sabato 13 novembre 2010

IL PREMIER ACCERCHIATO PREPARA L’ARMA FINALE: «UN MILIONE IN PIAZZA»


«Un milione di persone a Roma» per bloccare «le manovre di palazzo di chi vorrebbe disarcionare un premier eletto dal popolo senza passare per l'esame del voto». Berlusconi il «pacifico» - così lo dipinge La Russa - minaccia fuoco e fiamme progettando «il contrattacco». Ricorrere alla piazza per rompere l'assedio a Palazzo Grazioli-Chigi: questa l'arma fine di mondo del Cavaliere. «Attenti - avverte Violante - Lui non è portato per il governo, ma per le campagne elettorali e per lo scontro. Darlo per finito sarebbe sciocco». Si rivolgerà agli italiani il capo del governo. Potrebbe farlo già domenica, a Milano, in quella piazza San Babila che ricorda l'azzardo Pdl del «predellino». La «mobilitazione» nazionale, però, verrebbe messa in calendario qualora il premier, incamerata la fiducia del Senato e la sfiducia di Montecitorio, non dovesse ottenere il voto anticipato. O, meglio, lo scioglimento della sola Camera dei deputati. «Il Capo dello Stato può farlo e noi lo chiederemo», annuncia La Russa, d'accordo con il Cavaliere. Un avvertimento al Colle la determinazione di Berlusconi. La stessa, dicono i suoi, che «costringe Bossi a rimanergli al fianco, anche se nella Lega c'è chi immagina altri scenari». Vero, in sostanza, che il Senatur, durante l'incontro con Fini, non aveva escluso la possibilità di convincere il premier a fare un passo indietro. Ma il «no» immediato di Berlusconi, e del Pdl, ha costretto il leader del Carroccio a chiudere ogni spiraglio «alla suggestione del Presidente della Camera». Così la pensano nel Pdl. «Soltanto dopo il voto anticipato, se Berlusconi dovesse ottenere un successo alla Camera e un voto incerto al Senato, la Lega potrebbe imboccare un'altra strada - profetizza Osvaldo Napoli - Sicuramente non ora». A passare la mano ad un altro esponente del centrodestra il premier non ci pensa nemmeno. Il governo tecnico? «Silvio potrebbe mettersi comodo all'opposizione e puntare sul logoramento, come fece con Prodi - spiegano - Ma un esecutivo così durerebbe almeno un anno, un tempo utile per fare entrare in scena la successione e compromettere definitivamente l'ascesa al Quirinale». Crisi pilotata e Berlusconi bis, o elezioni anticipate, o - meglio - scioglimento del ramo del Parlamento dove il governo non ha i numeri: queste le alternative che si concede il Cavaliere. Convinto com'è che Casini verrà costretto dai suoi a stringere un patto elettorale con il Pdl abbandonando i futuristi al loro destino. L'obiettivo immediato? Guadagnare tempo. Il tentativo è rinviare a dopo l'approvazione della legge di stabilità la discussione sulle mozioni (quella di fiducia presentata al Senato dal Pdl e quelle di sfiducia Pd-Idv e Fli alla Camera). Se è vero che la finanziaria dovrebbe «passare» a Montecitorio entro la prossima settimana, infatti, «sarebbe surreale la bocciatura del governo in un ramo del Parlamento mentre l'altro discute la legge di stabilità». «Il chiarimento vero avverrà dopo», annuncia Cicchitto. Guadagnando tempo, e arrivando a dicembre inoltrato, il Cavaliere spera di recuperare i voti che gli mancano alla Camera (agitando magari lo spauracchio dello scioglimento di quell'Aula davanti a chi teme di perdere la poltrona), e di tamponare le falle che potrebbero aprirsi al Senato dove i berluscones sospettano «sei o sette passaggi al Fli di uomini vicini a Pisanu». Se dovesse cadere anche la fortezza Pdl a Palazzo Madama, infatti, il governo tecnico correrebbe in discesa e l'alibi per scatenare la piazza verrebbe a mancare. Considerazioni che hanno accentuato l'umor nero evidente che ha accompagnato Berlusconi nella sua trasferta coreana. Per dribblare le domande dei giornalisti, ieri, ha disertato perfino la conferenza stampa di fine vertice. Conclusi i lavori del G20, due ore prima del previsto, si è diretto all'aeroporto per rientrare in Italia. Prendere tempo, quindi. Assumere l'interim del ministero di Ronchi, se i finiani lunedì dovessero ritirare la delegazione al governo; salire al Colle per annunciare l'intenzione di recarsi al Senato, e poi alla Camera, dopo l'approvazione della Finanziaria; ottenere la fiducia a Palazzo Madama, tentando un azzardo a Montecitorio: questo il percorso che immagina Berlusconi. Nella speranza che, le vacanze di fine anno, possano consentire il rinvio a gennaio del finale di partita. Le incognite, però, sono numerose e i fedelissimi temono che la fuga dal bunker assediato costituisca un'impresa disperata perfino per il Cavaliere.

