venerdì 11 novembre 2011

TIME: «QUELLA ITALIANA È L'ECONOMIA PIÙ PERICOLOSA DEL MONDO»
 

Quella italiana è «l’ economia più pericolosa del mondo». Lo sostiene Time Europe, l’ edizione europea del settimanale d’ informazione statunitense, che nel suo ultimo numero dedica la copertina a Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio dimissionario, sorridente nella foto in primo piano scelta per la copertina della rivista, viene definito «The man behind the world’ s most dangerous economy» (L’ uomo dietro l’ economia più pericolosa del mondo). In un reportage realizzato da Rana Foroohar, si spiega «come il primo ministro uscente ha messo a repentaglio l’Unione Europea e il motivo per cui non ne è dispiaciuto». Nell’ edizione del 5 novembre, all’ indomani del G20, il Financial Times aveva dedicato un sarcastico e durissimo editoriale nei confronti di Berlusconi, dall'eloquente titolo «In the name of God and Italy, go!» (In nome di Dio e dell’ Italia, vattene!«).Nel futuro c'è Mario Monti ma Berlusconi non è finito. Non cala l'attenzione della stampa estera sulla crisi politica italiana e oggi diversi quotidiani internazionali aprono con la figura di «Supermario, il favorito» alla guida di un governo tecnico, senza tralasciare pero «i profondi problemi» della terza economia europea. «Servono leader, non solo manager», è il titolo di un editoriale del quotidiano britannico Financial Times che, guardando ai casi Grecia e Italia, osserva come «sarebbe un fatale errore presumere che, in entrambi i casi, una coalizione di vecchie elite politiche, guidata da un tecnocrate, forniscà una cura miracolosa per problemi profondamente radicati». Il Ft scrive che «se c'è sollievo per il fatto che governi screditati siano rimpiazzati, c'è anche risentimento per quello che alcuni vedono come una soluzione imposta dall'Europa, se non peggio, dalla Germania». Perciò i due nuovi leader «devono fissare un'agenda chiara per le elezioni» e «potrebbero lottare per far passare le riforme in parlamento. La risposta sarà allora dare prova di vera leadership. La competenza manageriale non basterà», conclude il Ft. Anche il Guardian, in una lunga analisi dal titolo «Cosa significa l’ uscita di Berlusconi per l’ Italia», guarda al futuro politico del Paese dopo «17 anni che hanno significato povertà galoppante, prezzi dilaganti, criminalità organizzata più forte, mercato nero in crescita e una scioccante fuga di cervelli». E per il futuro, «la visione più pessimistica, ma forse realista, è che Berlusconi non sia ancora fuori dal potere», conclude il Guardian. «Italia: si precisa il copione della transizione» annuncia oggi ai suoi lettori il francese Le Figaro, proponendo una foto di Mario Monti e un ritratto dell’«economista filoeuropeo alla riscossa». «In piena tormenta monetaria, nel bel mezzo di un confronto senza precedenti con il resto dell'Europa, preoccupata dal contagio della Grecia sulla terza economia del continente - scrive Le Figaro - Mario Monti appare agli occhi degli italiani come l'uomo della situazione». Per Libération, che apre con un primo piano della testa di Berlusconi da dietro e la scritta grande «Ciao», 'Berlusconi molla la presa, Monti in vantaggiò: «in meno di 24 ore - scrive il quotidiano della gauche - e mentre finora aveva reclamato elezioni anticipate dopo le sue dimissioni, il Cavaliere ha cambiato posizione. Primo perchè i mercati non sono convinti dalla soluzione elettorale, che prolungherebbe l’ instabilità politica di diversi mesi. Ma anche perchè una parte delle sue truppe si è ribellata contro l’ ipotesi di uno scioglimento del Parlamento». In Germania la Suddeutsche Zeitung pubblica un’ intervista del capo del fondo salva-Stati Klaus Regling, secondo il quale «L'Italia è a corto di tempo» e l’ Efsf è «pronto aiutarla». Il Welt online punta tutto su Monti e scrive «È quello per salvare l’ Italia». Lo spagnolo El Paìs titola «Il governo tecnico divide il partito di Berlusconi», descrive Monti come un «rispettato economista» e sottolinea che questo fine settimana potrebbe essere «storico» per il Paese. Grande attenzione da parte dei media Usa. In uno speciale sulla crisi italiana, la Cnn titola «L’ Italia è incapace di sguinzagliare il suo talento» e si sofferma sulle «sfide nel lungo periodo» di un Paese segnato da «una crescente gerontocrazia con una minima, se non nulla, meritocrazia». Per la Cnn, «nel tempo, Berlusconi è diventato vittima della sua arroganza ma è ancora presto per scrivere il suo necrologio politico». Simile la conclusione del New York Times che in un commento (Op - Ed) sottolinea come «sia prematuro scrivere la fine di Berlusconi». Il Cavaliere «dopo il governo di unità, potrebbe manovrare da dietro le quinte per porre uno dei suoi più fedeli servitori, Angelino Alfano, come primo ministro» come è accaduto con «Dmitri Medvevdev e Vladimir Putin», scrive il Nyt.Il Wall Street Journal, infine, apre su Mario Monti: «I parlamentari italiani uniscono attorno a lui, il favorito», considerato uno utsider politico                                                                           r.p.s.m.

