CAOS-LISTE, A MILANO FUORI FORMIGONI. NEL LAZIO RESPINTO RICORSO PDL. POLVERINI: DOMANI PROVA DI FORZA IN PIAZZA
Continua il caos liste nel centrodestra. La Corte d'Appello di Milano non ha ammesso la 'Lista per la Lombardia' di Roberto Formigoni alle elezioni regionali lombarde, respingendo così il ricorso presentato dalla stessa lista contro il precedente provvedimento di esclusione. Dunque, il candidato del Pdl è escluso dalla competizione: senza listino non può essere votato. Non solo. La Corte d'appello di Roma ha bocciato anche il ricorso - il secondo - presentato dal Pdl dopo l'esclusione della propria lista di Roma e provincia, a causa di un ritardo nella presentazione.Ora il Pdl andrà al Tar. «Prendiamo atto della decisione dei giudici. Adesso il Pdl farà ricorso al Tar. Lì, siamo fiduciosi che le cose andranno diversamente». Così Renata Polverini, candidata Pdl alla Regione Lazio, ha commentato il rigetto da parte della Corte d'Appello. E ha aggiunto: «La maratona oratoria non è una manifestazione di popolo. Ma siccome vogliono la prova di forza della piazza, domani alle 17 gliela daremo». Insorge il sottosegretario della presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: «Come si può pensare di lasciare senza scelta nel momento più alto della democrazia, quello del voto, due regioni che insieme rappresentano più di un quarto della popolazione italiana?». Gli fa eco Cicchitto: «I ricorsi respinti sia della lista Formigoni, sia di quella provinciale del PdL del Lazio per Renata Polverini insieme all'accettazione della lista di disturbo a Cota in Piemonte, dimostrano che queste elezioni corrono il rischio di essere falsate con conseguenze gravissime per la nostra democrazia. Altro che dilettanti allo sbaraglio. Mi auguro comunque che le liste sia della Lombardia sia del Lazio possano essere recuperate ad altro livello di giurisdizione. C'è sempre la fiducia che esista un giudice a Berlino». Intanto il ministro Ignazio La Russa prima del verdetto aveva minacciato: "Non vorrei fare la parte dell'eversivo ma lo dico chiaro e tondo: noi attendiamo fiduciosi i verdetti sulle nostre liste, ma non accetteremo mai una sentenza che impedisca a centinaia di migliaia di nostri elettori di votarci alle regionali. Se ci impediscono di correre siamo pronti a tutto''. Insomma, il PdL le prova tutte e ha fatto appello sia a Emma Bonino che al Pd per risolvere la situazione incresciosa. «Non mi si chieda ora solidarietà per sanare violazioni pacchiane di leggi che nessuno, a parte noi, ha combattuto finora», dice in una intervista alla Stampa, la candidata del centrosinistra alla Regione Lazio. «Non mi rallegro dell'assenza della principale lista opposta alla mia - sostiene la Bonino - così come non mi rallegro dell'assenza delle altre nostre liste escluse in tutta Italia. Sulla lista del Pdl è diverso perché semplicemente non c'è e non so cosa si inventeranno». Cosa è successo? La Bonino un'idea ce l'ha: «È un insieme di sciatteria, di senso di impunità e probabilmente una lite di fondo sui candidati fino all'ultimo... È indubbio che c'è molta confusione e delusione nel Pdl, il partito del fare si riduce al partito del fare male». Bersani: rispettare le regole.Risponde picche all'ipotesi del Pdl anche Pier Luigi Bersani che commenta: «Una leggina per riammettere le liste bocciate? Voglio credere che non ci pensino neanche». «Il partito del predellino alla prima curva è sbandato», aggiunge il leader Pd che chiede al Pdl di non tentare «scorciatoie» e di affidarsi alle decisioni «della magistratura e degli organi competenti».«Vorrei chiarire - ha detto Bersani parlando con i cronisti - che noi non abbiamo festeggiato, perchè questi episodi creano turbamento nell'elettorato». «Tuttavia il Pdl dia la colpa a se stesso, per le sue divisioni, e si affidi alle regole del gioco che implicano il rispetto delle decisioni della magistratura e degli organismi competenti; a questo si rassegnino». «Non credo che siano stati dilettanti, è più facile che ci siano stati problemi sulle liste. Il centrodestra comunque non alzi i toni, perchè l'unico responsabile è lui». Ai giornalisti che gli chiedevano se questa situazione configuri un danno per gli elettori del centrodestra, Bersani ha replicato: «Questi inciampi creano dei turbamenti, però l'elettore ha modo di compensare. E poi - ha concluso - la responsabilità di questo turbamento è di chi non è stato nelle regole». E su Schifani aggiunge: «Chiunque, comprese le alte cariche dello Stato, devono affidarsi alla legge e a procedure che hanno cinque o sei passaggi di garanzia». Maroni: nessun decreto .Anche la Lega non cela un certo piacere nel vedere gli alleati in difficoltà: da un lato il leader Umberto Bossi è chiaro («Sono dilettanti allo sbaraglio»), dall'altro il ministro degli Interni Maroni chiude la porta a ogni ipotesi di provvedimento ad hoc per salvare le liste della destra in difficoltà. «Non si possono cambiare le regole, non c'è spazio per fare un provvedimento d'urgenza da parte del governo» per sanare i "pasticci" nella presentazione dei listini per le regionali.