martedì 20 luglio 2010

BERLUSCONI PREMIATO A MILANO, ELOGIA IL GOVERNO E TIRA IN BALLO L'UNITÀ

Silvio Berlusconi non è solo un politico ma anche «un artista». Parola di Charles Aznavour che ieri sera si è esibito sulle guglie del Duomo dopo che il Cavaliere ha ricevuto, con don Luigi Verzè, il premio Grande Milano ideato dalla Provincia per i suoi 150 anni. Il presidente del Consiglio ha spiegato di essere «allergico ai premi» aggiungendo però che il presidente della Provincia Guido Podestà «si è fisicamente imposto e che domani l'Unità faccia il commento più adeguato». Berlusconi è andato a ruota libera, parlando di politica, del suo governo laborioso, dell'accordo che è fiducioso si troverà sulle intercettazioni, della lotta alla mafia (dalla piazza sottostante alcune persone durante la serata hanno scandito slogan come «fuori la mafia dallo stato). Prima ha rilanciato sull'impegno suo e del governo per sconfiggere il tumore che è l'obiettivo del fondatore del San Raffaele. Poi ha ironizzato su che scoop sarebbe stato farsi confessare in diretta aggiungendo che don Verzè gli dà sempre una »assoluzione benevola«. Già in passato il premier ha raccontato che il sacerdote lo assolve senza bisogno di dire nulla e stasera il fondatore del San Raffaele ha spiegato perchè: »si sa bene che cosa hai fatto«. Poi ha ricordato l'incidente del 13 dicembre quando il premier fu colpito da una statuina del duomo spiegando che il fatto che oggi Berlusconi si sia trovato sopra la cattedrale »è un grande segno«. Secondo don Verzè infatti, Berlusconi »è stato mandato dalla Divina provvidenza per salvare il paese e lo sta facendo bene«. Parlando di politica, Berlusconi ha consigliato al pubblico - fra cui sedevano tra gli altri i ministri Ignazio La Russa e Michela Vittoria Brambilla, il presidente della Regione Roberto Formigoni e il capo di Mediolanum Ennio Doris, oltre a Lele Mora - di stare alla larga da chi non ha »ironia e autoironia, cioè da tutti quelli della sinistra«. Ha annunciato che sarà ripristinata la legge, scaduta nel 2009, che garantisce 5 milioni di finanziamento all'anno per la manutenzione della cattedrale. Poi al momento della consegna ufficiale di un bozzetto della Madonnina al Comune, ha chiamato sul palco il sindaco Moratti e le ha fatto recitare le parole di quella che ha definito »la nostra canzone fondante».
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domenica 18 luglio 2010

MANOVRA, MEDICI IN SCIOPERO CONTRO I TAGLI: «CHIEDIAMO SCUSA MA È IN GIOCO LA SANITÀ PUBBLICA»

Domani, a causa dello sciopero nazionale unitario proclamato da medici, veterinari e dirigenti della sanità pubblica per protestare contro la manovra economica del Governo, negli ospedali e nei presidi territoriali pubblici potranno saltare visite specialistiche, esami diagnostici ed operazioni chirurgiche. Saranno comunque garantite le urgenze. Alle 12 si terrà un sit in a piazza Montecitorio a Roma. Lo sciopero è unitario ed è stato proclamato da Anaao Assomed, Cimo-Asmd, Aaroi-Emac, Fp Cgil medici, Fvm, Fassid, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Sds Snabi, Aupi, Sinafo, Fedir sanita`, Sidirss. «Chiediamo scusa ai cittadini per i disagi - spiega Massimo Cozza, segretario nazionale Fpcgil Medici - ma è in gioco il bene prezioso della sanità pubblica. Domani ci vogliamo far sentire, con il primo sciopero nazionale unitario da quando è in carica il Governo Berlusconi, andando anche in camice bianco davanti alla Camera dei Deputati, dove si avvia la discussione sulla manovra economica».«Il governo e il Parlamento - denunciano i sindacati - hanno dimostrato di non avere alcun interesse per la salute dei cittadini di questo Paese e per i professionisti chiamati a tutelarla, perseguendo un progressivo impoverimento del servizio pubblico, destinato ad un ruolo residuale, povero per i poveri». In particolare sottolineano i sindacati, il testo finale del provvedimento non contiene alcuna risposta ai temi sollevati nell`ultimo mese, ovvero: «Nessuna risposta sul blocco del turnover che determinerà nei prossimi 4 anni una carenza di circa 30.000 medici e dirigenti sanitari necessari al funzionamento degli ospedali e dei servizi territoriali, anche a fronte del licenziamento della metà dei precari in settori fondamentali quali il pronto soccorso e i trapianti; »nessuna risposta sulla precarizzazione di tutti gli incarichi professionali, non rinnovabili a prescindere da merito e competenze, che spalanca le porte alla invadenza della politica«; »nessuna risposta sul congelamento della progressione economica prevista e finanziata dal Ccnl e non dalla spesa pubblica, e sulla mancata retribuzione dei turni notturni e festivi«; e »nessuna risposta alla richiesta di attenzione per i giovani medici esageratamente penalizzati nel trattamento economico e nelle prospettive di carriera«.Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, «smetta di negare l'evidenza. I medici fanno bene a scioperare e io sarò con loro in piazza». Questo quanto afferma, in una nota, Ignazio Marino, senatore Pd e presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale in merito all'astensione dal lavoro, domani, con sit-in davanti a Montecitorio dei camici bianchi contro la manovra. «Trovo davvero superficiale - sottolinea Marino - la posizione del ministro della Salute che ha liquidato le conseguenze della manovra economica sull'efficienza del Sistema sanitario nazionale con un giro di parole. Non si tratta affatto di lotta agli sprechi ma di veri e propri tagli che indeboliranno i nostri ospedali e i servizi vitali che essi rendono ai cittadini. Per questo domani mi unirò allo sciopero dei medici».«Il ministro forse non ha letto con sufficiente attenzione il testo voluto da Tremonti - continua Marino - di fatto la prima conseguenza sarà il quasi totale blocco del turn over: per ogni cinque medici che andranno in pensione, infatti, sarà possibile assumerne solo uno e questo produrrà un impatto molto negativo sulla qualità dei servizi e sull'assistenza ai nostri malati. I sindacati hanno ragione, il Governo è rimasto del tutto indifferente al valore sociale di un mestiere che tutela un diritto costituzionale, il diritto alla salute».
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sabato 17 luglio 2010

