sabato 28 gennaio 2012

GIOVANNI TIZIAN: «VI RACCONTO COME LA ‘NDRANGHETA HA PRESO L'EMILIA»

Racconta Giovanni Tizian che per ricostruire come e quanto la ‘ndrangheta abbia preso possesso di una regione virtuosa come l’Emilia-Romagna gli sia bastato seguire la “puzza”. Quella puzza che Giovanni si porta dentro da bambino, da quando in Calabria diedero fuoco alla fabbrica del nonno. «La puzza è l’odore della distruzione dei sogni di una famiglia di realizzare qualcosa dove si è nati, è l’odore della diaspora», racconta adesso Giovanni che da bambino ha lasciato la Locride per trasferirsi a Modena. La madre, donna coraggiosa e forte, voleva un’altra vita per il figlio. Una vita lontana dalla terra che le aveva ammazzato il marito, Peppe, a soli 36 anni. Funzionario di banca integerrimo e incorruttibile, Peppe Tizian venne ucciso nell’agosto dell’89 probabilmente perché si rifiutò di compiere operazioni bancarie sporche per i boss della zona. La sua morte è rimasta uno dei tanti omicidi senza colpevoli della Calabria. A distanza di 20 anni Giovanni ha seguito il filo rosso che unisce la Calabria al nord. Lo ha seguito facendo il giornalista precario per la Gazzetta di Modena, per Linkiesta.it, per Libera Informazione, per Narcomafie. «Ho capito i segnali, ho riconosciuto i reati spia, i messaggi: cosa si nascondeva dietro quei 500 incendi dolosi avvenuti nell’ex regione rossa». Le sue inchieste sono diventate un libro “Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” (edizioni Round Robin): pagine fitte di nomi di affiliati, di atti, di documenti delle procure, di testimonianze. La maggiore organizzazione criminale del paese e probabilmente del mondo non è solo “infiltrata” nel nord ma si è radicata. La differenza non è terminologica, è basilare. In Emilia, in Piemonte, in Liguria, in Lombardia, la ‘ndrangheta non ha bisogno solo del pizzo, spiega Tizian nel libro, ma fa affari con il movimento terra, con la droga, con lo smaltimento rifiuti, con il gioco d’azzardo. E quando la mafia viene così chiaramente nominata, descritta, cesellata nei suoi movimenti ecco che si fa sentire. Dal 22 dicembre Giovanni è sotto scorta. Come Saviano, come Lirio Abbate, come Rosaria Capacchione. Come tutti quei giornalisti minacciati che rendono l’Italia un paese ancora fortemente immaturo dal punto di vista della libertà d’informazione, tanto da occupare solo il 61° posto nella classifica mondiale di Reporter Senza Frontiere. Nella Capitale due iniziative hanno voluto dare il segno della solidarietà dei colleghi e del mondo dell’antimafia nei confronti di Tizian. Nel pomeriggio, sotto Montecitorio il sit in organizzato dal Comitato “Giornalisti senza tutele: altro che casta” (freelance, autonomi e parasubordinati di Stampa Romana ed Errori di Stampa) per sollevare il problema dei professionisti dell’informazione pagati dai 4 ai 25 euro lordi al pezzo che spesso si ritrovano a scrivere di mafie e sono esposti al pericolo non essendo nemmeno tutelati dal proprio giornale (Tizian, che ha partecipato ed è intervenuto al presidio è appunto uno di questi). Alla sera l’incontro- dibattito con il segretario nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Cascini (presenti anche la deputata Angela Napoli e il segretario dell’Fnsi Roberto Natale), organizzato dall’associazione per la quale il giovane giornalista ha spesso collaborato, Da Sud, e che ha anche organizzato una combattiva campagna civile di sostegno “Io mi chiamo Giovanni Tizian” (si può aderire sul sito omonimo). Spiega Cascini che il libro di Tizian ha il merito di «rompere un velo di ipocrisia, di mostrare una realtà che il paese non vuole vedere, di rompere una linea gotica che è una linea geografica, l’illusione che sia possibile stare al di qua, che l’illegalità sia altro da me». «Il problema è che l’Italia pensa ancora che la mafia sia un problema criminale e non anche un fatto culturale, sociale, politico, economico: non si vuole vedere da dove vengono e dove finiscono i soldi. E’ questa invece la domanda cardine». Ma Cascini invita anche a riflettere su un punto: «20 anni fa c’è stato Mani Pulite, 20 anni fa c’è stato l’omicidio di Borsellino e 20 anni fa c’è stata la primavera di Palermo, il Paese stava reagendo, avevamo un’occasione formidabile per sconfiggere la mafia, poi è successo altro in questi 20 anni e abbiamo avuto 20 anni di anestesia totale nel dibattito pubblico, bizantinismi garantisti sul concorso esterno in associazione mafiosa». Tizian, trent’anni da compiere, dice che si sente doppiamente ricattato, dalla precarietà e dalla criminalità. Parla di «doppia ansia». Ma non ha paura. Certo, da quel 22 dicembre lui e la sua compagna, una collega, escono di meno, ma il suo lavoro continuerà a farlo. Perché è il giornalismo che gli ha dato modo di eviscerare la storia di suo padre, il rapporto con la sua terra d’origine che «è fatta di gente onesta, i giusti della Calabria non vanno dimenticati». «Mi porto dentro il dolore di tanti calabresi, il giornalismo mi ha aiutato a canalizzare queste emozioni, per tanti anni ho messo da parte il dolore della mia famiglia, poi ho incontrato Da Sud e Libera ed è diventato impegno civile, l’esperienza personale mi ha dato dolore e rabbia ma scrivere li ha fatti diventare costruttivi». Dell’attenzione della 'ndrangheta adesso non ne vuole nemmeno parlare, «io non sono un simbolo di niente, voglio solo che la mia esperienza serva per dire che non ci devono più essere giornalisti precari perché la precarietà è simbolo di debolezza». Eroe? Neanche per sogno. «Io mi metto a disposizione di un percorso antimafia e di un percorso contro la precarietà nel giornalismo».

