mercoledì 28 settembre 2011

«BUON COMPLEANNO SILVIO». LA TUA KATARINA

Alla fine, dall'harem è spuntata fuori lei, Katarina dal Montenegro, già miss della piú giovane repubblica balcanica. La notizia è di dominio pubblico tra Podgorica e Budva, che sono la capitale e la Rimini montenegrine, dove lo sfoggio di yacht extra lusso è di gran lunga superiore ormai al parco motori di Porto Cervo e della Costa Smeralda. «Katarina è alla villa di Arcore, sta preparando la torta per il compleanno di Silvio Berlusconi» racconta N.S., giornalista di una tivù privata in contatto telefonico con la giovane fanciulla e, anche, un po’ il tramite per i giornalisti italiani in cerca di Katarina. «Lei è là, ad Arcore, vive lí da tempo, noi lo sappiamo da mesi. E in questi giorni è molto impegnata nei preparativi per la festa a sorpresa di mister Berlusconi» che sarà domani. Una festa con tante persone? «No, un party a sorpresa ma in famiglia e con pochi amici invitati, ci saranno anche i familiari di Berlusconi». Altri dettagli, seppur richiesti, vengono taciuti. Tranne uno: «Katarina vorrebbe raccontare e rendere pubblica la sua storia d’amore. Anch’io - spiega N.S., il giornalista montenegrino - aspetto di poter fare l'intervista. Altri quotidiani italiani sono in attesa. Ma lei non può farla, anche se vorrebbe, perché così le è stato suggerito. In questo momento è meglio evitare. Troppa pubblicità a questa relazione potrebbe danneggiare il premier italiano». Ora, siccome al di là delle parole, tre indizi fanno una prova, questa di «Katarina fidanzata di Berlusconi» comincia a prendere i contorni di una storia vera. Primo indizio: si trovano sue tracce nelle intercettazioni e negli sms depositati con le 26 mila pagine dell'inchiesta Ruby-Mora-Minetti. Secondo indizio: Katarina è oggetto di una denuncia penale presentata il 9 agosto da Imane Fadil, un’altra ospite dei bunga bunga che per «amore» del premier ha denunciato la montenegrina, dicendo che la sua famiglia in realtà ricatta il premier. Terzo indizio: la stampa del Montenegro, tra cui il quotidiano Dan, secondo per diffusione e non filogovernativo, ha rilanciato giorni fa con grande risalto la notizia, a sua volta rimbalzata da siti italiani, che «Katarina avebbe ricevuto 750 mila euro da Berlusconi». Il fatto che in Montenegro sia noto, anzi un dato acquisito che la ragazza «sia ad Arcore a preparare i festeggiamenti per il Cavaliere», diventa a questo punto la classica ciliegina sulla torta. Che capita a fagiolo, per l’appunto, tra la raccomandazione del cardinal Bagnasco sui «comportamenti licenziosi che ammorbano l'aria» e la ripresa, lunedì prossimo (3 ottobre), del processo Ruby in cui il premier è imputato per concussione e prostituzione minorile. Qualche cenno biografico e caratteriale sulla ragazza, volto noto e apprezzato del Montenegro. Ha vent’anni, una sorella gemella che si chiama Kristina, e nel 2009 diventa la miss nazionale. Il salto da Pordgorica a Belgrado è questione di un attimo e nell’estate di quell’anno è in Costa Smeralda fotografata, con la gemella, insieme a Guy Ritchie, ex marito di Madonna. Non è chiaro se fin da allora entra in qualche modo nella corte di Silvio, già alle prese con gli scandali di Noemi e Patrizia D'Addario. È un fatto acquisito agli atti giudiziari che il 4 settembre 2010 Katarina è ospite di Berlusconi a villa Lesa sul lago Maggiore. Quella sera, infatti, raccontano le intercettazioni delle inchieste bunga bunga, la ragazza è a cena lì insieme a Barbara Faggioli, Nicol Minetti e le altre e ha un malore. «Come si chiama la fatidica ragazzetta, quella che ha creato problemi?» chiede Lele Mora. E Barbara Faggioli: «Montenegro? Quella che ci ha fatto andare la cena per traverso?». Quella sera, infatti, succede che Katarina, molto gelosa delle altre ragazze dell'harem, beve molto, sviene, viene portata di peso in camera dal premier e domestici, poi si riprende, trova «l'amato» ancora tra le altre e ruzzola giù per la scale «per attirare la sua attenzione». Ma il vero problema è la famiglia di Katarina. Di cognome si chiama Knezevic, è originaria di Murtovina, quartiere molto popolare di Podgorica, ha un fratello più grande che entra ed esce dal carcere, e due sorelle maggiori, Slavica e Zorica, 32 e 35 anni, in gioventú «amiche» di Ratko Djokic, boss nel traffico di droga, armi e sigarette ucciso a Stoccolma il 5 maggio 2002. Un dettaglio che ha colpito il pm Ilda Boccassini, magistrato antimafia prima di tutto, che a gennaio chiede alla Minetti nell'interrogatorio: «Chi è la montenegrina di cui si è invaghito Berlusconi?». Minetti non ha risposto. Katarina intanto vive ad Arcore. Non è ancora la regina Elena e il premier non è il re Vittorio Emanuele. Ma in Montenegro quelle sono leggende che fanno ancora sognare.
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martedì 27 settembre 2011