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venerdì 12 novembre 2010

RAI, SCONTRO TOTALE MASI-RUFFINI «NO», «SÌ» A BERSANI E FINI DA FAZIO

Continua la guerra serrata (e autolesionista) dei vertici Rai al programma "Vieni via con me". Dopo lo stop a ospiti come Benigni, con la scusa che sarebbero costati troppo, ma che poi hanno fatto segnare l'ascolto più alto degli ultimi dieci anni per RaiTre, ora Il vicedirettore generale della Rai Antonio Marano, e il direttore generale, Mauro Masi, si inventano il diktat contro i politici in trasmissione. Dicono no a Bersani e Fini. Ma Paolo Ruffini, direttore di Rai3, replica: «Confermo l'invito a nome della rete». Lo scontro ai vertici dell'azienda è una volta di più ufficiale e santificato. I due dirigenti hanno inviato una nota di servizio al direttore di rete evidenziando che la presenza di politici nella trasmissione non era prevista nella "Scheda prodotto programma". Tale partecipazione inoltre - dicono - risulta in contrasto sia con la direttiva del direttore generale dello scorso mese di agosto, sia con la direttiva della commissione di Vigilanza del marzo del 2003 che con quella del precedente dg, Claudio Cappon, del gennaio del 2009. Pertanto la direzione generale ha invitato Ruffini ad attenersi alle disposizioni vigenti. Ruffini: nulla vieta la presenza di Bersani e Fini «Non esistono né direttive aziendali né direttive della commissione parlamentare di vigilanza, né leggi che vietino la partecipazione di politici ad un programma culturale come Vieni via con me», è la risposta di Ruffini. Il segretario Pd: Masi non può dirmi dove andare Bersani è lapidario: «Ho ricevuto l'invito dagli autori e dai conduttori e io mi rimetto a loro. Non sarà certo Masi che mi dice dove devo andare». Rosy Bindi: ma se c'era Vendola «Mi sembra quantomeno curioso», commenta subito Rosy Bindi. «Ma se la scorsa settimana io ci sono stata per tutta la puntata», viste le numerose citazioni di Roberto Benigni, «e c'era anche Vendola». I prossimi ospiti Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani saranno ospiti lunedì sera della seconda puntata di “Vieni via con me”, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano. Il presidente della Camera e il segretario del Pd parleranno di valori di destra e valori di sinistra. La scorsa settimana l'ospite politico era stato Nichi Vendola che aveva letto un elenco di tutti i modi di dire (o offendere) gli omosessuali. Per primo interverrà il presidente della Camera Gianfranco Fini, che, spiegano dal suo entourage, terrà un monologo sui valori della destra. Poi, Pierluigi Bersani, segretario del Pd, terrà a sua volta un monologo sui valori della sinistra. Fra i due, assicurano gli autori, non ci saranno quindi momenti di confronto, ma soltanto interventi separati. Gli ascolti La prima puntata del programma, lunedì scorso, aveva come ospiti principali Benigni e Claudio Abbado, ha fatto una media di 7 milioni e 620 mila telespettatori (25% di share con un picco del 32%), la cifra più alta degli ultimi 10 anni per una trasmissione dl Raitre. Stracciato il suo maggior competitor, il temutissimo "Grande Fratello", che si è fermato a poco più della metà degli ascolti, 4 milioni di telespettatori.
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giovedì 11 novembre 2010

BOSSI: «SPIRAGLI». FINI LO GELA: NON HAI CAPITO NULLA BERLUSCONI RIBADISCE: «NON LASCIO. FLI MI SFIDUCI»

