Il segretario Pd in un incontro organizzato da Left: «Il Pd
non farà passare la riforma della legge elettorale così come è stata disegnata:
ci metteremo di traverso. Casini? Morirà di tattica, dica dove vuole andare».
La replica del leader UdC: «Non siamo stati sudditi di Berlusconi, non siamo
disposti ad esserlo di Bersani». «Dieci domande per il futuro dell'Italia». Si
chiama così l'iniziativa che organizzata da l'Unità e dal settimanale Left con
Pier Luigi Bersani e il giornalista e conduttore Corrado Formigli al Teatro
Eliseo a Roma. Ma questa volta non si è trattato di un consueto talk show e
nemmeno di una intervista pubblica. Ad incalzare il segretario del Pd e
candidato a Presidente del Consiglio nel dibattito organizzato dalla rivista
Left, non sono stati né giornalisti, né altri politici. Le dieci domande per il
futuro sono state rivolte a Bersani direttamente da operai, ricercatori,
insegnanti, medici, immigrati, imprenditori, artigiani, artisti, studenti,
ecc...Bersani ne ha approfittato per puntualizzare quali sono le condizioni del
Pd sulla legge elettorale: «Il Pd non farà passare la riforma della legge
elettorale così come è stata disegnata in Senato: se noi valuteremo
responsabilmente che l'Italia va in una situazione di ingovernabilità ci
metteremo di traverso», ha chiarito il segretario del Pd. Il nodo resta la
soglia del 42,5% oltre cui scatta il premio di maggioranza. Più che una norma
anti-Beppe Grillo, è «una norma anti-Pd, il tentativo di dire 'muoia Sansone
con tutti i filistei', ma noi non scherziamo». Per Bersani, dunque «è
indispensabile che ci sia «un ragionevole premio di governabilità non sotto il
10% netto che equivale ad un 12,5% per ragioni tecniche». Questo premio »non
garantisce una maggioranza assoluta ma che ci sia un azionista di riferimento
in grado di dire chi governa, meno di questo sarebbe una cosa molto seria«, ha
insistito. «Non penseranno mica che mi metto a fare un governo con Berlusconi e
Fini? - ha aggiunto Bersani - Al di là di quanto sia alta la soglia il punto è
se si vuole consentire a chi arriva primo di avere un ragionevole premio che
non può essere sotto il 10%». Pier Luigi Bersani sostiene la necessità di un premio
che certo «non garantisce la maggioranza assoluta ma indica l'azionista di
riferimento in grado di dire chi governa».Si sente tradito da Casini? «Casini
morirà di tattica - replica il segretario Pd - dove vuole andare? Spero che
anche lui a un certo punto metta la barra dritta e decida dove andare». Subito,
a stretto giro, arriva la replica del leader UdC: «Non siamo stati sudditi di
Berlusconi,non siamo disposti ad esserlo di Bersani». «Bersani non dica che
Casini morirà di tatticismo - ha aggiunto -, il Pd si deve abituare a guardare
con rispetto a chi sta in Parlamento. Abbiamo tenuto la schiena dritta, non ci
inchiniamo a Bersani. Non credo che sia lesa maestà dire che non si può
prendere il 55% avendo solo il 30% dei
voti». Casini ha ribadito che l'Udc «è disponibile a trovare una soluzione
sulla legge elettorale anche con il Pd: va bene, arriviamo al 10% per il premio
ma ci vuole una soglia di sbarramento». Incalzato sul ruolo dell'attuale
premier, Bersani risponde: «Monti deve continuare a dare una mano al Paese: non
si tratta di imbarcare nessuno, bisogna discuterne con lui». C'è spazio anche
per una domanda sul ministro Fornero: «Io non ho prenotato nessuno e ieri
polemizzavo con Gasparri che sostiene che un membro di un governo tecnico perde
i diritti politici». Invece, io ritengo che «anche un tecnico è un cittadino» e
ovviamente «può fare il ministro». Poi, «Vendola ci ha ricamato su». Qualcuno
chiede conto anche del sistema fiscale: «Partirei dal fatto che vorrò che i
ricchi le paghino le tasse». Bersani risponde a chi gli domanda se nel caso
andasse al governo anche lui aumenterà le tasse ai ricchi come ha annunciato il
presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il segretario del Pd ha insistito
molto sul contrasto all'evasione fiscale: «Ce l'ho molto con i paradisi fiscali
perché ce l'ho con chi fa i soldi qui e poi li porta dove non si paga niente
senza nessuna solidarietà verso il Paese che ti ha fatto guadagnare. Chi è
ricco sa dove andare e scappa, mentre qui resta la povertà». Bersani ha
respinto al mittente le accuse di chi sostiene che la sinistra al governo non
ha contrastato l'evasione fiscale, ha ricordato l'azione di Vincenzo Visco,
membro del governo Prodi, e ha detto: «Basta con questa storia che è sempre
colpa della sinistra». Quindi ha osservato: «Se arriva un ministro che ha la
faccia di uno che non farà mai il condono l'evasione cala, se ne arriva uno che
ha la faccia di quello che farà il condono l'evasione aumenta». «Bisogna
riflettere sull'effetto boomerang» sul referendum sull'articolo 18 dello
Statuto dei lavoratori sostenuto tra gli altri dal leader di Sel, Nichi
Vendola, ha poi detto Pier Luigi Bersani.Secondo il leader del Pd «sull'articolo 18 la soluzione
trovata è di equilibrio. Il 2013 poi è un anno elettorale e il referendum non
si può fare. Invito a riflettere sulla strategia perché l'ultimo referendum sul
lavoro ha portato al voto il 24% delle persone. Dobbiamo riflettere
sull'effetto boomerang». «Gli annunci devono mettersi alla prova della
credibilità. se fossi al governo, chiamerei Marchionne, l'unica soddisfazione
di essere ministro è che se li chiami devono venire.Gli chiederei:ma mi vuoi
spiegare cos'èquesta svolta cosìimpressionante?», dice Bersani. «Siamo passati
da una fase in cui si diceva che si puntava sulle piccole vetture a una in cui
si dice che si farà l'alta gamma. Marchionne ci deve dire in che misura ce la
fa e se ha bisogno di aiuto», ha concluso il segretario del pd. I rapporti con
la Fiom: «La Fiom ci ha attaccato, ma perbacco diciamolo e smettiamo di correre
dietro alla prima cosa che si sente: i reintegri alla Fiat dimostrano che non
si è smontato nulla». Il segretario del Pd Pierluigi Bersani, durante
un'iniziativa al teatro Eliseo, difende la riforma del mondo del lavoro
approvata dal governo.