MOTOCROSS/ CAMPIONATO ITALIANO AL TITTONI DI CINGOLI

di PAOLA MAURIZIO

Diversamente dalla passata stagione, il Campionato Italiano Motocross ha effettuato il suo giro di boa a maggio, per riprendere le ostilità ad inizio settembre. Una lunga pausa che rende ancora più incerto l’epilogo. Il quarto appuntamento con il Campionato Italiano Motocross non è mai stato così atteso come in questa stagione. Dopo l’ultimo appuntamento disputato a Ponte a Egola, lo scorso maggio, sono passati 2 mesi ed altri 2 ne passeranno prima di rivedere in pista i beniamini di questo torneo che si daranno battaglia al Tittoni di Cingoli, «Balcone delle Marche »a settembre.Tanto per fare mente locale sull’evento scorso, ricordiamo che il mattatore della MX1 è stato Cristian Beggi (TM-AES/CLX Racing Team) che ha vinto con fermezza le due manche inprogramma avvicinandosi così pericolosamente al capo classifica, nonché campione in carica, Felice Compagnone (Honda-Pardi Racing). Il vincitore della MX2, al Santa Barbara, era stato Andrea Cervellin (Husqvarna-Cross 2R) che forse non sarà presente all’appuntamento marchigiano in quanto concomitante con l’ultima prova del torneo continentale dove il vicentino, al momento, sta dominando. Ciò farebbe il gioco di Gianluca Martini (Honda-A Team), attuale leader della classifica Elite che con un buon risultato distanzierebbe il rivale inseguitore.Felice Compagnone (MX1-Elite): “Così proprio non mi piace questo Italiano! Quattro mesi di stop sono troppi. Per uno come me che ha deciso di fare solo questo campionato, fermarsi a maggio e riprendere a settembre non va bene. Gli impegni o i costi non mi permettono di fare altro. Gli Elite non possono fare il Trofeo Italia e pensa che ho cambiato addirittura motoclub per fare qualche gara in Veneto prima della ripresa del tricolore perché sino ad ora non sono mai riuscito ad allenarmi bene. Insomma se il prossimo anno sarà uguale non farò più l’Italiano.” Andrea Cervellin (MX2-Elite): “Credo che a Cingoli non sarò presente perché in concomitanza con l’ultima tappa dell’Europeo. Qui, al momento, sono al comando ed è la prima volta nella mia carriera! Dopo le ultime due prove europee, dove ho perso un po’ di punti, devo cercare di tenermi stretta la tabella rossa e solo se avrò la matematica certezza di vincerlo con una gara d’anticipo, questo Europeo, allora potrò essere presente a Cingoli. Peccato perché ci tenevo a questo Campionato Italiano.”Roberto Bianchini (FX Action): “Quest’anno abbiamo una lunga pausa, dopo 3 prove ecco quattro mesi di stop dove i piloti prendono di mira altri campionati come luogo di gara. Chi partecipa all’Europeo, chi al Trofeo Italia o al Supercross, insomma è un po’ disperdere l’attenzione su questo torneo tricolore ritornato sugli allori. La ripresa del 5 settembre, a Cingoli, potrebbe essere anche deficitaria di alcuni protagonisti del campionato. E’ ovvio che chi lotta per l’Europeo non farà la prova di Cingoli ed è un peccato perché abbiamo bisogno di quei piloti e loro hanno bisogno anche di una platea italiana per emergere! Magari per il 2011 sarebbe meglio non mettere l’Italiano in concomitanza con l’Europeo. Sono consapevole che è sempre più difficile collocare le date del nostro torneo tricolore, dovremo dare più importanza ai nostri campionati, ma penso che la FMI e il sig. Barbieri, responsabile del Motocross, faranno di tutto per tenerne conto. Comunque a Cingoli mi aspetto, come sempre, una folta partecipazione.”Finalmente ritorneranno in pista anche le ragazze del Campionato Italiano Femminile. Un gradito ritorno per saggiare le doti della capoclassifica, Chiara Fontanesi, che si sta ben difendendo anche nel Mondiale di specialità.
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venerdì 16 luglio 2010