«È meglio una crisi pilotata che al buio». Così il leader della Lega Umberto Bossi lasciando il palazzo dei gruppi dopo un vertice con i suoi parlamentari. E su questo Fini è d'accordo? «Abbastanza», risponde Bossi. «C'è ancora lo spazio per non andare ad una crisi al buio». Ma Berlusconi potrebbe accettare di dimettersi avendo la garanzia del reincarico? «Altre volte - risponde Bossi - è avvenuto così. Il presidente del Consiglio è andato dal presidente della Repubblica per avere il reincarico».Ma Fini lo gela: «Le cose sono molto più complicate di come le presenta Bossi». VERTICE PDL «La classe dirigente del Pdl si è ritrovata compatta e coesa su questo convincimento: non può esserci nessun governo che non sia guidato da Berlusconi, per noi questo governo deve proseguire la sua azione e l'unica alternativa sono le elezioni». Lo afferma il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, conversando con i cronisti a Montecitorio al termine del vertice del Popolo della libertà alla Camera. BERLUSCONI: FINI MI SFIDUCI Nessuna intenzione di dimettersi e conferma della 'linea durà. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, insiste: devono essere i finiani a sfiduciarlo in Aula, assumendosene tutta la responsabilità. È questa, a quanto si apprende, la posizione che il premier, impegnato a Seoul per il G20, ha concordato via telefono con i vertici del Pdl subito dopo l'incontro tra il presidente della Camera e il leader della Lega, Umberto Bossi. Sempre secondo quanto viene riferito, dunque, il Cavaliere, non sarebbe intenzionato nemmeno a fare una crisi 'pilotatà. Le febbrili trattative dell'ultim'ora hanno tutte una costante: il governo, questo governo, ha i giorni contati. È fallito anche l'ultimo tentativo con la mediazione di Gianni Letta che ha provato a convincere Fini ad appoggiare un “Berlusconi bis” allargato all'Udc. L'unica condizione che sembra aver posto Fini per rimanere nella maggioranza è che Berlusconi faccia un passo indietro. «Io aspetto una risposta formale da Silvio Berlusconi alle cose che ho detto a Bastia Umbra. E, come ho appunto detto in quella occasione, ritirerò la delegazione Fli al governo se la risposta sarà negativa. Ovviamente, un attimo dopo il rientro del premier da un importante vertice internazionale com'è il G20 di Seul». Gianfranco Fini, dopo l'incontro di questa mattina con il leader della Lega Umberto Bossi, lo ha spiegato ai vertici di Fli riuniti nel suo studio, aggiungendo: «Bossi voleva capire quanto io fossi fermo sulle dimissioni di Berlusconi, perchè il premier non vuole dimettersi» e che «la Lega non ha nascosto che avrebbero problemi a far entrare l'Udc». Bersani: «Qualsiasi incontro sposta di poco la situazione che è quella che è, chi la nega, chi traccheggia, fa un danno al paese». I GIORNALI DI DESTRA Anche la stampa più vicina alla destra pare sfiduciata: «Si sfascia tutto». Anche 'Il Giornale' nell'apertura, non trattiene il pessimismo sul futuro del governo. «Serve un colpo d'ala. Andare al Colle o giocarsi tutto alle elezioni? In tutti e due i casi, ci vuole fortuna», si legge nell'editoriale in prima. «Si è rotto pure Letta: addio governo», gli fa eco 'Libero' riferendosi alle parole di ieri del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Anche se il quotidiano interpreta la frase di Letta come un altolà ad eventuali trame anti Berlusconi: «C'è il rischio che padani e futuristi cerchino un accordo a lui sfavorevole, magari coinvolgendo Tremonti». 'Il Tempo' non ha dubbi: «Stanno cucinando il biscottone per Silvio», scrive il direttore Mario Sechi nel suo editoriale riferendosi alle 'trame' di Fini e Casini. «Riusciranno i nostri eroi a far secco il Cav? Ho i miei dubbi», prosegue. 'Il Foglio' parla, a proposito di Berlusconi, della «strategia del paracarro», sostenendo che «il suo rimanere immoto ai margini si fa sempre più singolare». 'La Padania', invece, esalta il ruolo assunto da Bossi in questa fase della crisi: «È tempo di diplomazia, in campo Bossi». All'interno si legge: «L'esecutivo va avanti, elezioni anticipate, Berlusconi bis, governo tecnico, sono ancora tanti i possibili scenari in campo». Anche 'Il Secolo' non è ottimista: «Chi scommette su Silvio?», è il titolo di apertura. «Il governo avanti comunque? Sono in pochi a scommettere su questa eventualità», si legge in un pezzo del quotidiano dei finiani.

