martedì 11 gennaio 2011

ROSSI PREPARA L'ESORDIO CON LA DUCATI «BISOGNA GUIDARE SPORCO, SERVE TEMPO»

Valentino in ritardo con la spalla: «Fa ancora male, i tempi si allungano. I tifosi dovranno avere pazienza»

Dall’inviato Sergio Conti


MADONNA DI CAMPIGLIO «Ho bisogno di cinque o sei mesi dopo l'operazione per essere al 100%, quindi aprile potrebbe essere il momento». Valentino Rossi non ha ancora recuperato dall'intervento alla spalla, il dottore ha bisogno di tempo per ritrovare la forma ideale. «La spalla non sta bene come speravo, abbiamo bisogno di più tempo», dice il pilota della Ducati a Madonna di Campiglio, dove il team partecipa con la Ferrari all'evento Wrooom 2011. Rossi è stato operato il 14 novembre dello scorso anno. Tra 3 settimane sono in programma i test a Sepang, in Malesia. La nuova stagione si apre il 20 marzo con il Gp del Qatar. «È una corsa contro il tempo per essere davvero pronti per la prima gara, soprattutto fisicamente per quel che mi riguarda», dice Rossi, come si legge sul sito ufficiale della MotoGp. Il pilota di Tavullia andrà all'assalto del titolo iridato con la Desmosedici GP11. «È diversa da tutte le altre moto, è un vero prototipo, un concetto differente da quello delle case giappones», osserva. «Devi avere uno stile leggermente più sporco per correre con la Desmosedici». «Spero che i tifosi abbiano un pò di pazienza», dice Rossi in conferenza stampa. «Di sicuro non sono più un ventenne, ma gli incidenti nell'allenamento di motocross o nelle prove al Mugello avrebbero potuto verificarsi comunque. Non ho mai pensato al ritiro, ho voglia di correre e questa nuova chance mi regala tante motivazioni», aggiunge. In sella alla Ducati, Rossi raccoglie il testimone lasciato dall'australiano Casey Stoner, passato alla Honda. «Stoner è andato forte con questa moto, ha grande talento e sa adattarsi a tutte le condizioni. Aveva con la moto un grande feeling che io, al momento, non posso avere. Ecco perchè dovrò provare molto», dice.
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lunedì 10 gennaio 2011

IL QUIRINALE BACCHETTA IL GIORNALE "ASSURDA POLEMICA
SU VITTIME DELLE BR"

La nota del Colle dopo un'intervista al nipote di un brigadiere ucciso a Torino nel 1977 che parla di presunte "dichiarazioni ambigue" del capo dello Stato sull'impegno del governo per l'estradizione di Battisti. E ricorda la delusione dei familiari delle vittime del terrorismo il 9 maggio del 2009 durante l'incontro con Napolitano al Quirinale. La replica: "Ingiustificabile tono di scandalo". Sallusti: "Colle sbaglia destinatario"

ROMA - "Il Giornale ha pubblicato oggi un'intervista al signor Potito Perruggini che ha offerto lo spunto per una titolazione assurdamente polemica col Presidente della Repubblica a proposito delle vittime delle Br". Così si legge in una nota diffusa dal Colle. Nell'intervista, dal titolo "Noi vittime delle Br snobbate da Napolitano", il nipote di Giuseppe Ciotta, brigadiere ucciso da Prima Linea nel 1977, parla di "dichiarazioni ambigue" del capo dello Stato, e ricorda la delusione dei familiari delle vittime del terrorismo quando, il 9 maggio del 2009, durante un incontro al Quirinale con Napolitano, "nessuno ha potuto stringere la mano al presidente, solo le vedove di Calabresi e di Pinelli". Nel pomeriggio, la dura replica del Colle. "Il Presidente Napolitano si è notoriamente impegnato per favorire l'adozione della legge con cui si è istituita il Giorno della Memoria per le Vittime del Terrorismo - si legge nella nota - ha per la prima volta promosso in Quirinale incontri con i famigliari delle vittime - incontri ai quali nel 2008, nel 2009 e nel 2010 sono stati garantiti la massima ampiezza e il massimo rilievo, e nel corso dei quali egli ha pronunciato impegnativi discorsi e naturalmente stretto le mani di numerosissimi partecipanti. Non si giustifica perciò in alcun modo il tono aggressivo e di scandalo che Il Giornale ha inteso far suo, né si comprende in che cosa sarebbe consistita l'"ambiguità" attribuita alle dichiarazioni del Capo dello Stato su "l'impegno del governo" volto ad ottenere l'estradizione di Battisti, per cui egli si è personalmente - com'è noto e documentato - pronunciato e adoperato con la massima fermezza".L'accusa al Quirinale, sollevata da Perruggini, sta in presunte "dichiarazioni ambigue" da parte del presidente della Repubblica sull'impegno del governo per ottenere l'estradizione di Battisti, che Perruggini non condivide "perché l'esecutivo si sta impegnando al massimo delle energie". Accusa che l'uomo condisce con la delusione per il modo in cui i familiari delle vittime del terrorismo furono trattati il 9 maggio del 2009, durante l'incontro con Napolitano al Quirinale. "Eravamo in 300 - racconta Perruggini a Il Giornale - e nessuno ha potuto stringere la mano al Capo dello Stato". L'onore fu concesso solo alle vedove del commissario Calabresi e dell'anarchico Pinelli. "Messinscena di una riconciliazione per giustificare chissà cosa. Magari una futura grazia a Sofri. Tra le prime attività di Napolitano c'è stata la grazia per Bompressi".Alla nota del Quirinale replica Alessandro Sallusti. "Il Colle ha sbagliato destinatario - dice il direttore de Il Giornale all'Ansa -. Noi abbiamo dato voce a un parente di una vittima del terrorismo. Non credo che menta. Domani daremo ovviamente conto delle affermazioni del Quirinale, domani. Ma non siamo parte in causa. Abbiamo fatto solo da tramite". Sulla titolazione "assurdamente polemica" data all'intervista a Perruggini, Sallusti risponde che "il titolo era un virgolettato e le domande, che sto riguardando adesso, non erano affatto aggressive".

