mercoledì 14 dicembre 2011

TG LA7, MENTANA SI DIMETTE «IL CDR MI HA DENUNCIATO AI GIUDICI»


Il direttore del tgla7 Enrico Mentana si è dimesso. Lo ha reso noto egli stesso dopo aver appreso la notizia di «essere stato denunciato alla magistratura ordinaria da parte del Cdr della testata». Dopo pochi minuti, la notizia buca la rete e va al secondo posto mondiale sui "trending topic" di Twitter. «Ieri pomeriggio - ha spiegato Mentana - ho appreso dalle agenzie di essere stato denunciato alla magistratura ordinaria dal mio cdr. Ho atteso 24 ore per verificare eventuali ravvedimenti, che non ci sono stati. Essendo impensabile continuare a lavorare anche solo per un giorno con chi mi ha denunciato, rassegno da subito le dimissioni dalla direzione del Tg La7». Ieri era stato denunciato dal cdr e dall'Associazione stampa romana per comportamento antisindacale. L'Associazione Stampa Romana (Asr), d'intesa con il Comitato di Redazione, ieri aveva dato mandato all'avvocato Bruno Del Vecchio di sporgere denuncia «per comportamento antisindacale (articolo 28 della legge 300/1970) contro l'emittente La7 e il direttore del Tg Enrico Mentana». «Dopo ripetuti tentativi di conciliazione - aveva sottolineato l'Asr - si vede costretta a questo atto per le ripetute violazioni dell'articolo 34 del Cnlg da parte della direzione del Tg de La7 che si rifiuta categoricamente di intrattenere corrette relazioni con il Comitato di Redazione». «La goccia che ha fatto traboccare il vaso - ha spiegato ieri Asr - è stata il rifiuto del direttore di leggere nel Tg il comunicato della Fnsi che solidarizzava con lo sciopero dei poligrafici, indetto nell'ambito della mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil e Ugl contro la manovra del governo Monti. Un rifiuto irricevibile e contrario a quanto previsto dagli accordi collettivi di lavoro». «Non possiamo consentire ad alcuno - dice il segretario dell'Asr Paolo Butturini - di contravvenire alle regole sindacali. I dati di ascolto o l'innegabile professionalità di un direttore non possono fare da schermo alla violazione delle norme che la categoria, alla quale anche Mentana appartiene, si è data per garantire la propria autonomia e la difesa dei propri diritti. Ho personalmente e più volte richiamato il direttore del Tg de La7 a un comportamento più conciliante e al rispetto del contratto, mi dolgo che questi richiami siano caduti nel vuoto. Specialmente in questo momento difficile per il Paese e per la nostra categoria in particolare, possiamo discutere molte cose, ma non la tutela dei colleghi e i loro diritti sindacali così come sono normati nel contratto collettivo di lavoro». La risposta del direttore era stata secca: «Sono rituali, che se mai hanno avuto un senso, certo non lo hanno ora. Faccio il giornalista e dò notizie per i telespettatori, non leggo comunicati di altri». «Così come durante il tg non ho mai letto comunicati di Telecom, ovvero del mio editore, non vedo perchè - aggiunge - dovrei leggere quelli dei sindacati». «La Federazione della Stampa non può comportarsi come quelle aziende che pretendono - aveva concluso Mentana - la pubblicazione dei loro comunicati » .                            c.p.s.m.
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martedì 13 dicembre 2011