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giovedì 10 novembre 2011

PDL IN MILLE PEZZI PRONTO AL PARRICIDIO


L’onorevole Cassinelli intercetta in Transatlantico la lunga falcata del collega Paniz: «Maurizio, tienimi un posto». «Dove?» chiede lui. «Mah, lo sto dicendo a tutti» è la desolata replica. Poco più in là Scajola sottopone i deputati al suo sondaggio: voto o larghe intese? Il risultato lo porterà a Berlusconi: «Silvio, attento, qui rischiamo l’esodo dal partito». L’implosione. Timori già espressi da Gianni Letta. E dallo stesso Alfano. Che, al di là del mutismo che il ruolo gli impone, non vorrebbe bruciarsi in una corsa perdente. Se il premier mostra i muscoli, il Pdl rema in direzione opposta. Al punto che in serata si sparge la voce che “Silvio” ha capitolato. La squadra di Monti vedrebbe Amato all’Economia, Fitto e Frattini dentro, Casini all’Interno, Bersani per il Pd. Letta sottosegretario di garanzia. La posta è alta. Come il punto di rottura dello smottamento. Il Pdl perde pezzi, legato ufficialmente alla linea del premier; e ufficiosamente al governo di unità nazionale o allargato al Terzo Polo. La posta in gioco è pesante, il crollo degli indici azionari, l’impennata dello spread, anticamera del default, tolgono tempo e opzioni. Ministri, dirigenti e peones uniti ad avvisare il Cavaliere bellicoso. Con lui nel bunker restano i pasdaran come Brambilla e Rotondi, i socialisti Sacconi e Brunetta. Pure gli ex An dubitano: La Russa ha dismesso il mantra del voto...                                                                                         m.c.p.s.
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mercoledì 9 novembre 2011

