sabato 19 novembre 2011

ECCO PERCHÉ I LEADER DEL PDL HANNO «IMBAVAGLIATO» BERLUSCONI

 «Hanno imbavagliato il Cav». Giuliano Ferrara mette on line la sua disapprovazione per la «non classe dirigente» fatta di «berluscones in fuga da ogni residua responsabilità». È successo che, nella riunione del gruppo giovedì, Berlusconi ha annunciato ai deputati che avrebbe preso la parola in aula. Dopo aver tuonato che il governo Monti è una sospensione della democrazia, che l’hanno subìto obtorto collo, che erano pronti a staccargli la spina, che la campagna elettorale a loro insaputa era cominciata, che bisognava prepararsi al voto primaverile. Nella notte, forse, ha scritto il discorso per l’emiciclo di Montecitorio. Ma non lo ha mai letto. Lo ha passato, come faceva con i compiti a scuola. Ieri mattina l’ex premier era assente al discorso del suo successore (salvo riprendersi la scena con spettacolari strette di mano). A Montecitorio ha preso la parola il più soporifero Alfano, per assicurare morbidamente fiducia, senso di responsabilità, appoggio al governo di tregua. retromarcia notturna Alla spiegazione ufficiale, quella per cui parlavano i segretari Bersani e Alfano (però Casini si è ben guardato dal delegare Cesa) non credono nemmeno i diretti interessati. Il “giallo” sta tutto nella spaccatura, ormai arrivata a livello di guardia, tra falchi e colombe nel Pdl. A convincere il Cavaliere al mesto passo indietro sono state necessarie la moral suasion di Letta, fuori dal tecno-governo ma gran pontiere omaggiato da Supermario, la diplomazia di Frattini e il pragmatismo di Scajola. Ma a farlo ragionare ci si è messo lo stesso Alfano: senza un punto di equilibrio la maionese impazzisce e «qui salta tutto». Contro i bellicosi auspici di Ferrara, di Giornale e Libero, di Daniela Santanchè che ancora ieri strigliava i malcapitati parlamentari: «Questi qui li avete voluti voi, era meglio votare». Contro i non pochi “pretoriani”, da Landolfi a Deborah Bergamini, secondo cui il 45% degli elettori azzurri non apprezza il «governo dei nominati». «Guarda Silvio, non si è mai visto un presidente del consiglio che vota a favore di chi gli ha tolto la poltrona. E poi, per Angelino sarebbe una delegittimazione» hanno insistito. Alla fine, il neo «imprenditore del partito» si rassegna. Insistere sulla linea dura avrebbe strozzato “Angelino” nella culla e sottoposto il Pdl a fibrillazioni devastanti. Commenta infatti Scajola, il cui gruppo in aula si è distinto nell’applausometro a Monti: «Il gesto di Berlusconi è stato fondamentale. Anche per trattenere i più esagitati di noi». Anche il dc Rotondi, assente al voto con Martino, ha reso merito al “Cavaliere muto”: «Ho apprezzato il passo indietro. È servito a valorizzare Alfano ed è stato segnale di grande discontinuità. La mia assenza è stata una mediazione: il no sarebbe stato un pessimo esordio e uno sgarbo a Berlusconi e Alfano». Così, l’inquilino di Palazzo Grazioli si è adeguato: noi staccare la spina? Mai sognato. Del resto, Monti ha chiesto con garbo di rinnovare almeno l’abusata metafora clinica. A Berlusconi è rimasta la campagna elettorale, per ora sospesa insieme alla democrazia: web-tv di partito, gazebo capillari, nuovi organismi interni. Sono già partiti per le case di milioni di italiani gli opuscoli che magnificano l’attività dell’ex governo. Tra pasdaran e colleghi dai più miti consigli la disparità di vedute è totale. Prossimo round la manifestazione: Berlusconi la considera un’opzione (anche se non ha ancora fatto ordine sui progetti), Alfano, Scajola, Letta e diversi altri no. La decisione finale si annuncia cruenta. Sullo sfondo, una partita delicata e di lungo termine. L’Opa che il Pdl vorrebbe, se le condizioni lo consentiranno, lanciare sul neo premier e sulla sua squadra. Lo ha fatto capire Alfano in aula: «Fiducia verso Monti, che ha ricevuto pubbliche congratulazioni anche dai vertici di partito e gruppo Ppe a testimonianza della sua collocazione culturale nell’ambito delle grandi famiglie politiche europee». Lo ha ventilato Berlusconi tendendo le braccia a Casini, Fini, al Vaticano. Lo dicono in molti sottovoce: «Monti fa parte della nostra famiglia, non lo lasceremo alla sinistra senza combattere». È l’operazione Scajola verso il grande Partito dei Moderati. È il tentativo a cui lavorano, separatamente, Cicchitto e Gianni Letta. Mentre Casini, oggetto di molti desideri, guarda e aspetta.                                                    p.s.m.c.
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venerdì 18 novembre 2011

