domenica 27 marzo 2011

BIANCA BALTI CRITICA SILVIO MUSSOLINI: «TIM LA LICENZI»

Che sta succedendo nell’altrà metà del cielo pidiellino? Non passa giorno senza l’urlaccio di un’onorevole ad altra signora, spesso collegamanonè condizione imprescindibile. Nervosismo da toto-rimpasto? Campagna pre-elettorale? Un modocome un altro per farsi notare? Ah saperlo. Fatto sta che nel mirino delle pasdaran dell’ortodossia berlusconiana è finita persino - credeteci - la modella Bianca Balti. Accusata di lesa premiership per aver detto a Vanity Fair che «tutto il mondo ci prende in giro per Berlusconi». Nei panni di tutrice dell’ordine (governativo) Alessandra Mussolini, che invoca - diciamo così, senza solido fondamento - il licenziamento della sciagurata dalla campagna promozionale della Tim.Manon è una società privata? Quisquilie di fronte all’onore istituzionale. Il prologo del concitato periodo fu la lite tra Mussolini e la ministra Mara Carfagna: la prima denunciò la seconda per il reato (politico) di conversazione in aula con il nemico Bocchino, la seconda replicò con l’epiteto «vajassa», finì con la Nipotina del Duce che attraversava a falcate l’emiciclo e ghermiva il cellulare dell’assistente di Ileana Argentin per tirarlo alla reproba, a stento trattenuta dai commessi. Poi vennero i dissensi (assai acuti) in commissione Cultura tra la giovane Gabriella Giammanco e la veterana Gabriella Carlucci, estesi alle Aprea e Ceccacci Rubino. E la garbata confessione di Barbara Saltamartini: lei non si trova bene con tutte le deputate del partito, ad esempio con la volitiva Daniela Santanché non va «d’amore e d’accordo ». Eufemismo dal significato chiarissimo. Al punto che persino la compassata Stampa ha lanciato l’allarme: «Le erinni del PdL preoccupano il Cavaliere». Massima comprensione: chiunque al suo posto lo sarebbe. E via andare. Raccontano degli strali rosa contro la deputata Anna Maria Bernini, probabile prossimo sottosegretario, avvocato dall’efficace resa televisiva che ingelosisce le rivali. Narrano di atavici dissapori tra le “valchirie” Santanché e Michela Vittoria Brambilla, entrambe teste d’ariete del PdL in formazione d’attacco. L’ultimo episodio però li supera tutti. Bianca Balti, 26enne supermodella lodigiana prediletta della maison Missoni, è il nuovo volto Tim al posto di Belen (che, pare, non ispirava fiducia nelle massaie dotate di cellulare). In un’intervista rivela una notizia bomba: «Tutto il mondo ci prende in giro per Berlusconi. All’inizio mi incazzavo e rispondevo: senti chi parla, voi avete Bush. Adesso cerco di ragionare e spiego che l’Italia non è solo e tutta Berlusconi ». Da Klaus Davi la Mussolini si infuria: «Ha insultato la maggioranza degli italiani che con convinzione ha votato il nostro premier, dimostrandosi poco intelligente. Dopo che Berlusconi ha vinto sul fronte della crisi libica. Si vergogna di essere italiana? Vada in Francia, con la Bruni a suonare la chitarra». Conclusione: licenziamentoimmediato, «meglio Belen». L’ardua sentenza? Ai maschi, almeno quella.
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sabato 26 marzo 2011