NAPOLITANO/NUOVO GOVERNO A BREVE O VOTO

« Sono «ore difficili e delicate queste. Abbiamo bisogno di decisioni presto e via via nei prossimi anni, che diano il senso di una rinnovata responsabilità e coesione nazionale. È il messaggio che abbiamo non certo io solo ma in molti lanciato con le celebrazioni del 150esimo dell'unità d'Italia; ed è lo sforzo che mi guiderà anche nell'arbitrare la crisi di governo che sta per aprirsi». Lo ha detto il capo dello Stato Giorgio Napolitano intervenendo alla giornata nazionale dello spettacolo al Quirinale. Chiarendo che prenderà decisioni rapide. Per affrontare la crisi servono «nuovi comportamenti nelle istituzioni e da parte delle forze politiche», ha detto ancora il capo dello Stato: «per trarci fuori dalla condizione critica e allarmante occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto e ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni. Abbiamo bisogno di decisioni presto e nei prossimi anni per esprimere una rinnovata responsabilità e coesione nazionale». NEL MONDO CRISI DI FIDUCIA VERSO L'ITALIA «È insorta in Europa e non solo in Europa, l'ho detto pubblicamente qualche giorno fa, una grave crisi di fiducia nei confronti del nostro Paese». Il presidente della Repubblica ha esortato quindi gli italiani a «dare un apporto maggiore che non negli ultimi tempi al necessario rinnovamento e balzo in avanti nel sistema di integrazione europea e insieme, però, riguadagnare credibilità e fiducia come paese». Il capo dello Stato la interpreta come una strategia mirata «ad uscire innanzitutto da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito, con prevedibili ricadute sull'attività economica e sull'occupazione». Il capo dello Stato ha invocato «scelte severe nell'uso delle risorse, diversi e meditati ordini di priorità, superamento di fatali ritardi e contraddizioni nell'affrontare, con riforme spesso annunciate e sempre mancate, debolezze di fondo del sistema paese». «Ecco gli imperativi che riguardano noi tutti e che esigono nuova consapevolezza diffusa e nuovi comportamenti individuali e collettivi, spirito di sacrificio e slancio innovativo». NAPOLITANO: ESSENZIALE IL RUOLO DELLE ARTI «Se non ho nemmeno pensato a rinviare questo tradizionale incontro o ad annullare la mia partecipazione, è non solo perché mai avrei voluto fare un torto all'infaticabile e meritorio impegno di Gian Luigi Rondi (presidente dell'Accademia del cinema italiano, ndr) e nemmeno perché mi lega al vostro mondo una mia antica personale predilezione e passione», ha esordito Napolitano parlando davanti ad artisti, attori e registi saliti al Quirinale per la giornata dello spettacolo. «Il motivo per cui sono qui nonostante tutto è per la convinzione del ruolo essenziale che l'Italia delle arti, dello spettacolo, del teatro e più in generale della cultura è chiamata a dare sempre e ancor di più nella fase che il paese sta attraversando».                                      m.c.p.s.
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martedì 8 novembre 2011

I MEDIA NEL MONDO: BERLUSCONI, FINE DI UN'ERA

«Silvio Berlusconi vince un voto chiave sul budget ma è senza maggioranza». La quota 308 raggiunta da Pdl e Lega nel voto sul rendiconto a Montecitorio balza in pochi minuti in cima alle pagine dei siti stranieri ed è una 'breaking news' sui principali network internazionali. Da Londra, «Il premier italiano perde la sua maggioranza parlamentare», ha titolato la BBC. Per il FINANCIAL TIMES online secondo «Berlusconi perde la maggioranza in un voto decisivo». Il GUARDIAN: «Berlusconi non riesce a garantire la maggioranza nel voto sul bilancio», ricordando che il testo è passato con 308 voti, «8 voti in meno di quanto richiesto per la maggioranza assoluta». E il TIMES: «Vittoria sul budget ma Berlusconi perde la maggioranza». Dagli Stati Uniti, la CNN titola «Berlusconi vince su un voto chiave ma perde sostegno» e scrive che «più della metà dei 630 deputati non hanno preso parte al voto, chiaro segnale di scontentezza nei confronti del governo». E il network Usa pubblica un articolo dal titolo: «Silvio Berlusconi: la fine di un'era?». Negli Stati Uniti anche CNBC inserisce il voto di oggi tra le breaking news e titola «Berlusconi vince un voto chiave ma perde la maggioranza». IL WALL STREET JOURNAL: «Berlusconi ha perso la maggioranza parlamentare» Scrivendo nell'articolo. «La coalizione di Silvio Berlusconi ha vinto solo 308 voti su 630 in un voto chiave, abbastanza per vincere ma troppo pochi per assicurare la sua capacità di restare al governo». In Francia il conservatore LE FIGARO titola: «Berlusconi ha i giorni contati prima del voto di mercoledì», sottolineando che il premier «ha vinto nella votazione sul bilancio ma ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento. La sopravvivenza del suo governo dipende ormai dal voto di mercoledì prossimo». Per LE MONDE con «un nuovo voto indebolisce Berlusconi». Il premier, riferisce, «ha perso la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati, martedì, ma ottiene la ratifica dei conti pubblici del 2010». LIBERATION: «Berlusconi perde la maggioranza assoluta» scrive il quotidiano di sinistra. «Anche se il capo del governo italiano ha ottenuto il voto-test alla Camera dei Deputati grazie all'astensione dell'opposizione, crescono le pressioni perché si dimetta». Dal Qatar, grande attenzione da AL JAZIRA. In prima, nella fascia delle breaking news, scorre il titolo: «Il premier italiano Berlusconi vince il voto sul budget ma perde la maggioranza». In Germania, BILD: «Dura sberla per Berlusconi. Si dimette finalmente?». Lo SPIEGEL: «Ultima battaglia di Berlusconi, supera il voto ma perde il potere». La FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG: «Berlusconi vacilla, vince il voto e perde la maggioranza».