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mercoledì 10 novembre 2010

A MASI NON PIACE, AL PUBBLICO SÌ BENIGNI TRIONFA, MA NO RAI A NATALE


Record di ascolti per l’esordio di "Vieni via con me", il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano su RaiTre: 7 milioni e 600mila spettatori e una media del 24,48 per cento di share, con picchi fino a 9 milioni 321mila persone e il 32.02% quando Roberto Benigni ha cantato la canzone scritta con Paolo Conte che dà il titolo al programma sulla cui messa in onda il direttore generale, Mauro Masi, ha posto ostacoli fino all’ultimo. Il comico toscano ha partecipato a titolo gratuito come schiaffo al blocco sui compensi, così come il maestro Claudio Abbado, che ha testimoniato contro i tagli alla cultura. E Nichi Vendola che ha declinato le offensive definizioni dei gay.«I risultati degli ascolti hanno premiato la qualità di una pagina di televisione che solo la Rai poteva offrire al suo pubblico», ha commentato il presidente Rai, Paolo Garimberti, che aveva garantito la qualità del programma, «un grande esercizio di libertà sia da parte degli autori sia da quella dei telespettatori» (il più alto share di RaiTre degli ultimi dieci anni), «quella libertà che, come avevo scritto rispondendo all’appello rivoltomi da Saviano, deve saper coniugare la scelta con la responsabilità». Garimberti ha anche telefonato a Fabio Fazio per fargli i complimenti e ringraziare Saviano e tutta la squadra. Il presidente ha anche apprezzato il bellissimo balletto finale di danza contemporanea, eseguito da professionisti di famosi corpi di ballo, che ha raggiunto un 29% di share. Il programma ha battuto il Grande Fratello (della stessa produzione Endemol)su Canale5, fermo al 20% con 4 milioni 850mila telespettatori. Diverso il pubblico, "Vieni via con me" è stato seguito da giovani e da laureati (46,21% di share). È la prova che «una tv diversa è possibile», commenta il direttore di RaiTre, Paolo Ruffini, «felice del programma, di quello che ha raccontato e di come lo ha raccontato» e felice per gli ascolti, segno che «la libertà non è nemica della buona tv». Niente Dante-Benigni a Natale? Per tutta riconoscenza la Rai sembra che non voglia mandare in onda a Natale una serata speciale di Benigni , un mix tra Dante e l’attualità, proposta per il 21 o il 28 dicembre. Problemi di budget, dicono. Per le altre tre serate del duo Fazio-Saviano fervono i contatti con Celentano e Paolo Rossi, ma la sfida, spiega il capostruttura Mazzetti, «è prima di tutto andare in onda. Abbiamo provato due giorni prima, ci hanno fatto perdere un mese». Ora si teme una contro-programmazione Rai, che lunedì è stata demandata al Gf. Nonostante e la satira su «una certa Ruby...» e la denuncia di Saviano sulla «macchina del fango», il coro del Pdl dentro e fuori Viale Mazzini è rimasto quasi muto. L’Udc Rao avverte Masi: «Riveda il suo annunciato proposito di abolire a gennaio questa e altre trasmissioni di successo, solo perché poco gradite a qualcuno». Il Dg, infatti, è tornato alla carica per eliminare Santoro da gennaio, non rinnovando il contratto che scade il 31 dicembre. «Credo che il direttore generale della Rai debba chiedere scusa a Saviano, a Benigni, a Fazio, al maestro Abbado, a Ruffini e al pubblico», commenta Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai del Pd, che dà il benservito a Masi: «Un Dg che impegna le sue energie soltanto nel frapporre ostacoli a quelle trasmissioni che giustificano il servizio pubblico, di televisione non capisce nulla e di conseguenza, prima di compiere altri danni, dovrebbe ammettere la propria inadeguatezza».A sfiduciare Masi ci stanno pensando tutti i giornalisti Rai con il referendum indetto dall’Usigrai. Nei seggi aperti da ieri fino a giovedì stanno accorrendo giornalisti iscritti e non al sindacato per rispondere al quesito: «Alla luce delle politiche aziendali fin qui perseguite esprimi fiducia nel direttore generale Mauro Masi? Sì-No. Articolo21 e «Valigia Blu» hanno aperto un voto elettronico per i dipendenti Rai sui siti: valigiablu. it; articolo21.info; reportersenzarete. org . Lui, Masi, è sprezzante: «Nessun voto mi farà dimettere, io rispondo al Cda e all’ azionista». ha detto in un’intervista a "Repubblica", sentendosi una star. «Bene, al Cda e all’azionista sottoporremo la nostra espressione di voto», ribatte Verna, segretario Usigrai. Sul Dg gravano lo sciopero dei lavoratori Rai del 10 dicembre e la mozione sul pluralismo presentata di Fli, alla Camera il 22 novembre.
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martedì 9 novembre 2010

IL TEAM ROCKSTAR BUD RACING PROTAGONISTA AL MOTOLIVE DI MILANO

di SERGIO CONTI

La 68a edizione del Salone del Ciclo e Motociclo si è chiusa a Milano facendo registrare grandi numeri, protagonisti di questo successo, lo spettacolo all’ aperto di MotoLive (Biathlon, Mini GP, esibizioni superbike, freestyle, drag acrobatico e quad freestyle) e una miriade di eventi collaterali con tanti personaggi dello sport e dello spettacolo. Tra questi, naturalmente, spicca la presentazione del nuovo Team Rockstar Bud Racing Lovemytime che ha debuttato proprio all’ Eicma dove quest’ ultimo fine settimana moltissime persone hanno visitato il motorhome del team dove i due piloti Davide Guarneri (Kawasaki) e Gregory Aranda (Kawasaki) hanno firmato autografi e si sono fatti immortalare con i tantissimi tifosi presenti. Grande eccitazione anche per la vittoria di Gregory che si è aggiudicato il terzo round del Campionato Europeo di Supercross 2010. La gara, disputata in uno dei grandi piazzali all’ interno del Salone Internazionale del Motociclo, è stata seguita da una incredibile folla che ha così potuto applaudire Greg Aranda (Kawasaki Bud Racing) il quale grazie alla vittoria meneghina in gara-2 e al secondo posto nella finalissima ha rafforzato la leadership in classifica generale di campionato. Davide Guarneri è stato invece protagonista di una bella intervista con La Pina e Diego su Radio Deejay, che ha fatto registrare non solo uno share molto alto ma anche la presenza in diretta presso lo stand di tantissimi appassionati di moto e nella fattispecie di motocross. Il prossimo appuntamento con l’ UEM SX sarà a Genova il prossimo fine settimana per il quarto round che si svolgerà presso la Fiera del capoluogo ligure davanti a migliaia di tifosi che accorreranno per questo evento, ormai diventato un classico di questa spettacolare specialità.
Supercross European Championship SX1
1. Gregory Aranda (F-Kawasaki Rockstar Bud Racing) punti 69; 2. Cedric Soubeyras (F-KTM) 61; 3. Maxime Lesage (F-Kawasaki) 48; 4. Fabien Izoird (F-Suzuki) 47; 5. Alexandre Rouis (F-Honda) 47; 6. Christophe Martin (F-Honda) 39; 7. Manuel Rivas Gomez (E-Kawasaki) 34; 8. Gautier Paulin (F-Yamaha) 32; 9. Mickael Musquin (F-Honda) 17; 10. Khounsith Vongsana (F-KTM) 17.
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lunedì 8 novembre 2010