BERLUSCONI: P3 E INCHIESTA SULL'EOLICO «UNA MONTATURA»

Berlusconi, Eolico? «Una nuova vergognosa montatura» Alcuni giornali «stanno mettendo in atto una nuova vergognosa montatura già smentita dai fatti tentando di coinvolgere il presidente del Consiglio e il Popolo della Libertà in vicende poco chiare da cui siamo lontani anni luce». Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in un audiomessaggio sul sito dei Promotori della Libertà. «Non ci sono ipotesi diverse di governo» «Voglio ricordare ancora una volta che la nostra è la prima forza politica in Italia», ha continuato il premier. «Abbiamo vinto tutte le sfide elettorali, degli ultimi 2 anni: le elezioni politiche, le elezioni europee, le elezioni amministrative, le elezioni regionali. Siamo quindi il pilastro portante del governo, e nella realtà e nei numeri non ci sono ipotesi diverse di governo». Ferranti, Pd: «Sarà il caldo ma Berlusconi straparla» «Sarà il caldo ma Berlusconi straparla – commenta la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. - L'inchiesta sulla P3 non è una invenzione giornalistica ma un'accurata indagine della procura di Roma che dovrebbe allarmare tutti coloro che rivestono ruoli di responsabilità nelle istituzioni repubblicane. Berlusconi, invece, non dimostra responsabilità politica e delegittima la fiducia nelle istituzioni. Ancora più goffo il tentativo di prendere distanza da una inchiesta che ha già portato alle dimissioni del sottosegretario Cosentino e che vede coinvolto il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini e alti rappresentanti delle istituzioni. Mi sembra che ce ne sia abbastanza per tirare fuori la testa dalla sabbia». Bersani: il premier deve venire in Parlamento«Sotto l'idea del “ghe pensi mi” alla fine si costruiscono dei meccanismi paralleli alla vita politica e amministrativa, favoriti da una legislazione speciale». Lo ha detto il segretario del Pd intervistato dal Tg3 a New York. «È un problema di singolo malaffare e di malcostume ma anche di meccanismi cui mettere mano». Per Bersani, Berlusconi invece di minimizzare dovrebbe andare in parlamento a dire cosa pensa dello Stato. «Bisogna che le intercettazioni siano garantite, che la magistratura possa fare il suo lavoro e che la politica, quando c'è qualcuno coinvolto, abbia la forza di dire dimettiti». Ma, ha sottolineato, «serve anche qualcosa di più: una riscossa civile» del Paese. «Non c'è da essere preoccupati» «Non c'è da essere preoccupati, occorre continuare a lavorare con tranquillità». Silvio Berlusconi invita gli esponenti dell'esecutivo ad «andare avanti» e soprattutto ostenta sicurezza «nonostante i tentativi di delegittimazione» in corso. Il premier, secondo quanto riferiscono fonti ministeriali, questa mattina in Consiglio dei ministri è stato categorico: «Andiamo avanti cinque anni. Non date retta ai giochi di palazzo. Dobbiamo concentrarci sulle cose concrete, parliamo dei fatti e dei risultati che abbiamo raggiunto». Inchieste: «Un disegno per delegittimarci» Il Cavaliere, riportano le stesse fonti, ha fatto un accenno proprio alle ultime inchieste giudiziarie quando ha spiegato che si tratta solo di «chiacchiere che non ci scalfiscono». «C'è un disegno per delegittimarci», ha insistito il Capo del governo, «noi andiamo avanti per la nostra strada». Il presidente del Consiglio ha annunciato poi di volersi concentrare sul partito, arrivando a rinunciare anche alle vacanze, e ha intimato i presenti a non prestare il fianco a polemiche sterili, soprattutto con i finiani. Il premier ha messo uno stop anche alla 'querelle sulle quote latte. L'argomento è stato posto in Consiglio dei ministri proprio dal responsabile dell'Agricoltura che ha fatto intendere di voler