martedì 16 novembre 2010

NESSUN COLPEVOLE PER LA STRAGE DI BRESCIA

Quel giorno, il 28 maggio 1974, in piazza della Loggia c'era una manifestazione contro il terrorismo neofascista. L'avevano organizzata i sindacati, il comitato antifascista, c'erano Franco Castrezzati della Cisl, il segretario della Camera del lavoro locale Gianni Panella e Adelio Terraroli del Partito Comunista Italiano. Esplose una bomba in un cestino della spazzatura. Morirono 8 persone, i feriti furono 102 e oggi a Brescia tutti gli imputati sono stati assolti con la formula dell'insufficienza di prove. Parenti delle vittime in aula hanno gridato “vergogna”. Dunque la strage rimane impunita. Anche il terzo processo non ha individuato i colpevoli. La corte di assise di Brescia, presieduta da Enrico Fischetti, ha assolto i cinque imputati Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti “per non aver commesso il fatto”. La sentenza si basa sull'insufficienza di prove. Revocata la misura cautelare nei confronti di Delfo Zorzi, ex esponente di Ordine Nuovo, che vive in Giappone. L'inchiesta era cominciata nel 1993. La procura aveva chiesto l'ergastolo per Zorzi e Maggi (anche lui di Ordine nuovo), per il collaboratore dei servizi segreti Tramonte e per il generale dei carabinieri Delfino. Per l'ex segretario dell'Msi Rauti la procura aveva chiesto l'assoluzione. I COMMENTI: SENTENZA E' INSULTO ALLE VITTIME «Provo un sentimento di impotenza perché la città voleva due cose: verità e giustizia – commenta il sindaco di Brescia, Adriano Paroli - ma non si è riusciti a raggiungerle. La città continuerà comunque a cercare verità e giustizia». Amareggiato e indignato è Paolo Corsini, deputato del Pd, già sindaco della città lombarda: «Sgomento e sconcerto per una sentenza che, va detto con chiarezza, pone fine alla vicenda giudiziaria. È un insulto irreparabile a quanti quella mattina sono caduti in piazza, ai loro familiari, un'offesa che umilia la città e rischia di spegnere un ansia di verità e giustizia che la ricerca storica e il giudizio politico hanno invece da tempo appagato».
Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

lunedì 15 novembre 2010

PUNTA PEROTTI, REVOCATA LA CONFISCA TERRENI ECOMOSTRO ALLE IMPRESE

 
Il gup del Tribunale di Bari Antonio Lovecchio ha revocato la confisca dei suoli su cui sorgeva l'ecomostro Punta Perotti, e ha disposto la restituzione dei terreni alle imprese costruttrici che subirono la confisca al termine del processo per lottizzazione abusiva dei suoli. La decisione è stata depositata poco fa al termine dell'incidente di esecuzione proposta dall'Avvocatura dello Stato per conto della presidenza del consiglio dei ministri. La revoca della confisca dei terreni di Punta Perotti conferma, «per l'ennesima volta, il comportamento corretto tenuto dai legali rappresentanti delle società, sempre assolti in tutti i gradi di giudizio, e rappresenta una ulteriore soddisfazione morale che si aggiunge alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo». Lo affermano in una nota congiunta le società Sudfondi, Iema e Mabar che fanno capo ai costruttori Matarrese, Andidero e Quistelli. «La restituzione delle aree arbitrariamente ed illegittimamente confiscate - spiegano - va considerata come un primo parziale risarcimento dei gravissimi danni patiti» a cui «dovrebbe seguire, in base alla legge 102/2009, la liquidazione da parte dello Stato degli ulteriori danni sulla base dell'attuale destinazione urbanistica dell'area di Punta Perotti». «In mancanza di una immediata e soddisfacente liquidazione del risarcimento danni - aggiungono i costruttori - la Corte europea di Strasburgo, dove la causa è ancora pendente a questo scopo, provvederà direttamente a quantificare gli importi e ad ingiungere il pagamento allo Stato italiano». «È opportuno sottolineare, inoltre - insiste la nota - che la decisione del Tribunale di Bari è immediatamente esecutiva e che la paventata variante urbanistica volta a rendere inedificabili le aree di Punta Perotti, oltre che essere in aperta violazione della legge e della sentenza della Corte Europea, non sortirebbe altro risultato che diminuire il valore degli immobili restituiti alle società ed aumentare ancora di più il rilevantissimo importo dovuto dallo Stato a titolo di risarcimento, con enorme aggravio per le casse del Comune di Bari». I costruttori, dopo la restituzione delle aree, «valuteranno le più appropriate e legittime scelte imprenditoriali nel contesto delle decisioni che saranno adottate dalle autorità italiane e dalla Corte europea con la ormai prossima sentenza sulla quantificazione economica dei danni».
Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

domenica 14 novembre 2010

GOVERNO, BERLUSCONI: «SE SFIDUCIA ALLA CAMERA ELEZIONI SOLO LÌ»


