giovedì 26 novembre 2009

INQUIETANTI DICHIARAZIONI DI BERLUSCONI «PERSECUZIONE GIUDIZIARIA, SI RISCHIA GUERRA CIVILE»
Assai parco di parole negli ultimi giorni, Silvio Berlusconi scoperchia il vaso di Pandora questa sera nell’ ufficio di presidenza del Pdl, chiamando «alle armi» la sua maggioranza contro il tentativo di certa magistratura di far cadere il governo, delegittimare chi è stato democraticamente eletto dai cittadini, fino a spingere il Paese sull’ orlo di una guerra civile. Un’espressione forte, che l’ufficio stampa del Pdl immediatamente smentisce, ma che molti dei presenti confermano, mentre l’opposizione punta il dito contro le «parole deliranti» che il premier avrebbe pronunciato. Per la prima volta in una sede di partito Berlusconi richiama l attenzione in modo così esplicito sulla assoluta necessità di andare avanti con il processo breve e la riforma costituzionale della giustizia. Alla fine passa all’unanimità un documento per riproporre il Lodo Alfano per via costituzionale, riformare la giustizia ridisegnando i rapporti tra i diversi poteri dello Stato e sancire che «anche il corso dell’ attuale legislatura è stato turbato dall’ azione di una parte tanto esigua quanto dannosa della magistratura, dimentica del proprio ruolo di imparzialità», che ha acquisito «un peso abnorme nella vita democratica» mentre «il potere politico fondato sulla sovranità popolare rischia di apparire impotente a svolgere le proprie finalità». Hic Rodhus, hic salta, mette in guardia Berlusconi i suoi. Perchè la persecuzione giudiziaria nei suoi confronti non è che una parte del tutto. I processi che coinvolgono il Cavaliere a Milano, le presunte nuove azioni della magistratura contro il premier non sono che una tessera di un problema più grande. Berlusconi si accora nel dimostrarlo, citando il caso del presidente del Senato Renato Schifani, quello del sottosegretario Nicola Cosentino, colpito dalle accuse «paradossali» della magistratura napoletana. Perciò serve unità contro la deriva «eversiva» imboccata da parte della magistratura per tentare di disarcionare il governo. Ed è indispensabile andare avanti con le riforme. All’ unanimità si vota quindi per avviare riforme istituzionali che contemplino l’ elezione diretta del premier, con un sistema fondato su contrappesi e su un maggior potere di controllo e indirizzo del Parlamento. Si avvia il dibattito sulla cittadinanza escludendo il voto per gli stranieri. E, prima di affidare al Guardasigilli Angelino Alfano e a Niccolò Ghedini il compito di illustrare i profili del ddl sul processo breve, per la prima volta con tanta chiarezza il premier mette in chiaro che su riforme e immigrazione, ma soprattutto sulla giustizia, l’ unità interna al Pdl non sarà un optional. Le decisioni su questi temi saranno assunte a maggioranza dall'ufficio di presidenza del partito. E chiunque mostri di non condividerle, chiunque sbandieri orgoglioso posizioni minoritarie, chiunque non si adegui, si mette fuori. Da tempo - riflette un esponente di vertice del Pdl al termine dell’ufficio di presidenza - Berlusconi era impaziente di codificare la regola della contà interna, spesso evocata dal premier di fronte ai distinguo sempre più frequenti del presidente della Camera e co-fondatore del partito Gianfranco Fini. Che sul punto, almeno per oggi, sceglie di tacere. Nel lungo sfogo del premier c’ è anche la critica netta nei confronti delle trasmissioni Rai che ogni giorno a suo giudizio vanno in onda processando governo e maggioranza in modo inaccettabile. La riunione si protrae per oltre tre ore, e si stringono i bulloni anche sulle regionali: Berlusconi mette in chiaro che le decisioni saranno assunte dal partito e non da lui personalmente e si dà mandato ai coordinatori nazionali di presentare entro la prossima settimana le proposte di candidatura.
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