ESCORT, I GIUDICI: «BERLUSCONI VA INDAGATO»IL RIESAME: «SAPEVA CHE ERANO ROSTITUTE»

Si ribalta il ruolo del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, nell'inchiesta dei pm di Napoli sul presunto ricatto ai suoi danni da parte di Giampaolo Tarantini, della moglie Angela Devenuto e del direttore dell'Avanti Walter Lavitola. Da testimone-parte offesa diventerà quasi certamente indagato per aver indotto l'imprenditore barese a riferire il falso ai magistrati. E per il Tribunale del Riesame il premier era «consapevole» che le ragazze portate da "Gianpi" Tarantini erano escort. E il premier avrebbe dato quei soldi per "stendere un velo" su notizie e fatti "che avrebbero destato sicuro clamore mediatico". Quanto a Lavitola, tuttora latitante, i giudici confermano la custodia cautelare perché ha «dimostrato la capacità di continuare a delinquere pur dall'altro capo del mondo».Le carte del Riesame su Berlusconi e Tarantini: COSA DICONO - La decisione del Tribunale del Riesame di Napoli, che ieri ha individuato in quella di Bari la Procura competente a indagare sulle elargizioni di denaro fatte da Silvio Berlusconi a Gianpaolo Tarantini, ritenendo sussistente il reato di istigazione a rendere false dichiarazioni ai magistrati, apre una serie di scenari: nelle prossime ore i pm Curcio, Piscitelli e Woodcock si riuniranno con il procuratore aggiunto Francesco Greco per studiare il provvedimento del Riesame e concordare il da farsi. Avendo i pm di Napoli già trasmesso il fascicolo nei giorni scorsi alla Procura di Roma (che ha iscritto nel registro degli indagati Valter Lavitola, Tarantini e la moglie per estorsione), spetterebbe ai pm capitolini 'girarè le carte ai colleghi baresi. Ma la Procura di Roma potrebbe non condividere le valutazioni del Riesame e sollevare il contrasto davanti alla Procura generale della Cassazione. O, ancora, ammesso che Roma invii il fascicolo a Bari, non è escluso che quei pm lo trasmettano a loro volta a Lecce, dove si indaga sui presunti ritardi nell'inchiesta sulle escort. Sembra escluso che ad una eventuale iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati possa procedere la Procura di Napoli, «anche se - commenta Greco - la questione dovrà essere approfondita». Berlusconi in visita ufficiale a Panama: c'è Lavitola: IL VIDEO - I pm: su Tarantini il premier «non vuole testimoniare»Tarantini ha lasciato stanotte il carcere. La decisione del tribunale del Riesame di Napoli giunge dopo 14 ore di Camera di Consiglio e cinque minuti prima della mezzanotte quando sarebbero scaduti i termini. E l'esito rappresenta l'ennesimo colpo di scena dell'inchiesta sul presunto ricatto al premier Silvio Berlusconi. Per i magistrati del Riesame, infatti, Berlusconi non è da ritenersi vittima di un ricatto bensì responsabile del reato previsto dall'articolo 377 bis del codice penale, ovvero, per aver istigato un indagato, nel caso specifico l'imprenditore Giampaolo Tarantini, a fare dichiarazioni false all'autorità giudiziaria. Il tribunale ha disposto la scarcerazione di Tarantini e ha invece confermato l'ordine di custodia che era stato emesso dal gip a carico del direttore dell'Avanti Walter Lavitola, latitante a Panama. Occorrerà leggere le 30 pagine delle motivazioni per capire il ragionamento fatto dai giudici del tribunale della Libertà. Al momento si può dedurre, dalla lettura del dispositivo, che i giudici hanno ritenuto sussistente il reato di induzione al mendacio, che una contestazione che riguarda Lavitola ma che dovrebbe coinvolgere anche il premier, ritenuto nella ricostruzione fatta dagli inquirenti come l'ispiratore delle false dichiarazioni fatte da Tarantini sia davanti all'autorità giudiziaria di Bari sia ai magistrati di Napoli che lo indagavano per il presunto ricatto. Ma un'altra decisione del Riesame scioglie uno dei nodi più complessi di questo procedimento ovvero la questione della competenza territoriale: secondo l'ordinanza emessa stanotte infatti a procedere nell'indagine dovrà essere la procura della repubblica di Bari. Il processo dovrà quindi lasciare Napoli. L'ufficio giudiziario del capoluogo pugliese è ritenuto competente in quanto in quella sede si sarebbero verificate le prime affermazioni mendaci fatte da Tarantini. Sul presunto ricatto intanto è stato aperto un fascicolo anche dalla procura di Roma che era stata ritenuta competente dal gip di Napoli Amelia Primavera a procedere per quanto riguarda l'estorsione contestata a Tarantini e a Lavitola. Quali saranno ora i prossimi passaggi della ingarbugliata vicenda giudiziaria secondo indiscrezioni la procura pi Bari accogliendo le indicazioni del riesame dovrebbe provvedere all'iscrizione del premier nel registro degli indagato. Non si conoscono al momento le argomentazioni del tribunale sul reato di estorsione e in particolare se i magistrati lo ritengano sussistente o meno.
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lunedì 26 settembre 2011