FAZIO-SAVIANO E "VIENI VIA CON ME": AL VIA STASERA CON LA MACCHINA DEL FANGO


Restare in Italia o andare via? È questo il tema della prima puntata di «Vieni via con me», il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano di cui va in onda su RaiTre stasera il primo di quattro appuntamenti. A poche ore dall'inizio del programma Fazio osserva: «Chiunque non sia un mistificatore sa che questo è diventato un paese invivibile. Il disagio è diffuso, andarsene può essere un segno di resa, oppure l'unica via di uscita». Ma non è un invito a gettare la spugna. «Il nostro è un programma patriottico, quando si ama si dice la verità».

Quattro puntate, in cui si racconterà dell'Italia di oggi: delle sue contraddizione, dei suoi problemi e delle speranze per cambiare questo Paese.
Quasi nulla trapela sull'annunciato monologo, di 30 minuti circa, di Roberto Benigni: «Farà sbellicare dalle risate. Non ha provato nulla, viene gratuitamente», si limita a dire Fazio «e quindi sarà ancora più libero del solito». Poi dice: «Ho un grande entusiasmo verso questo programma. Lavoro per la Rai e ho sempre riconosciuto a chi la dirige il diritto di decidere se fare o meno qualcosa. Se però si decide di fare, allora si fa. A un certo punto, per poter andare avanti, ci siamo molto aiutati da soli».
E su Saviano: «Il servizio pubblico ha senso perché manda in onda una persona come lui. Rappresenta l'idea della legalità, è giusto che oltre alla protezione fisica goda della protezione morale della tv di Stato».
Nell'arena di un anfiteatro greco che è lo studio di Raitre, al fianco di Fazio ci sarà Roberto Saviano, Roberto Benigni, Claudio Abbado, Nichi Vendola, Angela Finocchiaro, Daniele Silvestri, altri esponenti della società civile e persone comuni.
Con andamento teatrale porteranno il loro contributo di monologhi, di storie ma anche degli «elenchi» che la trasmissione chiede a tutti di raccontare nel sito, piccoli frammenti di storie quotidiane per un grande progetto. Il governatore della Puglia farà un elenco sui modi di dire gay.
Intanto lo scrittore napoletano interviene oggi con una dura requisitoria contro i vertici Rai per dire, «vorrei rivolgermi ai giovani stasera per spiegare che la macchina del fango non è nata oggi ma lavora da tempo». In altri termini: «se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un'unica strategia: delegittimare» il rivale agli occhi dell'opinione pubblica.
Una «disinformazione che è più sottile della semplice calunnia». E insomma, sottolinea Saviano, «la macchina del fango è il tema della prima puntata». A cominciare a quanto pare dai meccanismi Rai: Saviano parte con un j'accuse alla dirigenza relativo alle difficoltà che hanno circondato l'avvio del programma. «Se fossimo stati in silenzio accettando le condizioni che la Rai di Masi ci stava dando» scrive Saviano, avrebbero realizzato un programma che non era quello che avevano in mente. E parla del «nuovo meccanismo della censura»: «Porre difficoltà alla realizzazione di un progetto, ma nell'ombra» e «poi far parlare i fatti»: andate male, non vi guarda nessuno, avete fatto ascolti da terza serata».
Il sistema secondo Saviano prevede «togliere i mezzi perché la qualità si affermi, ridurre luce perchè resti in ombra il discorso, questo il nuovo modo per far morire in televisione tutto ciò che può essere cultura». E la requisitoria prosegue parlando delle «balle sui compensi dette in un Paese come il nostro, che campa con stipendi da fame». E ancora: in ultimo «le prove durante le quali, per quanto blindate, cercano di ficcarsi persone pronte a riportare il minimo dettaglio». E conclude: »È per questo che siamo qui, per provare a raccontare quella parte del paese, che è la più grande, che ha voglia di ridisegnare questa terra».
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domenica 7 novembre 2010

TRIPLETTA AZZURRA AI MONDIALI DI PARIGI: LA JESINA DI FRANCISCA SUL GRADINO PIÙ ALTO DEL PODIO, ARGENTO ALLA ERRIGO, VEZZALI DI BRONZO

di SERGIO CONTI

La Jesina Elisa Di Francisca (Fiamme Oro) ha sconfitto per 15 - 11 Arianna Errigo (Carabinieri) nella finale per la medaglia d’ oro del fioretto femminile ai Mondiali di scherma di Parigi. La Di Francisca aveva sconfitto in semifinale la sudcoreana Nam Hyun Hee per 15 - 12, mentre la Errigo aveva piegato l’ altra azzurra 15 - 10 per Valentina Vezzali (Fiamme Oro). Per la Vezzali e la Nam medaglia di bronzo. Il tedesco Peter Joppich ha invece vinto la medaglia d’ oro nel fioretto maschile battendo in finale il cinese Lei Sheng per 15 - 11.