FIRENZE/ ESTREMISTA DESTRA UCCIDE 2 SENEGALESI

Due morti, due feriti, tutti senegalesi, poteva essere una strage ma lo choc a Firenze è forte. Gianluca Casseri simpatizzante di destra e di Casa Pound, 50 anni, stamattina ucciso due senegalesi e ferito un altro nel mercatino di piazza Dalmazia a Firenze, poi ha sparato ferendo un altro senegalese in pieno centro, al mercato di San Lorenzo. Infine, trovato dalla polizia, si è suicidato. La polizia lo aveva identificato almeno due volte a manifestazioni di destra. I connazionali delle vittime hanno improvvisato un corteo di protesta gridando "vergogna" con momenti di tensione nei dintorni della stazione di Santa Maria Novella, ma comunque si è svolto in mod pacifico. La città è colpita e stupita: in generale, non c'è affatto un clima duro nei confronti della comunità senegalese, è anzi abbastanza accettata. Il sindaco Matteo Renzi ha proclamato il lutto cittadino, il governatore della Toscana Enrico Rossi ha paragonato la tentata strage a quella dell'estremista di destra di Oslo, in Norvegia, questa estate.Piazza Dalmazia, i morti, la rabbia: Renzi: "Gesto solitario di killer lucido e razzista" Lutto cittadino a Firenze. Lo ha annunciato il sindaco Matteo Renzi al termine della riunione in prefettura dopo la strage compiuta da Casseri: «È un gesto solitario di un killer lucido, folle e razzista, un atto lontano dalla vita di questa città, siamo scossi, il cuore di Firenze piange». Il sindaco ha sottolineato che «c'è un rapporto storico della città con la comunità senegalese» e che il Comune si farà carico delle spese di rimpatrio delle salme. Rossi: "Razzismo, vicenda ricorda strage Oslo" Per il governatore della Toscana Enrico Rossi «c'è da chiedersi se siano state sottovalutati certe espressioni culturali che alimentano xenofobia e razzismo e circoli che ne fanno il motivo della loro attività. La vicenda sembra avere analogie con quella di Oslo». «Esprimo solidarietà alla comunità senegalese, che conosco bene, pacifica e particolarmente inserita nella vita lavorativa e civile della nostra regione. Apprezzo come le forze dell'ordine hanno gestito la vicenda». Ha prima sparato ai senegalesi ambulanti nel popolare mercatino di piazza Dalmazia a Firenze, ammazzandone due e ferendone un terzo, dopo di che è fuggito in auto minacciando l'edicolante. Poi è andato al mercato di San Lorenzo, in centro, luogo molto frequentato da turisti e fiorentin, ha sparato e ferito un altro senegalese rifugiandosi con l'auto nel parcheggio sotterraneo del mercato centrale, è scoppiato un conflitto a fuoco con la polizia, quindi ha si è sparato con la stessa arma, una 357 Magnum. In gravi condizioni, è morto poco dopo. Sembrerebbe proprio un'esecuzione quella avvenuta in piazza Dalmazia a Firenze, con due extracomunitari uccisi in strada e un terzo in gravissime condizioni a Careggi. Un uomo di circa 50 anni arrivato in auto, sarebbe sceso, ha sparato tre colpi di pistola contro i tre ambulanti presso il mercato della piazza. Poi si è allontanato. Un altro senegalese ferito con colpi di pistola in centro. Il criminale sarebbe la stessa persona. Dopo l'immediato intervento delle forze dell'ordine, è scoppiato un conflitto a fuoco, terminato con il tentato suicidio dell'uomo: è ferito gravemente. L'edicolante ha provato a fermarlo, ma l'uomo lo avrebbe minacciato una pistola obbligandolo a tornare sui suoi passi. Per la città è uno shock. E quel mercato popolare è molto frequentato. L'assassino: un bianco. Dalle prime testimonianze, l'uomo che ha sparato è di bassa statura, tarchiato, capelli chiari, forse brizzolati. «C'era molta gente in quel momento», raccontano in un bar prospiciente l'edicola presso cui è avvenuta la sparatoria. Qualcuno avrebbe provato a prendere la targa della vettura, sembra di colore bianco, con cui l'omicida è arrivato ed è poi ripartito. Sul luogo della sparatoria c'è il magistrato di turno, il sostituto procuratore Paolo Canessa. Isolata l'area del mercato, sono in corso i rilievi di polizia giudiziaria. I carabinieri: abbiamo le foto dell'omicida. Ci sono foto del killer, dicono i carabinieri. Le foto ritrarrebbero l'uomo che ha sparato e anche l'auto con la quale è giunto sul posto. Le foto sono state scattate probabilmente con un telefonino. La gente: l'edicolante ha provato a prendere il killer .«Abbiamo sentito tre colpi di pistola, forse anche quattro. L'edicolante, Gabriele, ha cercato di bloccarlo, anche per disarmarlo, mentre scappava, ma lui ha mostrato la pistola, e gli ha detto qualcosa tipo: 'Se non ti scansi, faccio fuori anche te'. Allora l'ha dovuto lasciare andare, e quello è risalito sull'auto ed è scappato». La gente di piazza Dalmazia descrive il tentativo del giornalaio di fermare il killer. Ferito un altro senegalese ma in centro.Nuova sparatoria a Firenze contro senegalesi. Un ragazzo è stato ferito nei pressi del centralissimo mercato di San Lorenzo. Ancora sconosciuti i motivi del gesto. Gli investigatori non escludono che si possa trattare dello stesso uomo che ha ucciso due ambulanti senegalesi e ferito un terzo a piazza Dalmazia. Senegalesi: "Non dite era un pazzo". Corteo «Non ci dite che era un pazzo, perché se lo fosse stato avrebbe ucciso sia neri che bianchi....». Così reagiscono alcuni dei senegalesi in piazza San Lorenzo. Nessuno di loro ha tuttavia dato segni di rabbia e tutti sono calmi. Sul posto l'assessore comunale Massimo Mattei li ha rassicurati: «Siamo tutti con voi». Il console onorario del Senegal, Erando Stefani: «C'è smarrimento e tanto dolore ma occorre andare avanti con l'uso della ragione». Le decine di senegalesi che si erano radunati in piazza Dalmazia dopo aver gridato «vergogna vergogna», hanno bloccato per pochi minuti il traffico nei pressi di piazza Dalmazia e si stanno adesso dirigendo in corteo verso il centro. Tra loro molti amici e parenti delle vittime, diversi venditori ambulanti colleghi dei due uccisi, ed i familiari che erano poco prima giunti sul posto piangendo e urlando di disperazione.Ci sono stati momenti di tensione nel corteo quando è arrivata la notizia del ferimento del connazionale in San Lorenzo. E quando i manifestanti hanno saputo che il killer si era sparato ed è morto, hanno chiesto di vedere il corpo per essere certi. Nei pressi della stazione di Santa Maria Novella alcuni hanno gettato a terra qualche motorino, cartelli stradali e cestini dei rifiuti.                                                                                        c.p.s.m.