«VENDOLA PECCA PIÙ DEL PREMIER» PAROLA DI MONSIGNOR BABINI

Il premier Berlusconi non sarà «un modello» di comportamenti, ma «l'omosessualità praticata» è un peccato «certamente peggiore di chi va con l'altro sesso», in quanto «contro natura», e quindi «Vendola pecca molto di più di Berlusconi». Le affermazioni sono del vescovo emerito di Grosseto, monsignor Giacomo Babini, al sito cattolico conservatore Pontifex. Ma il monsignore, raggiunto telefonicamente, pur non smentendo il contenuto di «una chiacchierata tra amici», precisa di non avere rilasciato alcuna intervista e di non voler rilasciare alcuna dichiarazione. «Io credo che oggi sia in atto una vera caccia a Berlusconi se penso che buona parte dei giornali è dedicata a lui e che ben quattro procure gli dedicano esagerate attenzioni - sono le parole del presule riportate da Pontifex e che il vescovo, però, non vuole confermare . Penso che sarebbe utile lasciar governare e aspettare che la recente manovra finanziaria dia i suoi frutti. Molti osservatori sembrano più intenzionati a fare cadere il governo che alla fedele aderenza alla realtà». Per quanto riguarda lo stile di vita del premier, «certo, non mi sembra un modello - è l'opinione di mons. Babini pubblicata dal sito -, ma oggi la politica spesso si fa con le mutande e non con la testa. Tuttavia, sarebbe bene accertare realmente che Berlusconi abbia fatto cose malvagie e i baccanali». Inoltre, «non è pensabile condannare una persona solo per sentito dire. Se cade Berlusconi siamo nei guai. Non è il massimo, ma non vedo politici degni dietro di lui». Quanto poi alle critiche del governatore della Puglia Nichi Vendola a Berlusconi «io non ne posso più della retorica inutile di Vendola. Credo, da cattolico - prosegue il testo riportato dal Pontifex - che la omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e contro natura, certamente peggiore di chi va con l'altro sesso»: «Alla luce dei fatti, senza stilare classifiche Vendola pecca molto di più di Berlusconi». Pronta la replica delle associazioni omosessuali. «L'amore in tutte le sue forme - afferma Imma Battaglia, uno leader del movimento - non è peccato. E neppure il comportamento libertino di Berlusconi, di cui mi importa ben poco. Il vero peccato, etico prima che religioso, sta nel non governo, nel perseguimento di interessi personali a discapito del bene pubblico, nell'indifferenza rispetto al declino del Paese. E secondo me anche nella connivenza di quanti, dietro al capro espiatorio degli omosessuali, continuano ad appoggiare questo governo. Chi dovrebbe difendere i deboli dalla tirannia del potere, oggi, da che parte sta?». «Il vescovo emerito - replica a sua volta il Circolo Mario Mieli - sconfessato anche dal suo successore nella Diocesi di Grosseto, che lo descrive come un uomo anziano e con problemi di salute, bene quindi farebbe a riposarsi e a vivere tranquillo, visto che ha raggiunto l'età della pensione. Nel frattempo gli consigliamo vivamente di dedicare qualche ora della sua giornata, anzichè insultare omosessuali, ebrei e Islam, a ripassare il significato di parole come etica e morale».
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domenica 25 settembre 2011

BERSANI: «PREMIER A DUE PASSI DAL DELIRIO PD PRONTO A GOVERNO D'EMERGENZA»


Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in una nota rinnova una proposta per il Paese: Democratici pronti a un esecutivo di emergenza. Il comunicato viene diffusto mentre stamattina Berlusconi ha ripetuto le sue invettive anti-comunisti via telefono a una convention del Pdl. Rosy Bindi: «Berlusconi ormai è un incosciente» «Ci aspettano scelte difficili e sempre più difficili - scrive per ogni giorno che passa senza un cambiamento. Il Partito democratico, nel segno dell'equità e della crescita, è pronto a prendersi le sue responsabilità a sostegno di un governo di emergenza e di transizione». Secondo il segretario «le dichiarazioni zuccherose di Berlusconi sono a due passi dal delirio. I fatti ci mettono di fronte alla verità, dopo anni di menzogne. Davanti a noi c`è il passaggio più arduo dal dopoguerra a oggi. Di più, le preoccupazioni degli italiani sono diventate preoccupazioni per il mondo. Ci aspettano scelte difficili e sempre più difficili per ogni giorno che passa senza un cambiamento». Aggiungendo, riguardo alla disponibilità a un governo di emergenza dei Democratici: «Chi, per puro egoismo, ostacola testardamente questa scelta; chi testardamente impedisce ogni cambiamento si prende a questo punto una responsabilità storica».
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sabato 24 settembre 2011

CASINI: «EVITIAMO BUFFONATE» VENDOLA: «NO PREGIUDIZI VERSO UDC»