STANOTTE TORNA L'ORA LEGALE DOPPIO DISAGIO PER GLI INTERNAUTI

Torna l'ora legale e con essa torna lo stress. Sì, perchè gli stili di vita ai quali siamo ormai abituati non sono i più indicati per rinunciare, nel giro di una giornata, a un'ora di sonno. Ma le cause sono anche altre, come spiega Paola Vinciguerra, psicologa, psicoterapeuta, Presidente dell'Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico. «Saranno i giovani, quelli che fanno molto tardi la sera a navigare su Internet, a risentire di più del passaggio all'ora legale», afferma: «Lo spostamento delle lancette dell'orologio un'ora in avanti è innaturale. L'essere umano fa fatica ad abituarsi perchè subisce una sollecitazione violenta. Chi avrà maggiori problemi di adattamento saranno i giovani che già dormono di regola molto poco. Soprattutto coloro che navigano su Internet fino a tarda notte. Con l'ora legale perderanno ancora di più il sonno». Secondo la Vinciguerra «questi ragazzi saranno particolarmente irritabili nei giorni successivi all'ora legale, avranno a che fare con ansia, malumore, mal di testa, tensione muscolare, tutti disturbi dovuti ad un cambiamento del ciclo del sonno». Il problema, infatti, non è legato ad un cattivo adattamento alla luce, aggiunge, ma «ad un cambiamento improvviso nelle ore del sonno e del risveglio». Con il ritorno dell'ora legale in agguato c'è anche l'insonnia. «Ma non prendiamo farmaci, peggiorano la situazione - aggiunge Paola Vinciguerra che è anche responsabile dell'Uiap, Unità Italiana Attacchi di Panico, presso la clinica Paideia di Roma - La prima raccomandazione è quella di non prendere sonniferi o bere alcool per cercare di addormentarci. C'è il rischio di entrare in un vortice di ansia proprio per la paura di non prendere sonno e il disturbo dell'insonnia potrebbe durare più del previsto. Non dobbiamo abituarci all'aiutino esterno per addormentarci e quindi alla ricerca di una soluzione ». «Le persone che non hanno particolari problemi - aggiunge - in una settimana si adattano all'ora legale ma per coloro che presentano problemi pscico-fisici il cambiamento di orario può acutizzare i disturbi. Le persone che soffrono già di ansia o di depressione avranno difficoltà di adattamento maggiori».

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venerdì 25 marzo 2011

L'ANM: «PROCESSO BREVE È UN'OFFESA AGLI ONESTI»



L'Associazione nazionale magistrati definisce il cosiddetto processo breve un'offesa per gli onesti: «Gli incensurati resteranno tali per sempre». E denuncia: «Non era mai successo che l'attività legislativa venisse piegata in maniera così esplicita a interessi particolari». Lo scrivono in un documento i vertici dell'Anm affrontando gli emendamenti sulla responsabilità civile e sulla prescrizione inseriti in due disegni di legge all'esame del parlamento. L'accusa è molto dura. «La riduzione dei termini di prescrizione è un'offesa per tutti i cittadini onesti di questo paese» e «rischia solo di determinare l'impunità per autori di gravi delitti»: così recita una lunga nota firmata dal presidente Luca Palamara, dal vice presidente Antonello Ardituro e dal segretario generale Giuseppe Cascini. «Già nel 2005, con la cosiddetta legge ex Cirielli, i termini di prescrizione dei reati - sottolineano i magistrati - sono stati drasticamente ridotti, con il risultato che nel 2009 il numero dei reati estinti per prescrizione è stato di oltre 140mila. In un solo anno più di 140mila persone accusate di un reato hanno beneficiato della scappatoia della prescrizione». Per il sindacato delle toghe «è evidente che un'ulteriore riduzione dei termini di prescrizione, in assenza di qualsiasi intervento diretto ad assicurare un migliore funzionamento del sistema giudiziario, determinerà soltanto un significativo incremento del numero dei processi destinati alla prescrizione. Gli unici processi che potranno essere portati a termine saranno quelli nei confronti dei recidivi, mentre gli incensurati avranno ottime probabilità di restare tali per sempre. La differenziazione del regime di prescrizione del reato in ragione della personalità dell'imputato appare palesemente in contrasto con i principi costituzionali di eguaglianza e di ragionevolezza». Secondo Luca Palamara, Antonello Ardituro e Giuseppe Cascini, invece, «è impensabile che il processo per una truffa di milioni di euro nei confronti di un incensurato si estingua, mentre debba proseguire quello per una truffa da cinque euro commessa da una persona già condannata, magari anni prima, per altro reato».
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giovedì 24 marzo 2011