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venerdì 24 dicembre 2010

BUON NATALE E FELICE 2011 !!!

L'ALTRAREPUBBLICA AUGURA BUON NATALE E FELICE 2011 !!!
GLI AGGIORNAMENTI DEL SITO E LA PUBBLICAZIONE DEI COMMENTI RIPRENDERANNO LUNEDI' 10 GENNAIO

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giovedì 23 dicembre 2010

SARÀ UN NATALE PIOVOSO MA NON FREDDO POI BEL TEMPO FINO ALLA FINE DELL'ANNO

Neve non se ne vedrà, anzi, le temperature saranno decisamente gradevoli, ma i giorni delle festività natalizie saranno caratterizzati dalla pioggia. Fino a Natale e Santo Stefano, infatti, è consistente la minaccia di piogge ogni giorno su gran parte d'Italia e, fino alla vigila di Natale vi saranno ancora nevicate, seppure limitatamente alle regioni alpine. «In compenso - spiega il meteorologo Mario Giuliacci - farà freddo soltanto nei giorni 26 e 27 dicembre e limitatamente al Nord Italia e alle regioni del Medio Adriatico». Le piogge saranno portate da un vortice di bassa pressione in arrivo dalla Spagna e che insisterà sull'Italia appunto fino al 26 dicembre. Dal 27 dicembre e fino alla fine dell'anno tornerà il bel tempo su tutta la penisola, per merito di un'alta pressione che dal Nord Africa si allungherà verso l'Italia e porterà ovunque un sensibile rialzo delle temperature. Queste in dettaglio le previsioni fino al 31 dicembre. - Giovedì 23 Piogge al Centronord, anche di forte intensità su Levante ligure, Verbano, Prealpi lombarde; nevicate sulle Alpi oltre 1000 metri; bel tempo al Sud e sulle Isole maggiori. - Venerdì 24 Piogge su quasi tutte le regioni italiane, tranne le coste del medio-basso Adriatico; nevicate sulle Alpi oltre 1000 metri. - Sabato 25 Bel tempo sulle regioni Nord occidentali, su Puglia, Marche, Molise, Abruzzo; piogge sulle altre regioni d'Italia; nevicate sulle Dolomiti e sulle Alpi orientali fino a bassa quota. - Domenica 26 Bel tempo su Piemonte, Lombardia, Dolomiti, Molise, Puglia, Lucania; piogge sulle restanti regioni della penisola; freddo sulle regioni settentrionali. - Lunedì 27 Bel tempo al Centronord, residue piogge sulle regioni meridionali; freddo al Nord e sulle regioni del medio Adriatico. - Dal 28 al 31 dicembre Bel tempo su tutta l'Italia ma con gelate di notte e al mattino e probabili nebbie nella pianura padana.

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mercoledì 22 dicembre 2010

PROTESTA UNIVERSITARI, INCIDENTI A PALERMO NAPOLITANO RICEVE STUDENTI AL QUIRINALE LA DELEGAZIONE : FINALMENTE TRATTATI DA ADULTI. TENSIONE A MILANO, TORINO E NAPOLI. NESSUN INCIDENTE NELLA CAPITALE

