Botta e risposta a distanza, in vista delle regionali. Da una parte Berlusconi, dall’altra Bersani. Con il premier che invita il Pdl a «porre rimedio ai troppi guasti creati dal malgoverno locale dalla sinistra» e il leader Pd che lo sfida ad un confronto tv per far comprendere agli italiani cosa è stato realizzato - da una parte e dall’altra - «negli ultimi 15 anni». E se - a differenza del centrosinistra «che sa cosa ha fatto per questo Paese in termini di riforme, collocazione europea ed economia» - il presidente del Consiglio possa fare «un riassunto» positivo che dimostri di aver portato «meno tasse, più lavoro e meno burocrazia». «Dica tra le cose che promise all’inizio quali abbiamo visto», sottolinea il segretario Pd a proposito «delle battute» del premier che «lasciano il tempo che trovano». [TITOLINO]I NUMERI DEL PREMIER[/TITOLINO] E se Berlusconi, parlando via telefono alla convention nazionale del Pdl, pone al suo partito l’obiettivo di «un milione di iscritti» - mentre Fini insiste sulla necessità di «un grande partito plurale» - Bersani, da Folgaria, dove chiude la festa invernale del Pd, ironizza sul premier avvezzo a gonfiare i numeri. Ma spiega anche che l’obiettivo del Pd è mandare a casa Berlusconi, critica l’uso del governo «per ottenere consensi» che contraddice la necessità di usare «il consenso per fare un’azione di governo» e rincara sulla maggioranza che per «ottenere applausi mette nei guai il Paese». [TITOLINO]MEDIATRADE E APPELLI TV AL PAESE[/TITOLINO] E il leader Pd parla anche dell’inchiesta milanese Mediatrade e delle nuove accuse per frode e appropriazione indebita che chiamano in causa Silvio e Piersilvio Berlusconi che accusa: «Vogliono colpire mio padre». Bersani vuole «credere che la giustizia sarà in condizioni, come avverrebbe per ogni altro cittadino, di accertare la verità su fatti così gravi». Palazzo Chigi, nel frattempo, smentisce frasi riportate dai giornali di ieri e attribuite al Presidente del Consiglio. Il fatto è che la tesi della «persecuzione giudiziaria» - mentre riprende quota l’ipotesi di un intervento «forte» del premier in diretta televisiva - viene rilanciata da molti esponenti di prima linea del Pdl. Si va da Capezzone che mette l’accento sulla coincidenza tra la nuova inchiesta milanese e le prossime elezioni regionali, a Cicchitto che parla di «uso politico della giustizia», al ministro Alfano che giura su Berlusconi che «da anni si dedica soltanto al bene del Paese e non alle sue aziende», a Italo Bocchino che parla di «accanimento giudiziario». Per l’avvocato Piero Longo, difensore insieme a Nicolò Ghedini, del Presidente del Consiglio, quello che riguarda Mediatrade è un tipico processo «spezzatino». L’allusione è alla «tecnica usata da certe procure per mantenere una persona indagata per sempre». Secondo il legale, in sostanza, quel giro da 100 milioni di dollari che emergerebbe dai faldoni milanesi non fa altro che rimpolpare un’inchiesta «fotocopia» di quella sfociata nel processo Mediaset sui diritti tv. Per Longo la conclusione delle indagini Mediatrade arriva solo ora con lo scopo di «celebrare l’udienza preliminare in piena campagna per le regionali».
domenica 24 gennaio 2010
PIER SILVIO: L'OBIETTIVO È MIO PADRE. BERSANI: "SFIDO IL PREMIER IN TV"
Botta e risposta a distanza, in vista delle regionali. Da una parte Berlusconi, dall’altra Bersani. Con il premier che invita il Pdl a «porre rimedio ai troppi guasti creati dal malgoverno locale dalla sinistra» e il leader Pd che lo sfida ad un confronto tv per far comprendere agli italiani cosa è stato realizzato - da una parte e dall’altra - «negli ultimi 15 anni». E se - a differenza del centrosinistra «che sa cosa ha fatto per questo Paese in termini di riforme, collocazione europea ed economia» - il presidente del Consiglio possa fare «un riassunto» positivo che dimostri di aver portato «meno tasse, più lavoro e meno burocrazia». «Dica tra le cose che promise all’inizio quali abbiamo visto», sottolinea il segretario Pd a proposito «delle battute» del premier che «lasciano il tempo che trovano». [TITOLINO]I NUMERI DEL PREMIER[/TITOLINO] E se Berlusconi, parlando via telefono alla convention nazionale del Pdl, pone al suo partito l’obiettivo di «un milione di iscritti» - mentre Fini insiste sulla necessità di «un grande partito plurale» - Bersani, da Folgaria, dove chiude la festa invernale del Pd, ironizza sul premier avvezzo a gonfiare i numeri. Ma spiega anche che l’obiettivo del Pd è mandare a casa Berlusconi, critica l’uso del governo «per ottenere consensi» che contraddice la necessità di usare «il consenso per fare un’azione di governo» e rincara sulla maggioranza che per «ottenere applausi mette nei guai il Paese». [TITOLINO]MEDIATRADE E APPELLI TV AL PAESE[/TITOLINO] E il leader Pd parla anche dell’inchiesta