IL PROSSIMO WEEKEND DA OTTOBIANO RIPARTE IL TRICOLORE SUPERMOTO

di PAOLA MAURIZIO


TORINO - Sabato 26 e domenica 27 marzo il circuito internazionale South Milano ospiterà la prima delle sei prove previste dal Campionato Italiano Supermoto 2011. L'evento del prossimo weekend, costituisce un appuntamento di spicco nell'ambito degli sport motociclistici e vedrà radunarsi nel circuito pavese un gran numero di atleti per dare vita a confronti spettacolari nei due giorni di gare. La domenica saranno impegnati grandi nomi che non deluderanno le attese dei numerosi appassionati di questa specialità e non solo. Già dalla giornata di sabato si potranno assaporare le prime sfide con prove ufficiali e qualifiche valide per determinare l’accesso e l’ordine di allineamento alle finali della domenica, con piloti provenienti non solo da tutta Italia ma da gran parte d’Europa per sfidarsi in un susseguirsi di manche valide, appunto, per la corsa ai titoli tricolori della nuova stagione agonistica. Oltre alla classe S1 internazionale, nel ricco programma del fine settimana pavese sono inseriti anche il Campionato Italiano Open e la Coppa Italia oltre al Trofeo Monomarca HM Honda. Protagonisti di questo avvio di stagione saranno innanzitutto i campioni dello scorso anno, con il pesarese Ivan Lazzarini (HM Honda) e il francese Thomas Chareyre (TM) rispettivamente campione italiano e internazionale. Orfana del suo campione la classe Open, con Luca D’Addato (Honda) passato in S1, vedremo se saprà approfittarne il vicecampione Massimiliano Porfiri (Honda). Senza il suo campione anche la Coppa Italia con Diego Monticelli (Honda) passato alla classe Open, vedremo se Paolo Salmaso (Ktm) farà valere il suo posto d’onore dello scorso anno per la conquista del titolo 2011. Il programma di sabato prevede i piloti in pista dalle ore 10,00 per i rispettivi turni di prove ufficiali, mentre dalle 14,00 scenderanno in pista per le qualifiche. La domenica moto in pista dalle 8,40 con i primi warm-up, seguiranno le gare finali dei campionati italiani e internazionali fino alle 17,40 circa, quando avranno inizio le premiazioni dei primi vincitori di questa edizione. La novità che caratterizzerà questa prima prova sarà dettata dalla partenza dietro al cancelletto, sullo stile del motocross. Grande soddisfazione da parte di tutti anche per la conferma del ricco montepremi di 53.000 euro, anche grazie all'importante contributo della Casa toscana Goldentyre, fornitrice esclusiva dei pneumatici, che va ad accrescere il montepremi messo a disposizione dalla DBO. ELENCO CONCORRENTI ISCRITTI CLASSE S1: Thomas Chareyre (TM), Adrien Chareyre (Aprilia), Christian Ravaglia (Suzuki), Alexis Marie Luce (Ktm), Paolo Gaspardone (Honda), Edgardo Borella (Suzuki), Teo Monticelli (Honda), Ivan Lazzarini (HM Honda), Elia Sammartin (Suzuki), Fabio Balducci (Ktm), Simone Comellini (Rieju), Andrea Occhini (Suzuki), Mattia Martella (Ktm), Davide