di PAOLA MAURIZIO

Studenti di nuovo in piazza oggi in tutta Italia, mentre al Senato dopo la bagarre di ieri si vota il ddl Gelmini che riforma l'università. Il sì finale probabilmente slitterà a domani. A Roma, come annunciato, i ragazzi hanno ignorato i palazzi del potere e si sono diretti verso la periferia: bloccata la tangenziale, traffico rallentato sul Lungotevere. In centro la zona rossa è deserta, presidiata da numerosi agenti delle forze dell'ordine.Napolitano riceve gli studenti al Quirinale. Una delegazione di una dozzina di studenti è stata ricevuta al Quirinale intorno alle 18 per un incontro con il capo dello Stato. La delegazione è costituita da elementi di diverse facoltà e di diverse associazioni studentesche. L'incontro era stato richiesto ieri con una lettera al presidente della Repubblica, scritta dagli studenti della Sapienza, che chiedevano a Giorgio Napolitano di non firmare il ddl che riformerà l'università. «Finalmente abbiamo trovato un interlocutore serio che ci ha ascoltato - ha dichiarato un rappresentante della delegazione al termine dall'incontro - Queste manifestazioni di un'intera generazione devono far riflettere il nostro attuale governo che deve senza se e senza ma, affrontare la questione. Ringraziamo il presidente Napolitano perchè siamo stati finalmente trattati da adulti. Il presidente della Repubblica ha detto di essere disposto ad esaminare le nostre alternative e proposte alla riforma Gelmini».A Roma tre gli appuntamenti contro il ddl di riforma. Da piazzale Aldo Moro il corteo degli studenti si è mosso intorno alle 11 e si è diretto verso piazzale del Verano. Altre manifestazioni sono partite da piazza Trilussa e da Piramide. "Voi nella zona rossa, noi liberi per la città", si legge su uno striscione. Tra gli slogan "Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città" e "Tra cortei e tra riforme mi domandano perché? Io rispondo il mio futuro è indisponibile". Leggere per ora le misure di sicurezza nella Capitale.Partiti in corteo dalla Sapienza, gl studenti hanno bloccato l'imbocco della Tangenziale dalla via Prenestina. Il serpentone di migliaia di partecipanti, ventimila secondo gli organizzatori, si è incamminato lungo la tangenziale in direzione del centro. Il tratto della tangenziale è stato chiuso. Lutto per morte operaio, il corteo torna alla Sapienza. Il corteo si è poi fermatoper esprimere solidarietà alla famiglia dell'operaio morto in un incidente sul lavoro alla Sapienza. Al megafono uno dei ragazzi urla: «Vergogna! Basta morti bianche! Solidarietà alla famiglia dell'operaio morto oggi su un'impalcatura della nostra facoltà». «Avevamo progettato altre iniziative di protesta contro il ddl Gelmini, ma a causa della morte dell'operaio abbiamo deciso di tornare alla Sapienza».Il corteo ha però preso la A24, la Roma-L'Aquila. I manifestanti sono diretti all'Università ma hanno fatto una deviazione del percorso immettendosì sull'autostrada. Percorreranno circa 300 metri per poi uscire a Casalbertone e andare verso La Sapienza.Il corteo partito da Piramide è terminato invece intorno alle 14,30, dove era cominciato. Alcune centinaia i partecipanti. Dopo essersi avvicinati al ministero dell'Istruzione, i manifestanti sono ritornati in piazza Risorgimento senza creare nessun problema di ordine pubblico. «Purtroppo oggi è morto un operaio alla Sapienza - ha detto uno degli organizzatori al megafono - per questo ora ci dirigeremo verso l'università per portare la nostra solidarietà. L'appuntamento è sotto la statua della Minerva». Gli studenti e i lavoratori sono poi entrati in piccoli gruppi nella stazione Piramide per prendere la metro verso la Sapienza.Il questore: vincente tenere gli agenti a distanza. «Quella di oggi è stata una strategia vincente. La situazione era critica perchè il percorso inizialmente non era stato concordato con gli organizzatori del corteo. Tenere gli uomini a distanza, una volta venuti a conoscenza del percorso, è stata la scelta giusta tra le varie alternative pianificate - ha detto Francesco Tagliente - Abbiamo cercato di bilanciare sicurezza e vivibilità rispettando il diritto a manifestare, ma anche quello di chi doveva andare a lavoro».Numerose le manifestazioni in molte altre città. Blitz dell'Unione degli studenti in oltre 100 scuole private da Nord a Sud dove gli istituti sono stati sigillati con nastro da cantiere. Lucchetti ai cancelli dell'università a Venezia.Scontri a Palermo. Circa un migliaio di studenti con caschi e book block, pannelli di polisterolo con disegnate le copertine di libri famosi, si sono scontrati con i poliziotti in