«Se ci dovesse essere una fiducia che non c'è alla Camera, benissimo, si andrà a votare per la Camera stessa». Ecco l'ultima trovata di Silvio Berlusconi pur di rimanere attaccato a una maggioranza di governo che nei fatti non c'è più. «Noi andremo avanti e credo che avremo la fiducia anche alla Camera ma se così non fosse credo che dovremo andare di nuovo a votare per la Camera». A chiedere un nuovo voto per l'elezione della Camera dei deputati in caso di mancata fiducia al governo è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che è intevenuto telefonicamente, a sorpresa, alla manifestazione del Pdl di Milano. Il premier è poi tornato a vagheggiare un'Italia che vede solo lui: «Non leggete i giornali, descrivono una situazione che non c'è e che è indipendente dagli elettori, descrivono posizoni politiche partitocratiche. La verità è che gli elettori esistono e che al 60% sono con me». «Ci sono dei professionisti della politica che possono aspirare a diventare presidente del Consiglio, o della Repubblica, solo grazie a compromessi di palazzo, ma questa non è democrazia è solo partitocrazia», ha conluso il premier. Per quanto riguarda la Rai: «È una cosa indegna avere una tv pubblica di questo tipo», ha coomentato Silvio Berlusconi «La maggioranza degli italiani è con noi - ha detto il premier - e non si lascia turlupinare dai programmi Tv offensivi che paghiamo tutti noi. È una cosa indegna avere una tv pubblica di questo tipo». Le reazioni. Non si sono fatte attendere le reazioni. «Il Pd andrà avanti con la mozione di sfiducia alla Camera - Enrico Letta -. Il governo Berlusconi sta tracheggiando, i mezzucci di andare prima al Senato dove pensa di essere più forte, poi alla Camera vogliono dire non guardare in faccia la realtà: non esiste più la maggioranza del governo Berlusconi». Stamani a Genova il vice segretario nazionale del Pd ha ribadito la volontà del proprio partito di andare avanti con il voto sulla mozione di sfiducia. «La proposta di Berlusconi è una tattica da pantano doroteo, da prima Repubblica - ha attaccato Letta -. Un pò strana da parte sua, ma se fa così credo che siamo alla disperazione. C'è una mozione di sfiducia presentata alla Camera, questa mozione va votata e va discussa, il Pd crede che così debba andare. Questa settimana si deve voltare pagina al governo - ha auspicato Letta -, il Pd è disponibile a non affondare la Legge di Stabilità senza ostruzionismo, ma il governo deve voltare pagina». Letta ha poi ricordato la manifestazione prevista per l'11 dicembre «per dire agli italiani le soluzioni del Pd per l'uscita dalla crisi. L'agonia del berlusconismo è già stata troppo lunga, insopportabile per il Paese, serve un esecutivo di responsabilità nazionale con un ampia maggioranza. La parte sensata del Pdl non assecondi il clima da guerra civile voluto da Berlusconi». «L'ipotesi del solo scioglimento della Camera in caso di sfiducia è un escamotage che ha il solo obiettivo di tranquillizzare quei senatori pronti a sostenere un percorso di responsabilità che eviti al Paese l'ennesima campagna elettorale», spiega Italo Bocchino, capogruppo di Fli alla Camera. «Se la risposta di Berlusconi a una crisi di governo ormai conclamata è questa c'è da preoccuparsi seriamente per le istituzioni e per la soluzione dei problemi degli italiani». «Restiamo convinti che sarebbe opportuna una scelta nell'interesse dell'Italia, con le dimissioni del governo e l'avvio di un percorso virtuoso che richiami tutte le forze politiche alla responsabilità verso i cittadini», conclude ribadendo che sarebbe opportuno che il governo si dimettesse. La verifica di Governo deve cominciare dalla Camera, perché a Montecitorio è stata già presentata una mozione di sfiducia, e l'esame della Finanziaria al Senato può esaurirsi in una settimana: «C'è una condivisione importante tra maggioranza e opposizione, - dice Casini - fare subito la legge finanziaria. I tempi ci dicono che entro dieci giorni, anche al senato, possiamo licenziare la legge di stabilità: è importante per il paese e sono certo che anche la maggioranza vorrà convergere sull'idea che una settimana basta al senato». «Poi, - aggiunge - poichè è stata incardinata la mozione di sfiducia alla camera bisognerà da lì partire per un dibattito che mi auguro sfoci con le dimissioni di Berlusconi. Forse Berlusconi si è dimenticato, in assoluta buona fede, che c'è una mozione già presentata alla Camera dei deputati, per cui è chiaro che, per un criterio minimale di correttezza istituzionale, bisogna partire dalla Camera. Ma non sarà certo questa la madre di tutti i problemi». Conclude Casini: «Noi esprimeremo la disponibilità delle opposizioni perché l'esame al senato possa essere fatto in 4-5 giorni. Non serve a nessuno traccheggiare».

Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

sabato 13 novembre 2010

IL PREMIER ACCERCHIATO PREPARA L’ARMA FINALE: «UN MILIONE IN PIAZZA»


«Un milione di persone a Roma» per bloccare «le manovre di palazzo di chi vorrebbe disarcionare un premier eletto dal popolo senza passare per l'esame del voto». Berlusconi il «pacifico» - così lo dipinge La Russa - minaccia fuoco e fiamme progettando «il contrattacco». Ricorrere alla piazza per rompere l'assedio a Palazzo Grazioli-Chigi: questa l'arma fine di mondo del Cavaliere. «Attenti - avverte Violante - Lui non è portato per il governo, ma per le campagne elettorali e per lo scontro. Darlo per finito sarebbe sciocco». Si rivolgerà agli italiani il capo del governo. Potrebbe farlo già domenica, a Milano, in quella piazza San Babila che ricorda l'azzardo Pdl del «predellino». La «mobilitazione» nazionale, però, verrebbe messa in calendario qualora il premier, incamerata la fiducia del Senato e la sfiducia di Montecitorio, non dovesse ottenere il voto anticipato. O, meglio, lo scioglimento della sola Camera dei deputati. «Il Capo dello Stato può farlo e noi lo chiederemo», annuncia La Russa, d'accordo con il Cavaliere. Un avvertimento al Colle la determinazione di Berlusconi. La stessa, dicono i suoi, che «costringe Bossi a rimanergli al fianco, anche se nella Lega c'è chi immagina altri scenari». Vero, in sostanza, che il Senatur, durante l'incontro con Fini, non aveva escluso la possibilità di convincere il premier a fare un passo indietro. Ma il «no» immediato di Berlusconi, e del Pdl, ha costretto il leader del Carroccio a chiudere ogni spiraglio «alla suggestione del Presidente della Camera». Così la pensano nel Pdl. «Soltanto dopo il voto anticipato, se Berlusconi dovesse ottenere un successo alla Camera e un voto incerto al Senato, la Lega potrebbe imboccare un'altra strada - profetizza Osvaldo Napoli - Sicuramente non ora». A passare la mano ad un altro esponente del centrodestra il premier non ci pensa nemmeno. Il governo tecnico? «Silvio potrebbe mettersi comodo all'opposizione e puntare sul logoramento, come fece con Prodi - spiegano - Ma un esecutivo così durerebbe almeno un anno, un tempo utile per fare entrare in scena la successione e compromettere definitivamente l'ascesa al Quirinale». Crisi pilotata e Berlusconi bis, o elezioni anticipate, o - meglio - scioglimento del ramo del Parlamento dove il governo non ha i numeri: queste le alternative che si concede il Cavaliere. Convinto com'è che Casini verrà costretto dai suoi a stringere un patto elettorale con il Pdl abbandonando i futuristi al loro destino. L'obiettivo immediato? Guadagnare tempo. Il tentativo è rinviare a dopo l'approvazione della legge di stabilità la discussione sulle mozioni (quella di fiducia presentata al Senato dal Pdl e quelle di sfiducia Pd-Idv e Fli alla Camera). Se è vero che la finanziaria dovrebbe «passare» a Montecitorio entro la prossima settimana, infatti, «sarebbe surreale la bocciatura del governo in un ramo del Parlamento mentre l'altro discute la legge di stabilità». «Il chiarimento vero avverrà dopo», annuncia Cicchitto. Guadagnando tempo, e arrivando a dicembre inoltrato, il Cavaliere spera di recuperare i voti che gli mancano alla Camera (agitando magari lo spauracchio dello scioglimento di quell'Aula davanti a chi teme di perdere la poltrona), e di tamponare le falle che potrebbero aprirsi al Senato dove i berluscones sospettano «sei o sette passaggi al Fli di uomini vicini a Pisanu». Se dovesse cadere anche la fortezza Pdl a Palazzo Madama, infatti, il governo tecnico correrebbe in discesa e l'alibi per scatenare la piazza verrebbe a mancare. Considerazioni che hanno accentuato l'umor nero evidente che ha accompagnato Berlusconi nella sua trasferta coreana. Per dribblare le domande dei giornalisti, ieri, ha disertato perfino la conferenza stampa di fine vertice. Conclusi i lavori del G20, due ore prima del previsto, si è diretto all'aeroporto per rientrare in Italia. Prendere tempo, quindi. Assumere l'interim del ministero di Ronchi, se i finiani lunedì dovessero ritirare la delegazione al governo; salire al Colle per annunciare l'intenzione di recarsi al Senato, e poi alla Camera, dopo l'approvazione della Finanziaria; ottenere la fiducia a Palazzo Madama, tentando un azzardo a Montecitorio: questo il percorso che immagina Berlusconi. Nella speranza che, le vacanze di fine anno, possano consentire il rinvio a gennaio del finale di partita. Le incognite, però, sono numerose e i fedelissimi temono che la fuga dal bunker assediato costituisca un'impresa disperata perfino per il Cavaliere.

Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

venerdì 12 novembre 2010

RAI, SCONTRO TOTALE MASI-RUFFINI «NO», «SÌ» A BERSANI E FINI DA FAZIO

Continua la guerra serrata (e autolesionista) dei vertici Rai al programma "Vieni via con me". Dopo lo stop a ospiti come Benigni, con la scusa che sarebbero costati troppo, ma che poi hanno fatto segnare l'ascolto più alto degli ultimi dieci anni per RaiTre, ora Il vicedirettore generale della Rai Antonio Marano, e il direttore generale, Mauro Masi, si inventano il diktat contro i politici in trasmissione. Dicono no a Bersani e Fini. Ma Paolo Ruffini, direttore di Rai3, replica: «Confermo l'invito a nome della rete». Lo scontro ai vertici dell'azienda è una volta di più ufficiale e santificato. I due dirigenti hanno inviato una nota di servizio al direttore di rete evidenziando che la presenza di politici nella trasmissione non era prevista nella "Scheda prodotto programma". Tale partecipazione inoltre - dicono - risulta in contrasto sia con la direttiva del direttore generale dello scorso mese di agosto, sia con la direttiva della commissione di Vigilanza del marzo del 2003 che con quella del precedente dg, Claudio Cappon, del gennaio del 2009. Pertanto la direzione generale ha invitato Ruffini ad attenersi alle disposizioni vigenti. Ruffini: nulla vieta la presenza di Bersani e Fini «Non esistono né direttive aziendali né direttive della commissione parlamentare di vigilanza, né leggi che vietino la partecipazione di politici ad un programma culturale come Vieni via con me», è la risposta di Ruffini. Il segretario Pd: Masi non può dirmi dove andare Bersani è lapidario: «Ho ricevuto l'invito dagli autori e dai conduttori e io mi rimetto a loro. Non sarà certo Masi che mi dice dove devo andare». Rosy Bindi: ma se c'era Vendola «Mi sembra quantomeno curioso», commenta subito Rosy Bindi. «Ma se la scorsa settimana io ci sono stata per tutta la puntata», viste le numerose citazioni di Roberto Benigni, «e c'era anche Vendola». I prossimi ospiti Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani saranno ospiti lunedì sera della seconda puntata di “Vieni via con me”, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano. Il presidente della Camera e il segretario del Pd parleranno di valori di destra e valori di sinistra. La scorsa settimana l'ospite politico era stato Nichi Vendola che aveva letto un elenco di tutti i modi di dire (o offendere) gli omosessuali. Per primo interverrà il presidente della Camera Gianfranco Fini, che, spiegano dal suo entourage, terrà un monologo sui valori della destra. Poi, Pierluigi Bersani, segretario del Pd, terrà a sua volta un monologo sui valori della sinistra. Fra i due, assicurano gli autori, non ci saranno quindi momenti di confronto, ma soltanto interventi separati. Gli ascolti La prima puntata del programma, lunedì scorso, aveva come ospiti principali Benigni e Claudio Abbado, ha fatto una media di 7 milioni e 620 mila telespettatori (25% di share con un picco del 32%), la cifra più alta degli ultimi 10 anni per una trasmissione dl Raitre. Stracciato il suo maggior competitor, il temutissimo "Grande Fratello", che si è fermato a poco più della metà degli ascolti, 4 milioni di telespettatori.
Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