Gozzini (Ktm), Frederic Eriksson (Honda), Ales Hlad (Aprilia), Luca D’Addato (Honda), Thierry Van Den Bosch (Aprilia), Fabrizio Bartolini (Aprilia), Massimiliano Verderosa (Honda), Massimo Beltrami (Honda), Sami Salstola (Honda), Giovanni Bussei (Honda), Matthew Winstanley (Honda), Thomas Malachi Mitchell (Honda). CAMPIONATO ITALIANO OPEN: Raffaele Pirri (Yamaha), Lorenzo Lapini (Honda), Fabrizio Fiorucci (TM), Enrico Veglia (Honda), Alessandro Tognaccini (Ktm), Matteo Piva (Honda), Matteo Traversa (Honda), Thomas Gory (Suzuki), Adriano Allegretti (Honda), Alessandro Castiglioni (Honda), Andrea Moschini (Kawasaki), Vladimiro Leone (Honda), Johnny Falay (Honda), Italo Francesco Gavinelli (Honda), Massimiliano Porfiri (Honda), Diego Monticelli (Honda), Francesco Brizzolari (Ktm), Luca De Angelis (Ktm), Marco Dondi (Ktm), Fabrizio Fissolo (Honda), Cristiano Lupacchini (Honda), Simone Marchesini (Suzuki), Marco Governatori (Aprilia), Orlando Gattazzo (Honda), Matteo Gallan (Suzuki), Juri Guardalà (Yamaha), Livio Landolfi (Honda), Andrea Borella (Honda), Alessio Piccinato (Honda), Marco Pezzimenti (Honda). COPPA ITALIA FMI: Alessandro Catallo (Ktm), Gabriele Gianola (Honda), Mauro Cucchietti (Yamaha), Gianni Borgiotti (Honda), William Smeraldo (Husqvarna), Marco Savini (Ktm), Adriano Barni (Ktm), Francesco Pascale (Yamaha), Demis Gianni Fraschini (Honda), Tommaso Tino (Suzuki), Fabio Vallone (Ktm), Fabio Gazzarri (Tm), Gian Marco Zanon (Aprilia), Boris Ferrari (Honda), Andrea Fraccaro (TM), Simone Cecchetti (Suzuki), Emanuele Losa (Yamaha), Leonardo Draghi (Honda), Giulio Lorenzini (Honda), Matteo Silenzi (Aprilia), Willia Scamarcia (Aprilia), Diego Liciarelli (Honda), Marco Garbellotto (Ktm), Fabio Lavetti (Fantic), Federico Masi (Honda), Marco Draghi (Honda), Alberto Peppino (Kawasaki), Paolo Attardo (TM), Antonio Guida (Ktm), Mirko Gizzi (TM), Marco Furega (Kawasaki), Emanuele Ciompi (Yamaha), Alessandro Ghirelli (Suzuki), Marcello Migliorati (Honda), Doriano Ghilardi (Ktm), Toni Pucciarello (Ktm), Shan Syang (Honda), Luca Brambilla (Husqvarna), Nicola Ferranti (Ktm), Emiliano Cavagnino (Honda), Luca Ciaglia (Yamaha), Paolo Terraneo (Yamaha), Luca Zaliani (Ktm), Barbara Penno Pietrantoni (Honda), Benedetto Giammarresi (Honda), Giorgio Puglisi (Ktm), Sergio Iale (Honda), Lorenzo Marchini (Suzuki), Antonio Lauria (Aprilia), Andrea Camanini (Ktm), Marco Casamento (Yamaha), Davide Arcudi (Honda), Tommaso Lo Presti (Ktm), Maurizio Fichera (Ktm), Lorenzo Nutile (Honda), Gianni Sani (Yamaha), Gianluca Quartini (Honda), Giuseppe Suriano (Yamaha), Andrea Manuel Gornati (Honda), Paolo Salmaso (Ktm), Nicolò Barbanti (Ktm), Maicol Tedeschi (Suzuki), Federico Piccinato (Suzuki), Luca Filippone (Ktm), Rudy Baraldi (Ktm), Julien Malatino (Honda), Fabrizio Lamonarca (Aprilia), Alessio Girolami (Ktm), Alessandro Scalabrin (Aprilia), Martina Beltrandi (Ktm), Matteo Migliori (Ktm), Massimiliano Roberi (Honda).