tenuta anti sommossa cercando di entrare a palazzo d'Orleans sede della presidenza della Regione. I giovani hanno tentato di superare più volte il cordone di protezione fatto dagli agenti di polizia davanti la presidenza della Regione senza riuscirvi. Gli studenti hanno lanciato pietre, petardi uova e arance e gridando slogan contro il governo e la riforma Gelmini. I giovani indossavano caschi e si coprivano il volto con sciarpe. I poliziotti finora hanno impedito l'ingresso usando anche i manganelli e hanno sparato lacrimogeni. Studenti contro studenti dopo gli incidenti di Palermo. Alcuni gruppi rovesciano cassonetti mentre altri dicono «basta atti di teppismo» e rialzano i contenitori rimettendoli a posto. Ma i primi riportano i cassonetti al centro della carreggiata incendiandoli. La discussione si accende e alcuni giovani passano dalle parole alle mani. Alcuni studenti che hanno lanciato sassi contro agenti di polizia in borghese, che sono fuggiti inseguiti da giovani con i caschi. Gli studenti hanno creato diversi blocchi stradali rovesciando cassonetti davanti all'Università in via Ernesto Basile e in corso Tukory. Molti contenitori dei rifiuti sono stati dati alle fiamme.A Milano circa 300 studenti sono partiti dalla Statale per un corteo improvvisato diretto verso via Padova. Un drappello di agenti in tenuta antisommossa usando i manganelli ha tentato di bloccare il corteo sul nascere nel vicolo di Santa Caterina, ma i ragazzi sono riusciti a sfondare il cordone e a raggiungere la circonvallazione interna, all'interno di via Francesco Sforza, dove è stato nuovamente bloccato dalle forze dell'ordine grazie all'arrivo di rinforzi. Obiettivo della manifestazione è quella di «bloccare la città», percorrendo una parte della circonvallazione interna e di quella esterna per raggiungere via Padova alla periferia nord del capoluogo lombardo. Dopo una lunga fase di stallo, il corte ha ripreso la marcia ed è stato deciso di cambiare l'obiettivo della manifestazione che si dovrebbe concludere alla sede distaccata di Scienze Politiche dell'Università Statale in via Conservatorio.A Torino assaltato il negozio della Mondadori in via Viotti. Alcuni partecipanti al corteo hanno tentato di forzare l'ingresso della libreria, acceso alcuni fumogeni e affisso uno striscione sulla vetrina con la scritta «Questo Governo è fumo negli occhi». Poi le centinaia di studenti hanno ripreso la loro marcia in strada. Gli universitari hanno raggiunto la sede della banca Mediolanum, in corso Galileo Ferraris. Contro l'edificio sono stati lanciati uova di farina e di vernice, fumogeni, petardi e pietre. I dipendenti della banca sono stati costretti a barricarsi nell'edificio abbassando tutte le serrande.A Napoli petardi e vernice rossa. Gli studenti universitari e medi manifestano con i disoccupati del progetto Bros, Cobas e Centri sociali. Il corteo è aperto da uno striscione “Il casco ti salva la vita”, in polemica con Roberto Saviano, che aveva criticato l' atteggiamento violento dei manifestanti. Petardi sono stati lanciati sui cumuli di rifiuti, mentre ci sono stati lanci di uova piene di vernice rossa contro il portone della Provincia. Subito dopo alcuni petardi sono stati fatti esplodere al passaggio della coda del corteo nei pressi della sede della Provincia e della Questura.«Ministro Gelmini, non siamo mica cretini. Noi vogliamo studiare, vogliamo ricercare, per una cultura libera e pubblica. Viva l'università libera e pubblica». Il ritmo e la melodia del Waka-waka sono la base dell'inno composto dagli studenti della Sapienza. Con i cappelli di Babbo Natale in testa, i ragazzi hanno improvvisato un coro accompagnato dalla chitarra.«Noi non siamo black bloc». Questo è uno dei cartelli esposti da oltre duecento studenti delle superiori di Roma riuniti a Piazza Trilussa. «Non vogliamo che passi questa riforma e siamo al fianco degli universitari - spiega Carlotta una studentessa del Virgilio - ma ci dissociamo totalmente da qualsiasi forma di violenza e da coloro che martedì scorso hanno spaccato le vetrine. Ieri abbiamo ricominciato la nostra mobilitazione in maniera pacifica, con flash mob, margherite e travestimenti e oggi intendiamo proseguire così». «Speriamo che non vada come martedì scorso - aggiunge Federico, 17 anni - noi siamo contro la violenza e vogliamo una protesta pacifica». Dopo aver attraversato il Gianicolo in corteo, gli studenti sono scesi lungo il Tevere, bloccando per un tratto la circolazione e sono ritornati a piazza Trilussa dove si sono sciolti.
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martedì 21 dicembre 2010