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sabato 6 novembre 2010

«PD IN PIAZZA L'11 DICEMBRE A ROMA CONTRO IL GOVERNO» BERSANI AI CIRCOLI PD


Due mesi di sforzo per cambiare
Vi chiedo di fare questi due mesi un sforzo particolare, lo farò io e non intendo giocarmelo nei salotti (applausi). Ristabiliamo noi i contatti tra politica e paese. A noi interessa davvero l'Italia e vogliamo un cambiamento.
Chi nega differenza tira volata a premier
C'è una bella differenza e chi dice che non c'e differenza tra noi e loro sta tirando la volata a Berlusconi.          I nostri no
È giusto che 10% popolazione abbia il 47% di tutta la ricchezza e non dia un contributo? No. È giusto che chi paga le tasse le paghi anche per chi porta i capitali all'estero? No. È giusto abbassare l'età dell'obbligo? No. È giusto che si stia lì su un fantapiano nucleare irrealizzabile del governo? È giusto tagliare le mense? Mentre raddoppiano i voli di Stato?
Lega aspetta eredità di Berlusconi
Lega, non mi si dica Roma ladrona se state da anni con i ladroni che hanno fatto le leggi della cricca. Non mi si dica federalismo delle chiacchiere, i Comuni mai stati peggio. Stanno lì a far la badante a Berlusconi per prendergli l'eredità ma il paese non ci guadagna. Stanno lì ad aspettare. Il presidente del Veneto dice Veneto abbandonato. Ma da chi se hai il ministro degli Interni? Se hai trovato i soldi per le quote latte.
Manifestazione nazionale l'11 dicembre
Se siete d'accordo la faremo l'11 dicembre a Roma (la sala applaude). Bene, vedo che siete d'accordo. Abbiamo a cuore tre cose democrazia, lavoro, solidarietà. Parleremo di questo a un paese sbandato. Stiamo facendo una grande iniziativa capillare estesa in tutto il paese. Siamo l'unica forza che può farlo e dobbiamo dimostrare. A Napoli ai primi di dicembre un'assemblea nazionale per sviluppare i temi programmatici. A Torino, non ho parlato di questione settentrionale per meridionale perché nel Mezzogiorno ci vuole cambiamento.
Non voglio rifare l'unione
Non voglio rifare l'unione, scandisce il segretario del Pd.
Un'ora diun precario costi come lavoro stabile
Serve politica industriale e di ricerca ma con nuove norme. Un'ora di lavoro precario non può costare meno di una stabile. Stiamo lavorando a un progetto alternativo.
Governo di transizione non è l'alternativa del paese
Noi visto per primi dove andava la crisi e dove andava Berlusconi. Ora traccheggiare significa lo sbando del paese. Chi le ha si prenda sue responsabilità. Noi abbiamo chiarito la nostra disponibilità. Un progetto di paese alternativo per il quale lavoriamo non lo affidiamo centro a un governo di transizione.
Legge elettorale, rischio democrazia
Legge elettorale? Non vogliamo un paese così, non voglio fare il presidente della Repubblica o nominare i deputati con una legge così che mette a rischio i pilastri costituzionali.
Messaggio a Fini: prenda sue responsabilità
Il paese va allo sbando. Berlusconi si dimetta. Non si dimette? Chiunque l'ha criticato si prenda la sua responabilità, stacchi la spina. Perché non vogliamo ribaltoni, vogliamo una ripartenza del paese.
Crisi fa ruzzolare concetto solidarietà
Vuoi dare soldi ai Comuni per le spese sociali? No, glieli tagliano. La linea del partito è far capire chi fa queste cose. E se rimanesse un euro lo si dà a un'iniziativa sociale per i bisogni veri più estremi. Ho fatto il ministro allo sviluppo economico: se una cooperativa dei disabili che non ce la fa più, si dà una mano. La crisi può far ruzzolare il concetto di solidarietà.
L'affaccio dev'essere sempre sul bel tempo
Potevano dire che la crisi c'era? Che era grave? Che abbiamo perso più degli altri. No. L'affaccio dev'essere sempre vicino al bel tempo, al cielo azzurro. Abbiamo il 118% sul Pil. Siamo quelli con il debito più alto in Europa. E siamo a posto? E chi arriva dopo?
La personalizzazione è fallimentare
L'idea che arrivava uno e risolveva ha preso. E se non lui un altro. No, quel meccanismo dobbiamo dire no. Non poteva che essere così: il meccanismo non consente decisioni, la personalizzazione non è per giocarsi il consenso interno ma a solennizzare il capo per il sondaggio del giorno dopo. Non stai sul problema. Vuoi l'applauso, non potresti affrontare il fischio.
No a decisionismo e 'ghe pensi mi'
Abbiamo un partito con un uomo che ha hesso il suo nome in tutte le schede elettorali. Una deriva populista. Non è solo cambio di governo, bisogna far riflettere anche la nostra gente.
Deteriorato molto
Non è solo un uomo che va e viene, qui si è deteriorato molto.
Un minore è un minore