raffreddare le tensioni su questo tema. Chiudiamo la vicenda, è stato l'invito del Cavaliere che avrebbe trovato d'accordo tutti. Berlusconi dopo il Consiglio dei ministri ha poi avuto un incontro con Umberto Bossi sul federalismo. Prima della riunione qualche battuta nei confronti di Giulio Tremonti. Secondo alcuni quotidiani ambirebbe a diventare presidente del Consiglio: i ministri hanno scherzato così con il responsabile di via xx settembre: «Già che ci sei prendi contatti con le stanze presidenziali...». Il ministro Alfano«Non si può fare di tutta l'erba un fascio e dare la caccia alle streghe». Così il Guardasigilli Angelino Alfano, a Bruxelles dove ha partecipato al Consiglio dei Ministri Ue di Giustizia e Affari Interni. «Sono il ministro della Giustizia - ha detto ancora Alfano - e non intendo commentare un'inchiesta in corso. Ciascuno faccia il proprio dovere, sia dal punto di vista degli inquirenti che da quello dei diritti di chi deve difendersi». L'avvocato del premierNiccolò Ghedini annuncia «azioni giudiziarie» contro i giornali che «tentano di gettare discredito» nei confronti del premier in relazione alla vicenda degli appalti per l'eolico. «In relazione agli articoli apparsi in questi ultimi giorni ed ancora oggi su alcuni quotidiani - scrive il legale e parlamentare del Pdl - tendenti a far ritenere che vi fosse una consapevolezza da parte del Presidente Berlusconi di attività antigiuridiche di terzi, peraltro ancora da comprovare, si deve ribadire come tali prospettazioni siano del tutto inveritiere e contraddette dagli stessi atti processuali. Ancora una volta con la parziale pubblicazione di atti di indagine, in palese violazione di legge, si tenta di gettare discredito nei confronti del Presidente Berlusconi. È evidente che saranno esperite tutte le azioni giudiziarie del caso».Ghedini: querelo Orlando Ghedini sapeva nulla delle riunioni della cosiddetta P3 con Verdini? Lo chiede Leoluca Orlando, portavoce dell'Idv: «C'è da chiedersi se l'onorevole Ghedini, collega di partito dei vari Scajola, Brancher e Cosentino, non sia stato in qualche modo a conoscenza delle riunioni in casa Verdini per fare pressioni indebite sui membri della Consulta che stavano per giudicare la costituzionalità del Lodo Alfano, che è un suo obbrobrio giuridico». «L'Onorevole Leoluca Orlando è evidentemente assai confuso. Come dovrebbe facilmente comprendere un conto è la critica politica altra cosa è l'indicazione di precisi comportamenti antigiuridici - replica Ghedini - Comunque avrà occasione in giudizio di spiegare le sue tesi. Vi è un unico dato certo e che sarà agevole provare ovvero la mia totale estraneità diretta o indiretta alle vicende in oggetto. Solo di questo dovrà rispondere l'onorevole Orlando». Anche Sica in Procura L' ex assessore all' Avvocatura della Regione Campania Ernesto Sica, indagato per l' inchiesta sugli appalti per l' eolico in Sardegna e sul falso dossier contro il presidente della giunta regionale campano Stefano Caldoro, è stato ascoltato questa mattina dai magistrati della Procura di Roma. Sica è stato accompagnato dai legali Felice Lentini e Fabrizio Merluzzi. L'ex assessore e sindaco di Faiano-Pontecagnano (Salerno) ha detto di aver «ribadito la mia assunzione di responsabilità politica per atti esclusivamente politici ed ho avuto modo di chiarire la mia assoluta estraneità ad associazioni segrete o palesi che siano. Ringrazio, pertanto, i magistrati della serenità con la quale hanno compreso un aspetto squisitamente politico e non delittuoso del mio operato». Sica si era dimesso domenica scorsa da assessore al termine di un faccia a faccia con Caldoro
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giovedì 15 luglio 2010