E' MORTO ENZO BEARZOT: IL CT AZZURRO CAMPIONE DEL MONDO NELL'82 IN SPAGNA


Aveva 83 anni. La pipa e il naso da boxeur, una vita nel calcio Indimenticabile la vittoria del Mundial e gli abbracci con Pertini


di SERGIO CONTI


È morto Enzo Bearzot. L'ex ct azzurro campione del mondo nel 1982 aveva 83 anni. Nato ad Aiello del Friuli il 27 settembre 1927, prima di diventare allenatore della nazionale Bearzot è stato anche giocatore vestendo le maglie di Pro Gorizia, Inter, Catania e Torino. Bearzot è morto a Milano, nella sua casa in zona Vigentina. L'ex commissario tecnico della nazionale era gravemente malato da ttempo. La famiglia ha deciso di mantenere il più stretto riserbo. Il suo naso, da boxeur, e la pipa, perennemente accesa, hanno fatto la felicità dei vignettisti per anni. Erano i segni distintivi di Enzo Bearzot, scomparso oggi ad 83 anni. Detto il Vecio, come si fa per tutti i friulani doc (era nato ad Aiello del Friuli il 26 settembre '27), anche per quelli che vecchi non sono. Ed in effetti lui non lo è stato mai, in questo aiutato dalla passione del calcio, che lo aveva preso da ragazzino, quando in un collegio di Gorizia dormiva con la foto di Campetelli, centromediano dell'Inter, sotto il cuscino. E non era taciturno, nè introverso - come sostenevano i suoi denigratori -, soltanto non gli piaceva sprecare le parole. Fosse stato come lo dipingevano, non avrebbe mai creato il gruppo che conquistò il terzo titolo mondiale del calcio italiano nel 1982 in Spagna. Un gruppo che non si è mai sciolto, neanche quando qualcuno si è allontanato dal pallone (come Paolo Rossi), oppure è stato prematuramente rapito dalla morte (come Scirea). Un gruppo che ha mantenuto i contatti con l'uomo che l'ha plasmato e che continuerà a considerarlo vivo. Un legame veramente speciale quello che legava gli azzurri a Enzo Bearzot, riconoscenti perchè prima di condurli al traguardo più importante della loro carriera, aveva saputo difenderli da critiche feroci. E li aveva sostenuti quando decisero quel clamoroso e innovativo silenzio stampa che anche oggi, di tanto in tanto, viene imitato da questa o quella squadra di club. Portavoce era Dino Zoff, altro friulano di poche parole, che Bearzot considerava il suo terzo figlio, e che un giorno si sarebbe seduto sulla panchina azzurra con minor fortuna. Nel dicembre del 2000 il gruppo si strinse ancora una volta intorno a Bearzot, che presentava (con l'autore Gigi Garanzini) il libro biografico, 'Il romanzo del veciò. In quella serata il tecnico sorprese i suoi vecchi allievi rivelando che il calcio non gli mancava, pur amandolo, perchè «sentivo di non appartenervi più ». C'era amarezza nelle sue parole, un pò di malinconia, forse stimolata dalle note del jazz (questa musica era la sua seconda passione, naturalmente dopo il football). Quella sera Bearzot parlava del calcio al passato remoto, come di una storia finita tanto tempo prima. Ma dopo poco più di un anno - a gennaio del 2002 -, mettendo fine a un distacco ventennale, Bearzot aveva accettato con rinnovato entusiasmo l'invito della Federcalcio ad assumere la responsabilità di presidente del settore tecnico della Figc. In quell'occasione Claudio Gentile, uno del gruppo, allora tecnico della Under 21, ricordando il bel gioco espresso dalla nazionale nei mondiali del '78 (Argentina, azzurri quarti) e dell«82, lo definì il miglior ct azzurro dopo Pozzo (morto come lui il 21 dicembre, del 1968), sostenendo che »Enzo Bearzot non deve restare lontano dal calcio, perchè il calcio è il suo mondo«. E lui: »Sono contento perchè l'indicazione viene dal mio mondo«. La sua avventura nel calcio era cominciata come giocatore: dalla Pro Gorizia, era passato, ventenne, all'Inter, poi al Catania, poi all'Inter nuovamente, ed aveva terminato la carriera al Torino. Era un difensore grintoso ma corretto, non privo di tecnica. Delle sue esperienze di calciatore seppe far tesoro alla guida della nazionale, riuscendo ad utilizzare al meglio i giocatori che sceglieva, incurante dei suggerimenti e delle critiche della stampa, anche quando i risultati non gli davano ragione. Fautore del 'primo non prenderlè non fu mai catenacciaro. Fu maestro invece nell'esaltare l'arte del contropiede con cui nell'82, nel Mundial, di Spagna schiantò una dopo l'altra Argentina, Brasile e Germania. Indimenticabili le imprese dei terzini-ala Cabrini e Gentile, delle ali a tutto campo Conti-Graziani, di Tardelli, giocatore universale, di Zoff portiere-saracinesca, di Paolo Rossi guizzante, imprendibile opportunista sotto rete, di Scirea, direttore d'orchestra di un gioco che a tratti ricordava il free-jazz per la sua imprevedibilità. Paradossalmente, però, quattro anni dopo, l'attaccamento al gruppo, e la conseguente incapacità a rinnovare, fu fatale a Enzo Bearzot. Al cospetto di risultati negativi (mancata qualificazione agli Europei '84, eliminazione negli ottavi del mondiale messicano '86), attaccato dalla critica e di fronte all'ostilità del vertice federale, preferì lasciare anzichè rinunciare alle sue convinzioni. Ma nella storia del calcio, e non solo, rimarranno sempre le immagini delle imprese precedenti. L'urlo e la corsa pazza di Tardelli, dopo il gol alla Germania. E quel giovane Vecio, dal naso di boxeur e dalla pipa eternamente accesa, che sull'aereo degli eroi di Madrid, gioca a briscola con Causio, Zoff e il presidente della Repubblica Pertini, un altro celebre appassionato della pipa, un altro Vecio che, come lui, non invecchiò mai. Bearzot ha collezionato anche una presenza in Nazionale da giocatore e in totale ha disputato 251 partite nella massima serie. Al termine della sua carriera da giocatore, nel 1964, iniziò l'apprendistato tecnico sulla panchina del Torino prima come preparatore dei portieri e poi da assistente di Nereo Rocco, poi di Fabbri e, successivamente, nella stagione 1968-1969, divenne allenatore del Prato (in serie C). Entrò ben presto nei quadri federali, inizialmente come allenatore delle giovanili (under 23 all'epoca) ma ben presto venne promosso ad assistente di Valcareggi nella Nazionale maggiore e quindi a vice del suo successore, Fulvio Bernardini. Nel 1975 è stato nominato commissario tecnico (condivise la panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977). I primi importanti frutti del suo lavoro iniziarono a vedersi ai mondiali del 1978, terminato al quarto come l'Europeo casalingo del 1980. Il miracolo avviene in Spagna nel 1982: nonostante una critica feroce da parte dei giornalisti (che lo portò a introdurre la novità del silenzio stampa), riuscì a portare la Nazionale sul tetto del mondo, grazie anche a una preparazione morale, basata sulla forza del gruppo, oltre che tecnica e grazie a giocatori come Cabrini, Zoff, Conti, Collovati, Scirea, Gentile, Bergomi, Oriali, Tardelli, Graziani, Rossi, Altobelli, Antognoni. Dopo il Mondiale vinto, non riuscì a qualificarsi all'Europeo successivo, dimettendosi dopo il deludente Mondiale 1986. Il Vecio, soprannome con il quale era ormai famoso, non si riconosceva più in quel calcio in cui il denaro stava diventando l'elemento più importante. Detiene il record di panchine azzurre: 104, davanti alle 97 di Vittorio Pozzo.
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lunedì 20 dicembre 2010

VITA DA SENZATETTO: NOTTE IN STAZIONE ALLA RICERCA DI RIPARO E UN PO' DI CALORE ROBERTO, RABAF, DANIEL E GLI ALTRI: IL SOGNO DI UN LAVORO E DI UNA CASA PER RIUSCIRE FINALMENTE A TOGLIERSI DALLA STRADA