Nella foto> Martina Beltrandi

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mercoledì 23 marzo 2011

ARRIVA LA NUBE DAL GIAPPONE NESSUN RISCHIO, MA SCATTA LA PSICOSI


«La previsione dell'arrivo della nube in Italia è stata fatta sulle basi di simulazioni sullo spostamento delle masse d'aria. I climatologi addirittura ci dicono che queste masse d'aria non arriveranno mai». Lo ha detto Elena Fantuzzi, responsabile dell'Istituto di radioprotezione dell'Enea. «In ogni caso - ha continuato l'esperta - se dovesse arrivare in Italia i valori sarebbero davvero irrilevanti, circa 10 mila volte in meno di Chernobyl». Su eventuali rischi per la salute Fantuzzi è convinta che non ci sia davvero nulla di cui preoccuparsi. «Se anche questa nube restasse per 4 giorni sulle nostre teste - ha spiegato l'esperta - i livelli di radiazione sarebbero bassi come quelli che respiriamo normalmente quando trascorriamo un minuto all'aria aperta». E anche il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha precisato che «problemi di sicurezza non ce ne sono» ed ha escluso «qualsiasi rischio per l'Italia». «Non c'è nessuna nube tossica- ha aggiunto- ma ci sono normali masse d'aria che si spostano e che quando arrivano da noi hanno quantità così ridotta che non si possono nemmeno misurare». Nonostante gli esperti continuino a tranquillizzare sulla nuvola giapponese, nel nostro Paese è scattata la psicosi. «In Italia non esiste un pericolo di esposizione a radiazioni, e l'assunzione di farmaci al di fuori dell'indicazione del medico è da considerarsi irrazionale e pericolosa». L'indicazione è del presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Andrea Mandelli, che osserva come la catastrofe che ha colpito il Giappone non debba suscitare panico e allarmismi per la salute della popolazione italiana a causa di una possibile esposizione a elementi radioattivi trasportati dalle correnti aeree. «È il caso di sottolinearlo - aggiunge - perché ci sono state segnalate dai colleghi che operano nelle farmacie di comunità numerose richieste di farmaci da usare in funzione di profilassi contro l'esposizione a radiazioni, in particolare prodotti a base di ioduro di potassio». Mandelli ricorda che «questa corsa ai medicinali in funzione di profilassi contro le radiazioni non si è registrata soltanto in Italia. In Francia la Farmacia centrale delle Forze armate ha ricevuto centinaia di richieste per preparati a base di iodio, ma anche le autorità sanitarie preposte alla radioprotezione hanno ribadito ieri che questi medicinali, nella situazione europea, sono inutili e caso mai dannosi anche per chi fosse di ritorno dal Giappone. Come farmacisti, inoltre, mettiamo in guardia i cittadini dal cercare di procurarsi questi o altri farmaci attraverso l'e-commerce, come accadde per gli antivirali ai tempi della pandemia influenzale».

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martedì 22 marzo 2011

SESSO, AMORE E FACEBOOK: «USCITE!» LA CONTRORIFORMA DEGLI AMERICANI



Troppo stress da appuntamenti online? Basta provare a uscire di casa. Sembra persino troppo facile la soluzione proposta questa mattina da un lungo articolo del Wall Street Journal, eppure svela uno stile di vita che per gli americani è diventato consuetudine negli ultimi anni: utilizzare il web per trovare persone con cui uscire. I siti di appuntamenti online come Match.com e eHarmony sono così diffusi negli Stati Uniti che ormai socializzare con qualcuno incontrato per caso nella vita reale sembra fantascienza. L'articolo firmato da Elizabeth Bernstein prova a guidare fuori casa chi si è perso nel labirinto di profili, email, status e richieste di amicizia, per fargli sperimentare un modo «terrificante, vecchia maniera» di trovare l'anima gemella. Il procedimento di questi mondi virtuali è simile a molti social network: si crea un profilo, si caricano foto personali, si scrive qualcosa su di sé. E poi si inizia a passare in rassegna un database di centinaia se non migliaia di profili con interessi in comune. «A volte funziona», scrive la giornalista: «Probabilmente conoscete almeno una coppia che si è conosciuta sul web. Io ne conosco almeno sei. Ma la maggior parte delle persone non hanno mai incontrato l'anima gemella online». Nella vita frenetica delle metropoli, anche cercare qualcuno con cui uscire di sera diventa un lavoro estenuante: «Gli incontri online richiedono un sacco di tempo», dice Jeff Koleba, manager 31enne di Manhattan, «e danno molto poco in cambio». La frustrazione è amplificata dalla presenza di profili inattivi o fasulli e utenti che non rispondono alle email. Eppure, se si riesce a combinare un incontro, sembra che una buona chiacchierata sia garantita: «Perché abbiamo già interessi in comune», assicura Koleba, «perciò di solito almeno la conversazione è accettabile, anche se poi magari l'appuntamento non porta da nessuna parte». Ma come si fa a uscire di casa? In tutti quei modi che a un europeo sembrano banali e che per un cittadino degli Stati Uniti sono una rivelazione: frequentando il negozio di oggetti per la casa, il supermarket, la chiesa, magari in orari precisi - e qui viene fuori il pragmatismo americano - in modo che «chi è interessato a voi sappia dove trovarvi quando avrà il coraggio di chiedervi di uscire». Il servizio del Wall Street Journal indica anche alcune catene di negozi in cui sembra più facile trovare persone di bell'aspetto e in salute. La regola base, prima ancora di uscire di casa, è quella di spegnere o almeno lasciare in tasca telefonini, iPad e ogni altro dispositivo. «Tirate fuori la testa dagli smartphone», scrive l'autrice. «Nessuno riuscirà ad avvicinarvi se non riesce neanche a vedervi in faccia».
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lunedì 21 marzo 2011