CRISI, L'ISTAT: NEL 2009 I POVERI SONO QUASI 8 MILIONI

Nel 2009, nell'anno della crisi economica, il numero dei poveri e delle famiglie in condizioni di povertà è rimasto stabile. Lo rileva l'Istat nel rapporto annuale sulla povertà in Italia, sottolineando che le famiglie in condizioni di povertà relativa (che serve per misurare le diseguaglianze) sono pari a 2 milioni e 657mila, rappresentando il 10,8% delle famiglie residenti. Si tratta, precisa l'istituto di statistica, di 7 milioni e 810mila poveri, il 13,1% dell'intera popolazione. Sono due le ragioni per le quali il numero dei poveri non è né aumentato né diminuito. Nel periodo considerato, l'80% del calo dell'occupazione ha colpito i giovani, mentre due ammortizzatori sociali fondamentali hanno mitigato gli effetti della crisi sulle famiglie: la famiglia, che ha protetto i giovani che avevano perso il lavoro, e la cassa integrazione che ha protetto i genitori dalla perdita dell'occupazione (essendo i genitori maggioritari trai cassintegrati). La linea di povertà relativa è pari a 983,01 euro Roma, 15 lug. (Apcom) - Lo scorso anno, sottolinea l'Istat, la linea di povertà relativa è risultata pari a 983,01 euro, circa 17 euro inferiore a quella del 2008. L'anno scorso, spiega l'istituto di statistica, la spesa per consumi ha mostrato una flessione in termini reali, particolarmente evidente tra le famiglie con livelli di spesa medio-alti. Il fenomeno della povertà relativa continua a essere maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (22,7%), tra le famiglie più ampie (24,9%), in particolare con tre figli (24,9%), soprattutto se minorenni (26,1%). È fortemente associato a bassi livelli di istruzione (17,6% che al massimo ha conseguito la licenza elementare), a bassi profili professionali (14,9%, operai) e all'esclusione dal mercato del lavoro: l'incidenza di povertà tra le famiglie con due o più componenti in cerca di occupazione (37,8%) è di quattro volte superiore a quella delle famiglie dove nessun componente è alla ricerca di lavoro (9%).Due famiglie su cinque costrette a «tagliare» la spesa alimentare, tre su dieci comprano soltanto «promozioni», sempre più frequenti nella nostra catena distributiva; sei su dieci cambiano menù; una su dieci rinuncia a pranzi e cene fuori dalle mura domestiche (ristoranti, trattorie, tavole calde, fast food, pizzerie). È quanto evidenzia la Cia-Confederazione italiana agricoltori che, in occasione della presentazione del Rapporto Istat sulla povertà, anticipa i risultati di un'indagine sui consumi che verrà presentata nelle prossime settimane. Sono dati che dimostrano - afferma la Cia - le gravi difficoltà economiche delle famiglie che si impoveriscono sempre di più. Sta di fatto che nel 2009 è diminuita del 3 per cento rispetto all'anno precedente la spesa media per generi alimentari e bevande (461 euro al mese). In particolare calano gli acquisti di pane e cereali, di carne, di oli e grassi, di frutta e ortaggi, di zucchero, di caffè. Una tendenza negativa che si riscontra anche dalle stime preliminari del primo semestre 2010. Solo nel mese di aprile si è avuta una flessione dei consumi pari al 2 per cento. La spesa mensile per generi alimentari e bevande rappresenta, in media, il 18,9 per cento di quella totale (il 16,4 per cento tra le famiglie del Nord, il 24,4 per cento nel Mezzogiorno). La crisi economica ha, comunque, spinto il 10,4 per cento delle famiglie -avverte la Cia- ad acquistare generi alimentari presso gli hard-discount, percentuale in netta crescita tra le regioni del Centro (dal 9,8 al 10,5 per cento). Il supermercato -come risulta anche dall'ultima indagine Istat sui consumi- si conferma, tuttavia, il luogo di acquisto prevalente (68,4 per cento), soprattutto nel Centro-Nord (superiore al 70 per cento). Nel Mezzogiorno, invece, il 76,9 per cento delle famiglie continua ad acquistare presso il negozio tradizionale, con percentuali decisamente superiori alla media per tutti i beni (pane, pasta, carne, pesce, frutta e ortaggi).Nella fotografia della Cia sui consumi alimentari, si rileva che la famiglia italiana acquista con maggiore consapevolezza e attenzione al prezzo, con l'obiettivo di spendere al meglio le sempre più esigue risorse disponibili. Si cercano alternative più convenienti, si rincorrono le promozioni, si compra in punti vendita dove gli stessi prodotti si trovano a quotazioni più basse (appunto negli hard-discount). Si guarda con interesse a saldi, sconti, offerte. E così gli acquisti domestici continuano a scendere e il carrello della spesa diventa ancora più povero.
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mercoledì 14 luglio 2010

CAMPIONATO ITALIANO MINIBIKE CROSS IN NOTTURNA

di SERGIO CONTI


La costruzione della nuova pista che ospiterà in notturna la quinta prova del tricolore, sabato prossimo a Manciano in occasione della tradizionale Sagra dello Struzzo, è terminata. FX Action in collaborazione con il Moto Club Castiglion Fiorentino ha inserito la prova del Campionato Italiano Minibike Cross all'interno della festa decennale che richiama, da sempre, tantissimo pubblico. Una bella manifestazione per il campionato che fa tappa nella città natale di Roberto Benigni. Per arrivare a Manciano è molto semplice si esce a Monte San Savino, dall'autostrada Firenze-Roma, dopo il casello si gira a destra seguendo le indicazioni per Castiglion Fiorentino, dopo circa 10 km si trova Manciano. Le verifiche tecniche e operazioni preliminari si svolgeranno sabato 17 luglio dalle ore 15,00 alle 17,00 subito dopo le prove libere e a seguire le cronometrate; alle ore 21,00 l'inizio delle gare tutte in notturna. Nella stessa serata è in programma anche una gara Interregionale Minicross che vedrà al via tutte le categorie. Per questa quinta tappa del campionato è attesa una nuova sfida tra Cucini (Rotek) (foto)e Beconcini (Holeshot) nella Pro Agonisti, mentre nella categoria Amatori si fa molto interessante la lotta per la vittoria finale tra Santiccioli (Pit Pro), Dragonetti (Bucci Moto) e Abete (LEM), quest’ultimo reduce da una doppia affermazione nella tappa precedente.
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martedì 13 luglio 2010