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lunedì 12 dicembre 2011

CASO RUBY, POLIZIOTTO: «PROVE CHE SI PROSTITUISCE»

Nella notte tra il 27 e 28 giugno Berlusconi telefonò alla Questura di Milano dicendo che Ruby era la nipote di Mubarak, quando la ragazza venne fermata il 5, 13 e 27 giugno 2010, l'allora premier non intervenne. Lo ha testimoniato il vicequestore aggiunto Marco Ciacci, al processo a Milano in cui è imputato l'ex premier per concussione e prostituzione minorile. Il quale ha aggiunto: ci sono elementi e intercettazioni che dimostra che Ruby si prostituisce. L'ex capo del governo non è in aula.Alla domanda di Niccolò Ghedini se il suo cliente Berlusconi si fosse interessato alla ragazza in occasione dei tre fermi delle forze dell'ordine, il funzionario della Polizia ha risposto di no. In una pausa dell'udienza, Ghedini ha sottolineato coi giornalisti che il suo assistito intervenne solo la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 perché pensava che Ruby fosse una familiare dell'allora leader egiziano Mubarak. Pochi giorni dopo non lo pensava più, allora? In un altro passaggio della sua testimonianza, rispondendo alle domande del pm Antonio Sangermano, Ciacci ha affermato che vi sono «elementi convergenti, dichiarazioni, intercettazioni» a provare che Ruby si prostituisse a pagamento.
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domenica 11 dicembre 2011

PD: «SU TAGLIO A STIPENDI PARLAMENTARI CREATO POLVERONE»

