IL PREMIER ACCERCHIATO PREPARA L’ARMA FINALE: «UN MILIONE IN PIAZZA»
«Un milione di persone a Roma» per bloccare «le manovre di palazzo di chi vorrebbe disarcionare un premier eletto dal popolo senza passare per l'esame del voto». Berlusconi il «pacifico» - così lo dipinge La Russa - minaccia fuoco e fiamme progettando «il contrattacco». Ricorrere alla piazza per rompere l'assedio a Palazzo Grazioli-Chigi: questa l'arma fine di mondo del Cavaliere. «Attenti - avverte Violante - Lui non è portato per il governo, ma per le campagne elettorali e per lo scontro. Darlo per finito sarebbe sciocco». Si rivolgerà agli italiani il capo del governo. Potrebbe farlo già domenica, a Milano, in quella piazza San Babila che ricorda l'azzardo Pdl del «predellino». La «mobilitazione» nazionale, però, verrebbe messa in calendario qualora il premier, incamerata la fiducia del Senato e la sfiducia di Montecitorio, non dovesse ottenere il voto anticipato. O, meglio, lo scioglimento della sola Camera dei deputati. «Il Capo dello Stato può farlo e noi lo chiederemo», annuncia La Russa, d'accordo con il Cavaliere. Un avvertimento al Colle la determinazione di Berlusconi. La stessa, dicono i suoi, che «costringe Bossi a rimanergli al fianco, anche se nella Lega c'è chi immagina altri scenari». Vero, in sostanza, che il Senatur, durante l'incontro con Fini, non aveva escluso la possibilità di convincere il premier a fare un passo indietro. Ma il «no» immediato di Berlusconi, e del Pdl, ha costretto il leader del Carroccio a chiudere ogni spiraglio «alla suggestione del Presidente della Camera». Così la pensano nel Pdl. «Soltanto dopo il voto anticipato, se Berlusconi dovesse ottenere un successo alla Camera e un voto incerto al Senato, la Lega potrebbe imboccare un'altra strada - profetizza Osvaldo Napoli - Sicuramente non ora». A passare la mano ad un altro esponente del centrodestra il premier non ci pensa nemmeno. Il governo tecnico? «Silvio potrebbe mettersi comodo all'opposizione e puntare sul logoramento, come fece con Prodi - spiegano - Ma un esecutivo così durerebbe almeno un anno, un tempo utile per fare entrare in scena la successione e compromettere definitivamente l'ascesa al Quirinale». Crisi pilotata e Berlusconi bis, o elezioni anticipate, o - meglio - scioglimento del ramo del Parlamento dove il governo non ha i numeri: queste le alternative che si concede il Cavaliere. Convinto com'è che Casini verrà costretto dai suoi a stringere un patto elettorale con il Pdl abbandonando i futuristi al loro destino. L'obiettivo immediato? Guadagnare tempo. Il tentativo è rinviare a dopo l'approvazione della legge di stabilità la discussione sulle mozioni (quella di fiducia presentata al Senato dal Pdl e quelle di sfiducia Pd-Idv e Fli alla Camera). Se è vero che la finanziaria dovrebbe «passare» a Montecitorio entro la prossima settimana, infatti, «sarebbe surreale la bocciatura del governo in un ramo del Parlamento mentre l'altro discute la legge di stabilità». «Il chiarimento vero avverrà dopo», annuncia Cicchitto. Guadagnando tempo, e arrivando a dicembre inoltrato, il Cavaliere spera di recuperare i voti che gli mancano alla Camera (agitando magari lo spauracchio dello scioglimento di quell'Aula davanti a chi teme di perdere la poltrona), e di tamponare le falle che potrebbero aprirsi al Senato dove i berluscones sospettano «sei o sette passaggi al Fli di uomini vicini a Pisanu». Se dovesse cadere anche la fortezza Pdl a Palazzo Madama, infatti, il governo tecnico correrebbe in discesa e l'alibi per scatenare la piazza verrebbe a mancare. Considerazioni che hanno accentuato l'umor nero evidente che ha accompagnato Berlusconi nella sua trasferta coreana. Per dribblare le domande dei giornalisti, ieri, ha disertato perfino la conferenza stampa di fine vertice. Conclusi i lavori del G20, due ore prima del previsto, si è diretto all'aeroporto per rientrare in Italia. Prendere tempo, quindi. Assumere l'interim del ministero di Ronchi, se i finiani lunedì dovessero ritirare la delegazione al governo; salire al Colle per annunciare l'intenzione di recarsi al Senato, e poi alla Camera, dopo l'approvazione della Finanziaria; ottenere la fiducia a Palazzo Madama, tentando un azzardo a Montecitorio: questo il percorso che immagina Berlusconi. Nella speranza che, le vacanze di fine anno, possano consentire il rinvio a gennaio del finale di partita. Le incognite, però, sono numerose e i fedelissimi temono che la fuga dal bunker assediato costituisca un'impresa disperata perfino per il Cavaliere.