BAVAGLIO, INTERVIENE L'ONU: «IL DDL VA RIVISTO, COSÌ MINA IL DIRITTO ALLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE»

Il governo italiano deve «abolire o modificare» il progetto di legge sulle intercettazioni perchè «se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia». Lo ha detto il relatore speciale dell'Onu sulla libertà di espressione, Frank La Rue in un comunicato. Nel comunicato si ricorda che, «secondo l'attuale disegno di legge, chiunque non sia accreditato come giornalista professionista può essere condannato a quattro anni di carcere per aver registrato una comunicazione o conversazione senza il consenso della persona coinvolta e per aver poi reso pubblica tale informazione». Secondo La Rue, «tale grave pena minerà in modo serio tutti i diritti individuali di cercare e diffondere un'informazione imparziale, in violazione del Convenzione internazionale sui diritti civili e politici di cui l'Italia è parte». Preoccupazioni anche per l'introduzione di una sanzione per giornalisti ed editori che pubblichino il contenuto di intercettazioni prima dell'inizio di un processo. «Tale punizione - prosegue il relatore Onu - che include fino a 30 giorni di carcere e un'ammenda fino a 10.000 euro per i giornalisti e 450.000 per gli editori è sproporzionata rispetto al reato». Secondo La Rue, «queste norme possono ostacolare il lavoro dei giornalisti investigativi su materie di interesse pubblico, come la corruzione, data l'eccessiva lentezza dei procedimenti giudiziari in Italia, e come sottolineato più volte dal Consiglio d'Europa». «Sono consapevole - conclude il relatore speciale Onu - che il disegno di legge è stato avanzato per preoccupazioni sull'implicazione della pubblicazione delle intercettazioni sui procedimenti giudiziari e sul diritto alla privacy. Tuttavia, il disegno di legge nella sua forma attuale non costituisce una risposta appropriata a tali preoccupazione e pone minacce al diritto alla libertà d'espressione». La Rue, ricordando anche le proteste dei giornalisti, esorta il governo ad «astenersi dall'adottare questo disegno di legge nella forma attuale, e di impegnarsi in un dialogo con tutte le parti in gioco, in particolare con i giornalisti e i media, per assicurare che le loro preoccupazioni siano tenute da conto». La Rue si dice «ansioso» di cooperare con il governo italiano, in vista di una «possibile missione di sopralluogo nel 2011 per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto di espressione in Italia».
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domenica 11 luglio 2010

LA BOSNIA RICORDA IL GENOCIDIO DI SREBRENICA

È ricordata come la più grande atrocità che abbia vissuto l'Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Decine di migliaia di persone si stanno raccogliendo per commemorare il massacro di Srebrenica, che durante la guerra in Bosnia Erzegovina (1992-1995) costò la vita a 8mila musulmani ad opera delle truppe serbo-bosniache tra l'11 e il 18 luglio del 1995. La commemorazione del 15mo anniversario della mattanza è cominciata con la sepoltura dei resti di altre 775 vittime identificate nel cimitero della base Onu di Potocari, a nord del centro urbano, dove sono sepolte in tutto 3.749 salme. L'11 luglio 1995, quando le truppe serbo-bosniache agli ordini del generale Ratko Mladic conquistarono l'enclave musulmana, 40mila persone fuggirono verso la base dell'Onu, ma solo 7mila riuscirono a trovarvi rifugio. A 15 anni di distanza da quello che il Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia, con una sentenza dell'aprile 2004 ha stabilito che fu genocidio, Mladic non è stato ancora assicurato alla giustizia. Il Parlamento europeo ha proclamato l'11 luglio giorno della commemorazione in tutta l'Unione Europea. L'allora presidente serbo Radovan Karadzic è invece attualmente in carcere e sotto processo. La gigantesca caccia al musulmano delle trubbe di Mladic in pochi giorni vide migliaia di persone fucilate in massa a colpi di Kalashnikov o sgozzate nei campi di grano, teste mozzate, ragazze violentate dai soldati. L'ordine era di uccidere chiunque avesse più di 12 anni. Le vittime venivano poi seppellite in gigantesche fosse comuni: alla fine si contarono più di 70 fosse. Alla cerimonia erano presenti tutti presidenti degli Stati che prima costituivano la Jugoslavia, compreso il presidente serbo Boris Tadic. Per anni Belgrado ha negato le dimensioni del bagno di sangue ma a marzo di quest'anno il Parlamento serbo ha condannato il massacro e ha chiesto scusa ai familiari delle vittime. presidente serbo Boris Tadic, che ha promesso di fare di tutto per giungere alla cattura di Ratko Mladic, principale responsabile di quello che viene ritenuto il peggiore eccidio di civili in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale: «Io come presidente della Serbia non desisterò dalle ricerche dei responsabili ancora latitanti, e mi riferisco innanzitutto a Ratko Mladic». Il presidente americano Barack Obama ha inviato un suo messaggio personale, letto dall'ambasciatore Charles English, per chiedere la cattura di Ratko Mladic: «Non possiamo lasciare che un crimine di tale proporzioni rimanga impunito», ha sottolineato il leader della Casa Bianca.
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venerdì 9 luglio 2010