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lunedì 7 novembre 2011

CARLUCCI ALL' UDC, WEB SI SCATENA «COSA NON SI FA PUR DI FAR CADERE BERLUSCONI»

Le agenzie non fanno in tempo a battere la notizia della fuga di Gabriella Carlucci dal Pdl all'UdC che la bomba scoppia su Internet e deflagra - manco a dirlo - su Twitter: giornalisti, blogger e gente comune, tutti commentano l'abbandono della fedelissima (ma poi c'è chi giura che non lo fosse poi così tanto) deputata berlusconiana. Alla fine la fuga di Carlucci viene goliardicamente celebrata sul social network con un hashtag (parola chiave) coniato dal geniale blogger Filippo Sensi (@nomfup) apposta per lei: #vivalafuga, al posto del berlusconiano "viva la...". E in un attimo l'hashtag diventa TT (trending topic) su Twitter.Lo cita perfino l'ex portavoce, giornalista e attuale deputato UdC Roberto Rao: "A nanna. Domani si ricomincia. E in testa un motivetto... "maracaibo/mare forza nove/fuggire si ma dove... zza' zza'! #vivalafuga". Pochi attimi prima, sempre Rao esultava su Twitter dichiarando: "Vedere la faccia di Berlusconi alla notizia dell'adesione della carlucci all'udc non ha prezzo. Per tutto il resto c'e #vivalafuga". I tweet su Carlucci si rincorrono a ritmo frenetico. C'è chi ironizza, come @buzzico: "La compagna Carlucci ha abbracciato la corretta linea del Partito. Potrà seguire un corso di riabilitazione in Rai" e @piovonorane (Alessandro Gilioli): "Dopo Gabriella Carlucci vi mancano solo Olindo e il mostro di Rostov". Qualcuno si spinge un po' oltre, come@giowile: "Si affonda. Le tope abbandonano la nave". C'è anche chi, come @abbassolamore, scrive "Non ricordo di aver udito notizia tanto toccante da quando Topo Gigio passò da Rai Uno a Canale 5... ". Per non parlare di @carlogabardini: "La Carlucci pare passi all'UdC. Non facciamo scherzi, se va via il nano, nn è che a noi in Parlamento ci restano le ballerine, vero?!"Sferzanti, gli indignati (@draghiribelli): "Se la Carlucci fa cadere il governo, Cuccarini premier!". Stesso tono usato da @Neko_fe: "Carlucci, quando la fuga non è di cervelli". Caustico il blogger Luca Conti: "Cosa non si tira su, pur di far cadere il governo > Gabriella Carlucci lascia il Pdl per l'Udc", mentre @gianlucaneri scherza: "Casini, perché tu lo sappia: le disgrazie vengono tre a tre. E qui mancano ancora due sorelle Carlucci". @troppouncapo esulta: "Se pure le subrette abbandonano la maggioranza significa che forse ci siamo". Poi è il turno degli arrabbiati: "L'altra Italia immaginata dalle opposizioni è (anche) quella di Gabriella Carlucci? - chiede @fabiochiusi - Lo dicano forte e chiaro". @gabriellaL43 riesuma un'infelice performance su Internet della deputata in fuga e si domanda: Chi ha detto la frase 'Guardi le auguro che appena suo figlio avrà accesso a Facebook venga intercettato dai pedofili.."? Nella querelle intervengono diversi giornalisti: il direttore di Europa Stefano Menichini si chiede: "Dico ragassi, vi è chiaro che gabriella carlucci al governo ce la riportiamo noi? E non solo lei". Osserva Francesco Costa del Post: "Per ogni Carlucci che passa dal PdL all'UdC, la fine del Governo diventa un po' più facile e l'alleanza PD-UdC un po' più complicata". Interviene anche Dario Di Vico del Corriere della Sera: "Siete dei bei tipi. Volete che il Cav vada sotto e poi se la Carlucci vi aiuta .. la riempite di insulti". Anche l'attento blogger Diego Bianchi (@zdizoro) si inserisce nel dibattito: "La foto della compagna Carlucci si erge sulla home di Repubblica", osserva, per poi chiedersi "che ministero daremo a Gabriella?", e dichiarare "l'ho vista coll'occhi mia, ad Atreju, appartarsi con Vendola, come sindaco di Margherita di Savoia. E' più trasversale di Monti". Andrea Sarubbi, il deputato Pd più attivo su Twitter, rivela: "Il disagio di Gabriella Carlucci mi era noto da tempo. È molto meno berlusconiana di quanto sembri". Ma c'è subito qualcuno che lo rintuzza, come @Staserabrodino : "Suvvia! Il disagio è nostro che ci ritroviamo la Carlucci come parlamentare; indipendentemente dal partito che se la piglia".

