sabato 24 aprile 2010

25 APRILE, NAPOLITANO: "HA PROFONDO SIGNIFICATO NAZIONALE"

Standing ovation alla Scala di Milano per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In sala anche Berlusconi, cha applaude in piedi il Capo dello Stato."Si può comprendere con quale animo ho accolto l'invito per le celebrazioni della Liberazione". Discorso al paese dal palcoscnico del glorioso teatro La Scala.Fu Milano che assunse la guida politica della Resistenza. "Fu frutto di lunga eroica semina". La rievocazione degli eventi di Milano, citando il nome di Sandro Pertini. "Il suo nome spicca in tutto il percorso della Resistenza, tra quelli che a Milano la guidarono", sottolinea Napolitano. "Fu un combattente senza eguali"."Non si può smarrire il riferimento ai fatti, mai rinunciare a ricostruire e tramadare quelle esperienze reali", è l'appello di Napolitano. IL DISCORSO Il presidente della Repubblica ha confessato la sua «sincera emozione» ad intervenire a Milano alle celebrazioni del 25 aprile. Il capo dello Stato ha spiegato la sua emozione «per quel che Milano ha rappresentato in una stagione drammatica, in una fase cruciale della storia d'Italia. E tanto più forte è l'emozione nel rivolgere questo mio discorso dal palcoscenico del glorioso teatro la Scala, che seppe risollevarsi dai colpi distruttivi della guerra per divenire espressione e simbolo del mondo intero, della grande tradizione musicale e culturale italiana». Dopo il ricordo della resistenza, il capo dello Stato ha sottolineato anche gli ultimi giorni della guerra con riferimento a piazzale Loreto. «Si consumarono a Milano - ha spiegato - anche gli ultimi tentativi di impossibili trattative cui si erano dimostrati ambiguamente disponibili i capi fascisti. E a Milano si compì il tragico epilogo dell'avventura mussoliniana, in uno scenario di orrore che replicò altri orrori nello stesso luogo di piazzale Loreto. La guerra era finita con la vittoria delle forze alleate; e insieme era finita con la sconfitta del fascismo repubblichino anche la guerra civile fatalmente intrecciatasi con la resistenza».LA COMMOZIONE Momenti di commozione durante il suo discorso, quando ha citato Sandro Pertini. Parlando della storia dell'ex presidente della Repubblica, Napolitano si è commosso quando ha ricordato la fotografia che lo ritrae mentre tiene un discorso il 26 aprile del '45 in piazza del Duomo a Milano. «È stato un onore per l'Italia - ha detto - avere tra i suoi presidenti Sandro Pertini».RACCONTARE PER RICORDALE: la Liberazione non è immagine sbiadita. Non si deve ridurre il movimento di Liberazione a un'immagine sbiadita e ad un oggetto di dispute astratte. Questo in sintesi un concetto espresso dal presidente della Repubblica nel suo intervento al teatro della Scala. Dopo aver ricordato i fatti della Resistenza, infatti, Napolitano ha spiegato: «ho voluto partire da un sommario richiamo a drammatici eventi, a memorabili momenti della storia della resistenza. Non si può mai smarrire il riferimento a tutto ciò, rinunciare a ricostruire e tramandare costantemente quelle esperienze reali, e non si vuole ridurre il movimento di Lberazione a immagine sbiadita o ad oggetto di dispute astratte»."USCIRE DA SPIRALE CONTRAPPOSIZIONI"«Ritengo giusto che si concepisca anche la celebrazione di anniversari come quello della Liberazione, al di là degli steccati e delle quotidiane polemiche che segnano il terreno della politica», ha detto Napolitano alla vigilia della la Festa del 25 Aprile. «Le condizioni sono ormai mature per sbarazzare il campo dalle divisioni e incomprensioni a lungo protrattesi sulla scelta e sul valore della Resistenza - ha continuato -, per ritrovarci in una comune consapevolezza storica della sua eredità più condivisa e duratura». «Vedo in ciò - ha proseguito - una premessa importante di quel libero, lungimirante confronto e di quello sforzo di raccoglimento unitario di cui ha bisogno oggi il Paese, di cui ha bisogno oggi l'Italia». In sala ad ascoltare, anche Sivio Berlusconi. Giorgio Napolitano dice che in Italia si sono accumulati «nei decenni» problemi complessi, «talvolta per eredità di un più lontano passato», e per risolverli occorre «un grande sforzo collettivo, una comune assunzione di responsabilità». Occorre, sottolinea, «uscire da una spirale di contrapposizioni indiscriminate».
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