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venerdì 27 gennaio 2012

SHOAH, L'OLTRAGGIO DEL GIORNALE AL SETTIMANALE TEDESCO SPIEGEL

Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, va giù duro nel rispondere al settimanale tedesco Der Spiegel, che nella copertina dell'ultimo numero, sul caso del naufragio della Costa Concordia all'isola del Giglio, titola «Italiani mordi e fuggi» intendendo per Sallusti «italiani codardi». «Secondo Der Spiegel - stando a Sallusti - siamo un popolo di Schettino e non c’ è da meravigliarsi di ciò che è successo al largo del Giglio. Di più: siamo tutte persone da evitare, un peso per l’ Europa, un ostacolo allo sviluppo della moneta unica. Loro, i tedeschi, sì che sono bravi, 'con noi certe cose non accadono perchè a differenza degli italiani siamo una razza'». Il Giornale concorda su questa affermazione: «Che i tedeschi siano una razza superiore lo abbiamo già letto nei discorsi di Hitler. Ricordarlo proprio oggi, giorno della memoria dell’ Olocausto, quantomeno è di cattivo gusto. È vero, noi italiani alla Schettino abbiamo sulla coscienza una trentina di passeggeri della nave, quelli della razza di Jan Fleischauer (autore dell’ articolo) di passeggeri ne hanno ammazzati sei milioni. Erano gli ebrei trasportati via treno fino ai campi di sterminio. E nessuno della razza superiore tedesca ha tentato di salvarne uno. A differenza nostra, che di passeggeri ne abbiamo salvati 4.200 e di ebrei, all’ epoca della sciagurate leggi razziali, centinaia di migliaia. Era italiano anche Giorgio Perlasca, fascista convinto, che rischiò la vita per salvare da solo oltre 5mila ebrei. È vero, noi italiani siamo fatti un pò così, propensi a non rispettare le leggi, sia quelle della navigazione che quelle razziali. I tedeschi invece sono più bravi. Li abbiamo visti all’ opera nelle nostre città obbedire agli ordini di sparare su donne e bambini, spesso alla schiena. Per la loro bravura e superiorità hanno fatto scoppiare due guerre mondiali che per due volte hanno distrutto l’ Europa».