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domenica 6 novembre 2011

MICROSOFT: «CREDIAMO NELL’ITALIA MA SERVE IL 'SALTO DEL CANGURO'»



Un «salto del canguro» salverà l’Italia. In tempi di crisi e grandi incertezze economiche le ricette proposte per risalire la china sono molte e spesso in contrasto tra loro. Ma c’ è una «parola magica» che sembra trovare tutti d’accordo: innovazione. Ne abbiamo parlato con chi di innovazione se ne intende e, grazie a web e computer, ogni anno mette insieme fatturati superiori al Pil di molti Stati del pianeta: Microsoft. VIDEO JOVANE
VIDEO COURTOIS- L’immagine del «salto del canguro» viene fuori durante il colloquio con Jean Philippe Courtois, presidente di Microsoft international, e Pietro Scott Jovane, presidente e amministratore delegato di Microsoft Italia, in occasione della presentazione di “KitXKids” la nuova applicazione per facilitare l’utilizzo del pc da parte degli studenti delle scuole primarie: «I ritardi tecnologici accumulati dall’Italia possono essere superati con un balzo in avanti che porti il paese a saltare al- cuni passaggi e ad adottare l’innovazione ad un livello più avanzato». Privato e pubblico. «Guardando alcuni dati come la diffusione di Internet e l’alfabetizzazione digitale, l’Italia sembrerebbe indietro, ma io non ho questa impressione. Vedo un quadro più frastagliato con molte punte d’eccellenza e altre aree che beneficerebbero di una iniezione di tecnologia», spiega Courtois giudicando livello di innovazione italiano paragonato a quello dei tanti paesi con i quali lavora. «Le piccole e medie imprese, che rappresentano il 90% dei posti di lavoro in Italia, sono un po’ indietro. C’ è molto che potrebbero fare per vendere meglio i propri prodotti all’estero, per migliorare in efficienza, per ridurre i loro costi». Il futuro visto da Microsoft ha la forma di una nuvola, ma resta comunque luminoso. «Microsoft sta in vestendo molto nello sviluppo del “cloud computing” in Italia per consentire a tutte le aziende, anche quel- le piccolissime, di accedere a servizi informatici di alto livello (come e.commerce, e.mail, vendite on line, ecc...) pagando solo per le prestazioni richieste». Diverso l’approccio per l’innovazione nel settore pubblico. «Lì le nuove tecnologie, oltre a rendere migliori i servizi per i cittadini, posso portare grandi risparmi per lo Stato e, di questi tempi, è una priorità». Digital divide. Ma, alla voce risparmio nella pubblica amministrazione, Microsoft e suoi programmi con licenza a pagamento, vengono spesso messi sul banco degli imputati e in tanti invocano il free software dei programmi open source. «E’ sempre stato un dibattito intellettuale molto accesso», spiega Scott Jovane, il giovane amministratore di Microsoft Italia, forse ripensando al polverone sollevato dall’accordo di qualche mese fa tra la sua compagnia e il governatore della Puglia Nichi Vendola per l’innovazione nella P.A. «Ma rischia di essere un dibattito sterile - continua - Chi fa impresa o gestisce la macchina pubblica fa una valutazione dei costi complessivi. A volte l’open source non costa come licenze ma costa come sviluppo. Noi, nel frattempo, abbiamo imparato a convivere e collaborare con quel mondo e per i programmi per le scuole, per esempio, abbiamo adoperato un sistema open source perche’ in quel caso era preferibile un modello che potesse essere riutilizzato e rimodulato su altre scuole». Giustizia, sanita’, scuola, questi i settori su cui si potrebbe intervenire per colmare il “digital divide” italiano, ma in queste ore è la crisi economica a dettare l’agenda. «Microsoft non può ridurre il debito pubblico, almeno non direttamente - dice ancora Scott Jovane - ma abbiamo un piano triennale di investimenti per 130 milioni di euro che, per esempio, potrebbe dare una scossa ai giovani disoccupati del sud. Le ricerche ci dicono che dove non c’ e’ lavoro, c’e’ piu’ disponibilità a crearselo e noi andremo incontro alle prime mille start-up giovani fornendo un completo supporto tecnologico per i primi tre anni di vita dell’azienda». «Crediamo nell’Italia ma serve il 'salto del canguro'» Un «salto del canguro» salvera’ l’Italia. In tempi di crisi e grandi incertezze economiche le ricette proposte per risalire la china sono molte e spesso in contrasto tra loro. Ma c’e’ una «parola magica» che sembra trovare tutti d’accordo: innovazione. Ne abbiamo parlato con chi di innovazione se ne intende e, grazie a web e computer, ogni anno mette insieme fatturati superiori al Pil di molti Stati del pianeta: Microsoft. VIDEO JOVANE