L'URLO DEI PRECARI: «BASTA, IL NOSTRO TEMPO È ADESSO»

Si dice che i trentenni italiani debbano riprendersi il futuro. Ma il presente? Sono giornalisti, operatori di call center, architetti, ricercatori universitari, artigiani dello spettacolo, insegnanti. E sono precari. Nella professione e nella vita. Chi è sottopagato, chi deve dipendere ancora dai genitori, chi fugge a malincuore all’estero per vedersi riconosciuti studi e talento. Una «condizione insostenibile» secondo il comitato “Il nostro tempo è adesso”, che meritava una reazione: una grande manifestazione il 9 aprile a Roma, con la speranza che altre città seguano l’ esempio. All’ appello (www.ilnostrotempoeadesso.it) hanno aderito volti noti come gli attori Valerio Mastandrea e Jasmine Trinca, il sociologo Luciano Gallino, l’astronauta Umberto Guidoni. Ma soprattutto hanno aderito precari di tutti i settori, una delle parti più vulnerabili e più ignorate di questo paese. Scorrendo il lungo elenco delle adesioni troviamo infatti individualmente e collettivamente precari della ricerca, universitari, i sindacalisti della campagna “Non + disposti a tutto” della Cgil, ma anche operatori di call center, portuali, avvocati, gli stagisti della “Repubblica degli stagisti” e tanti giornalisti, sia a titolo personale che organizzati come il Coordinamento Giornalisti precari Campania o come Errori di Stampa, analoga struttura nata da poco ma molto attiva sul territorio capitolino. E poi gli operatori dello spettacolo. Tra di loro Ilaria Di Stefano, organizzatrice teatrale di 32 anni: «la mia è una vita precaria. Ho una laurea, un master, ho vissuto all’estero ma non serve a niente in Italia, nessuno ti riconosce i meriti». Racconta che lavorare «senza arrivare mai da nessuna parte è come sentirsi congelati; nessuno riconosce la dignità del nostro lavoro». Per questo ha sposato l’appello: «siamo arrivati a un punto che la nostra generazione non può accettare nient’altro». La mobilitazione è urgente perché la questione non è solo lavorativa: « La precarietà per noi si fa vita- si legge nell’appello - assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita». «La generazione dei trentenni raramente si è manifestata in modo collettivo – nota Claudia Pratelli, del comitato organizzativo - nella nostra generazione l’idea dell’azione collettiva ha perso appeal rispetto a quella della salvezza individuale, che magari contrattando con il tuo capo potevi ottenere condizioni migliori, ma ormai è chiaro che questa cosa non funziona. Il passaggio che fa questa manifestazione e che bisogna continuare a fare dopo è di mettere in rete le realtà di lavoratori che si sono costituite sul territorio, dai call center ai giornalisti:tutti condividono le stesse insopportabili condizioni di vita». Ma la manifestazione vuole anche riappropriarsi del discorso intorno la precarietà: «il dibattito pubblico è monopolizzato dagli scandali sessuali del premier e quando si parla di precariato lo fa chi precario e giovane non è, Istat e Almalaura hanno dato un quadro ma siamo oggetto di un discorso fatto da altri, parliamo invece ora in prima persona delle nostre vite inutilmente faticose». Anche il titolo della manifestazione, Il nostro tempo è adesso, è un programma. Anzi, è il programma: «Abbiamo titolato sul presente perché sul futuro si fanno grandi retoriche ma oltre al futuro c’è un altro tema che è quello dell’oggi. Tanti trentenni non hanno una vita degna. Cosa bisogna aspettare ancora?».