Una sigaretta accesa illumina la notte alla stazione Tiburtina. Roberto chiude gli occhi ogni volta che un raffica di vento gelido gli graffia il viso. Il pavimento è di pietra: «Ci vorrebbe un cartone». Ma lui non ha più nemmeno le coperte: «Me le hanno rubate un’ora fa, quando mi sono alzato per andare in bagno». Adesso Roberto trema. Borbotta qualcosa mentre guarda la pozzanghera ghiacciata poco oltre la tettoia che lo ripara dalla pioggia. Poi scuote la testa: «Questa non è vita».Non è vita per lui come per gli altri 25 senzatetto di Roma che sabato notte hanno trovato un riparo nelle stazioni della metropolitana di piazza Vittorio e Tiburtina, che rimangono aperte tutte le notti per permettere ai senza fissa dimora che si rifiutano di andare nei ricoveri del Comune di trovare comunque un riparo e un po’ di calore. Poco. Giusto un paio di gradi in più rispetto all’esterno. Perché la porta altro non é che una grossa inferriata in acciaio.A piazza Vittorio il vento penetra dalle sbarre che separano i senzatetto dalla strada. Sibila nei cunicoli della metro come la lama di un taglierino sulla carta. Tra i senzatetto sdraiati in terra c’è Rabaf, algerino, 52 anni. Arrivato in Italia nel 1987, Rabaf per anni ha vissuto vicino San Remo, dove lavorava come operaio nella coltivazione dei fiori. «Mi pagavano 35 euro al giorno, in nero – assicura con una smorfia - In tutti questi anni mai nessuno mi ha messo in regola». Rabaf, che parla bene italiano ed è tra i pochi clochard che è riuscito a tenersi lontano dall’alcol, fino a tre anni fa lavorava e aveva una casa. «Da San Remo mi sono spostato a Viareggio, dove per un paio di anni ho fatto il muratore, sempre in nero». Infine tre anni fa «sono arrivato a Roma, ma non sono più riuscito a trovare lavoro. E neppure una casa. Anzi, se qualcuno avesse un impiego da offrirmi può contattare la Comunità di S. Egidio di via Dandolo».Poco distante da Rabaf, sul pavimento della stazione di piazza Vittorio, sotto un’altra coperta c’è la storia spezzata di Daniel Corneliu Vasile, un ucraino di 35 anni, arrivato in Italia sei anni fa. Atterrato a Roma, Daniel ha subito raggiunto le campagne di Eboli, in provincia di Salerno, dove ha lavorato come stagionale nei campi di pomodori, carciofi, fagioli. In autunno raccoglieva le castagne. «Ho fatto anche l’aiuto carpentiere, per 20 euro al giorno. Sempre tutto in nero», racconta mentre si sistema sopra la testa uno sciarpone di lana a mo’ di cappello. Per questo anche Daniel non è in regola col permesso di soggiorno, «nonostante tornassi periodicamente a Roma per cercare qualcosa di meglio. Un altro lavoro, magari con il contratto». E invece, Daniel, a Roma tutto ciò che è riuscito a trovare è stato un posto letto sotto i portici di Porta Maggiore.Quanto sia facile finirci, in strada, lo sa bene anche Roberto, un romano di 32 anni, franato dal suo appartamento nei pressi di San Pietro al pavimento della stazione Tiburtina. Fino al 2001 Roberto faceva il magazziniere per una ditta di via Boccea, viveva in casa con i genitori. «Poi mia madre è morta, qualche mese dopo l’impresa ha chiuso e ho perso il lavoro». Il padre , che faceva il portiere in un palazzo vicino San Pietro «si è risposato con un'altra donna. Una straniera, che mi ha cacciato di casa». Da allora Roberto non ha più visto né sentito suo padre: «non ho altri parenti, sono solo al mondo».Roberto ha due occhietti scuri e vispi, e la speranza di riuscire a risollevarsi. Per ora «riesco a guadagnare 40 euro a settimana grazie a un amico d’infanzia, che il giovedì mi fa lavorare nella sua impresa di pulizie - afferma - Ma cerco un lavoro vero, qualsiasi cosa pur di abbandonare questo inferno (la stazione che lo ospita da quando è finito in strada). Perché questa non è vita», dice prima di spegnere la sigaretta e immergersi nell’ennesima notte gelida sul pavimento della stazione Tiburtina.

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domenica 19 dicembre 2010

MALTEMPO, RISARCIMENTI DA AUTOSTRADE ANTITRUST: ISTRUTTORIA SU SOCIETÀ COINVOLTE PROBLEMI NEGLI AEROPORTI PER LA CHIUSURA DEGLI SCALI NEL NORD EUROPA. DUE SENZATETTO E UN ANZIANO MORTI PER IL FREDDO


