domenica 20 dicembre 2009

BOLZANO SFIDANDO LA BUFERA SUL TRENO DELLE VACANZE

di SERGIO CONTI

«Natale? No siamo a Pasqua, questa è una via crucis». Forse esagera il signore con la barba sale e pepe mentre urla al telefonino alla moglie che arriverà tardi all’ appuntamento con la famiglia e i canederli allo speck. Ma qui, sul treno Alta Velocità 9452 diretto a Verona, la pazienza dei viaggiatori è messa a dura prova da una lunga mattina di neve, ghiaccio e ritardi che montano come il bianco oltre il finestrino. Molti sono diretti al Nord, alla stazione di Bolzano. La missione, via via impossibile, è raggiungere in tempo le località di montagna, i famosi mercatini natalizi e i parenti mezzo tedeschi. Fino al 12 dicembre c’era un treno diretto per il capoluogo dell’Alto Adige, ma poi è stato cancellato. Cambio obbligato, quindi, a Verona (o a Bologna). Ad arrivarci.La promessa, stampata sul biglietto, è quella di raggiungere la città di Giulietta e Romeo in tre ore con la “freccia” dell’alta velocità in partenza da Roma alle 8.05.Stazione Termini. Ore 7.50, ultimo sabato prima di Natale: il popolo dell’Italia che viaggia si raduna qui. Le notizie che arrivano sul blocco di molti aeroporti per la neve spingono un esercito di passeggeri supplementari a usare il treno. Ma le cose si complicano subito: il display delle partenze comincia a illuminarsi di rosso. Parte il treno per Verona? No, parte il balletto lampeggiante dei ritardi. Prima un rinvio di 20 minuti, poi un altro sempre di 20. Tra il freddo e l’ansia di una meta che si allontana. Qualcuno urla: «Devo arrivare a Firenze, vi prego aiutatemi!». Qualcuno chiede spiegazioni del treno per Verona. Risponde cortesemente una impiegata delle Ferrovie in giacca e foulard: «Lo stanno preparando al deposito». Preparando? Che vuol dire? «Aspettava un traghettatore che lo portasse in stazione», spiegherà più tardi un onesto ed efficiente capotreno. Alla fine, mentre il bollettino di Termini registra ritardi di altri treni, soppressione di convogli dal Nord e proteste, arriva la notizia: signori in carrozza, si parte. Un paio di minuti dopo le nove. Insomma, quasi un’ora di ritardo. Il convoglio esce fuori da Roma e man mano che il treno si allontana il paesaggio comincia a colorarsi di bianco. Tutto bene. Ma cominciano gli annunci del capotreno, rintocchi premonitori: «A causa del maltempo i treni ad alta velocità potrebbero ridurre la marcia e ci potrebbero essere ritardi e soppressioni di convogli lungo il percorso». Tutti cominciano a preoccuparsi. E fanno bene. Il treno intorno alle 10.20 si arena a pochi chilometri dalla stazione di Campo di Marte a Firenze. Passano i minuti. Il giovane capotreno, faccia gentile di un’Italia che lavora, spiega che si sono ghiacciati gli scambi e si è bloccata la circolazione. Poi un altro annuncio: «Servizio ristoro gratuito nella carrozza ristorante». Ma la fila sembra quella alla Posta il giorno delle pensioni. Comincia a fare freddo mentre un paio di “treni-freccia” arrivano in senso contrario. Qualcosa si muove, i viaggiatori per Verona no. Alle 11.12 il treno si rimette in moto e arriva alla stazione di Campo di Marte dopo 240 secondi: il ritardo accumulato è già di un’ora e 45 minuti. C’è chi decide di tornare indietro e di rinunciare a impegni e vacanze, altri salgono raccontando di ritardi e convogli in panne. «Nessuno ci ha dato spiegazioni», borbotta un’anziana signora piena di pacchi. Anche se qui sul treno il servizio informazioni non ha lacune. Si riparte e la “freccia” si riscatta nella corsa verso Bologna, complici anche le gallerie al riparo dalla neve che fuori è alta come i binari. «Abbiamo ridotto la velocità solo a 250 chilometri orari», spiega il capotreno. Insomma si va alla grande verso Bologna: il paesaggio fuori sembra quello della Russia del Dottor Zivago. Manca solo Lara. In una quarantina di minuti si arriva. E poi si riparte verso Verona. E vai! Si, a quel paese: Poggio Rusco. Comune di poco più di 6.000 anime in provincia di Mantova. Alla stazione del paesino il Treno Alta Velocità si accoda dietro a un treno regionale come un carretto a un mulo. Cosa è successo? Altri treni, spiega il capostazione, occupavano i binari e forse c’era il timore di muovere gli scambi ghiacciati per non ripetere i problemi di Campo di Marte. Così si arriva “tranquillamente” alla stazione di Verona Porta Nuova alle 13.10 con un ritardo di 2 ore e 5 minuti.Le coincidenze ormai sono saltate e si scommette sul “regionale” delle 13.43 in partenza per il Brennero. Ma il binario 3 è occupato da un treno per Venezia. Una mamma infreddolita, con bimbetta al seguito, chiede al controllore a che ora arriva quello per Bolzano: «E che ne so? Con tutto quello che è successo oggi». Parte il treno per Venezia mentre brusii di viaggiatori raccontano di odissee sulla rete ferroviaria, di treni cancellati o mai arrivati. Leggende? Realtà? Non c’è tempo per frugare la nebbia: arriva il treno per il Brennero. Non è quello delle 13.43 ma quello delle 11.47 in ritardo. Si sale, il treno è sporco. Triste come un film di Amedeo Nazzari. Fa il rumore di un trattore e la nostalgia e la rabbia per il treno diretto per Bolzano (un comodissimo Eurostar) salgono: «Siamo italiani anche noi!», tuona Frau Helga di Brunico. Ma la neve comincia a diradarsi mentre si arriva finalmente a Bolzano alle 15.40. Tutti scendono, esausti ma felici. In fondo è Natale. E si è arrivati con “solo” due ore e dieci minuti di ritardo.
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