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domenica 20 marzo 2011

BERLUSCONI PERDE CARISMA E GLI ELETTORI LO SALUTANO



In questi giorni, a leggere i sondaggi, si starebbe cominciando a incrinare inmodosignificativo il consenso intorno a Silvio Berlusconi. Ungiudizio confermato dalle manifestazioni di insofferenza nei confronti della sua persona che si sono avuti il 17 marzo durante le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità nazionale. A questa considerazione farei due postille: la prima, che i sondaggi vanno presi sempre con le molle; la seconda, che Berlusconi èungatto dalle cento vite. Guai a darlo per sconfitto; è una specie di fenice rinata molte volte dalle proprie ceneri. Ci sono tuttavia alcuni elementi che inducono a ritenere iniziata una crisi profonda di Berlusconi e del berlusconismo e vorrei provare ad argomentare questa mia tesi muovendo da quel motivo della carismaticità che è stato spesso, e opportunamente, utilizzato a proposito di Berlusconi. Un tratto costitutivo del potere carismatico è rappresentato dal vincolo di fedeltà e di identificazione che si stabilisce fra il capo e i suoi seguaci; ma questo vincolo funziona - ed è l’altro lato della carismaticità - finché il capo, il leader, è in grado di soddisfare i desideri, gli appetiti, le aspirazioni dei suoi seguaci. Quando questo non avviene, il potere carismatico crolla. È ciò che sta accadendo in questo periodo: oggi Berlusconi non è più in grado di soddisfare gli appetiti - molto concreti, molto materiali - dei suoi elettori, i quali stanno cominciando a distaccarsi perciò da lui. In questo distacco non agisce una critica di ordine morale relativamente al rapporto tra sesso e potere che Berlusconi ha incarnato in questi anni e ha trasmesso come una forma naturale del proprio potere personale. L’Italia è ormai un Paese per larga parte secolarizzato, compresi soprattutto gli elettori di Berlusconi che si sono anzi spesso compiaciuti delle sue prodezze sessuali. Il distacco, se avviene, si produce suun altro terreno: quello degli interessi concreti e materiali dei suoi seguaci i quali insoddisfatti dal loro leader cominciano a prendere in considerazione la possibilità di abbandonarlo. Ma è un processo tutt’altro che semplice e lineare, tutt’altro che scontato, proprio perché alla sua radice agiscono questi profondi e robustissimi interessi. Come si vede dalle aspettative di voto di questi giorni, resta tuttora alto il voto degli indecisi, come alto resta il numero delle schede bianche. In ciò agisce sicuramente anche una insoddisfazione degli elettori del centrosinistra che non si riconoscono nelle posizioni del Pd e, ad esempio, nelle politiche consociativistiche che il suo segretario continua a proporre ormai da un anno. Ma certamente in quel concentrato di astensione e di schede bianche c’è un ampio numero di elettori che cominciano a prendere le distanze da Berlusconi attestandosi, per ora, nella scelta dell’astensione o della scheda bianca. In questo modo essi si propongono di guadagnare tempo per cercare di capire in quale direzione evolvano effettivamente le cose e se Berlusconi sia in grado di riassumere le sue funzioni, oggi declinanti, di leader carismatico. È dunque una scelta di attesa. Qualunque sia il giudizio che si vuol dare, quella di oggi appare una situazione più aperta e più dinamica del passato. Ma perché questo movimento si rafforzi - e perché quel mare di sale di astensione cominci a sciogliersi - è necessaria un’iniziativa politica anzitutto dei partiti del centrosinistra. Essi invece continuano ad apparire statici e comunque non ancora pronti a confrontarsi con una nuova dinamica politica che non può ridursi a “unioni sacre” contro Berlusconima deve ricominciare a pensare in termini positivi una nuova prospettiva politica; e non può non incardinarsi in una robusta riaffermazione della dialettica bipolare come predicato imprenscindibile della vita politica, presente e futura, della nostra nazione. Il secondo aspetto, più importante, concerne la questione dei cosiddetti “legami”. La democrazia dispotica di tipo berlusconiano è incardinata sulla rottura sistematica di ogni vincolo, con l’eccezione di quello di tipo carismatico e con la riduzione di ciascuno in forme di individualismo senza porte e senza finestre. Questa è stata la condizione principale del suo dominio in questi anni. Ciò che invece colpisce nelle celebrazioni per i 150 anni è la ricerca di larga parte degli italiani di nuove forme di legami che si sono espressi in questi giorni nel raccogliersi intorno alle forme e ai miti costitutivi della nostra identità nazionale. Non bisogna naturalmente enfatizzare fenomeni di questo genere, ma certo nelle manifestazioni di questi giorni si è espresso qualcosa di nuovo, da cui deve prendere le mosse una politica che voglia proiettarsi oltre le colonne d’Ercole di Berlusconi e del berlusconismo.
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sabato 19 marzo 2011