Un minore è un minore anche se non ti sembra. Quando ha 15 anni ne ha 15. è un aspetto drammatico non venuto fuori da tutto il chiacchiericcio. Come immaginiamo l'adolescenza in questo paese? È una vergogna. Non si può traccheggiare.
Uomo pubblico, patente di essere per bene
Il pubblico e privato. Guidare un camion è un fatto pubblico. Ci vuole la patente perché puoi fare danni. Se vuoi la patente per essere uomo pubblico ci vuole la patente che sei un uomo per bene. Poi per qualcuno c'è il dopolavoro del maschio, gli omosessuali...
Ameremmo un premier che possa andare a conferenza famiglia
L'altro giorno dissi: con che faccia lui va alla conferenza della famiglia? Ameremmo un presidente del consiglio che ci potesse andare.
Ameremmo un premier che possa andare a conferenza famiglia
L'altro giorno dissi: con che faccia lui va alla conferenza della famiglia? Ameremmo un presidente del consiglio che ci potesse andare.
Saremo primo partito
Saremo il primo partito. E siamo la principale alternativa.
Critica sì. Ma pretendo rispetto
Quando fui eletto segretario dissi: che tu faccia una critica o meno amici come prima. Sentimento amichevole con tutti quelli nella nostra associazione. Siamo una squadra. Con un solo limite. Critica, dibattito, anche all'aperto, ma con rispetto per la vita e per i membri dell'associazione. Non sempre c'è stato. Io lo pretendo.
No a partito personale plebiscitario
No a partito personale o plebiscitario: perché non ci crediamo. La democrazia non va verso una curvatura plebiscitaria. E sul simbolo di partito Bersani non ce lo scrivo. No alla personalizzazione: abbiamo preso la strada della partecipazione. E saremo avanti. Fare un partito che si concepisce come esercizio collettivo non è facile.
Avanti con la nostra storia
Il territorio è il luogo dove selezioni la gente che è capace di guardare le persone negli occhi. Il mio compito è quello di far girar la ruota ma nel rispetto di chi ci ha portato qui. E non per buona educazione ma per una ragione politica: se uno non pensa di aver qualcosa alle spalle non fa politica. Dove la trova la generosità, l'impegno?
Avanti la nuova generazione. E dare una mano
L'80% dei segretari è sotto i 40 anni. Andiamo avanti così. Ma voi delle altre generazioni date una mano, neh. Rinnovamento non è voto per il più giovane e vado ma lo voto e gli dò una mano. Io farò così.
Berlusconi ci fa un baffo
Noi l'unica opposizione del Paese. Non è vero che siamo arroccati in due-tre regioni. Abbiamo 6mila e tot circoli, facciamo 2000 feste democratiche de l'Unità. La Lega ci fa un baffo, Berlusconi ci fa un baffo.
Parla Bersani: qui parte fase di cambiamento.
Che bel partito che siamo, una gran bella squadra, questo appuntamento sarà ricordato come l'apertura di una nuova fase di cambiamento. Un certo avvitamento anche nostro ci fa perdere di vista la realtà. C'è un problema di sfiducia, di radicalizzazione impotente che non è inferiore a quello che si vide nei primi anni 90. C'è un passaggio di cui si parlerà. Uscire da una politica che si avvita su un'agenda umiliante.
ANDARE IN PIAZZA
Il Pd scenderà in piazza contro il governo Berlusconi. Bersani lo annuncerà oggi parlando ai duemila segretari di circolo riuniti a Roma. I vertici dei Democratici stanno ragionando sulla data più opportuna e al momento l’ipotesi più accreditata è di organizzare la manifestazione a Roma sabato 11 dicembre. L’appuntamento sarà il culmine della campagna di mobilitazione che parte il prossimo fine settimana e che prosegue il 20 e il 27 novembre (più l’Assemblea nazionale di Napoli del 4 dicembre).
Il “porta a porta” sarà lo strumento per dare ampio respiro a un’operazione di contrasto al governo che finora si è giocata soprattutto a livello parlamentare. Bersani sa bene che i numeri alla Camera e al Senato sono dalla parte di Berlusconi. E dopo che ha visto cadere nel vuoto gli appelli a Fini a «staccare la spina», il leader del Pd ha deciso di non aspettare neanche il discorso di domani a Perugia del presidente della Camera e di dare un segnale di accelerazione.
Così oggi, chiudendo l’Assemblea nazionale dei segretari di circolo, farà un discorso d’attacco, difendendo «la politica» da chi la vuole far finire nel più totale discredito e anche l’azione di pressione su Fini: «Se si apre una crepa nella maggioranza è giusto che l’opposizione cerchi di allargarla». Ma ora, dirà incitando i segretari di circolo a lavorare nelle loro città e nei loro quartieri per allargare il consenso (verrà anche distribuito un vademecum su come impostare le operazioni di propaganda), è anche il tempo della mobilitazione.
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venerdì 5 novembre 2010

PROSTITUZIONE PER STRADA SARÀ REATO E IN VILLA NO?

