LA MINACCIA DI CASALEGGIO «NIENTE ALLEANZE O ME NE VADO»
Casaleggio dice che se passa l’idea dell’accordo con
qualsivoglia partito, lui se ne va dal Movimento. Sgomento generale e molte domande che si rincorrono: ok, ma
Casaleggio chi è per poter decidere da che parte devono girarsi i gruppi
parlamentari Cinque Stelle? E chi ha detto al povero Casaleggio che invece
l’accordo si farebbe volentieri? E chi è che lo promuoverebbe volentieri in
quel piccolo esercito di onorevoli e senatori tenuti dallo staff in una
verginale latitanza rispetto ai mezzi di comunicazione di massa? In bicicletta-
Conviene fermarsi e controllare le pezze d’appoggio di questa nuova puntata
dedicata agli orientamenti e ai livelli di democrazia interna che spingono
impetuosamente il movimento verso il cento per cento dei consensi. Intanto, il
racconto di un nuovo senatore grillino, sardo e bocconiano, che si chiama
Roberto Cotti. È lui che riferisce questo decisivo passaggio, di potere e
malanimo, ai vertici stellati. Lo fa tornando a quei contatti riservati tra
Grillo, Casaleggio, appunto, e i due gruppi parlamentari, intercorsi nei giorni
del loro emozionante battesimo pubblico. «Gianroberto Casaleggio ha detto che
se decidessimo di dare l’appoggio a qualche partito, lui lascerebbe il
Movimento Cinque Stelle»: questo lo spunto di Cotti, mentre annuncia che,
tornando nei prossimi giorni a Roma, userà, da Ciampino, la bicicletta; per
sostenere, afferma, «il nostro modello di mobilità». Mai buttare il tempo.
«Nessuna fiducia – prosegue Cotti tornando ai ricordi di quei bei giorni e alle
disposizioni raccolte – a Bersani o chi per loro. Se lo facessimo rischieremmo
di scomparire» . La vedono così, o gliel’hanno fatta vedere così. Poi,
muovendosi tra frattaglie di dichiarazioni e di ammissioni, eccoci alle parole
utilissime di un altro nuovo eletto, Alessio Tacconi, circoscrizione estera
europea, che nel suo sito facebook annota diligente: «Casaleggio come sempre ci
ha confermato che il ruolo dello staff è quello di dare un indirizzo politico
che i nuovi eletti avranno la responsabilità di trasformare in decisioni e
iniziative». Così, si possono fare delle banali riflessioni: Casaleggio è lo
staff, lo staff è la linea politica, i gruppi parlamentari sono tenuti a fare
concretamente quello che decide lo staff, e cioè Casaleggio. Ce n’è abbastanza
per oscurare il cielo di Grillo, che fin qui non abbiamo mai nominato ed è, di
questi tempi, una notizia. Grillo fa il megafono, Casaleggio fa lo staff, la
linea la fa lo staff e se qualcuno non è d’accordo e si muove negandone le
disposizioni, lui, come abbiamo visto, se ne va, si arrabbia forte e li saluta.
Compreso Grillo: perché non avrebbe detto «io e Grillo ce ne andiamo», ha detto
che se ne va lui.
Ma che bisogno ha questo esperto di sistemi di condizionamento
di massa on line di metterla giù così dura? È chiaro che si fa solo quello che
dice lui. Non a caso le materne preoccupazioni dello staff hanno provveduto a
stendere un cordone di sicurezza triplo attorno ai teneri germogli parlamentari
dei Cinque Stelle.Li hanno sconsigliati di stare con altri onorevoli, di
accettare contatti con la stampa; si sono raccomandati affinché stiano tra
loro. Sanno già, perché glielo ha detto sempre Casaleggio, che devono stare
attenti a Facebook. Insomma, li hanno ibernati per tenerli al riparo dalle
brutture di questo mondo corrotto e cattivo e sono quasi riusciti a convincere
questo mondo che fare i parlamentari per i Cinque Stelle è una sfiga e una
disgrazia, non fosse che anche l’onorevole stipendio tagliato alla bisogna è
comunque meglio che niente stipendio. In sostanza, colore a parte, da questo
non nuovo modello di comunicazione con l’esterno escono tutti messaggi tesi a
togliere a Bersani ogni speranza di intesa con il Movimento. Lo staff non
vuole: questa è la democrazia a cinque stelle e il resto è fuffa. Sulla linea,
ecco apparire, finalmente in questo diario quotidiano, il nome di Grillo: a lui
si attribuisce, infatti, il post-editoriale inchiodato in testa al blog del
Megafono in cui con abituale sarcasmo – non temono l’ulcera – deridono
l’appello degli intellettuali in favore di una intesa tra Cinque Stelle e
sinistra. Il divertito messaggio usa a piene mani Gaber («Gli intellettuali
sono razionali, lucidi, imparziali») e la sua ironia sulla bistrattata
categoria. Le parole di Gaber-Tra un brano e l’altro del grande cantautore, il
pensiero di Grillo in materia: «L’intellettuale italiano è prevalentemente di
sinistra, dotato di buoni sentimenti e con una lungimiranza politica
postdatata... se si schiera lo fa per motivi etici, morali, umanistici su
indicazione del partito. Quando il pdmenoelle chiama, l’intellettuale risponde.
Sempre! In fila per sei col resto di due». È quanto: Grillo dà la sensazione di
essere ancora afflitto dal vecchio Pci e dal suo, vero, rapporto organico con
l’intellettualità di questo Paese. Magari fosse vero oggi. In secondo luogo,
trova divertente trattare gli intellettuali come fossero grillini, e cioè due
sberle e zitti, si fa come dice lo staff. Pardon, come dice Grillo. m.r.d.s.p.c.