Il ddl che limita l'utilizzo e la diffusione delle intercettazioni telefoniche sarà approvato dalla Camera nella stessa versione che uscirà nei prossimi giorni dal Senato ed i parlamentari del Pdl saranno tenuti ad attenersi e votare questa versione del ddl. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al termine della direzione del Pdl, aggiungendo che il testo verso il quale si sta andando non corrisponde in tutto a quanto era nel programma del Pdl ed è il motivo per il quale lo stesso Cavaliere ha annunciato di essersi astenuto sul nuovo testo nel corso della riunione del partito di questa mattina. «La direzione del Pdl ha votato unanimità - con una sola astensione, la mia - ed è vincolante per senatori e deputati», ha spiegato ai giornalisti Berlusconi aggiungendo che «la legge come uscirà dal Senato sarà votata alla Camera». Il presidente del Consiglio, arrivando all'assemblea di Federalberghi, ha poi detto che «questa legge non adempie a tutte promesse che avevamo messo nel nostro contratto [ovvero il programma elettorale] dove la privacy era [considerata] inviolabile», ma «la lobby dei giornalisti ha impedito la privacy al 100%». Berlusconi ha quindi spiegato che con il nuovo testo attualmente in discussione a palazzo Madama «abbiamo proibito la pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa e la tv. I giornali potranno dire i fatti (emersi dalle intercettazioni), ma non potranno riferire le parole».«Iniziamo con questa legge che migliora le cose nel lungo cammino per il nostro diritto alla libertà», ha detto poi Berlusconi parlando all'Assemblea di Federalberghi del testo messo a punto dall'ufficio di presidenza del Pdl. «La legge riduce a 75 giorni la possibilità di intercettare con possibili proroghe di 48 ore. Prima - aggiunge Berlusconi scherzando - il tempo consentito per le intercettazioni era di tre anni. E non era piacevole, se avevi quindici fidanzate, ritrovarti intercettate per un tempo così lungo le telefonate intercettate con tutte e quindici».Alla Federalberghi il premier ha parlato a tutto campo. «La sovranità non è più nelle mani del popolo ma nelle mani di alcuni pm che attraverso la Corte costituzionale si fanno abrogare alcune leggi». L'architettura istituzionale italiana è tale per cui il premier «ha pochi poteri» e questo riguarda anche l'iter delle leggi. «Se una legge - dice Berlusconi - non piace ai pm di magistratura democratica vanno alla Corte costituzionale e se la fanno abrogare».Idv e Pd hanno abbandonato i lavori della commissione Giustizia dove si esaminano gli emendamenti al ddl intercettazioni. La protesta deriva dal fatto che le modifiche all'esame dei senatori, in realtà, sarebbero già superate dai nuovi emendamenti depositati dal relatore. La tensione sale, dunque, in attesa che l'aula di palazzo Madama riprenda l'esame del ddl a partire dalle 16.30.Parole incendiarie «Sono parole rancorose e incendiarie, Berlusconi getta benzina sul fuoco e dimostra, ancora una volta, la sua completa sfiducia nella magistratura». Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti commenta le dichiarazioni del presidente del consiglio sull'inchiesta sulla Protezione Civile attivata dalla Procura dell'Aquila. «Arrivare ad evocare il pericolo di spari in testa agli uomini della Protezione civile è da irresponsabili e ha tutto il sapore di un tentativo di influenzare le indagini. Con queste parole - conclude Ferranti - Berlusconi manca di rispetto agli aquilani e a tutti i cittadini italiani che aspettano con serenità ed equilibrio giustizia».
martedì 8 giugno 2010
BAVAGLIO, BERLUSCONI BLINDA IL TESTO E ATTACCA: «LA SOVRANITÀ È IN MANO AI MAGISTRATI»
Il ddl che limita l'utilizzo e la diffusione delle intercettazioni telefoniche sarà approvato dalla Camera nella stessa versione che uscirà nei prossimi giorni dal Senato ed i parlamentari del Pdl saranno tenuti ad attenersi e votare questa versione del ddl. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al termine della direzione del Pdl, aggiungendo che il testo verso il quale si sta andando non corrisponde in tutto a quanto era nel programma del Pdl ed è il motivo per il quale lo stesso Cavaliere ha annunciato di essersi astenuto sul nuovo testo nel corso della riunione del partito di questa mattina. «La direzione del Pdl ha votato unanimità - con una sola astensione, la mia - ed è vincolante per senatori e deputati», ha spiegato ai giornalisti Berlusconi aggiungendo che «la legge come uscirà dal Senato sarà votata alla Camera». Il presidente del Consiglio, arrivando all'assemblea di Federalberghi, ha poi detto che «questa legge non adempie a tutte promesse che avevamo messo nel nostro contratto [ovvero il programma elettorale] dove la privacy era [considerata] inviolabile», ma «la lobby dei giornalisti ha impedito la privacy al 100%». Berlusconi ha quindi spiegato che con il nuovo testo attualmente in discussione a palazzo Madama «abbiamo proibito la pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa e la tv. I giornali potranno dire i fatti (emersi dalle intercettazioni), ma non potranno riferire le parole».