VIDEO COURTOIS- L’immagine del «salto del canguro» viene fuori durante il colloquio con Jean Philippe Courtois, presidente di Microsoft international, e Pietro Scott Jovane, presidente e amministratore delegato di Microsoft Italia, in occasione della presentazione di “KitXKids” la nuova applicazione per facilitare l’utilizzo del pc da parte degli studenti delle scuole primarie: «I ritardi tecnologici accumulati dall’Italia possono essere superati con un balzo in avanti che porti il paese a saltare al- cuni passaggi e ad adottare l’innovazione ad un livello più avanzato».Privato e pubblico. «Guardando alcuni dati come la diffusione di Internet e l’alfabetizzazione digitale, l’Italia sembrerebbe indietro, ma io non ho questa impressione. Vedo un quadro più frastagliato con molte punte d’eccellenza e altre aree che beneficerebbero di una iniezione di tecnologia», spiega Courtois giudicando livello di innovazione italiano paragonato a quello dei tanti paesi con i quali lavora. «Le piccole e medie imprese, che rappresentano il 90% dei posti di lavoro in Italia, sono un po’ indietro. C’ e’ molto che potrebbero fare per vendere meglio i propri prodotti all’estero, per migliorare in efficienza, per ridurre i loro costi». Il futuro visto da Microsoft ha la forma di una nuvola, ma resta comunque luminoso. «Microsoft sta in vestendo molto nello sviluppo del “cloud computing” in Italia per consentire a tutte le aziende, anche quel- le piccolissime, di accedere a servizi informatici di alto livello (come e.commerce, e.mail, vendite on line, ecc...) pagando solo per le prestazioni richieste». Diverso l’approccio per l’innovazione nel settore pubblico.«Lì le nuove tecnologie, oltre a rendere migliori i servizi per i cittadini, posso portare grandi risparmi per lo Stato e, di questi tempi, è una priorità». Digital divide. Ma, alla voce risparmio nella pubblica amministrazione, Microsoft e suoi programmi con licenza a pagamento, vengono spesso messi sul banco degli imputati e in tanti invocano il free software dei programmi open source. «E’ sempre stato un dibattito intellettuale molto accesso», spiega Scott Jovane, il giovane amministratore di Microsoft Italia, forse ripensando al polverone sollevato dall’accordo di qualche mese fa tra la sua compagnia e il governatore della Puglia Nichi Vendola per l’innovazione nella P.A. «Ma rischia di essere un dibattito sterile - continua - Chi fa impresa o gestisce la macchina pubblica fa una valutazione dei costi complessivi. A volte l’open source non costa come licenze ma costa come sviluppo. Noi, nel frattempo, abbiamo imparato a convivere e collaborare con quel mondo e per i programmi per le scuole, per esempio, abbiamo adoperato un sistema open source perche’ in quel caso era preferibile un modello che potesse essere riutilizzato e rimodulato su altre scuole». Giustizia, sanità, scuola, questi i settori su cui si potrebbe intervenire per colmare il “digital divide” italiano, ma in queste ore è la crisi economica a dettare l’agenda. «Microsoft non può ridurre il debito pubblico, almeno non direttamente - dice ancora Scott Jovane - ma abbiamo un piano triennale di investimenti per 130 milioni di euro che, per esempio, potrebbe dare una scossa ai giovani disoccupati del sud. Le ricerche ci dicono che dove non c’è lavoro, c’è più disponibilità a crearselo e noi andremo incontro alle prime mille start-up giovani fornendo un completo supporto tecnologico per i primi tre anni di vita dell’azienda».