Convention a Roma alla Fondazione Nuova Italia con Pier Ferdinando Casini, Nichi Vendola, Gianni Alemanno - tre rappresentanti politici che è difficile vedere insieme allo stesso tavolo - e con Enrico Mentana che modera. CASINI: NON PERDIAMO TEMPO IN BUFFONATE«Ci sono dati impressionanti sulle aziende che chiudono e i posti di lavoro che vengono persi. Non perdiamo tempo in buffonate e discussioni inutili sulla legge elettorale, quando il rischio Grecia sembra concretizzarsi». Lo dice il leader dell'Udc. Quanto alla legge elettorale che Alfano dice di voler riscrivere, risponde: «Aperture, chiusure... non è questo il problema. Alfano non deve fare una legge elettorale per far piacere a me, ma semmai dovrebbe cercare di fare piacere al Paese» abbandonando il bipolarismo, «visto che il bipolarismo questo Paese l'ha messo in ginocchio». «Alfano parla di riforma elettorale? Auguri, vedremo, se saremo tutti vivi. Ma noi non abbiamo il tempo di ragionare in termini ordinari». E dice che l'Italia ha vissuto al di là dei propri mezzi, delle proprie possibilità. ALEMANNO: TREMONTI E' MIGLIOR MINISTRO «Condivido la premessa di Vendola e cioè l'idea ed il sogno di una dialettica politica che, senza attenuare le identità riesce a rispettarsi per il bene comune e che lui sia qui è un passo avanti», osserva il sindaco di Roma. Per Alemanno «in Italia c'è bisogno di una sinistra che pensi alle esigenze del paese». E definisce «Tremonti il migliore ministro del Governo insieme a Maroni, nonostante qualche problema con la Lega», rispondendo a Mentana che gli ha chiesto se esiste un problema Tremonti. ALEMANNO: VENDOLA AVVERSARIO DA NON SOTTOVALUTARE- Nichi Vendola, «come è successo in Puglia, non è assolutamente un candidato premier da sottovalutare». Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a margine della tavola rotonda dal titolo «Come unire l'Italia», durante la tre giorni di dibattito organizzata dai Circoli della Nuova Italia. Per Alemanno, «in una sinistra abbastanza ammuffita l'unico elemento veramente dinamico non è certo il Partito Democratico ma è Nichi Vendola e quello che sta proponendo. Non dà soluzioni condivisibili ma molti temi che pone sono reali del contesto economico-sociale del Paese».VENDOLA: LAVORO E' CENTRALE, NO PREGIUDIZI A CASINI «Non ho pregiudizi ideologici nei confronti di Casini, ma sono contrario ad alleanze a prescindere dai contenuti», dichiara invece il leader di Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola, ai giornalisti. Nella convention invece ricorda la centralità del lavoro, della precarietà, dei morti e dei feriti del lavoro, il fatto che Marchionne guadagni infinitamente di più degli operai Fiat, e pone l'accento sul “nuovo Ulivo”, dove la parte più importante per lui è la parola “nuovo”. VENDOLA: NON AUSPICO CHE NON CI SIA BERLUSCONI CANDDIDATO «Non auspico che non ci sia Berlusconi come candidato del centrodestra». A queste parole di Vendola Enrico Mentana ha commentato: «Ti piace vincere facile...».                                                                                  m.c.s.p.

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venerdì 23 settembre 2011

ELISEO, PRONTA A CANDIDARSI MUSULMANA CON IL NIQAB



È altamente improbabile che possa riuscirci, ma Kenza Drider, una donna di Avignone, nel sud della Francia, che indossa il niqab, ha dichiarato oggi di volersi presentare alle presidenziali 2012 per «ottenere l'abrogazione della legge sul velo integrale». Sembra tuttavia impossibile che la donna possa ottenere le 500 firme di patrocinio da parte di autorità locali che sono necessarie per potersi presentare alle elezioni. «Ho deciso di proporre a tutte le donne di Francia di accettare la mia candidatura alle presidenziali della Repubblica francese», ha dichiarato Kenza Drider dopo la condanna di due francesi a pagare una multa per aver indossato il velo integrale nel primo processo di questo tipo. Kenza Drider aveva già fatto parlare di sè prendendo di proposito il TGV, il treno ad alta velocità, davanti a fotografi e giornalisti, all'indomani dell'entrata in vigore della legge sul velo integrale, con lo scopo di farsi multare. Per l'eventuale campagna elettorale, Kenza Drider ha nominato oggi come sua portavoce Hind Ahmas, una delle due donne condannate oggi al pagamento dell'ammenda.                                                                                 s.p.c.m.