SILENZIO STAMPA

AVVISO AI LETTORI
«L’ALTRAREPUBBLICA ADERISCE AL «SILENZIO» PROCLAMATO DALLA FNSI PER PROTESTARE CONTRO LA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI. PER QUESTO FINO A DOMENICA IL SITO NON SARA' AGGIORNATO

giovedì 8 luglio 2010

BERLUSCONI: SE LA MANOVRA NON PASSA ANDIAMO TUTTI A CASA

«La scelta del governo di porre la fiducia sulla manovra è stato un atto di coraggio del governo. I saldi di questa manovra dovranno restare invariati. Se il Parlamento non ci approverà questa manovra andremo a casa». Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un'intervista a Studio aperto. STOCCATA A FINI «Io ho in mente di continuare a governare e di andare avanti con passione determinazione e slancio e chi nel Pdl dovesse dissentire da questo impegno assoluto e morale dovrebbe prendere atto di non essere più in sintonia con i nostri elettori».INTERCETTAZIONIE' una «legge sacrosanta», ribadisce il premier, attando l'opposizione. «Ero e resto convinto che ricalca un ddl approvato con una maggioranza bulgara ai tempi del governo di sinistra. Eppure allora nessuno parlò di legge bavaglio e di attentato alla libertà. Per la sinistra la democrazia e la libertà esistono solo quando governano loro». AQUILANI PICCHIATI Dopo le proteste degli aquilani ieri a Roma, Berlusconi dice la sua sugli scontri con le forze dell'ordine. «Mi pare che ci sia stata molta strumentalizzazione». Il premier precisa di «non aver ancora visto il resoconto della poliza» ma spiega che «il governo ha fatto il miracolo per come è intervenuto subito dopo il terremoto, come nessun altro paese è riuscito a fare dopo una catastrofenaturale. In meno di 10 mesi abbiamo dato una casa a chi l'aveva persa». Per il cavaliere della sera adesso l’Aquila non merita più nulla, deve essere abbandonata. E pure picchiata. Che schifo. Il set spettrale che Berlusconi ha trasformato nel back stage della sua performance, coinvolgendo persino i big di tutto il mondo, rischia di rimanere tale se i cittadini aquilani non verranno sostenuti. Solidarietà agli aquilani. Quella splendida città, ora ridotta ad un cumulo di macerie deve ritornare quella che era, un patrimonio artistico e architettonico per tutta l’Italia.
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mercoledì 7 luglio 2010

