DUEMILAUNDICI UN ALTRO
LUNGO ANNO DI «PORTE CHIUSE» AI DIRITTI DEI MIGRANTI E DEI RICHIEDENTI ASILO
Ieri,
20 giugno, in occasione della giornata mondiale del rifugiato promossa dalle
Nazioni Unite, si è tenuta, presso la Biblioteca del Senato, la presentazione
di «Lampedusa non è un’isola. Profughi e migranti alle porte dell’Italia». Si
tratta di un rapporto dedicato agli immigranti e ai richiedenti asilo redatto
da “A Buon Diritto Onlus” sotto la direzione di un comitato scientifico
composto da Laura Balbo, Luigi Ferrajoli, Tamar Pitch, Giorgio Rebuffa, Eligio
Resta e Stefano Rodotà. Un vero e proprio dossier dei fatti, delle cronache e
degli avvenimenti istituzionali, accaduti nel 2011. Dalla lettura di quella
ricostruzione emerge che, come in un gioco di cerchi concentrici, la crisi
dello scorso anno si iscrive dentro un indirizzo di politiche sull’immigrazione
perseguite in maniera determinata dall’inizio della legislatura, che a sua
volta riprende la torsione data nel 2002 al testo unico dalla legge Bossi-Fini.
Se l’analisi è incentrata sulle vicende del 2011, dentro il quadro
politico-istituzionale in cui esse sono maturate, il risultato è uno studio
particolareggiato delle forme e degli effetti di una politica compiutamente
definita, scientemente perseguita e conseguentemente messa in pratica. Ovvero
una politica sostanzialmente xenofoba. Ne deriva che il 2011 può essere letto
come uno stress-test della politica delle «porte chiuse» ai migranti e ai
richiedenti asilo.Basti pensare che nel 2011, delle 25.626 istanze esaminate,
meno di 11mila hanno dato luogo al riconoscimento della protezione
internazionale, sancendo così la relativa marginalità dell’Italia
nell’accoglienza e nell’asilo in Europa. Il rapporto «Lampedusa non è un’isola»
è così strutturato: a un racconto sintetico degli avvenimenti del 2011 fanno
seguito una circostanziata cronologia e il censimento degli atti di
discriminazione e di violenza contro immigranti e richiedenti asilo avvenuti
nel corso dell’anno. Il quadro politico-istituzionale entro cui tutto ciò
accade è ricostruito in tre approfondimenti dedicati all’evoluzione della
legislazione tra il 2008 e il 2011, alle trasformazioni dei centri per
stranieri e agli stranieri in carcere. Infine, dalle richieste rivolte
all’Italia dalle organizzazioni internazionali (intergovernative, giudiziarie e
non governative), e dal dibattito pubblico e istituzionale in corso, sono state
tratte alcune raccomandazioni per il necessario e urgente indirizzo politico in
materia.Questo dossier è un’anticipazione di «LarticoloTre». Un rapporto sullo
stato dei diritti in Italia che, richiamando il principio di uguaglianza
sancito dalla Costituzione, si propone di valutare il riconoscimento o il
mancato riconoscimento, l’effettiva attuazione o l’inosservanza dei diritti e
delle garanzie in tutti i campi della vita sociale e in tutte le espressioni
della personalità umana: dalla libertà individuale alla libertà di movimento,
dalla libertà religiosa alla libertà sessuale, alla libertà dalle
discriminazioni di qualunque origine e dalle violenze comunque motivate. Ma per
questo bisognerà aspettare il 2014. C’è un gran lavoro da fare. r.c.m.p.s.d.