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giovedì 26 gennaio 2012

SUPERMARECROSS/ INTERNAZIONALI D’ITALIA A BACOLI

 di Sergio Conti

BACOLI- Fervono gli ultimi preparativi per domenica 29 gennaio, data d’apertura degli Internazionali d’Italia Supermarecross che partiranno dalla località di Bacoli, sul litorale di Miliscola, a pochi chilometri da Napoli. Ottimo il parterre dei piloti presenti. I Campionati Internazionali d’ Italia Supermarecross - Trofeo Gaetano Di Stefano stanno per iniziare una nuova ed interessante annata. Punto di ritrovo per gli appassionati sarà ancora il Lido Miliscola presso lo stabilimento Turistico Beach Park, da dove si potrà assistere a tutto il programma offerto per la giornata domenicale. Come nella passata edizione questi campionati si definiscono “Internazionali su Sabbia” perché aperti a conduttori stranieri che, con un semplice nulla osta della propria federazione d’appartenenza, potranno confrontarsi con i nostri migliori specialisti. Proprio per questo ecco la prima presenza importante: si tratta di Alfie Smith, rider d'indubbio valore del team JK Racing Yamaha che come nel 2011 prenderà parte a questo appuntamento di Bacoli per allenarsi in vista del prossimo mondiale a cui prenderà parte. Il pilota inglese sarà stavolta al via in sella ad una Yamaha gestita dal manager toscano. L’attesa è totalmente rivolta anche verso i nostri riders italiani, dove tra questi spiccano di certo i Campioni 2011. Felice Compagnone, Antonio Mancuso, Manfredi Caruso e Giuseppe Tropepe saranno di sicuro protagonisti perché divenuti specialisti di questa disciplina. Mentre se per Compagnone e Mancuso la ricerca di un altro titolo da mettere in bacheca proseguirà sempre nella stessa cilindrata, per Caruso e Tropepe si segnala un cambiamento. Se a Tropepe va ormai “stretta” la 85, migrando così in 125, al campione in carica di questa cilindrata, Caruso, non interessa difendere il titolo dell’ ottavo di litro, la scelta per lui è quella di far parte della MX1. Tra i piloti del Pardi Racing (come Caruso, Compagnone, Mancuso, Bertuccelli e tanti altri) ci sarà ancora Amodeo schierato sempre in MX1 con una Honda 450 a carburatore preparata appositamente per la sabbia, mentre Valente non sarà presente per infortunio. Non ci sarà anche Vestri, neo acquisto del Petriglia Racing, che si è infortunato durante una sessione di allenamento. La gara di Bacoli è organizzata dal Moto Club Cerbone con il supporto del promoter toscano FX Action. Ed è proprio il sodalizio partenopeo capitanato da Tony Cerbone che porterà in griglia 20 piloti, assicurandosi così un record con la presenza della pattuglia più numerosa a questo appuntamento d’ apertura. Tra questi Nicola Di Luccia, new entry della compagine campana ed il ritorno alle gare di Diego Coppola. FX Action, che si occupa della gestione immagine anche per questo 2012, si è assicurato l'interesse di molte aziende del settore ed extra-settore, dimostrando che il Supermarecross è una formula vincente. Anche l’ edizione 2012 degli Internazionali d’ Italia Supermarecross vedrà inserito il trofeo COAST TO COAST con l’ immancabile manche di fine giornata del Supercampione che quest’ anno vede l’ introduzione anche dei primi 4 classificati della 125, piloti che si vanno ad aggiungere ai 10 della MX1 e ai 10 della MX2, con un cancello di 24 piloti schierati. Per questo primo evento di Bacoli, fissato per domenica 29 gennaio, oltre all’ intenso programma agonistico, a partire dalle ore 11.00 sino al tramonto vi sarà una grande festa organizzata dalla direzione del Turistico Beach Park che per l’ occasione ha pensato di organizzare un “big party” denominato SUPERMARECROSS PARTY ALL DAY. Si ricorda che l’ accesso del pubblico, a questi eventi, è assolutamente gratuito. Operazioni preliminari/verifiche tecniche Il giorno precedente la gara dalle ore 16.00 alle ore 19.00. Il giorno di gara dalle ore 08,00 alle ore 09,30. Ogni pilota della classe 80 potrà punzonare esclusivamente un motociclo. Prove ufficiali il giorno della gara dalle ore 9,30 alle ore 11,00 un turno di 10 minuti per ogni classe. La composizione dei gruppi delle prove ufficiali dovrà avvenire nelle stesse modalità delle qualifiche. Classe 80: 8 minuti + 2 giri. Classe MX1-MX2-125: 10 minuti + 2 giri. Time table. Sabato 28 gennaio 16:00/19:00 – Operazioni preliminari per tutte le classi. Domenica 29 gennaio 7:00/ 9:00 – Operazioni preliminari per tutte le classi 9:10/ 9:20 – Tessera Sport Open – Prove ufficiali, qualificazioni, crono (5+5 min) 9:25/9:35 – Minicross – Prove ufficiali (10 min) 9:40/9:50 – 125 cc - Prove ufficiali (10 min) 9:55/10:05 – MX2 Gruppo 1 - Prove ufficiali (10 min) 10:10/10:20 – MX2 Gruppo 2 - Prove ufficiali (10 min) 10:25/10:35 – MX1 Gruppo 1 - Prove ufficiali (10 min) 10:40/10:50 – MX1 Gruppo 2 - Prove ufficiali (10 min). Qualificazioni – crono (15 min) 11:00/11:15 – Minicross 11:20/11:35 – 125 cc 11:40/11:55 – MX2 Gruppo 1 12:00/12:15 – MX2 Gruppo 2 12:20/12:35 – MX1 Gruppo 1 12:40/12:55 – MX1 Gruppo 2 Gara 1 (orario di partenza, pre-parco 10 minuti prima) 13:30 – Minicross (8 min + 2 giri)13:45 – Tessera Sport Open (8 min + 2 giri) 14:00 – 125 cc (10 min + 2 giri) 14:15 – MX2 Gruppo A (10 min + 2 giri) 14:30 MX1 Gruppo A (10 min + 2 giri)14:45 – MX2 Gruppo B (10 min + 2 giri)15:00 – MX1 Gruppo B (10 min + 2 giri). Gara 2 (orario di partenza, pre- parco 10 minuti prima) 15:15 – Minicross (8 min + 2 giri) 15:30 – Tessera Sport Open (8 min + 2 giri) 15:45 – 125 cc (10 min + 2 giri) 16:00 – MX2 Gruppo A (10 min + 2 giri) 16:15 – MX1 Gruppo A (10 min + 2 giri) 16:30 – MX2 Gruppo B (10 min + 2 giri) 16:45 – MX1 Gruppo B (10 min + 2 giri) 17:00 – Supercampione coast to coast (non valevole per la classifica del Supermarecross) - partecipano i primi 10 classificati gruppo "A" MX1, primi 10 classificati gruppo "A" MX2, primi 4 classificati gruppo “A” 125. 17:45 – Premiazione.