BOTTE AI TERREMOTATI, BERLUSCONI BLINDATO VERGONA,VERGONA,VERGONA


Alla fine ce l'hanno fatta gli aquilani. Hanno raggiunto piazza di Montecitorio, ma solo dopo uno scontro con la polizia. Tre feriti e tante botte, ma i 5mila sono riusciti a raggiungere la piazza di fronte a palazzo Chigi. Le proteste davanti il Parlamento: Bersani e Di Pietro, Pannella tra la folla. Dopo alcune proteste anche contro il leader del Pd perché facesse di più. Bersani ha risposto: «Serve più rispetto per le persone. Quel che è successo è inconcepibile. La cortina mediatica che ha avvolto le notizie su l'Aquila in questi mesi, ha oscurato anche le nostre proposte in Palramento. Serve subito su una legge speciale per il terremoto, come è avvenuto per tutti gli altri in passato». I manifestanti aquilani stanno lasciando via del Plebiscito dopo il blitz. Le Forze dell'ordine stanno avanzando lentamente e si sono fermate a pochi metri da Piazza Venezia dove il corteo viene deviato per farlo passare da via Botteghe Oscure. Pochi minuti è arrivata anche un'ambulanza per soccorrere una ragazza del corteo che ha avuto un lieve malore per il caldo. È giunta anche un'auto della Protezione Civile che ha distribuito bottiglie d'acqua a tutti. I dimostranti hanno lasciato Palazzo Grazioli senza incidenti. Il sindaco dell'Aquila è costantemente in contatto con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Massimo Cialente ha chiamato più volte il braccio destro del Cavaliere per informarlo della situazione. Lo stesso Cialente ha detto ai manifestanti: «Si è vero sto mediando con Letta, ma non si trova Tremonti...». Il sindaco dell'Aquila non ha perso le speranze: «Siamo disperati spero che Tremonti accolga le nostre richieste». Il corteo, con in testa i sindaci abruzzesi, sta sfilando lungo via delle Botteghe Oscure. «Si va al Senato», urlano alcuni manifestanti che al momento sfilano senza scorta delle forze dell'ordine in testa al corteo e stanno paralizzando il traffico. «Berlusconi hai sfruttato il nostro dolore, vieni qui se hai il coraggio». Sono gli slogan scanditi dei manifestanti. Durante la protesta momenti di tensione con le forze dell'ordine che hanno tentato di far indietreggiare il gruppo di manifestanti. I manifestanti hanno gridato anche «buffoni» e «fascisti». A piazza Navona un cordone di polizia e le transenne bloccano il varco che dalla piazza si affaccia sul vicino palazzo del Senato. Agli aquilani si sono aggiunti molti manifestanti con l'agenda rossa in mano. «La piattaforma che gli abruzzesi hanno portato alla manifestazione di oggi ci trova totalmente d'accordo e sarebbe possibile fare qualcosa già nella manovra». Lo dice Pier Luigi Bersani parlando con i cronisti alla Camera. Secondo il segretario del Pd occorre inserire nella manovra «un pacchetto di interventi» per sostenere gli abruzzesi. «Non ci sono terremoti di serie A e terremoti di serie B. Quando noi eravamo al governo, non li abbiamo mica trattati così i terremotati di Umbria e Marche. Andate a vedere come è andata lì la ricostruzione. Il governo in Abruzzo, invece, ha pensato solo all'emergenza e per nulla alla ricostruzione».Gli scontri della mattinaErano arrivati in mattinata a piazza Venezia con circa 45 pullman provenienti dal «cratere» dell'Aquila, la zona più colpita dal terremoto. Volevano protestare davanti al Parlamento perché dal primo luglio hanno ricominciato a pagare le tasse, ha spiegato il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che ha subito capito quanto era tesa la situazione. Due blindati dei carabinieri hanno chiuso ermeticamente l'accesso a via del Corso da piazza Venezia ma un gruppo, un centinaio di persone, ha cercato lo stesso di superare lo sbarramento ed è entrato in contatto con le forze di polizia. Tafferugli e spintoni, tre feriti, ma nessuno è riuscito a superare la barriera delle forze di polizia che sono schierate in assetto antisommossa. A riportare la calma ha pensato lo stesso sindaco dell'Aquila Cialente, che è riuscito a convincere i più agitati a fare qualche passo indietro e a tornare a piazza Venezia. Ma negli scontri ha preso anche lui manganellate. E lo stesso è toccato ad Alfonso, Vincenzo e Marco che insieme ad un signore di 70 anni, facevano parte del servizio d'ordine del corteo.Gli aquilani hanno invaso piazza Venezia e la vicina via dei Fori Imperiali, lanciando un «S.o.s. L'Aquila», chiedendo sospensione delle tasse, occupazione e sostegno all'economia. Chiedono soprattutto una legge organica per la ricostruzione, oltre alla protesta per il pagamento delle tasse che da dicembre i cittadini dovrebbero ricominciare a pagare al cento per cento. Due ragazzi sono stati colpiti alla testa dalle manganellate e sanguinano. Alla fine la polizia ha aperto un varco consentendo ai manifestanti di raggiungere Via del Corso per andare poi davanti al Parlamento. Ma a piazza Colonna sono stati di nuovo bloccati. A quel punto il corteo è tornato verso piazza Venezia, bloccondo il traffico. Sono circa 5mila le persone arrivate dal "cratere", oltre al comune dell'Aquila paesi limitrofi come San Demetrio, Fossa, Torre dei Passeri, in provincia di Pescara, e Sulmona, che pur non essendo stata inserita nell'area dell'epicentro del sisma del 6 aprile 2009 ha subito danni. I manifestanti, arrivati con 40 autobus e in auto, sfilano lungo via del Corso diretti a Montecitorio e nel pomeriggio si concentreranno in piazza Navona. Alla manifestazione, organizzata dal Popolo delle carriole del presidio di piazza del Duomo, hanno aderito tra gli altri i comitati "3 e 32", "Rete Aq", "Eva" (Eco villaggio autocostruito), "Cittadini per i cittadini" e gli universitari che abitavano la Casa dello studente. I manifestanti vestono magliette con su scritto «forti e gentili», come diceva D'Annunzio, «ma non fessi», e portano bandiere nere e verdi, i colori della città. Mentre in piazza continua la protesta degli aquilani, il sindaco de L'Aquila, Massimo Cialente, è ricevuto a Palazzo Madama dal presidente del Senato, Renato Schifani.
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