Migliora la situazione della circolazione in tutta Italia dopo il caos provocato nei giorni scorsi dal maltempo e dalla disorganizzazione. In Toscana la Firenze-Siena è chiusa tra Bargino e Firenze, dopo che solo alle 4 di questa notte erano stati liberati gli automobilisti intrappolati dal pomeriggio di ieri. Riaperta in tarda mattinata la Firenze-Pisa-Livorno. Il problema ora è dato dalle strade ghiacciate, che stanno causando incidenti e vittime. Regolari i treni, mentre si registrano disagi negli aeroporti come riflesso di quanto sta accadendo nel Nord Europa, con gli scali messi in crisi da freddo e gelo. Due i senzatetto morti in Italia per il freddo. Intanto, in seguito alle polemiche per il caos dei giorni scorsi, il presidente dell'Antitrust annuncia che l'Authority ha intenzione di aprire un'istruttoria sulle società che hanno penalizzato i viaggiatori. Nel pomeriggio Autostrade per l'Italia ha convocato la Consulta dei consumatori e ha annunciato che risarcirà gli automobilisti coinvolti nei blocchi. L'Antitrust: istruttoria «nei confronti delle società che «potrebbero non aver fornito ai viaggiatori le informazioni necessarie a scegliere se partire o no - ha detto Antonio Catricalà - E' inaccettabile che un po' di maltempo, previsto anche se intenso, abbia causato i disagi che migliaia di cittadini hanno subito nei giorni scorsi sulle strade e le ferrovie di uno dei Paesi tra i più industrializzati del mondo. Per questo proporrò immediatamente al collegio di avviare un'istruttoria». Catricalà ricorda che già in passato l'Antitrust ha comminato sanzioni per un altro ingorgo non adeguatamente gestito da società che ricevono per i servizi un pagamento, anche se poi il Tar ha annullato la multa. «Si tratta di un principio fondamentale del Codice del Consumo - afferma Catricalà - che l'Antitrust ha già applicato sanzionando le società concessionarie del Passante di Mestre per l'ingorgo creato in occasione dell'esodo dell'agosto 2009. Il Tar, a riprova della scarsa sensibilità del Paese nei confronti della tutela dei consumatori, ha annullato quelle sanzioni: stiamo già preparando il ricorso al Consiglio di Stato perchè i cittadini e le associazioni dei consumatori non possono essere lasciati soli di fronte alla disattenzione dei monopolisti concessionari di servizi pubblici fondamentali».Il presidente della Toscana: ok Antitrust, anch'io sospetto interessi monopolistici. Catricalà «fa bene a indagare - ha detto Enrico Rossi - Anche a me viene il sospetto che Global Service, la società che ha l'incarico dalla Provincia di Firenze di fare la manutenzione sulla Firenze-Pisa-Livorno, per ben due volte abbia fallito nel mantenere la Fi-Pi-Li pulita perchè ho potuto vedere che Autostrade per l'Italia è l'elemento guida nell'associazione temporanea di imprese del Global Service. Quindi Catricalà fa bene a verificare se non ci siano anche interessi monopolistici».La riunione della Consulta dei consumatori ha «deciso gli indennizzi in favore degli automobilisti rimasti intrappolati nei blocchi stradali legati alla neve dei giorni scorsi - annuncia il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - La quantificazione del risarcimento sarà rapportata al tempo tra l'ingresso e l'uscita ai caselli autostradali. Tutti gli interessati Codacons - possono inoltrare richiesta documentata di risarcimento tramite la commissione di conciliazione istituita dalla società Autostrade con le associazione dei consumatori». Durante la riunione è stato sottolineato che «tra le cinquemila e le seimila automobili sono rimaste bloccate sulla A1 a causa della neve, e che 87 mezzi pesanti sono stati rimossi poichè impedivano il passaggio dei mezzi di soccorso e spargisale». Il Codacons «sta studiando esposti e azioni risarcitorie nei confronti della Protezione civile che ha gravemente sottovalutato l'allarme maltempo».«Arrivando a Firenze sono rimasto sorpreso perchè le autostrade erano abbastanza libere, sono entrato a Firenze e ho trovato che le strade non erano pulite e che c'era difficoltà ad attraversare la città - ha detto il ministro dei Trasporti Altero Matteoli alla Fortezza da Basso. Matteoli ha confermato di aver convocato Ferrovie, Autostrade, Anas e tutti i concessionari perchè «un ministro deve capire cosa è successo. Il nostro è un Paese un po' particolare: tutto questo, ossia le nevicate, è accaduto anche in Francia e in Germania, anche più spesso, ed è giusto che io capisca cosa è successo da noi. E se è stato fatto tutto il possibile per cercare di migliorare e per far si che non accada più».Il sindaco di Firenze: mi prendo la colpa per il venerdì nero. A Matteo Renzi non sono piaciute le dichiarazioni lette oggi sui giornali perchè, dice, «molti politici praticano lo scaricabarile. Io non sono così. Sono il sindaco e mi prendo la colpa per il venerdì nero in città. Finita l'emergenza lavoreremo sui nostri errori. Ma per il rispetto che si deve a Firenze si sappia che da noi venerdì sera le strade erano già sbloccate. Chi ha dormito fuori lo ha fatto perchè era in autostrada o bloccato dai treni, non per colpa di Firenze».A Fiumicino passeggeri dirottati in hotel. Nessun volo, sia della British Airways sia dell'Alitalia e della Easy Jet, è finora partito per la capitale inglese. Personale Alitalia in presidio sta provvedendo ad informare i passeggeri in partenza da Roma per Londra, ma anche quelli in transito al Leonardo da Vinci ed in proseguimento per Heathrow, della cancellazione dei voli. L'invito è quello di prendere ulteriori contatti con i banchi biglietteria della compagnia per studiare soluzioni alternative, compresa la sistemazione in albergo in attesa della ripresa dei collegamenti aerei. Stessa cosa sta facendo la British Airways. Proprio davanti alla biglietteria del vettore inglese, già dalle 6 di questa mattina si è formato un lungo serpentone di passeggeri, sia italiani sia inglesi. «Saremmo dovuti partire questa mattina da Roma per Londra con il volo delle 7.50 della British - lamenta una signora di Catania in viaggio da ieri con due bambini, una femminuccia e un maschietto di 9 e 7 anni - Dopo oltre cinque ore di attesa siamo ancora qui. A questo punto mi auguro soltanto di andare a riposare un po' in albergo per poi riuscire a partire domani. Tanto è inutile illudersi. Non credo proprio che oggi si riuscirà a partire. Speriamo di farlo domani». Analoghi problemi anche per i passeggeri diretti negli Usa, via Londra. «Avrei dovuto prendere con mio marito il volo in coincidenza ad Heathrow per San Francisco, ma ormai lo abbiamo perso - dice la Signora Luciana di Salerno - Laggiù vive e lavora da alcuni anni mio figlio con la sua famiglia. Vorremmo tanto riuscire a passare il Natale con i nostri nipotini in America. Ci è stato ora prospettato di prendere domani un volo della US Airways per Philadelphia e da lì un altro volo per San Francisco. Penso proprio che accetteremo. Sarà un viaggio più lungo e più stressante. Poco male. L'importante è riuscire a passare le Feste tutti insieme».Penalizzati dal maltempo anche alcuni collegamenti con Francoforte e Parigi. A Fiumicino risultano infatti soppressi tre voli per Francoforte, di cui due della Lufthansa e uno dell'Alitalia, ed altrettanti per Parigi operati da Alitalia e Vueling.Morti due clochard a Varese e Torino e un anziano ad Ancona. Nel capoluogo piemontese, dove la temperatura la notte scorsa è stata di 5,3 gradi sotto zero, è stato trovato senza vita un uomo di 54 anni che aveva realizzato un giaciglio di fortuna nel centro della città, a poche decine di metri dal salotto cittadino di Piazza San Carlo. A Varese un sessantaquattrenne, italiano, è stato trovato cadavere nei pressi del Battistero dove era solito trovare un riparo per la notte. Solo ieri un altro senza fissa dimora era stato trovato senza vita a Milano. A Montesicuro di Ancona è stato trovato morto l'uomo di 84 anni, sofferente di alzheimer, che si era allontanato venerdì pomeriggio da una casa di riposo nei pressi di una zona colpita dalla nevicate. Il corpo è stato avvistato questa mattina presto da un cacciatore, a una certa distanza dalla casa di riposo.Il ghiaccio ha causato tre morti sulle strade della Toscana in due diversi incidenti stradali avvenuti la notte scorsa. Due uomini sono morti sulla vecchia Aurelia a Serristori, una frazione di Castagneto Carducci (Livorno). La loro auto si è schiantata contro un platano, mentre in un altro incidente, a Fornaci di Barga (Lucca), è deceduto un giovane di 20 anni. Feriti due amici che erano con lui, uno in modo grave.
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sabato 18 dicembre 2010