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mercoledì 25 gennaio 2012

SFOGO SANTANCHÉ: «SENZA LEGA CROLLIAMO A 15%»

«Non possiamo continuare così, senza la Lega se arriviamo al 15% è un miracolo». Lo sfogo di Daniela Santanché al termine della riunione del coordinamento lombardo del Pdl la dice lunga sugli umori a pochi mesi dalle amministrative. Lombardia e Veneto rischiano di più: se non si chiudono accordi con il Carroccio al primo turno, il pericolo che il Pdl non raggiunga il ballottaggio è concreto. In piccoli comuni del Milanese, a Como, a Monza. Meglio male accompagnati, insomma, che soli. E non esiste un piano B: tutte le speranze sono riposte nell’happy end con gli alleati riottosi. I dirigenti azzurri tra loro esorcizzano i timori più cupi. I numeri choc evocati dalla Santanché sono più che altro una sferzata. Ma in queste ore si svolgono sondaggi caserecci, che narrano di un 20% raggiunto a fatica e non dappertutto. Soglie da allarme rosso. Per un partito che l’anno scorso a Milano ha perso le comunali con un onorevole 28,7%. Ma anche Berlusconi ha sul tavolo cifre poco rassicuranti: un 23% nazionale che lo ha messo al lavoro sul premio di maggioranza. Per aiutare non più chi vince a governare, ma chi perde a limitare i danni. Legge elettorale ultima chiamata per l’alleanza con il Senatùr. Che continua a fare pressing per il voto subito. Facce tese, intanto, a Milano. C’erano La Russa, l’ex ministro Mariastella Gelmini, Mantovani, Romani, Laura Comi. È passato anche il governatore Formigoni, pur rassicurato sui suoi destini personali: un ampio rimpasto con vantaggi pratici per i fratelli-coltelli risolverà i problemi nell’immediato. E già ieri i toni dei lùmbard, a partire dal vicepresidente della regione Gibelli, si erano annacquati: staccare la spina? Non ancora. Tregua armata ma nel Pdl l’ansia resta alle stelle. È palpabile l’impossibilità di immaginare, e tanto meno costruire, uno scenario alternativo alla consueta alleanza. Serve l’intesa. Magari come a Legnano, siglata in fretta e furia intorno al candidato sindaco leghista Gelli. L’ordine impartito da via dell’Umiltà è abbassare i toni. Dare segnali di unità. Non frastornare un elettorato dove aumentano gli indecisi. Alla fine fissate le date dei congressi milanesi: il 12 provinciale, il 25 comunale. Spartizione delle quote raggiunta (o simulata) tra le diverse anime, i ciellini formigoniani e quelli che fanno capo a Lupi, i post-aennini, gli ex forzisti del falco Mantovani e di Podestà.Ora serve il passo successivo. Speranze riposte nel filo diretto tra Berlusconi e Bossi. Giura Valentina Aprea: «Per noi non è cambiato nulla, il governo Monti è una fase d’emergenza. Posso capire la pancia leghista che fibrilla, ma non c’è motivo per decidere politicamente di dividerci». Anche questo capitolo è tutt’altro che chiuso. L’ala dura del Pdl lombardo ha fatto un salto sulla sedia leggendo l’intervista di Di pietro al Quotidiano Nazionale in cui paventava l’inizio di una nuova Tangentopoli al Pirellone dopo gli ultimi fatti di cronaca. «Vogliono buttare giù Formigoni per via giudiziaria - è partito l’allarme - Non la Lega ma i magistrati». E resta una polveriera la Campania. Berlusconi ha firmato la nomina del commissario straordinario. A sostituire Cosentino sarà l’ex Guardasigilli Nitto Palma, voluto da Alfano. Un ex magistrato va a occuparsi delle relazioni pericolose a Sud. E ieri le facce dei parlamentari campani non erano entusiaste. Ultimo fronte: il futuro di Dell’Utri. Il 9 marzo la Cassazione si pronuncerà sul senatore.  
                                                                                                 r.d.c.m.
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martedì 24 gennaio 2012