«Non difendo la casta, ma la politica e penso che chi sta orchestrando questa campagna contro i parlamentari, abbia in mente di farne a meno, di riservarla ai ricchi di famiglia, di indicare uomini della provvidenza. Un deputato italiano ha un’ indennità netta di circa 5000 euro, tanti rispetto a chi con la nuova manovra potrebbe non vedersi indicizzata la pensione di 1000 euro e per questo siamo disponibili a fare da subito la nostra parte. Il Pd è pronto a impegnare il Parlamento a provvedere in questa direzione immediatamente e autonomamente. Ma ieri non c'è stato alcun rinvio, perchè non c'era nulla da rinviare, né esiste nella manovra presentata dal governo Monti una norma che taglia il nostro stipendio». Lo afferma Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del Pd. «Inviterei i giornalisti che scrivono sui giornali o che ne parlano alle radio o in tv o sul web - aggiunge Ventura - a leggere le carte. Scoprirebbero che c'era, c'è, una norma che dice che se la commissione Giovannini, chiamata ad adeguare le nostre indennità alla media europea, non concluderà presto il suo lavoro ci sarebbe stato un decreto che avrebbe provveduto al’ equiparazione». «Non si può fare e il governo l’ ha riconosciuto, perchè con un decreto non si può rinviare a un decreto successivo. Lo dice la Costituzione. Questo e soltanto questo è successo ieri. Ma il polverone è stato sollevato. Forse ad arte? - conclude Ventura - E di certo, come a qualcuno conviene, ha coperto i veri temi in questione: pensioni e Ici/Imu». Sull’argomento interviene con una provocazione anche Francesco Giro, Pdl, ex sottosegretario ai Beni culturali: «Dopo aver letto i giornali di oggi e i soliti commenti dei gazzettieri dell'antipolitica suggerirei di tagliare ai parlamentari, oltre agli stipendi, anche la testa». «Ormai - dice il deputato - demonizzare chi fa il deputato o il senatore è uno sport nazionale a scapito della verità dei fatti. Tagliateci la testa. Fate prima».
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sabato 10 dicembre 2011

CENTO GIORNALI A RISCHIO, APPELLO «MONTI, LA MANOVRA LI UCCIDE»

 

A I direttori de l'Unità, il Manifesto, Liberazione, Europa, Avvenire, Secolo d'Italia, Il Riformista e il presidente della Fisc (i settimanali diocesani) con una lettera collettiva che esce domani, sabato 10, sulle prime pagine delle rispettive testate fanno appello a Mario Monti: la manovra così com'è ucciderà un centinaio di giornali. «Signor Presidente, come lei certamente sa la manovra che il suo governo ha predisposto rischia di assestare un colpo mortale a un centinaio di giornali che attualmente usufruiscono dei contributi diretti all'editoria», inizia così il testo. Questi giornali sono «impegnati in una corsa contro il tempo perché venga scongiurata la crisi occupazionale che una eventuale conferma dei tagli innescherebbe, con un aggravio dei conti pubblici superiore ai presunti risparmi ottenuti con quella voce della manovra». «Gli otto direttori e il presidente della stampa settimanale cattolica (oltre un milione di lettori e un radicamento importante sui territori) - spiega una nota - chiedono da tempo la riforma strutturale del settore che anche il nuovo governo ha annunciato ma, avvertono, se i tempi di questo auspicabile intervento di riordino dovessero risultare lunghi, e si procedesse nel frattempo con i tagli di risorse previsti, la riforma arriverebbe a situazione ormai compromessa, quando i giornali in questione avranno gioco forza cessato di esistere».

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giovedì 8 dicembre 2011

DELRIO: «ICI PER LA CHIESA? CENSIRE GLI SPAZI COMMERCIALI»