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sabato 5 novembre 2011

5/11, CADE BERLUSCONI: E SE LA PROFEZIA SI AVVERASSE?

 

La profezia di Cinque Undici si avvera? Il Pd in piazza, ma non in un giorno qualunque. Oggi, cinque novembre, il governo è alle prese con una delicatissima conta nella maggioranza che potrebbe, il condizionale è davvero obbligato, decretarne la fine. Nottetempo i fedelissimi del Cavaliere gli hanno ricordato quanto sia ardua l'impresa di tornare a quota 316 in Parlamento. Al momento Berlusconi, che contrariamente alle sue abitudini è ancora a Palazzo Grazioli, è in contatto con i collaboratori più stretti. Nel centrodestra, intanto, si diffonde la sensazione che l'esecutivo sia al termine. Adolfo Urso chiede al premier di parlare alle Camere per proporre un patto alle opposizioni. Il ministro Gianfranco Rotondi sente il dovere di chiarire che non ci può essere un altro governo con il Pdl e senza Berlusconi. Gianfranco Fini, da Viterbo, chiede invece che si vada in questa direzione. E ora si riuniscono i Democratici a piazza San Giovanni. La manifestazione, nata con altri intenti, potrebbe accompagnare la caduta dell'esecutivo e rendere davvero il cinque novembre del 2011, un giorno «che non verrà mai più dimenticato», come recita la frase del film «V per vendetta», presa a modello dai militanti democratici per il trailer della manifestazione di oggi. La pellicola racconta di una Gran Bretagna governata dal regime mediatico e repressivo di Adam Sutler. Mister 'V', un misterioso cavaliere che indossa la maschera sorridente del cospiratore Guy Fawkes, riesce infine a liberarla grazie all'insurrezione popolare. Accade il 5 novembre del 2020. «Se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti- dice mister V nel film e nel video dei militanti democratici- vi consiglio di far passare inosservato il 5 novembre. Ma se vedete ciò che vedo io e se pensate come penso io, vi chiedo di mettervi al mio fianco e insieme offriremo loro un cinque novembre che non verrà mai più dimenticato...». Su Facebook e su Youtube è tra i video più cliccati e la maschera di «mister V» è il simbolo di molti manifestanti del centrosinistra che stanno affluendo  nella capitale.                                                                                               m.c.s.p.
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giovedì 3 novembre 2011

NAPOLITANO STOPPA IL DECRETO A NATALE LA FINE DEL GOVERNO?