QUEL NO AI REFERENDUM ECCO LE MOTIVAZIONI DELLA CONSULTA

I due referendum sulla legge elettorale sono stati bocciati per evitare il vuoto legislativo che si sarebbe creato con l'abrogazione dell'attuale sistema di voto. In più, il secondo quesito è stato dichiarato inammissibile anche «per contraddittorietà e per assenza di chiarezza». È quanto risulta dalle motivazioni della sentenza di inammissibilità pronunciata dai giudici della Corte costituzionale il 12 gennaio scorso e depositata oggi in cancelleria. Se il referendum di abrogazione dell'attuale legge elettorale avesse avuto esito positivo il risultato, osserva la Consulta, sarebbe stato «l'eliminazione di una legge costituzionalmente necessaria», che invece «deve essere operante e auto-applicabile, in ogni momento, nella sua interezza». Vittoria sì a referendum non ripristina norme precedenti. La Corte costituzionale richiama alcune pronunce precedenti. Innanzitutto una sentenza del 1987 (n.29), in cui è stato sottolineato che «gli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale non possono essere esposti neppure temporaneamente alla eventualità di paralisi di funzionamento, 'anche soltanto teoricà». Assieme ad un'altra sentenza, più recente, del 1995, in cui è stato affermato che questo principio «postula necessariamente, per la sua effettiva attuazione, la costante operatività delle leggi elettorali relative a tali organi». Nè può essere accolta la tesi della «reviviscenza», argomentano i giudici costituzionali, richiamando ancora sentenze precedenti (n.16 e 15 del 2008): in caso di vittoria dei sì al referendum, e quindi di abrogazione della legge in vigore, l'effetto non sarebbe quello «di ripristinare automaticamente una legislazione non più in vigore, che ha già definitivamente esaurito i propri effetti». Nel quesito con cui si chiedeva l'abrogazione totale del 'Porcellum', osserva ancora la Consulta, l'obiettivo non era la «mera demolizione di una disciplina», ma la «sostituzione di una legislazione elettorale con un'altra». «La richiesta referendaria è diretta a introdurre - senza peraltro indicarlo in modo esplicito - un dato sistema elettorale, tra i tanti possibili, per di più complesso e frutto di ibridazione tra sistemi diversi. Il quesito non consente quindi agli elettori la scelta tra la sopravvivenza di una disciplina e la sua eliminazione e cela diverse intenzionalità, ciò che mette in discussione la chiarezza del quesito». Le norme elettorali di organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, del resto, possono 'essere abrogate nel loro insieme esclusivamente con una nuova disciplina, compito che solo il legislatore rappresentativo è in grado di assolvere. Il referendum popolare abrogativo si palesa nella specie strumento insufficiente, in quanto idoneo a produrre un mero effetto abrogativo sine ratione'», sentenzia ancora la Corte costituzionale richiamando un principio affermato nel 1987.               p.c.s.m.

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lunedì 23 gennaio 2012

RETE, LEGA VUOLE CENSURA. DOMANI PROTESTA CONTRO «BAVAGLIO DEL WEB»