A Se si vuole polemizzare è un conto, se si vuole discutere per risolvere i problemi un altro». Il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio liquida con poche parole gli scenari da battaglia tra «clericali convinti e laici furiosi», che «non rendono un buon servizio a nessuno», e da presidente dell’Anci lancia la sua proposta per «eliminare ogni ambiguità» sugli obblighi di pagamento - ma pure sulle esenzioni - in tema di Ici, o meglio di Imu, per la Chiesa. Insomma, niente tabù ma neanche atteggiamenti punitivi. Lo ha detto anche Vendola... «Non credo che la Chiesa chieda o pretenda privilegi, ma solo di poter esercitare le sue attività. Fatto salvo il rispetto per la libertà di culto, il tema dell’Ici per gli immobili di proprietà ecclesiastica deve essere inquadrato secondo un principio semplice: laddove è chiaro il carattere commerciale delle attività svolte in un immobile, per quei locali l’Ici va pagata. Se di fianco a un santuario c’è un bar, non credo che questo sia funzionale al culto. In questi casi il tema si pone meno». Dov’è allora, il nodo? «Già oggi per le attività commerciali la Chiesa ha l’obbligo di pagare. La vicenda è molto più complessa di come viene disegnata. Non si tratta della volontà o meno di far versare l’Ici alla Chiesa. Il punto sono quei casi che il decreto Bersani, varato sotto il governo Prodi, ha definito di carattere ‘parzialmente’ commerciale e che godono dell’esenzione. Se il proprietario ritiene ‘parzialmente’ commerciale l’uso che fa di un immobile, non ha l’obbligo di presentare la dichiarazione ai fini dell’Ici». Ad esempio? Quali attività ricadono in questo spazio grigio? «Può essere il caso di uno spazio di accoglienza alberghiera gestito da un ordine religioso, magari legato a un luogo di culto: si può dire che è parzialmente commerciale o no?». Se fa concorrenza alle strutture ricettive private, non è commerciale? «Gli enti religiosi pensano di no. E non dichiarano ai fini Ici, ritenendolo ‘parzialmente’ commerciale. Il codice civile, però, non prevede l’esistenza di un’attività mista, commerciale e non commerciale. Quindi, in caso di contenzioso, tutto viene rinviato al giudice». Come intervenire, allora? «Innanzitutto occorrefare un censimentodegli immobili ecclesiastici. C’è chi dice che valgano più di un miliardo, in termini di gettito Ici. Bisogna averne un quadro preciso. E poi, con tutto il rispetto per il mio segretario, si potrebbe superare l’interpretazione di Bersani su quel ‘parzialmente’ commerciale». Quindi? «Una volta che si disporrà di un’anagrafe degli immobili, quelli destinati al culto ovviamente continueranno ad essere esentati e quelli commerciali - come è già stabilito - a dover pagare. Per i locali su cui esista un dubbio, credo sia giusto che sia il Comune di appartenenza a giudicare se vada versata l’imposta o meno, sulla base delle attività che si svolgono lì dentro». Un gruppo di 20 deputati del Pd proprio ieri ha chiesto con una mozione che la Chiesa paghi e che venga determinato al più presto il gettito che dovrebbe derivare dal patrimonio immobiliare ecclesiastico... «Certo, è fondamentale una ricognizione precisa. Ma come dicevo, la questione è complessa e il punto è che vanno eliminate ambiguità interpretative dalla legge. E dove va chiarito che tipo di uso si fa di un immobile, intervengano i Comuni». E questo garantirà davvero che la Chiesa paghi l’Imu anche per quegli immobili che finora usufruivano delle esenzioni grazie a quel “parzialmente commerciale”? «Credo proprio di sì. E se l’applicazione dell’Ici sarà affidata ai Comuni, come è sempre stato, sarà difficile che venga tassata una mensa della Caritas o i locali dove si fa il catechismo. Una volta eliminati i potenziali contenziosi, si rende giustizia alla Chiesa e ai cittadini».

