una crisi profonda di Berlusconi e del berlusconismo e vorrei provare ad argomentare questa mia tesi muovendo da quel motivo della carismaticità che è stato spesso, e opportunamente, utilizzato a proposito di Berlusconi. Un tratto costitutivo del potere carismatico è rappresentato dal vincolo di fedeltà e di identificazione che si stabilisce fra il capo e i suoi seguaci; ma questo vincolo funziona - ed è l’altro lato della carismaticità - finché il capo, il leader, è in grado di soddisfare i desideri, gli appetiti, le aspirazioni dei suoi seguaci. Quando questo non avviene, il potere carismatico crolla. È ciò che sta accadendo in questo periodo: oggi Berlusconi non è più in grado di soddisfare gli appetiti - molto concreti, molto materiali - dei suoi elettori, i quali stanno cominciando a distaccarsi perciò da lui. In questo distacco non agisce una critica di ordine morale relativamente al rapporto tra sesso e potere che Berlusconi ha incarnato in questi anni e ha trasmesso come una forma naturale del proprio potere personale. L’Italia è ormai un Paese per larga parte secolarizzato, compresi soprattutto gli elettori di Berlusconi che si sono anzi spesso compiaciuti delle sue prodezze sessuali. Il distacco, se avviene, si produce suun altro terreno: quello degli interessi concreti e materiali dei suoi seguaci i quali insoddisfatti dal loro leader cominciano a prendere in considerazione la possibilità di abbandonarlo. Ma è un processo tutt’altro che semplice e lineare, tutt’altro che scontato, proprio perché alla sua radice agiscono questi profondi e robustissimi interessi. Come si vede dalle aspettative di voto di questi giorni, resta tuttora alto il voto degli indecisi, come alto resta il numero delle schede bianche. In ciò agisce sicuramente anche una insoddisfazione degli elettori del centrosinistra che non si riconoscono nelle posizioni del Pd e, ad esempio, nelle politiche consociativistiche che il suo segretario continua a proporre ormai da un anno. Ma certamente in quel concentrato di astensione e di schede bianche c’è un ampio numero di elettori che cominciano a prendere le distanze da Berlusconi attestandosi, per ora, nella scelta dell’astensione o della scheda bianca. In questo modo essi si propongono di guadagnare tempo per cercare di capire in quale direzione evolvano effettivamente le cose e se Berlusconi sia in grado di riassumere le sue funzioni, oggi declinanti, di leader carismatico. È dunque una scelta di attesa. Qualunque sia il giudizio che si vuol dare, quella di oggi appare una situazione più aperta e più dinamica del passato. Ma perché questo movimento si rafforzi - e perché quel mare di sale di astensione cominci a sciogliersi - è necessaria un’iniziativa politica anzitutto dei partiti del centrosinistra. Essi invece continuano ad apparire statici e comunque non ancora pronti a confrontarsi con una nuova dinamica politica che non può ridursi a “unioni sacre” contro Berlusconima deve ricominciare a pensare in termini positivi una nuova prospettiva politica; e non può non incardinarsi in una robusta riaffermazione della dialettica bipolare come predicato imprenscindibile della vita politica, presente e futura, della nostra nazione. Il secondo aspetto, più importante, concerne la questione dei cosiddetti “legami”. La democrazia dispotica di tipo berlusconiano è incardinata sulla rottura sistematica di ogni vincolo, con l’eccezione di quello di tipo carismatico e con la riduzione di ciascuno in forme di individualismo senza porte e senza finestre. Questa è stata la condizione principale del suo dominio in questi anni. Ciò che invece colpisce nelle celebrazioni per i 150 anni è la ricerca di larga parte degli italiani di nuove forme di legami che si sono espressi in questi giorni nel raccogliersi intorno alle forme e ai miti costitutivi della nostra identità nazionale. Non bisogna naturalmente enfatizzare fenomeni di questo genere, ma certo nelle manifestazioni di questi giorni si è espresso qualcosa di nuovo, da cui deve prendere le mosse una politica che voglia proiettarsi oltre le colonne d’Ercole di Berlusconi e del berlusconismo.