Sull'emendamento di Gianni Fava (Lega Nord) si preannuncia una dura battaglia in aula alla Camera. La proposta di modifica al disegno di legge Comunitaria 2011, approvato giovedì scorso in commissione Politiche dell'Unione europea di Montecitorio, ha scatenato numerose proteste sia da parte dei politici che delle associazioni. L'emendamento obbliga, infatti, i fornitori di servizi web a rimuovere contenuti illegali non solo su comunicazione delle autorità competenti (come previsto dalla attuale normativa), ma anche dei «soggetti interessati» (e cioè di chi possiede i diritti d'autore). La proposta di modifica precisa inoltre che i fornitori di hosting, come ad esempio Facebook, YouTube, ma anche il proprietario di un piccolo sito, siano obbligati a rimuovere i contenuti «anche in relazione ad attività o a informazioni illecite precedentemente memorizzate dal prestatore a richiesta dello stesso o di altri destinatari del servizio». Ad esempio, su segnalazione di una casa discografica, YouTube si troverebbe a dover rimuovere non solo il videoclip di Lady Gaga condiviso illegalmente dall'utente X, ma anche tutti gli altri video della cantante caricati dagli altri utenti. Si dovrebbe quindi dotare di sistemi di controllo preventivi, che secondo alcuni esperti comporterebbero una sorta di censura a priori e potrebbe limitare la condivisione di risorse online. L'emendamento già ribattezzato 'bavaglio del web' non poteva non trovare la dura risposta di quelli che sono oggi i partiti di maggioranza. Futuro e libertà ha presentato una norma per abrogare l'articolo 18 della Comunitaria, il Pd invece ha risposto con una modifica che intende sopprimere l'emendamento Fava. Intanto l'aula della Camera ha iniziato la discussione generale del ddl, che dovrebbe essere votato tra domani e mercoledì. E sul piede di guerra ci sono anche le associazioni Libertiamo, Il Futurista, Articolo 21 e Agorà Digital, che proprio domani alla Camera alle 11.30 terranno una conferenza stampa contro «il bavaglio del web». Presenti anche i deputati Flavia Perina (Fli), Giuseppe Giulietti (Misto) e Marco Beltrandi (Radicali italiani).                                                                                      m.c.s.p.

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domenica 22 gennaio 2012

LA CINA FESTEGGIA IL CAPODANNO NEL NOME DEL DRAGO

 

L’esodo è finito. Per qualche giorno milioni di individui si sono spostati da un capo all’altro dell’immenso territorio nazionale. Per ognuno la meta era il luogo di origine, dove era imperativo arrivare non oltre la vigilia del Capodanno, che quest’anno in Cina cade il 23 gennaio. La tradizione vuole che la ricorrenza si festeggi con la famiglia nel posto dove si è nati. Aerei, treni, autobus erano stati prenotati con largo anticipo. Per pagarsi la trasferta, molti hanno attinto ai risparmi faticosamente accumulati in mesi di duro lavoro. Questo vale soprattutto per i contadini attratti dal miraggio dell’occupazione in fabbrica nelle città costiere, quelle che più di tutte hanno contribuito al boom economico dell’ultimo decennio. Inizia l’anno del Drago, unico animale ad avere carattere mitologico tra i dodici cui è intestata la scansione del calendario tradizionale. Per questa ragione i 365 giorni che vivremo all’ombra dell’immaginario bestione, sono considerati forieri di eventi straordinari. Si prevedono importanti cambiamenti, per lo più positivi. E non a caso i demografi, più ancora degli astrologhi, pronosticano un incremento delle nascite in Cina pari al 5%, perché avere un figlio benedetto dal Drago porta bene al pargolo non meno che a chi gli sta intorno. Curiosamente gli esperti cinesi si dilungano nel descrivere i cambiamenti repentini che il prossimo futuro potrebbe riservare ai popoli degli altri Paesi, alludendo all’eventualità di cocenti sconfitte per Obama, Putin, Sarkozy, nelle rispettive sfide elettorali in Usa, Russia, Francia. Silenti o evasivi restano invece sulle prospettive politiche di casa propria. Eppure alcuni sviluppi sono pressoché scontati. Per ottobre è fissata da tempo la convocazione del congresso del partito comunista. Il diciottesimo della serie. È già stabilito che due terzi del comitato permanente dell’ufficio politico del partito, del Consiglio di stato e della Commissione militare centrale vadano in pensione. E allora se gli astrologhi evitano di addentrarsi nei meandri dei palazzi del potere e descrivere le lotte intestine che si preparano, non è solo per il timore di spiacere a qualche pezzo grosso, come solitamente accade nei regimi totalitari, ma anche perché il congresso incombente non è di facile lettura. La transizione del 2012 si preannuncia più complessa di quella che, nel 2002, vide l’avvicendamento fra la coppia Jiang Zemin-Zhu Rongji e quella attualmente al vertice della Repubblica popolare: Hu Jintao come capo di Stato e Wen Jiabao come premier. I nuovi leader designati, Xi Jinping e Li Keqiang, non sembrano avere una consolidata presa sull’insieme del partito. Con Xi Jinping è schierata la vecchia guardia, i cosiddetti «principi rossi», vale a dire gli eredi dei campioni della lunga marcia e della rivoluzione. Li Keqiang gode invece del favore dei giovani e dei riformatori. In realtà le distinzioni non sono così nette, perché Xi a sua volta, almeno in economia, propone misure liberalizzanti e ha uno stile relativamente anticonformista. L’uno e l’altro sono circondati nel Politburo da figure abbastanza ingombranti, come Bo Xilai e Wang Yang. Il primo è stimato da chi vuole rimettere l’economia sotto il controllo dello Stato, il secondo è il beniamino di coloro che vogliono maggiori aperture al mercato. Insomma possiamo prevedere che Xi succeda a Hu e Li a Wen, ma è meno chiaro il contesto in cui questo avverrà. Intanto una trasformazione epocale è avvenuta senza nemmeno aspettare il via libera del Drago. Nel più popoloso Paese contadino della terra per la prima volta gli abitanti delle campagne sono meno numerosi di quelli delle città. Il sorpasso è fotografato dalle rilevazioni dell’Ufficio nazionale di statistica. Le cronache sportive direbbero che i secondi prevalgono di una incollatura: 51,3% contro 49,7. In realtà il mutamento era maturato nei fatti già da un po’, ma è la prima volta che il censimento rispecchia la realtà abitativa dei lavoratori migranti, che ufficialmente risiedono nei villaggi ma trascorrono la maggior parte dell’esistenza in città. Corollario della crescente urbanizzazione è la crescita delle agitazioni sociali. Proprio nelle zone di massima espansione produttiva, l’anno passato ha visto il moltiplicarsi di scioperi e proteste. La regione del Guandong, avanguardia delle privatizzazioni e della modernizzazione tecnologica, sta diventando anche la locomotiva delle contestazioni che da sindacali si fanno sempre più spesso apertamente politiche. Cittadine come Wukan e Wanggang stanno conquistandosi un posto nelle cronache e forse un giorno nei libri di storia, per le vittoriose battaglie popolari contro la corruzione delle autorità. Sempre più apertamente viene messo in discussione il ruolo egemone del partito comunista, anche se poi capita che i promotori delle rivolte contro le requisizioni forzate dei terreni a vantaggio dei latifondisti amici dei dirigenti politici, diventino segretari dell’organizzazione di partito locale, come è accaduto a Wukan. In groppa al Drago vedremo con ogni probabilità cavalcare schiere di cittadini e contadini desiderosi di equità sociale non meno che di miglioramenti nelle condizioni di vita materiali. Meno facile è prevedere il modo in cui le autorità reagiranno alla domanda di giustizia e di libertà che sale dalle vittime dei soprusi e degli arbitri.                                                                                       m.c.s.p. 
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sabato 21 gennaio 2012