Per le prostitute per strada il governo rilancia il reato di prostituzione. Scatta il foglio di via. E se una si prostituisce in una villa? Berlusconi in persona – in apparenza incurante del caso Ruby e delle escort e dello scandalo di questi giorni - ha annunciato che nel nuovo pacchetto sicurezza il governo ripropone quanto aveva tentato invano di approvare. «Avendo constatato - ha spiegato il premier - che il reato di prostituzione preparato mesi fa non è andato avanti (il ddl Carfagna fermo in Parlamento, ndr), abbiamo deciso di riprendere quella norma, riapprovarla una seconda volta e inserirla in questo provvedimento sulla sicurezza». Nel medesimo pacchetto disco verde al wi-fi liberp: il ministro dell'Interno Roberto Maroni dichiara superate le norme antiterrorismo che impediscono la diffusione degli hot-spot pubblici a internet senza fili: dal 1° gennaio non sarà più necessario schedare gli utenti. Per i tifosi violenti reintrodotta la flagranza differita. E sarà possibile espellere anche i cittadini comunitari. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha aggiunto che il nuovo pacchetto prevede anche «la possibilità di applicare le misure di prevenzione, come ad esempio il foglio di via per chi, violando le ordinanze dei sindaci, esercita la prostituzione in strada». «Se non fosse una cosa terribilmente seria sarebbe da morir dal ridere – commenta a caldo la senatrice radicale Donatella Poretti - mentre il paese è travolto dai racconti delle prestazioni sessuali e delle tariffe (in alcuni casi fuori mercato) della prostituzione che frequenta gli ambienti di Palazzo Chigi e degli altri palazzi della cittadella politica, il governo approva un decreto in cui la trasforma in reato. Sono impazziti? In pieno conflitto di interessi si autodenunciano e si creano un reato contro se stessi?». È evidente che si adottano due pesi e due misure: «Le ragazze dei giri di Berlusconi si chiamano escort, quelle per strada si chiamano prostitute e solo per quelle si prospetta il reato», chiosa la senatrice. «Invece che produrre politiche per combattere lo sfruttamento, per colpire la criminalità organizzata che traffica con donne, uomini e bambini e al contempo regolarizzare chi invece esercita il mestiere più antico del mondo si introduce un reato senza vittima». «Maroni cosa ci dice invece delle prostitute che lavorano nelle case di lusso?». Domanda – retoricamente - Livia Turco del Pd. «Il ministro si dimentica che quelle sulle strade spesso sono vittime del racket e degli sfruttatori. Esiste una norma a tutela di queste persone, peccato che il governo non la applichi». WI-FI LIBERO: ADDIO AL DECRETO PISANU
Dall'1 gennaio ci si potrà collegare liberamente, senza restrizioni, alla rete wi-fi. Finalmente cade un punto del decreto Pisanu e a dirlo è il ministro dell'Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustrando le misure del pacchetto sicurezza approvato oggi. «Il decreto Pisanu è in vigore fino al 31 dicembre e dal 1 gennaio 2011 ci sarà la liberazione dei collegamenti wi-fi: i cittadini si potranno collegare senza restrizioni, come ad esempio la presentazione della fotocopia carta di identità», ha spiegato Maroni, sottolineando che quel provvedimento, «di 5 anni fa è superato dall'innovazione tecnologica». Maroni dice inoltre di aver preso questa decisione dopo essersi confrontato con gli esperti di antiterrorismo israeliani in un suo recente viaggio. Una modalità di autenticazione certa dovrà esserci, ma si deve mirare a snellire la procedura. Poco tempo fa lo stesso Maroni aveva ventilato l’ipotesi di utilizzare l’invio di un SMS per fornire l’identità dell’utente che si deve connettere alla Rete. Sapremo nei prossimi aggiornamenti se sarà questa la via che il prossimo DDL intende seguire. La schedatura venne introdotta come misura antiterrorismo, in seguito agli attentati del 2005 a Madrid e a Londra. Ma paesi più esposti, come appunto Israele, hanno rinunciato già da tempo, ben sapendo che i pericoli non vengono di lì. Con certe misure, non si fermano i terroristi, ma solo gli studenti, gli imprenditori e gli innamorati. E anche la diffusione dei punti di accesso wi-fi, che infatti in tutta Italia sono poco più di quattromila, contro i 28mila della Gran Bretagna, i 30mila della Francia, i 75mila degli Usa. I vantaggi saranno enormi: il wi-fi libero sarò una soluzione per gli aeroporti, le stazioni, il treno Frecciarossa. E anche nei caffè italiani sarà più facile trovare ragazzi seduti davanti a un computer.

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