mercoledì 11 novembre 2009

PENNETTA D’ITALIA, BRAVA, VINCENTE, BELLA,E RICCA: «MI SONO GUADAGNATA TUTTO»

di Sergio Conti

Flavia Pennetta chiude il 2009 con una serie di miracoli: è diventata la tennista italiana più forte di sempre, ha vinto per la seconda volta la Fed Cup e ha messo d’accordo persino Mara Carfagna e Rosy Bindi. Viva le donne. Come al solito sono le ragazze a tirar su lo sport italiano...«Ho letto i giornali, ora mi paragonate addirittura alla Pellegrini ed è un accostamento esaltante: mi piace. Sa cosa ti dico? Che queste vittorie me le merito tutte perché vengono da lontano, da quando a 15 anni sono andata via di casa. Prima sono stata a Milano, poi negli ultimi quattro anni in Spagna e lo so solo io quanti cesti di palle ho fatto fuori con il mio coach Urpi Barcellona: è stato un massacro». Ma insomma, cos’hanno davvero queste donne più degli uomini? «Siamo più indipendenti, siamo più pronte a soffrire, ha ragione Adriano Panatta, le donne sono più dure. A me andar via dall’Italia ha fatto bene perché mi ha aiutato a crescere. A scuola avevo un’ insegnante d’ inglese che mi odiava perché ero una sportiva e ogni volta che tornavo da un torneo mi interrogava. Punita perché diversa, ecco. Non l’ho più incontrata, ma se ora parlo inglese con l’accento spagnolo è colpa sua». Beh, sembra che in Italia la società stia finalmente cambiando... «Mah, io la trovo sempre molto maschile, anche se in qualche posto di potere ogni tanto si intrufola qualche donna manager. Mi piacerebbe vedere qualche dirigente al femminile anche nello sport, ma in Italia non succede, è raro». Lei nel 2007 ha perso il fidanzato, la salute, la classifica e stava per ritirarsi dal tennis. Come ha fatto a far scattare l’interruttore sul positivo? «Ho lottato. La botta con Moya è stata terribile, non me l’aspettavo e sono finita sotto un treno, in più ci si è messa l’operazione al polso e così per mesi ho visto solo nero. Mi ha aiutato molto uno psicologo spagnolo, Guillermo, io non ci credevo, pensavo fosse una cretinata, e invece in questi due anni mi ha cambiato. Lo sento prima dei tornei e poi alla fine, durante no, ormai lo considero un amico e ci facciamo lunghe chiacchierate. Anche la Pellegrini è stata salvata da uno psicologo, lo so, ma del resto è proprio come dicono, da dentro non puoi vedere come sei da fuori. E la differenza è clamorosa». Il 17 agosto 2009 lei ha raggiunto un traguardo storico, l’ingresso nella top-ten mondiale. Il suo coach Urpi voleva che continuasse a spingere per il Master, invece è voluta tornare in Italia... «Ero cotta. E sono stati sei giorni, non tre settimane come dice. Ok, è vero, sono tornata a casa, mi hanno fatto la festa a Brindisi, poi ho fatto l’intervista con le Iene e poi sono andata a sfilare a Milano. Ma a Tokyo ho perso 6-1, 6-2 con la Vinci perché lei ha giocato benissimo e poi perché quel campo sembrava un parquet tanto era veloce. Ogni tanto ci sta,quest’anno ho fatto 25 tornei più la Fed Cup e quindi oltre 130 partite tra singolo e doppio. Sono sfinita».Quest’anno ha vinto anche un milione di dollari di soli premi; e se contiamo anche gli sponsor bisogna moltiplicare. Che ci fa con tutti questi soldi? «Mi crede se ti dico che non lo so? Giuro, li amministra mio padre. Certo, se voglio comprarmi qualcosa me la compro, ma al massimo sono borse, scarpe, molte molte scarpe. O vestiti che poi magari nemmeno uso». Ora sei single e gioca meglio di quando era fidanzata. Ci ha pensato? «Libera o impegnata non cambia molto, anche se stai sola gli alti e i bassi ci sono sempre, l’equilibrio è difficile e infatti si oscilla in continuazione: ma come tutti, è la vita. Uno sportivo come fidanzato forse è meglio perché comprende più facilmente i tuoi ritmi; ma poi se tu perdi apposta a Tokyo per raggiungerlo a New York è uguale...». Questo è il miglior anno della sua vita. Assomiglia un po’ al 1976 di Panatta e dell’Italia di Davis? «Ti ringrazio ..., per qualche aspetto sì, ma per altri veramente no perché io sto ancora lavorando per vincere Roma e poi uno Slam a Parigi, vale a dire il massimo che possa sognare un italiano». Come sarà il suo prossimo uomo? «Un poveraccio. Ho migliorato il servizio ma sono diventata acida. Un casino». Forse no la bella Penneta sta esagerando non e acida e stupenda.

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