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giovedì 22 settembre 2011

FINANCIAL TIMES: «SILVIO È NERONE L'ITALIA BRUCIA E LUI SUONA LA LIRA»

L'italia, scrive oggi il Financial Times, ha bisogno di riforme ma Berlusconi non è in grado di realizzarle. «In meno di tre mesi, l'Italia è cambiata. Da un paese in cui il regime fiscale ed economico erano difficili ma non impossibili da curare è diventata un paese il cui sistema politico, atrofizzato ed egoista, rischia di distruggere l'intera eurozona». Molti, dice il quotidiano, sono i «colpevoli» di una simile «allarmante situazione»; «tuttavia la responsabilità principale è di Silvio Berlusconi, il primo ministro che come Nerone suona la lira mentre Roma brucia, e della sua coalizione di centrodestra, sempre più disfunzionale». Ripercorrendo le vicende degli ultimi mesi, con le richieste della banca Centrale Europea al governo di Roma, il Financial osserva: «nel piano approvato la settimana scorsa dal parlamento italiano...le riforme strutturali...sono assenti e in modo evidentissimo. Il piano del governo - con aumenti di tasse troppo pesanti e tagli alla spesa troppo lievi - »potrebbe addirittura aggravare il problema e, peggio ancora, soffocare la crescita economica essenziale per la stabilità del sistema finanziario italiano per l'economia del paese«. In quasi 18 anni come politico Berlusconi, conclude l'Ft, ha »sciupato numerose opportunità di migliorare le performance politiche dell'Italia. Sfortunatamente l'opposizione di centrosinistra non è un soggetto per le riforme più credibile. In un momento in cui il futuro dell'eurozona è quanto mai incerto, elezioni anticipate non sarebbero nell'interesse dell'Italia. Ma il paese ha davvero pochissimo tempo per agire. E quanto più continuerà l'irresoluta leadership di Berlusconi tanto più probabile si fa il rischio che tale tempo finisca scadere».



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mercoledì 21 settembre 2011

SILVIO MUCCINO E L'EVANGELISTA «IL NOSTRO INNO ALLA DISOBBEDIENZA»