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mercoledì 7 dicembre 2011

DE GIROLAMO: «ALFANO PREMIER CON L'UDC E LA CHIESA PAGHI L'ICI»
“La casa dei moderati siamo noi e non si può pensare di farla con altri leader, non vedo perché dovremmo sostituire Berlusconi e Alfano con altri”. Dal XX congresso del Partito Popolare europeo a Marsiglia arrivano ipotesi di alleanza future e nuovi scenari per il Pdl. L'ex ministro Franco Frattini lancia un appello all'Udc per riunire i popolari in Italia, Rocco Buttiglione risponde che si può fare ma “intorno a Casini e non a Berlusconi”. E Nunzia De Girolamo deputata Pdl e delegata al Congresso replica: “Non ci possono essere altri leader al di fuori del Pdl”. Da parte sua nessuna apertura a Udc e Terzo Polo? “La casa dei moderati è il Pdl, quando l'abbiamo fondato pensavamo proprio a questa casa. Prima con Berlusconi, poi con Alfano. Ora non possono chiedere un passo indietro anche a lui, non capisco questo accanimento contro Alfano. E non vedo perché dovremmo sostituire il leader”. Ma è stato Frattini, ex ministro del suo partito, a tendere la mano. E con lui sono molti pidiellini a guardare al centro... “Si tratta di posizioni individuali che non commento. Per me vale lo spirito di partito e mi attengo a quanto dice e sceglie di fare il segretario”. Che ne dice Alfano dell'Ici sui beni di proprietà del Vaticano? Lei ha chiesto espressamente che la Chiesa paghi come tutti. “Spero di confrontarmi presto con lui su questo tema. Sono curiosa di sapere esattamente cosa ne pensa. Secondo me la Chiesa dovrebbe dare buon esempio in questa situazione di emergenza e pagare l'imposta sugli immobili che producono reddito. D'altra parte c'è anche una sentenza della Cassazione che lo dice. E c'è stata anche un'apertura del Cardinal Bertone a ragionare sulla questione. Credo sia un'apertura importante”. Eppure Rotondi e Lupi ribadiscono che il Pdl è per le esenzioni a favore della Chiesa. Senza se e senza ma. Troverete un accordo?“Si è avviata una discussione nel partito, sono tanti che la pensano come me in questo momento. E lo dico da cattolica. Vedremo”. Un'altra discussione aperta è quella sui vitalizi, probabilmente mercoledì 14 ci sarà il via libera alla riforma. Che ne pensa? “Per quel che mi riguarda sono orgogliosa di questa riforma, ma non è giusto che paghino solo i giovani, che si faccia demagogia solo sulle nostre spalle, sulla nuova generazione. Perché non estendere il sistema contributivo a tutti? Noi siamo felici di questo cambiamento, ma deve essere chiaro che Fini e Schifani stanno decidendo non per se stessi, per loro non cambia nulla.Invece per essere coerenti dovrebbero fare qualche rinuncia”.Per esempio? “Hanno tanti benefit economici e non. Sarebbe auspicabile un' operazione trasparenza, la pubblicazione on line di questi benefit e la rinuncia a qualcuno di essi”. Sui vitalizi lei ha annunciato un documento bipartisan, con quali proposte? “Faremo delle proposte precise: ad esempio un contributo di solidarietà a chi cumula pensioni, a chi ha pensioni d'oro e a gli ex presidenti di Camera e Senato. Proposte affinché a pagare siano tutti i politici, non solo quelli di ultima generazione”. Un'ultima cosa: alle primarie del Pdl non ci sarà solo Alfano, lei per chi voterà? “Io voterò Alfano. Chi ci sarà? Mah, forse Formigoni, forse Alemanno, forse qualcun altro... ma io, a proposito di generazioni, credo che il ricambio generazionale sia garantito da Angelino. E non ho dubbi”.

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martedì 6 dicembre 2011

MAXI STANGATA DA SUBITO SU BENZINA E DIESEL
Aumento immediato per le accise sui carburanti. Al contrario del previsto aumento dal primo gennaio, «a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto» le aliquote su benzina e diesel salgono rispettivamente a 704,20 euro (+8,2 cent al litro) e 593,20 euro per mille litri (+11,2 cent). È quanto prevede la manovra. Dal primo gennaio 2013 ci sarà un ulteriore balzello solo su benzina e gasolio auto di 0,5 euro per mille litri. Quanto all'effetto sui prezzi alla pompa (per calcolare il quale bisogna aggiungere all'accisa l'Iva del 21%) per la benzina sarà di 9,9 centesimi al litro, per il gasolio di 13,6 centesimi al litro, per il Gpl di 2,6 centesimi al litro». Questi gli effetti sul settore carburanti del decreto-legge 'Salva Italia, la manovra del governo Monti, come descritti dalla Staffetta quotidiana. Come anticipato dalla testata specializzata, «è stata invece espunta la norma che aboliva il vincolo di esclusiva sulle forniture dei carburanti». Secondo il Codacons, «determinerà a danno degli automobilisti un aggravio di spesa pari a +130 euro annui per le auto a benzina, e +150 euro annui per quelle a gasolio. «Questo aumento delle accise si aggiunge a quelli voluti dal precedente governo per finanziare il Fus e per far fronte alle alluvioni di Liguria e Toscana - spiega il presidente Carlo Rienzi - e determinerà non solo un rincaro dei listini alla pompa, ma un generalizzato aumento dei prodotti trasportati,con conseguenze negative sul tasso di inflazione».                                                                                  c.p.s.m.