«Iniziamo con questa legge che migliora le cose nel lungo cammino per il nostro diritto alla libertà», ha detto poi Berlusconi parlando all'Assemblea di Federalberghi del testo messo a punto dall'ufficio di presidenza del Pdl. «La legge riduce a 75 giorni la possibilità di intercettare con possibili proroghe di 48 ore. Prima - aggiunge Berlusconi scherzando - il tempo consentito per le intercettazioni era di tre anni. E non era piacevole, se avevi quindici fidanzate, ritrovarti intercettate per un tempo così lungo le telefonate intercettate con tutte e quindici».Alla Federalberghi il premier ha parlato a tutto campo. «La sovranità non è più nelle mani del popolo ma nelle mani di alcuni pm che attraverso la Corte costituzionale si fanno abrogare alcune leggi». L'architettura istituzionale italiana è tale per cui il premier «ha pochi poteri» e questo riguarda anche l'iter delle leggi. «Se una legge - dice Berlusconi - non piace ai pm di magistratura democratica vanno alla Corte costituzionale e se la fanno abrogare».Idv e Pd hanno abbandonato i lavori della commissione Giustizia dove si esaminano gli emendamenti al ddl intercettazioni. La protesta deriva dal fatto che le modifiche all'esame dei senatori, in realtà, sarebbero già superate dai nuovi emendamenti depositati dal relatore. La tensione sale, dunque, in attesa che l'aula di palazzo Madama riprenda l'esame del ddl a partire dalle 16.30.Parole incendiarie «Sono parole rancorose e incendiarie, Berlusconi getta benzina sul fuoco e dimostra, ancora una volta, la sua completa sfiducia nella magistratura». Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti commenta le dichiarazioni del presidente del consiglio sull'inchiesta sulla Protezione Civile attivata dalla Procura dell'Aquila. «Arrivare ad evocare il pericolo di spari in testa agli uomini della Protezione civile è da irresponsabili e ha tutto il sapore di un tentativo di influenzare le indagini. Con queste parole - conclude Ferranti - Berlusconi manca di rispetto agli aquilani e a tutti i cittadini italiani che aspettano con serenità ed equilibrio giustizia».
Il ddl che limita l'utilizzo e la diffusione delle intercettazioni telefoniche sarà approvato dalla Camera nella stessa versione che uscirà nei prossimi giorni dal Senato ed i parlamentari del Pdl saranno tenuti ad attenersi e votare questa versione del ddl. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al termine della direzione del Pdl, aggiungendo che il testo verso il quale si sta andando non corrisponde in tutto a quanto era nel programma del Pdl ed è il motivo per il quale lo stesso Cavaliere ha annunciato di essersi astenuto sul nuovo testo nel corso della riunione del partito di questa mattina. «La direzione del Pdl ha votato unanimità - con una sola astensione, la mia - ed è vincolante per senatori e deputati», ha spiegato ai giornalisti Berlusconi aggiungendo che «la legge come uscirà dal Senato sarà votata alla Camera». Il presidente del Consiglio, arrivando all'assemblea di Federalberghi, ha poi detto che «questa legge non adempie a tutte promesse che avevamo messo nel nostro contratto [ovvero il programma elettorale] dove la privacy era [considerata] inviolabile», ma «la lobby dei giornalisti ha impedito la privacy al 100%». Berlusconi ha quindi spiegato che con il nuovo testo attualmente in discussione a palazzo Madama «abbiamo proibito la pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa e la tv. I giornali potranno dire i fatti (emersi dalle intercettazioni), ma non potranno riferire le parole».«Iniziamo con questa legge che migliora le cose nel lungo cammino per il nostro diritto alla libertà», ha detto poi Berlusconi parlando all'Assemblea di Federalberghi del testo messo a punto dall'ufficio di presidenza del Pdl. «La legge riduce a 75 giorni la possibilità di intercettare con possibili proroghe di 48 ore. Prima - aggiunge Berlusconi scherzando - il tempo consentito per le intercettazioni era di tre anni. E non era piacevole, se avevi quindici fidanzate, ritrovarti intercettate per un tempo così lungo le telefonate intercettate con tutte e quindici».Alla Federalberghi il premier ha parlato a tutto campo. «La sovranità non è più nelle mani del popolo ma nelle mani di alcuni pm che attraverso la Corte costituzionale si fanno abrogare alcune leggi». L'architettura istituzionale italiana è tale per cui il premier «ha pochi poteri» e questo riguarda anche l'iter delle leggi. «Se una legge - dice Berlusconi - non piace ai pm di magistratura democratica vanno alla Corte costituzionale e se la fanno abrogare».Idv e Pd hanno abbandonato i lavori della commissione Giustizia dove si esaminano gli emendamenti al ddl intercettazioni. La protesta deriva dal fatto che le modifiche all'esame dei senatori, in realtà, sarebbero già superate dai nuovi emendamenti depositati dal relatore. La tensione sale, dunque, in attesa che l'aula di palazzo Madama riprenda l'esame del ddl a partire dalle 16.30.Parole incendiarie «Sono parole rancorose e incendiarie, Berlusconi getta benzina sul fuoco e dimostra, ancora una volta, la sua completa sfiducia nella magistratura». Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti commenta le dichiarazioni del presidente del consiglio sull'inchiesta sulla Protezione Civile attivata dalla Procura dell'Aquila. «Arrivare ad evocare il pericolo di spari in testa agli uomini della Protezione civile è da irresponsabili e ha tutto il sapore di un tentativo di influenzare le indagini. Con queste parole - conclude Ferranti - Berlusconi manca di rispetto agli aquilani e a tutti i cittadini italiani che aspettano con serenità ed equilibrio giustizia».