 
Fin dal titolo, parlano di rivoluzione. "Rivoluzione n. 9" di Silvio Muccino e Carla Vangelista è un romanzo su una ribellione che matura dentro ed esplode fuori: in corpi diversi e in tempi diversi. Sofia cresce negli anni Sessanta e parla tutto il giorno con Paul McCartney; Matteo vive una a una le paure degli anni Novanta. Sono uniti dalla imprevista possibilità di abitare uno il mondo dell’altra. La stessa casa, a distanza di anni. Con tutto ciò che una casa custodisce, come un archivio, e consegna. È così che, a distanza di tempo, Sofia e Matteo si incontrano, si parlano: prima da lontano, come in un sogno da svegli o nella macchina del tempo; poi nella vita. E si scoprono simili, perché simile è l’adolescente che è stato in loro. Simili sono i segni che lascia un'età carica di scoperte e al riparo dal disincanto. Ma anche scottata dall’inadeguatezza.«L'inadeguatezza - risponde Carla Vangelista – è la più grande delle malattie. A volte incurabile. L’adolescenza la rende più evidente, macroscopica, ma è l’ombra di qualunque età. Fin dall’infanzia siamo abituati ai doveri, costretti a scontrarci con le richiesta del mondo. “Fammi vedere quanto vali, quanto produci” ci viene continuamente detto. Senza una corazza di sicurezze, senza autocoscienza, si rischia di crollare. Ma è solo facendo i conti fino in fondo con le proprie debolezze, con le proprie paure - anziché nasconderle dietro una maschera ipocrita - che si può sconfiggerle , che si può crescere e vivere nel mondo reale». «In questo romanzo - prosegue Muccino - abbiamo usato l’adolescenza come pretesto per parlare di trasformazione. Nella vita adulta sono molti i momenti in cui si torna, si è adolescenti. Sono i momenti in cui si cambia pelle. Il personaggio di Matteo, a cui ho cercato di dare voce, è schiacciato da paure enormi che rischiano di farlo implodere. Intorno a lui c’è una famiglia a brandelli in cui è costretto a occupare ruoli che non sono suoi: si trova al posto di un padre assente, accudisce una madre incapace di essere madre. Per sopravvivere deve rompere questa gabbia, dire no, lasciare esplodere la rabbia».Il vostro libro, quindi, può essere letto come un inno alla disobbedienza? «Sì - risponde Muccino -, è una sorta di diseducazione sentimentale. Un formarsi al “no”,tanto più necessario per una generazione come la mia, disillusa e disincantata, a cui nessuno ha insegnato che al mondo esiste la possibilità di ribellarsi. Una generazione disabituata alla parola libertà e alla parola rivoluzione. Altrove, non lontano da noi, i giovani sembrano arrivati a un punto in cui la necessità di dire “no” è diventata vitale». Gli anni Sessanta in cui cresce il personaggio di Sofia, invece, hanno davvero formato una generazione alla ribellione? «Dall’infanzia di Sofia - risponde Vangelista - è difficile avere un presagio del Sessantotto. Certo, se parlo di me, da ex ragazza di quegli anni, posso confermare che una spinta alla rottura e al cambiamento c’era, ed era energica. Ma a fronte di questo, si respirava anche - in quegli anni di benessere diffuso - una coltre di ipocrisia. Dietro i grembiuli a fiori, dietro la finta soddisfazione del benessere materiale, c’era in realtà un’ insoddisfazione che non trovava sbocco. La famiglia, alla stessa Sofia, non dice “Bùttati”; quasi le chiede, invece, di restare bambina. Forse, la stessa politica, in quegli anni, i lunghi governi democristiani, per certi versi sembravano dire al paese “Resta bambino, lasciati guidare”». Quali sono quindi le differenze sostanziali tra il mondo di Sofia – anni Sessanta – e