giovedì 11 novembre 2010

BOSSI: «SPIRAGLI». FINI LO GELA: NON HAI CAPITO NULLA BERLUSCONI RIBADISCE: «NON LASCIO. FLI MI SFIDUCI»

«È meglio una crisi pilotata che al buio». Così il leader della Lega Umberto Bossi lasciando il palazzo dei gruppi dopo un vertice con i suoi parlamentari. E su questo Fini è d'accordo? «Abbastanza», risponde Bossi. «C'è ancora lo spazio per non andare ad una crisi al buio». Ma Berlusconi potrebbe accettare di dimettersi avendo la garanzia del reincarico? «Altre volte - risponde Bossi - è avvenuto così. Il presidente del Consiglio è andato dal presidente della Repubblica per avere il reincarico».Ma Fini lo gela: «Le cose sono molto più complicate di come le presenta Bossi». VERTICE PDL «La classe dirigente del Pdl si è ritrovata compatta e coesa su questo convincimento: non può esserci nessun governo che non sia guidato da Berlusconi, per noi questo governo deve proseguire la sua azione e l'unica alternativa sono le elezioni». Lo afferma il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, conversando con i cronisti a Montecitorio al termine del vertice del Popolo della libertà alla Camera. BERLUSCONI: FINI MI SFIDUCI Nessuna intenzione di dimettersi e conferma della 'linea durà. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, insiste: devono essere i finiani a sfiduciarlo in Aula, assumendosene tutta la responsabilità. È questa, a quanto si apprende, la posizione che il premier, impegnato a Seoul per il G20, ha concordato via telefono con i vertici del Pdl subito dopo l'incontro tra il presidente della Camera e il leader della Lega, Umberto Bossi. Sempre secondo quanto viene riferito, dunque, il Cavaliere, non sarebbe intenzionato nemmeno a fare una crisi 'pilotatà. Le febbrili trattative dell'ultim'ora hanno tutte una costante: il governo, questo governo, ha i giorni contati. È fallito anche l'ultimo tentativo con la mediazione di Gianni Letta che ha provato a convincere Fini ad appoggiare un “Berlusconi bis” allargato all'Udc. L'unica condizione che sembra aver posto Fini per rimanere nella maggioranza è che Berlusconi faccia un passo indietro. «Io aspetto una risposta formale da Silvio Berlusconi alle cose che ho detto a Bastia Umbra. E, come ho appunto detto in quella occasione, ritirerò la delegazione Fli al governo se la risposta sarà negativa. Ovviamente, un attimo dopo il rientro del premier da un importante vertice internazionale com'è il G20 di Seul». Gianfranco Fini, dopo l'incontro di questa mattina con il leader della Lega Umberto Bossi, lo ha spiegato ai vertici di Fli riuniti nel suo studio, aggiungendo: «Bossi voleva capire quanto io fossi fermo sulle dimissioni di Berlusconi, perchè il premier non vuole dimettersi» e che «la Lega non ha nascosto che avrebbero problemi a far entrare l'Udc». Bersani: «Qualsiasi incontro sposta di poco la situazione che è quella che è, chi la nega, chi traccheggia, fa un danno al paese». I GIORNALI DI DESTRA Anche la stampa più vicina alla destra pare sfiduciata: «Si sfascia tutto». Anche 'Il Giornale' nell'apertura, non trattiene il pessimismo sul futuro del governo. «Serve un colpo d'ala. Andare al Colle o giocarsi tutto alle elezioni? In tutti e due i casi, ci vuole fortuna», si legge nell'editoriale in prima. «Si è rotto pure Letta: addio governo», gli fa eco 'Libero' riferendosi alle parole di ieri del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Anche se il quotidiano interpreta la frase di Letta come un altolà ad eventuali trame anti Berlusconi: «C'è il rischio che padani e futuristi cerchino un accordo a lui sfavorevole, magari coinvolgendo Tremonti». 'Il Tempo' non ha dubbi: «Stanno cucinando il biscottone per Silvio», scrive il direttore Mario Sechi nel suo editoriale riferendosi alle 'trame' di Fini e Casini. «Riusciranno i nostri eroi a far secco il Cav? Ho i miei dubbi», prosegue. 'Il Foglio' parla, a proposito di Berlusconi, della «strategia del paracarro», sostenendo che «il suo rimanere immoto ai margini si fa sempre più singolare». 'La Padania', invece, esalta il ruolo assunto da Bossi in questa fase della crisi: «È tempo di diplomazia, in campo Bossi». All'interno si legge: «L'esecutivo va avanti, elezioni anticipate, Berlusconi bis, governo tecnico, sono ancora tanti i possibili scenari in campo». Anche 'Il Secolo' non è ottimista: «Chi scommette su Silvio?», è il titolo di apertura. «Il governo avanti comunque? Sono in pochi a scommettere su questa eventualità», si legge in un pezzo del quotidiano dei finiani.

Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

mercoledì 10 novembre 2010

A MASI NON PIACE, AL PUBBLICO SÌ BENIGNI TRIONFA, MA NO RAI A NATALE


Record di ascolti per l’esordio di "Vieni via con me", il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano su RaiTre: 7 milioni e 600mila spettatori e una media del 24,48 per cento di share, con picchi fino a 9 milioni 321mila persone e il 32.02% quando Roberto Benigni ha cantato la canzone scritta con Paolo Conte che dà il titolo al programma sulla cui messa in onda il direttore generale, Mauro Masi, ha posto ostacoli fino all’ultimo. Il comico toscano ha partecipato a titolo gratuito come schiaffo al blocco sui compensi, così come il maestro Claudio Abbado, che ha testimoniato contro i tagli alla cultura. E Nichi Vendola che ha declinato le offensive definizioni dei gay.«I risultati degli ascolti hanno premiato la qualità di una pagina di televisione che solo la Rai poteva offrire al suo pubblico», ha commentato il presidente Rai, Paolo Garimberti, che aveva garantito la qualità del programma, «un grande esercizio di libertà sia da parte degli autori sia da quella dei telespettatori» (il più alto share di RaiTre degli ultimi dieci anni), «quella libertà che, come avevo scritto rispondendo all’appello rivoltomi da Saviano, deve saper coniugare la scelta con la responsabilità». Garimberti ha anche telefonato a Fabio Fazio per fargli i complimenti e ringraziare Saviano e tutta la squadra. Il presidente ha anche apprezzato il bellissimo balletto finale di danza contemporanea, eseguito da professionisti di famosi corpi di ballo, che ha raggiunto un 29% di share. Il programma ha battuto il Grande Fratello (della stessa produzione Endemol)su Canale5, fermo al 20% con 4 milioni 850mila telespettatori. Diverso il pubblico, "Vieni via con me" è stato seguito da giovani e da laureati (46,21% di share). È la prova che «una tv diversa è possibile», commenta il direttore di RaiTre, Paolo Ruffini, «felice del programma, di quello che ha raccontato e di come lo ha raccontato» e felice per gli ascolti, segno che «la libertà non è nemica della buona tv». Niente Dante-Benigni a Natale? Per tutta riconoscenza la Rai sembra che non voglia mandare in onda a Natale una serata speciale di Benigni , un mix tra Dante e l’attualità, proposta per il 21 o il 28 dicembre. Problemi di budget, dicono. Per le altre tre serate del duo Fazio-Saviano fervono i contatti con Celentano e Paolo Rossi, ma la sfida, spiega il capostruttura Mazzetti, «è prima di tutto andare in onda. Abbiamo provato due giorni prima, ci hanno fatto perdere un mese». Ora si teme una contro-programmazione Rai, che lunedì è stata demandata al Gf. Nonostante e la satira su «una certa Ruby...» e la denuncia di Saviano sulla «macchina del fango», il coro del Pdl dentro e fuori Viale Mazzini è rimasto quasi muto. L’Udc Rao avverte Masi: «Riveda il suo annunciato proposito di abolire a gennaio questa e altre trasmissioni di successo, solo perché poco gradite a qualcuno». Il Dg, infatti, è tornato alla carica per eliminare Santoro da gennaio, non rinnovando il contratto che scade il 31 dicembre. «Credo che il direttore generale della Rai debba chiedere scusa a Saviano, a Benigni, a Fazio, al maestro Abbado, a Ruffini e al pubblico», commenta Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai del Pd, che dà il benservito a Masi: «Un Dg che impegna le sue energie soltanto nel frapporre ostacoli a quelle trasmissioni che giustificano il servizio pubblico, di televisione non capisce nulla e di conseguenza, prima di compiere altri danni, dovrebbe ammettere la propria inadeguatezza».A sfiduciare Masi ci stanno pensando tutti i giornalisti Rai con il referendum indetto dall’Usigrai. Nei seggi aperti da ieri fino a giovedì stanno accorrendo giornalisti iscritti e non al sindacato per rispondere al quesito: «Alla luce delle politiche aziendali fin qui perseguite esprimi fiducia nel direttore generale Mauro Masi? Sì-No. Articolo21 e «Valigia Blu» hanno aperto un voto elettronico per i dipendenti Rai sui siti: valigiablu. it; articolo21.info; reportersenzarete. org . Lui, Masi, è sprezzante: «Nessun voto mi farà dimettere, io rispondo al Cda e all’ azionista». ha detto in un’intervista a "Repubblica", sentendosi una star. «Bene, al Cda e all’azionista sottoporremo la nostra espressione di voto», ribatte Verna, segretario Usigrai. Sul Dg gravano lo sciopero dei lavoratori Rai del 10 dicembre e la mozione sul pluralismo presentata di Fli, alla Camera il 22 novembre.
Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