PARMALAT, GOVERNO CONTRO LACTALIS: «DIFENDIAMO L'ITALIANITÀ»

Dopo la mossa a sorpresa di Lactalis, che ieri sera ha annunciato di avere l'11,4% di Parmalat e di essere pronta a salire ancora, oggi politica e sindacati hanno invocato a più voci la difesa dell'italianità dell'azienda di Collecchio: acuto il timore che possa passare in mani francesi un altro pezzo del Made in Italy forte di marchi conosciuti in tutto il mondo. Tanto che il Governo stesso ha deciso di scendere in campo. Dopo il passaggio di Bulgari al colosso francese Lvmh, i tentativi di Groupama con Premafin e il rischio che Edison finisca in toto nelle mani di Edf, l'esecutivo ha annunciato contromisure per difendere le aziende italiane dall'avanzata della Francia. Nell'incontro a palazzo Chigi fra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e l'ambasciatore francese in Italia, Jean-Marc de La Sabliere, il governo ha informato l'ambasciatore sull'intenzione di adottare in tempi rapidi un provvedimento a tutela delle imprese italiane che operano in settori strategici, come ad esempio l'energia. Sotto la lente in particolare i dossier Edison e Parmalat. Nell' attesa, si profila battaglia all'ultima azione per conquistarsi il consiglio di amministrazione di Parmalat: alla scadenza dei termini di presentazione sono infatti quattro le liste che il prossimo 14 aprile si contenderanno gli 11 posti nel board. Dopo il 20% del capitale scambiato in Borsa nelle ultime tre sedute, oggi è stata di nuovo una giornata di scambi intensi, con il 6% passato di mano. E c'è tempo fino al primo di aprile per comprare azioni utili per partecipare all'assemblea. Ieri, termine ultimo per depositare le liste, si sono delineati gli schieramenti per il controllo di Parmalat. Intesa Sanpaolo, che formalmente conta solo sul suo 2,14%, ricandida l'attuale a.d. Enrico Bondi e per il rinnovo del board stila una lista di nomi di primo livello, tra cui Luigi Gubitosi (a.d. Wind), Roberto Meneguzzo (Palladio Finanziaria), Annamaria Artoni (presidente Confindustria Emilia Romagna), Patrizia Grieco (a.d. Olivetti) ed Elio Catania (ex Ibm, ex Fs, attuale presidente Atm Milano). «La presentazione della nostra lista è un contributo a trovare un progetto industriale di lungo periodo nell'interesse degli azionisti di Parmalat ma anche del Paese», ha affermato il Ceo di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha invitato gli italiani a farsi avanti e a proporsi fino in fondo. La soluzione che potrebbe dare concretezza a questi proclami sarebbe quella di promuovere un'Opa con uno o più gruppi industriali italiani. A tal proposito si è parlato di una possibile aggregazione con Granarolo, di cui Intesa Sanpaolo è azionista al 19%. A quanto si apprende da fonti finanziarie, l'istituto guidato da Corrado Passera è dunque al lavoro alla ricerca di un «cavaliere bianco» per concretizzare l'operazione. Tra i nomi che si fanno c'è anche quello della Ferrero, che potrebbe essere stata contattata, come altri operatori del settore, per mettere in piedi una cordata italiana. A competere direttamente con Intesa Sanpaolo ci sono i fondi esteri Mackenzie, Skagen e Zenit (che detengono oltre il 15% di Parmalat) la cui lista di 11 nomi vede in cima Rainer Masera (da proporre come presidente) e Massimo Rossi (da proporre come amministratore delegato ad interim). E, appunto, Lactalis che ha depositato da ultima la sua lista di 11 nominativi guidata da Antonio Sala (top manager del gruppo francese in Italia) e della quale fanno parte tra gli altri anche Franceso Tatò e Riccardo Zingales. I fondi aderenti ad Assogestioni, che raggruppano un 2,28%, hanno depositato la loro lista di minoranza candidando capolista Gaetano Mele (a.d. di Lavazza), seguito da Nigel William Cooper e Paolo Dal Pino (ex a.d. Wind). I tre fondi esteri, per bocca del loro candidato alla guida di Parmalat, Massimo Rossi, hanno comunque marcato le distanze da Lactalis, professandosi difensori dell'indipendenza e dell'italianità di Parmalat, mentre Lactalis avrebbe un progetto differente.

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