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lunedì 5 dicembre 2011

SPECIALE MANOVRA: ECCO COSA CAMBIA



Intervento netto di 20 miliardi, lordo di 30. Rivalutazione delle pensioni: si salvano solo quelle sotto 900 euro. Prelievo sui capitali scudati. Circa 10 miliardi di maggior gettito dalla tassazione sulla casa. Ecco tutti i punti:PENSIONI 1: Aumento dell'età delle donne a 63 anni. Si accelera sull'aumento dell'età di vecchiaia delle donne dipendenti del settore privato. Dal 2012 andranno in pensione a 63 anni mentre entro il 2018 saranno a quota 66 come gli uomini (l'età salirà a 64 nel 2014, 65 nel 2016). Alle lavoratrici pubbliche si chiedono 66 anni dal 2012). Lo scalino tra 2011 e 2012 sarà quindi di due anni dato che quest'anno le donne dipendenti del settore privato uscivano a 60 anni più 12 mesi di finestra mobile (quindi a 61). Per le donne sarà prevista una fascia flessibile per il pensionamento tra i 63 e i 70 anni mentre per gli uomini sarà tra i 66 e i 70. Inoltre, è previsto un aumento delle aliquote contributive degli autonomi di 0,3 punti ogni anno per arrivare a due punti in più nel 2018 (adesso sono al 20-21% per i commercianti e gli artigiani).PENSIONI 2: Aboliti di fatto i trattamenti di anzianità. Abolite le cosiddette quote (età più contributi) e per i dipendenti dal 2012 sarà possibile uscire dal lavoro in anticipo rispetto all'età di vecchiaia solo con almeno 41 anni di contributi per le donne e 42 per gli uomini. Per gli autonomi si andrà in pensione con 41 anni e mezzo di contributi per le donne e 42 e mezzo per gli uomini. Scompare il meccanismo della "decorrenza" di 12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi previsto dalla manovra 2010 a partire dal 2011 che allungava di fatto i tempi per l'accesso al pensionamento. Il periodo sarà però assorbito nei requisiti che per la vecchiaia degli uomini dipendenti saranno dall'anno prossimo quindi pari a 66 anni (65 anni attuali più 12 mesi di finestra). Gli autonomi andranno in pensione a 66 anni e mezzo (andavano a 65 ma a questi si aggiungevano 18mesi di attesa di finestra mobile).IRAP: più bassa per chi assume giovani e donne. Il Governo ridurrà l'Irap alle aziende con dipendenti giovani e donne. In particolare, l’intervento avviene attraverso la deducibilità integrale dell'Irap-lavoro, in modo da favorite le imprese che assumono lavoratori e lavoratrici, per un importo pari a 1,5 miliardi di euro nel 2012 e 2 miliardi nel 2013 e nel 2014. Vengono previsti con l'Irap interventi a favore di donne e giovani per un miliardo di euro per ciascuno degli anni del periodo considerato. Ed ancora, con l'introduzione del meccanismo denominato Ace di favore fiscale alla raccolta di capitale di rischio, in modo da favorire la patrimonializzazione delle imprese, si interviene con un'ulteriore azione il cui valore viene quantificato in 1 miliardo di euro nel 2012, 1,5 nel 2013 e 3 nel 2014.ICI: si chiamerà Imu con estimi coma da mercato. Ampiamente annunciato, il ritorno dell’Ici sulla prima casa, anche se con altro nome, è previsto nella manovra economica già a partire dal 2012. Il comunicato di palazzo Chigi non fornisce dettagli, ma indiscrezioni parlano di un’aliquota dello 0,4%. L'istituzione dell'imposta municipale è così anticipata, in via sperimentale, a decorrere dal 2012 ed è applicata fino al 2014. L'andamento a regime dell'imposta è fissato al 2015. L'aliquota ordinaria dell'imposta è in realtà pari allo 0,76% sulla rendita catastale, ed i Comuni potranno aumentarla o ridurla sino a 0,3%. Ma, come detto, nel caso della prima casa e delle relative pertinenze l'aliquota è invece ridotta allo 0,4%. Rendite catastali: estimo più 60%. Vale a dire come per il mercato.EVASIONE: Pagamenti "in chiaro" e fatture elettroniche. La soglia per la tracciabilità dei pagamenti scende dagli attuali 2.500 euro a quota 1000 euro. La riduzione, assieme all'obbligo di fatturazione elettronica, è una delle misure per contrastare l'evasione fiscale. È previsto anche che gli stipendi, le pensioni e «i compensi comunque corrisposti dalla pubblica amministrazione centrale e locale e dai loro enti, in via continuativa a prestatori d'opera e ogni altro tipo di emolumento a chiunque destinato, di importo superiore a cinquecento euro, debbano essere erogati con strumenti diversi dal contante». In arrivo anche un super-prelievo