martedì 9 novembre 2010

IL TEAM ROCKSTAR BUD RACING PROTAGONISTA AL MOTOLIVE DI MILANO

di SERGIO CONTI

La 68a edizione del Salone del Ciclo e Motociclo si è chiusa a Milano facendo registrare grandi numeri, protagonisti di questo successo, lo spettacolo all’ aperto di MotoLive (Biathlon, Mini GP, esibizioni superbike, freestyle, drag acrobatico e quad freestyle) e una miriade di eventi collaterali con tanti personaggi dello sport e dello spettacolo. Tra questi, naturalmente, spicca la presentazione del nuovo Team Rockstar Bud Racing Lovemytime che ha debuttato proprio all’ Eicma dove quest’ ultimo fine settimana moltissime persone hanno visitato il motorhome del team dove i due piloti Davide Guarneri (Kawasaki) e Gregory Aranda (Kawasaki) hanno firmato autografi e si sono fatti immortalare con i tantissimi tifosi presenti. Grande eccitazione anche per la vittoria di Gregory che si è aggiudicato il terzo round del Campionato Europeo di Supercross 2010. La gara, disputata in uno dei grandi piazzali all’ interno del Salone Internazionale del Motociclo, è stata seguita da una incredibile folla che ha così potuto applaudire Greg Aranda (Kawasaki Bud Racing) il quale grazie alla vittoria meneghina in gara-2 e al secondo posto nella finalissima ha rafforzato la leadership in classifica generale di campionato. Davide Guarneri è stato invece protagonista di una bella intervista con La Pina e Diego su Radio Deejay, che ha fatto registrare non solo uno share molto alto ma anche la presenza in diretta presso lo stand di tantissimi appassionati di moto e nella fattispecie di motocross. Il prossimo appuntamento con l’ UEM SX sarà a Genova il prossimo fine settimana per il quarto round che si svolgerà presso la Fiera del capoluogo ligure davanti a migliaia di tifosi che accorreranno per questo evento, ormai diventato un classico di questa spettacolare specialità.
Supercross European Championship SX1
1. Gregory Aranda (F-Kawasaki Rockstar Bud Racing) punti 69; 2. Cedric Soubeyras (F-KTM) 61; 3. Maxime Lesage (F-Kawasaki) 48; 4. Fabien Izoird (F-Suzuki) 47; 5. Alexandre Rouis (F-Honda) 47; 6. Christophe Martin (F-Honda) 39; 7. Manuel Rivas Gomez (E-Kawasaki) 34; 8. Gautier Paulin (F-Yamaha) 32; 9. Mickael Musquin (F-Honda) 17; 10. Khounsith Vongsana (F-KTM) 17.
Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare

lunedì 8 novembre 2010

FAZIO-SAVIANO E "VIENI VIA CON ME": AL VIA STASERA CON LA MACCHINA DEL FANGO


Restare in Italia o andare via? È questo il tema della prima puntata di «Vieni via con me», il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano di cui va in onda su RaiTre stasera il primo di quattro appuntamenti. A poche ore dall'inizio del programma Fazio osserva: «Chiunque non sia un mistificatore sa che questo è diventato un paese invivibile. Il disagio è diffuso, andarsene può essere un segno di resa, oppure l'unica via di uscita». Ma non è un invito a gettare la spugna. «Il nostro è un programma patriottico, quando si ama si dice la verità».

Quattro puntate, in cui si racconterà dell'Italia di oggi: delle sue contraddizione, dei suoi problemi e delle speranze per cambiare questo Paese.
Quasi nulla trapela sull'annunciato monologo, di 30 minuti circa, di Roberto Benigni: «Farà sbellicare dalle risate. Non ha provato nulla, viene gratuitamente», si limita a dire Fazio «e quindi sarà ancora più libero del solito». Poi dice: «Ho un grande entusiasmo verso questo programma. Lavoro per la Rai e ho sempre riconosciuto a chi la dirige il diritto di decidere se fare o meno qualcosa. Se però si decide di fare, allora si fa. A un certo punto, per poter andare avanti, ci siamo molto aiutati da soli».
E su Saviano: «Il servizio pubblico ha senso perché manda in onda una persona come lui. Rappresenta l'idea della legalità, è giusto che oltre alla protezione fisica goda della protezione morale della tv di Stato».
Nell'arena di un anfiteatro greco che è lo studio di Raitre, al fianco di Fazio ci sarà Roberto Saviano, Roberto Benigni, Claudio Abbado, Nichi Vendola, Angela Finocchiaro, Daniele Silvestri, altri esponenti della società civile e persone comuni.
Con andamento teatrale porteranno il loro contributo di monologhi, di storie ma anche degli «elenchi» che la trasmissione chiede a tutti di raccontare nel sito, piccoli frammenti di storie quotidiane per un grande progetto. Il governatore della Puglia farà un elenco sui modi di dire gay.
Intanto lo scrittore napoletano interviene oggi con una dura requisitoria contro i vertici Rai per dire, «vorrei rivolgermi ai giovani stasera per spiegare che la macchina del fango non è nata oggi ma lavora da tempo». In altri termini: «se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un'unica strategia: delegittimare» il rivale agli occhi dell'opinione pubblica.
Una «disinformazione che è più sottile della semplice calunnia». E insomma, sottolinea Saviano, «la macchina del fango è il tema della prima puntata». A cominciare a quanto pare dai meccanismi Rai: Saviano parte con un j'accuse alla dirigenza relativo alle difficoltà che hanno circondato l'avvio del programma. «Se fossimo stati in silenzio accettando le condizioni che la Rai di Masi ci stava dando» scrive Saviano, avrebbero realizzato un programma che non era quello che avevano in mente. E parla del «nuovo meccanismo della censura»: «Porre difficoltà alla realizzazione di un progetto, ma nell'ombra» e «poi far parlare i fatti»: andate male, non vi guarda nessuno, avete fatto ascolti da terza serata».
Il sistema secondo Saviano prevede «togliere i mezzi perché la qualità si affermi, ridurre luce perchè resti in ombra il discorso, questo il nuovo modo per far morire in televisione tutto ciò che può essere cultura». E la requisitoria prosegue parlando delle «balle sui compensi dette in un Paese come il nostro, che campa con stipendi da fame». E ancora: in ultimo «le prove durante le quali, per quanto blindate, cercano di ficcarsi persone pronte a riportare il minimo dettaglio». E conclude: »È per questo che siamo qui, per provare a raccontare quella parte del paese, che è la più grande, che ha voglia di ridisegnare questa terra».
Contatore visite gratuitoAggregatore notizie RSSShare