SCUSE SOTTOVOCE DEL FATTO PER LA VIGNETTA SCHETTINO-PD

Alla fine le scuse sono arrivate. Sottovoce, per parafrasare il famoso motto di di Gigi Marzullo. E soprattutto senza dare alla retromarcia una adeguata pubblicità. Il direttore del Fatto Antonio Padellaro ha scritto una lettera a Carla Boto, la segretaria del Circolo Pd Marconi di Roma, quello che con più forza aveva fatto sentire la sua protesta per quella vignetta che, facendo il verso alla nuova campagna Pd per il tesseramento, “iscriveva” ai democratici Franco Schettino, il famigerato comandante della nave Concordia.Una vignetta che aveva scatenato i militanti del Pd sul Web, che avevano gridato allo «sciacalllaggio» da parte del giornale di Padellaro e Travaglio. «Quella vignetta non andava pubblicata», scrive il direttore. «Capita (ma non dovrebbe capitare) che i giornali sbagliano e che l’errore non sia riparato in tempo prima della pubblicazione. Questo è avvenuto ma ciò naturalmente non mi libera dalla responsabilità che ho come Direttore del giornale». «Abbiamo il massimo rispetto per il Partito democratico (a cui non risparmiamo critiche quando lo riteniamo opportuno) ma soprattutto per i suoi iscritti», prosegue Padellaro. «Possiamo sbagliare ma nessuno ci toglierà mai il diritto e il dovere di riconoscere i nostri errori». «Di riconoscere gli errori è capitato anche a noi, è segno di onestà intellettuale», replica la segretaria del circolo Pd via Internet. «E tuttavia correttezza vorrebbe che la lettera del direttore venisse pubblicata anche sul Fatto, con le stesso risalto di quella vignettaccia». Sul Fatto però non c’è traccia della lettera di Padellaro. E neppure al Nazareno, sede dei democratici. Né un biglietto, né una telefonata informale di scuse.