DOPO L'INCUBO, LA A1 TORNA NORMALE MA È POLEMICA SULLA GESTIONE DELL'EMERGENZA. AUTOMOBILISTI BLOCCATI PER TUTTA LA NOTTE SUL TRATTO TOSCANO DELL'AUTOSTRADA A CAUSA DELLA NEVE E DEL GHIACCIO. DISAGI ANCHE PER I TRENI, POI LA CIRCOLAZIONE È RIPRESA


L'emergenza è superata, i disagi rimangono, ma intanto monta la polemica per la paralisi che da venerdì fino al pomeriggio di oggi ha colpito il sistema dei trasporti in Toscana. L'autostrada A1 è stata riaperta dopo uno stop di quasi 24 ore e un lungo inferno per gli automobilisti fermi, nella notte, al gelo, senza soccorsi. Il Comune di Firenze e la Regione Toscana non escludono proprie responsabilità nella gestione dell'emergenza, ma mettono sotto accusa Autostrade, Ferrovie e Anas. In serata chiusa per ghiaccio la Firenze-Siena.Proprio i vertici delle tre società, insieme alla Protezione civile, sono stati convocati d'urgenza dal ministro dei Trasporti Altiero Matteoli per fare chiarezza su quanto accaduto. La riunione si terrà lunedì pomeriggio, servirà per fare il punto sull'emergenza maltempo e "si verificheranno l'origine e le ragioni dei disagi per l'utenza". E adesso è allarme ghiaccio: il Centro di monitoraggio meteo-idrologico della Regione Toscana ha diffuso un nuovo avviso fino alle 16 di domenica. Il gelo dovrebbe colpire soprattutto le zone interne centro-settentrionali della regione e, localmente, le zone collinari fra Siena e Grosseto. I fatti. Venerdì è iniziato con la neve che imbiancava la costa della Toscana, sulle zone interne le precipitazioni nevose sono iniziate in tarda mattinata con un'intensità che nessuno si aspettava. La mobilità regionale è andata in tilt. Già dalla mattina si è bloccato il servizio ferroviario sull'asse tirrenico, poi è toccato alla stazione di Santa Maria Novella, snodo centrale del trasporto su ferro per l'intero paese. Dopo le ferrovie è toccato alle strade, al mattino si è bloccata la Fi-Pi-Li nel tratto vicino Pisa. Bloccati gli aeroporti di Pisa e di Firenze, decine di voli cancellati e qualche centinaio di passeggeri rimasti a terra. La sorte peggiore è quella toccata agli automobilisti. In centinaia sono rimasti bloccati da neve e ghiaccio (e da altri mezzi slittati sul fondo stradale e finiti di traverso sulla carreggiata) soprattutto nel tratto fiorentino dell'A1 e hanno dovuto sopportare un'intera notte al gelo nelle proprie vetture, mentre da Firenze e Arezzo i vigili del fuoco provavano a portare soccorsi ma con grande difficoltà. La A1 liberata nel pomeriggio. L'autostrada è stata sbloccata solo nel pomeriggio di oggi. "E' ripresa la circolazione del traffico sul tratto Incisa-Valdarno" è scritto in una nota della Protezione civile che hasancito la fine dell'emergenza "per la quale le Amministrazioni territoriali avevano richiesto un intervento della Protezione Civile Nazionale". "La gestione" torna ora "alle strutture ordinariamente competenti" prosegue la nota, che successivamente invita le stesse strutture a mantenere alto lo stato di allerta "alla luce del quadro meteorologico che si prevede per le prossime ore". Quanto agli aeroporti, quello di Firenze è stato riaperto alle 17 mentre per quello di Pisa la riapertura è stata rimandata alla mattina di domenica. Dopo la riapertura al traffico ferroviario della stazione di Firenze Santa Maria Novella, avvenuta alle 9.30, nel corso della mattinata la circolazione dei treni è tornata alla normalità sull'intera rete. La Protezione civile si difende. Per quel che riguarda il disastro della A1, la Protezione civile si difende. "I disagi e le nevicate erano state da noi ampiamente segnalate con una dettagliatissima circolare a tutti gli enti. Se fossero state seguite non ci saremmo trovati in questa situazione" accusa il capo dipartimento Franco Gabrielli, aggiungendo che "c'è stato un sistematico disinteresse degli italiani che si sono messi in auto senza attrezzature adeguate".

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