su auto di grande cilindrata, 20 euro per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a centosettanta Kilowatt. La tassazione sul lusso riguarda anche imbarcazioni, aerei e elicotteri privati.IVA: Sale di due punti da settembre 2012. Alla fine ha prevalso l’esigenza di far cassa, e così anche un provvedimento come il rincaro dell’Iva, fortemente indiziato di avere effetti recessivi sull’economia, è stato varato dall’esecutivo. A piccola consolazione dei consumatori, colpiti tutti con buona pace del principio dell’equità, c’è il differimento dell’aumento, con l'imposta sul valore aggiunto che salirà di due punti percentuali a partire dal secondo semestre dell’anno prossimo. Un incremento, peraltro, a largo raggio visto che non dovrebbe riguardare soltanto l’intervento sull'Iva ordinaria, che salirà quindi dal 21% al 23%, ma anche, capitolo ancor più delicato, quella agevolata che dall'attuale 10% sarebbe quindi destinata ad arrivare al 12% a partire dal primo di settembre del 2012.POLITICA: Tagli alle Province, spariscono le Giunte. Il governo ha adottato un decreto legge che verrà sottoposto al capo dello Stato dove viene deliberato che l'organizzazione delle province sia profondamente modificata. «Non abbiamo il potere di cancellare le province - ha detto il premier - ma asseconderemo iniziative legislative costituzionali in questo senso». Con il decreto si rivede l'organizzazione dei consigli provinciali che saranno solo di 10 componenti eletti da consigli comunali e dai territori. Vengono poi eliminate le giunte provinciali. Inoltre, sempre in tema di costi della politica, Mario Monti ha annunciato la rinuncia ai suoi compensi come presidente del Consiglio e ministro delle Finanze: «Mi è sembrato doveroso in un momento in cui vengono chiesti sacrifici ai cittadini». SANITA' E TRASPORTI: Aumento delle accise e addizionale Irpef.Non ci sarà il taglio di 2,5 miliardi di euro (108 miliardi) al Fondo sanitario nazionale: maggiori entrate per la sanità dovrebbero arrivare da un intervento su Irpef (le addzionali locali) «concordato con le Regioni ma perequato a livello nazionale». E anche sul trasporto pubblico locale, le Regioni sembrano averla spuntata: avrebbero infatti ottenuto dall'esecutivo l'assicurazione di un aumento dell'accisa sui carburanti dello 0,038% con la quale finanziare il trasporto che altrimenti, dal 1 gennaio, dicono da tempo i governatori, è in serio pericolo. Manovra quindi sulle addizionali Irpef mentre a dispetto delle anticipazioni della vigilia non ci sarà alcun aumento dell’aliquota sui redditi oltre i 75mila euro. «Alzare l’Irpef- ha spiegato Monti - sarebbe stata la via più semplice di gravare sui soliti noti». AUTHORITY: Scure dalla Consob all'Antitrust. Taglio dei componenti dell’Authority, dalla Consob all’Antitrust. Più precisamente i numero dei componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è ridotto da otto a quattro, escluso il presidente; quello dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture è ridotto da sette a cinque, compreso il presidente. Quello dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas è ridotto da cinque a tre, compreso il presidente, come anche quello dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) e quello della Commissione nazionale per la società e la borsa (Consob). Tagli anche per il numero dei componenti del Consiglio dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, ridotto da sei a tre. RENDITE FINANZIARIE: prelievo dell'1,5% sui capitali rientrati. Il decreto « salva Italia» prevede anche una misura che era sfuggita alle indiscrezioni della vigilia, un’imposta una tantum sui capitali a suo tempo rientrati nel nostro Paese grazie al discusso meccanismo dello scudo fiscale. Si tratta di un prelievo dell’1,5% che, applicandosi ai circa 100 miliardi di euro ritornati in patria, garantirà anche un gettito di dimensioni cospicue. «Questi interventi - ha dichiarato il premier Mario Monti - hanno valore di giustizia e di contributo al sacrificio». Non solo, nell’ottica di un maggiore impegno al risanamento della «ricchezza finanziaria», il governo ha deciso di estendere l'applicazione del'imposta di bollo, che nella manovra estiva era limitata ai conti correnti, ai titoli e ad altri prodotti finanziari.                           c.p.s.m.
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