il mondo di Matteo – anni Novanta? «Sono diversi - spiega Muccino - i piani di ricerca della libertà. Sofia vive un mondo dove il fantastico, l’interiorità, sono liberi, sconfinati, mentre deve cercare libertà nel mondo reale. Al contrario, Matteo sprofonda in un mondo interiore asfittico, fatto di ricatti, sensi di colpa, insicurezze. Ed è lì, in quello spazio, che deve cercare libertà». «Sofia - interviene Vangelista - è molto più sola di Matteo. Matteo ha troppe persone intorno. Questa affollata solitudine è tipica dei nostri anni, un ronzio costante fatto di voci che proclamano il proprio star bene, il proprio divertirsi. Lui ha bisogno di una comunicazione autentica, senza maschere. Diretta. Di qualcuno che gli consegni le proprie debolezze. Come fa indirettamente Sofia lasciando in eredità, nella casa che Matteo va ad abitare, alcune polaroid che la ritraggono appunto “senza maschera”, sola e anche indifesa. Si tratta di autoscatti che non nascondono nessuna paura, che certificano la sua voglia di urlare». Le famiglie dei personaggi sono entrambe complicate se non dissestate. «Direi pure disfunzionali - risponde Vangelista -. Sia Sofia che Matteo faticano a conciliarsi con l’autorità. Non accettano un’autorità autoimposta sulla fiducia. Non basta dire “Io sono il padre, mi devi ascoltare”. È necessario mostrare una ragione credibile di quell’autorità. Anche in politica vedo questo rischio. In un paese familista come il nostro, il capo del governo ribadisce un’autorità che non è più autorevole». «Molte famiglie sono palestre - interviene Muccino - con obbligo di esercizi sbagliati. Restare passivi può somigliare a una patologia e in ogni caso, a un certo punto - finita l’infanzia -, è necessario mettere in discussione ciò in cui si è cresciuti, allontanarsi dalla zona che sembra più sicura, fare domande scomode. Non restare fermi. La citazione della "Genesi" che abbiamo messo a epigrafe, nella sua brutalità, dice che soltanto andando via dalle certezze è possibile trovare sé stessi: vattene via, vai verso te stesso».«Rivoluzione n. 9» vuole essere anche una staffetta generazionale, emotiva, tra i due personaggi e gli autori del libro? E c’è ottimismo, in questa staffetta? «È scritto a quattro mani - risponde Muccino - proprio in virtù del bisogno di un confronto tra me e Carla, tra Matteo e Sofia. È un contatto imprevisto e sfasato che apre l'opportunità di un dialogo. Matteo e Sofia finalmente trovano ciascuno l’interlocutore giusto: quello a cui consegnare qualcosa e da cui ricevere in cambio esperienza, vita vissuta. Senza gerarchie». Vi pare, in questi giorni cupi, di potervi proiettare oltre il disincanto? «Non riesco mai - risponde Vangelista - a essere totalmente pessimista. Guardo alle piazze europee affollate dagli indignados e mi dico: “Si muove qualcosa”. Gli adulti possono anche spegnersi e arrendersi del tutto, i giovani no. Sono biologicamente portatori di vitalità. Non è vero che questo paese è morto, ed è assurdo che qualcuno voglia convincerci di questo. Avendo vissuto gli eccessi della mia generazione, so che questa ribellione dovrà passare, per non essere vana, attraverso qualcosa di pacifico e non violento». «Sento - prosegue Muccino - che nella società italiana sta covando un enorme “no”: tra gli studenti, tra i lavoratori precari, perfino tra gli artisti che occupano teatri. Se diciamo “no” in tempo, ci salviamo. Altrimenti, continuiamo a farci portare per mano atraverso il baratro dai genitori sbagliati».                                                                       p.c.m.s.