Una giornata di ricognizione che quest’oggi, al termine delle “consultazioni” con le forze politiche di maggioranza e di opposizione, consentirà al presidente della Repubblica di fare il punto su una situazione sempre più drammatica. Dal punto di vista dell’economia ma non solo. Seguendo la strada tracciata dalla nota dell’altro giorno nella quale confermava come un suo «dovere» il «verificare le condizioni per il concretizzarsi di una prospettiva di ampia condivisione» e davanti alla necessità improrogabile di prendere decisioni efficaci per allontanare il paese dal baratro. Il presidente Napolitano ha incontrato gli esponenti del Terzo Polo e del Pd. Il segretario del Pdl, impelagato in una complessa riunione di partito, e gli esponenti della Lega saliranno al Colle quest’oggi. Anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti è stato ricevuto per un colloquio già programmato da tempo in cui si è parlato di legge di stabilità al di là della situazione contingente. Dunque, mentre nei palazzi di governo si cercava di trovare una soluzione presentabile da far portare da Berlusconi al G20 di Cannes, e mentre si cercava, con altrettanta difficoltà, di mettere d’accordo le diverse anime della maggioranza che ormai sono in guerra aperta anche di secessione, il presidente ha continuato nelle sue “ consultazioni”. Con l’intento di comprendere come vogliono procedere le diverse forze politiche, di opposizione, che hanno chiaramente definito i loro paletti, e di maggioranza che sono cosa altra rispetto governo, dato che Berlusconi conferma ad ogni piè sospinto di essere inamovibile mentre nel suo partito c’è chi si dice disponibile al confronto senza ormai negare più la possibilità della fine del governo più o meno verso Natale. Al Quirinale sono anche arrivate le diverse e contrastanti ipotesi su cui il governo stava lavorando per cercare di portare a Cannes qualcosa in più di un pezzo di carta. Maxiemendamento o decreto. La giornata è andata avanti con queste due ipotesi di risposta all’Europa che arrivavano da palazzo Chigi. Ma il decreto che il governo avrebbe voluto proporre conteneva tutta una serie di decisioni che entravano con nettezza su argomenti di troppa importanza per essere decisi in quella forma. Uno per tutti la regolamentazione dei licenziamenti. Impossibile su queste norme trovare la «condivisione» auspicata anche l’altro giorno da Napolitano. La disponibilità possibile delle opposizioni al dialogo sarebbe finita davanti ad un muro invalicabile fatto di decisioni d’imperio prese da un governo sempre più in difficoltà. La situazione è tale che non può essere ancor più pregiudicata da misure che possono solo contribuire a lacerare la situazione Il presidente ha ascoltato. Ha apprezzato la disponibilità dell’opposizione a fare la propria parte pur mantenendo ferma la pregiudiziale su Berlusconi, un macigno sulla strada di qualunque soluzione. I partiti di governo saranno ascoltati oggi mentre il G20, la prova del nove della credibilità dell’Italia in Europa, sarà già iniziato. La necessità delle consultazioni viene dalla volontà di conoscere le possibili risposte a qualunque situazione si possa verificare nell’immediato e nei prossimi giorni. E’ evidente che non può al momento esserci alcuna interpretazione della posizione del presidente. «Nessuno chieda al Capo dello Stato alcun intervento, egli registra i fatti e le decisioni delle forze parlamentari» ha detto Rutelli. «Come ha confermato oggi alla delegazione del Terzo Polo, l’Italia può contare sul suo servizio di garante delle regole della nostra democrazia parlamentare».                                                                             m.c.s.p.
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mercoledì 2 novembre 2011

BERSANI: «IN PIAZZA PER RIUNIRE CHI HA A CUORE IL FUTURO DELL'ITALIA»

 
Le giornate ormai si giocano sul filo della crisi. Berlusconi e la sua maggioranza si agitano su un'altalena vertiginosa per l'intero paese. La parola che il Pd ha scelto di fronte a questo scenario è “ricostruzione”. Ed è in nome di questa parola che sabato 5 novembre, dalle 14.30, Pierluigi Bersani ha chiamato a raccolta nella piazza romana di San Giovanni la manifestazione “Ricostruzione. In nome del Popolo italiano”. Già decine i treni, centinaia i pullman previsti – migliaia le persone che si stanno dando appuntamento nella capitale. Su Unita.it diretta video, gallery fotografiche e aggiornamenti. «Il nostro intento è di riunire tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro Paese per avviare insieme una ricostruzione democratica, sociale ed economica dell'Italia. Il nostro è un grande paese. Gli italiani sono un grande popolo. Abbiamo le risorse per riprendere il cammino che ci spetta, per riconquistare la dignità che meritiamo, per riprenderci il nostro futuro di donne e uomini, di persone libere, serie, capaci». Dice Pierluigi Bersani. «Per realizzare - prosegue Bersani - questo obiettivo c'è bisogno di uno sforzo corale. Per questo chiediamo a tutti di venire in piazza con noi, alle diverse associazioni impegnate nella società, ai movimenti civili, a coloro che hanno a cuore il futuro degli italiani. L'appuntamento del 5 novembre in piazza San Giovanni, luogo simbolo della democrazia nelle storia repubblicana, sarà una festa di popolo, aperta alle donne e agli uomini che desiderano manifestare il proprio impegno. Le donne italiane, come sta accadendo anche in altre aree del mondo, a cominciare dalla sponda Sud del Mediterraneo, hanno mostrato chiaramente, con la propria mobilitazione, di essere uno dei pilastri fondamentali del cambiamento della società. A loro si rivolge il Pd e così pure a tutti gli uomini che hanno a cuore il futuro nazionale».
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