PDL IN MILLE PEZZI PRONTO AL PARRICIDIO
L’onorevole Cassinelli intercetta in Transatlantico la lunga falcata del collega Paniz: «Maurizio, tienimi un posto». «Dove?» chiede lui. «Mah, lo sto dicendo a tutti» è la desolata replica. Poco più in là Scajola sottopone i deputati al suo sondaggio: voto o larghe intese? Il risultato lo porterà a Berlusconi: «Silvio, attento, qui rischiamo l’esodo dal partito». L’implosione. Timori già espressi da Gianni Letta. E dallo stesso Alfano. Che, al di là del mutismo che il ruolo gli impone, non vorrebbe bruciarsi in una corsa perdente. Se il premier mostra i muscoli, il Pdl rema in direzione opposta. Al punto che in serata si sparge la voce che “Silvio” ha capitolato. La squadra di Monti vedrebbe Amato all’Economia, Fitto e Frattini dentro, Casini all’Interno, Bersani per il Pd. Letta sottosegretario di garanzia. La posta è alta. Come il punto di rottura dello smottamento. Il Pdl perde pezzi, legato ufficialmente alla linea del premier; e ufficiosamente al governo di unità nazionale o allargato al Terzo Polo. La posta in gioco è pesante, il crollo degli indici azionari, l’impennata dello spread, anticamera del default, tolgono tempo e opzioni. Ministri, dirigenti e peones uniti ad avvisare il Cavaliere bellicoso. Con lui nel bunker restano i pasdaran come Brambilla e Rotondi, i socialisti Sacconi e Brunetta. Pure gli ex An dubitano: La Russa ha dismesso il mantra del voto... m.c.p.s.