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lunedì 19 settembre 2011

MA ALLORA È UN VIZIO NEANCHE SCAJOLA VA DAL GIUDICE


Claudio Scajola non si presenterà di fronte ai pm. L'ex ministro dello sviluppo economico, chiamato a rispondere sull'acquisto dell'appartamento con vista Colosseo, diserterà l'interrogatorio della procura di Roma fissato per mercoledì 21. Lo ha formalizzato tramite legali, dichiarando che non è disponibile senza neanche presentare una memoria scritta. Dopo Berlusconi che non vuole comparire (e non è neppure indagato, è chiamato come parte lesa cioè come vittima di presunti ricatti nell'inchiesta Tarantini a Napoli), neanche Scajola vuole trovarsi davanti al giudice. Qui è diverso, il procedimento è a suo carico e lo vede accusato di violazione alla legge sui finanziamenti ai partiti. Gli inquirenti rimangono convinti che il deputato del Pdl abbia acquistato e ristrutturato l'abitazione con gli assegni messi a disposizione dall'imprenditore Diego Anemone, uno dei personaggi chiave dell'inchiesta sugli appalti per il G8 del 2009. L'indagine, ormai giunta alle ultime battute, procede con la convocazione di Angelo Zampolini, l'architetto collaboratore di Anemone che per la vicenda ha già patteggiato a Perugia una condanna a undici mesi per favoreggiamento. Su questa indagine resta memorabile la “giustificazione” dello stesso Scajola di fronte all'evidenza dei fatti: l'ex ministro dichiarò che la casa di via Fagutale, pagata con più di 80 assegni versati da Anemone, fu comprata “a sua insaputa” e che l' avrebbe restituita.  
                                                                                               p.c.m.s.

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