milanese Mediatrade e delle nuove accuse per frode e appropriazione indebita che chiamano in causa Silvio e Piersilvio Berlusconi che accusa: «Vogliono colpire mio padre». Bersani vuole «credere che la giustizia sarà in condizioni, come avverrebbe per ogni altro cittadino, di accertare la verità su fatti così gravi». Palazzo Chigi, nel frattempo, smentisce frasi riportate dai giornali di ieri e attribuite al Presidente del Consiglio. Il fatto è che la tesi della «persecuzione giudiziaria» - mentre riprende quota l’ipotesi di un intervento «forte» del premier in diretta televisiva - viene rilanciata da molti esponenti di prima linea del Pdl. Si va da Capezzone che mette l’accento sulla coincidenza tra la nuova inchiesta milanese e le prossime elezioni regionali, a Cicchitto che parla di «uso politico della giustizia», al ministro Alfano che giura su Berlusconi che «da anni si dedica soltanto al bene del Paese e non alle sue aziende», a Italo Bocchino che parla di «accanimento giudiziario». Per l’avvocato Piero Longo, difensore insieme a Nicolò Ghedini, del Presidente del Consiglio, quello che riguarda Mediatrade è un tipico processo «spezzatino». L’allusione è alla «tecnica usata da certe procure per mantenere una persona indagata per sempre». Secondo il legale, in sostanza, quel giro da 100 milioni di dollari che emergerebbe dai faldoni milanesi non fa altro che rimpolpare un’inchiesta «fotocopia» di quella sfociata nel processo Mediaset sui diritti tv. Per Longo la conclusione delle indagini Mediatrade arriva solo ora con lo scopo di «celebrare l’udienza preliminare in piena campagna per le regionali».
Botta e risposta a distanza, in vista delle regionali. Da una parte Berlusconi, dall’altra Bersani. Con il premier che invita il Pdl a «porre rimedio ai troppi guasti creati dal malgoverno locale dalla sinistra» e il leader Pd che lo sfida ad un confronto tv per far comprendere agli italiani cosa è stato realizzato - da una parte e dall’altra - «negli ultimi 15 anni». E se - a differenza del centrosinistra «che sa cosa ha fatto per questo Paese in termini di riforme, collocazione europea ed economia» - il presidente del Consiglio possa fare «un riassunto» positivo che dimostri di aver portato «meno tasse, più lavoro e meno burocrazia». «Dica tra le cose che promise all’inizio quali abbiamo visto», sottolinea il segretario Pd a proposito «delle battute» del premier che «lasciano il tempo che trovano». [TITOLINO]I NUMERI DEL PREMIER[/TITOLINO] E se Berlusconi, parlando via telefono alla convention nazionale del Pdl, pone al suo partito l’obiettivo di «un milione di iscritti» - mentre Fini insiste sulla necessità di «un grande partito plurale» - Bersani, da Folgaria, dove chiude la festa invernale del Pd, ironizza sul premier avvezzo a gonfiare i numeri. Ma spiega anche che l’obiettivo del Pd è mandare a casa Berlusconi, critica l’uso del governo «per ottenere consensi» che contraddice la necessità di usare «il consenso per fare un’azione di governo» e rincara sulla maggioranza che per «ottenere applausi mette nei guai il Paese». [TITOLINO]MEDIATRADE E APPELLI TV AL PAESE[/TITOLINO] E il leader Pd parla anche dell’inchiesta milanese Mediatrade e delle nuove accuse per frode e appropriazione indebita che chiamano in causa Silvio e Piersilvio Berlusconi che accusa: «Vogliono colpire mio padre». Bersani vuole «credere che la giustizia sarà in condizioni, come avverrebbe per ogni altro cittadino, di accertare la verità su fatti così gravi». Palazzo Chigi, nel frattempo, smentisce frasi riportate dai giornali di ieri e attribuite al Presidente del Consiglio. Il fatto è che la tesi della «persecuzione giudiziaria» - mentre riprende quota l’ipotesi di un intervento «forte» del premier in diretta televisiva - viene rilanciata da molti esponenti di prima linea del Pdl. Si va da Capezzone che mette l’accento sulla coincidenza tra la nuova inchiesta milanese e le prossime elezioni regionali, a Cicchitto che parla di «uso politico della giustizia», al ministro Alfano che giura su Berlusconi che «da anni si dedica soltanto al bene del Paese e non alle sue aziende», a Italo Bocchino che parla di «accanimento giudiziario». Per l’avvocato Piero Longo, difensore insieme a Nicolò Ghedini, del Presidente del Consiglio, quello che riguarda Mediatrade è un tipico processo «spezzatino». L’allusione è alla «tecnica usata da certe procure per mantenere una persona indagata per sempre». Secondo il legale, in sostanza, quel giro da 100 milioni di dollari che emergerebbe dai faldoni milanesi non fa altro che rimpolpare un’inchiesta «fotocopia» di quella sfociata nel processo Mediaset sui diritti tv. Per Longo la conclusione delle indagini Mediatrade arriva solo ora con lo scopo di «celebrare l’udienza preliminare in piena campagna per le regionali».