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venerdì 20 gennaio 2012

TIR IN SICILIA: PROTESTA A OLTRANZA, NEGOZI VUOTI

I padroncini dell'Aias alla mezzanotte di oggi interromperanno la protesta iniziata domenica. Ma tutti gli altri autotrasportatori indipendenti, assieme ai produttori agricoli e ai pescatori delle marinerie, «continueranno la protesta a oltranza», afferma il comitato 'Forza d'urto'. Un ennesimo colpo alle speranze dei siciliani, stremati da cinque giorni di proteste, dalla penuria di carburante e dai supermercati che si stanno svuotando. Numerosi gli arresti per furto di benzina, ad auto e barche, uno dei sintomi dell'esasperazione; ad Agrigento i vigili urbani sono rimasti a piedi per mancanza di carburante. Bloccato il porto di Palermo. FERRO, DEI 'FORCONI': "I PRESIDI RESTANO" Da questa mattina i vertici del movimento sono riuniti in un'assemblea permanente e aperta a tutti nella zona industriale di Catania. La tensione resta alta. «I presidi non li togliamo e la protesta andrà avanti - spiega Mariano Ferro del Movimento dei forconi - perchè attendiamo ancora risposte concrete. Questo popolo sì è messo in cammino e non possiamo fermarlo senza una vera ragione. Ma allargheremo le maglie dei presidi per permettere il rifornimento delle stazioni di servizio e la presenza di generi di prima necessità». LOMBARDO: FISSATO INCONTRO CON MONTI- Il governatore Raffaele Lombardo oggi ha sentito il presidente del Consiglio Mario Monti: «All'inizio della prossima settimana ci incontreremo a Roma per affrontare i nodi di una vertenza delicata e complessa. Non condividiamo certo i metodi della protesta, ma dopo il colloquio con Monti sono convinto che riusciremo a sbloccare positivamente la situazione». VENTISEI BLOCCHI STRADALI IN SETTE PROVINCE - Sono ventisei i blocchi stradali ancora attivi in sette province siciliane organizzati dal movimento forza d'urto e che in cinque giorni hanno bloccato tir, autobotti, camion carichi di alimenti, carburante, e altri prodotti. Ogni presidio ha un proprio responsabile che coordina il blocco e decide chi deve superarlo. Intanto è cominciato il secondo giorno di sciopero della fame di uno dei leader del movimento dei forconi, Martino Morsello, dopo le dichiarazioni del presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che ha denunciato infiltrazioni mafiose tra i manifestanti. «Col mio gesto - dice Morsello - voglio che venga accertata la verità di tali gravissime affermazioni e conoscere i nomi dei personaggi mafiosi che potrebbero essere vicini al nostro movimento. Sono sicuro che da parte di tre protagonisti, Mariano Ferro, Giuseppe Scarlata e me, che hanno costituito il movimento, non ci può essere nessuna ombra di dubbio di collegamenti con esponenti mafiosi. Mi rendo disponibile a collaborare con Lo Bello e i rappresentanti di categoria e le istituzioni per arrivare ad accertare eventuali infiltrazioni nel movimento». A PALERMO CORTEO SOLIDARIETÀ DEGLI STUDENTI - Un centinaio di studenti e giovani dei centri sociali sta partecipando al corteo organizzato a Palermo dal coordinamento degli studenti medi, in segno di solidarietà alle proteste degli autrasportatori dell'Aias e degli agricoltori del movimento dei Forconi, al quinto giorno di sciopero in tutta la Sicilia. In testa al corteo, partito dalla Cattedrale, che sta sfilando per corso Vittorio Emanuele, c'è uno striscione con scritto «Rivolta popolare», e alcune bandiere con il simbolo della Trinacria. «Gli attacchi di questi giorni al 'Movimento dei forconì sono strumentali - dice Federico Guzzo del coordinamento studenti medi -. Se è vero come qualcuno dice che ci sono dei mafiosi infiltrati, mi chiedo perchè non facciano i nomi. Appoggiamo la protesta contro la crisi e la globalizzazione, perchè noi la viviamo in prima persona». I manifestanti sono diretti al porto. Corso Vittorio Emanuele èstato momentaneamente chiuso al traffico. Confindustria: «Mafiosi tra i manifestanti»A Palermo la benzina è ormai esaurita nei distributori. Solo poche stazioni di rifornimento hanno delle scorte e si registrano lunghe code come a un distributore in via Sciuti: le auto sono incolonnate a partire da viale delle Magnolie dove è impossibile il transito. Due vigili cercano a fatica di far transitare i bus.                                                                           m.c.s.p.
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