L'ITALIA DEL VOLLEY HA VINTO PER LA SECONDA VOLTA LA COPPA DEL MONDO FEMMINILE

di Sergio Conti


Le azzurre hanno vinto la Coppa del mondo di pallavolo femminile: decisivi i due set vinti dal Giappone contro gli Usa che di fatto hanno consegnato il trofeo nelle mani della azzurre che avevano vinto contro il Kenya 3-0. Dopo il pass per Londra 2012 l'Italvolley festeggia anche la vittoria del torneo bissando il successo del 2007. Il Giappone ha battuto gli Stati Uniti 3-0 (29-27, 25-23, 25-18) consentendo alle azzurre di vincere il torneo tornando al comando della classifica con 28 punti. Un successo ampiamente meritato quello delle ragazze di Barbolini, arrivato dopo l'affermazione con il Kenya che ha chiuso un percorso fatto di 10 vittorie in 11 incontri. Le prime tre classificate in Coppa del Mondo (Italia, Stati Uniti e Cina) si qualificano ai Giochi olimpici di Londra 2012. ITALIA-KENYA 3-0, 10/A VITTORIA AZZURRE - Ha battuto 3-0 il Kenya nell'undicesima e ultima partita della rassegna in corso in Giappone. In tribuna, ad applaudire la formazione italiana anche il ct del Giappone, Alberto Zaccheroni.Italia batte Kenya 3-0 (25-6 25-10 25-17) nell'ultima partita della Coppa del mondo di pallavolo femminile in corso in Giappone. Italia: Bosetti C. 9, Signorile 6, Anzanello 10, Bosetti L. 5, Costagrande 8, Folie 13. Libero: Sirressi. Barcellini 2, De Gennaro. Non entrate: Arrighetti, Lo Bianco, Croce. All. Barbolini. Kenya: Khadambi 5, Wanja, Moim 1, Khisa 4, Makuto 9, Wangeshi 2. Libero: Turus. Murambi 4, Bosire. Non entrate: Jepngetich, Odhiambo. Allenatore: Bitok. Arbitri: Dudek (Pol) e Jirakakul (Ken). Note - Spettatori: 950. Durata set: 15' 18' 17'. Italia: battute vincenti 6, battute sbagliate 1, muri vincenti 14, errori 7. Kenya: battute vincenti 1, battute sbagliate 6, muri vincenti 5, errori 16.«Sono contento che abbiamo chiuso il torneo con la vittoria. Le ragazze che sono andate in campo contro il Kenya hanno fatto il loro dovere. L'ho già fatto all'inizio della manifestazione, ma voglio farlo anche alla conclusione. Ringrazio la Federazione Internazionale di averci assegnato una wild card che ci ha permesso di ottenere un risultato così importante». Sono le parole del ct delle azzurre della pallavolo, Massimo Barbolini, dopo il successo sul Kenya 3-0 nella World Cup.
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giovedì 17 novembre 2011

RIBELLI PDL NON VOGLIONO VOTARE: SPUNTA L'IPOTESI GOVERNO OMBRA


La cerimonia della campanella, l’addio al mai amato (se non simbolicamente) Palazzo Chigi sulle note di una sirena - annota irrispettosa l’Agi - «smosciata in rantolo dopo il primo baldanzoso ululato». E dalla folla una manina accompagna un «ciao Silvio!» che non sembra detto con nostalgia. Berlusconi ha passato le consegne al suo successore Mario Monti. E nei resoconti ufficiali sulla solennità dell’occasione prevaleva la mestizia. In sintonia, è l’opinione di chi ci ha parlato, con l’umore dell’ormai ex premier. Auguri e in bocca al lupo tra l’imprenditore e il professore. Idem tra i rispettivi numeri due, Letta e Catricalà. Il Pdl con il suo leader sta alla finestra. Da Cicchitto ad Alemanno ripetono tutti che «il livello è molto alto». Poi bisognerà vedere il programma, i singoli provvedimenti, l’accoglienza dei mercati. Lo spread è l’ultimo totem. Ma per ora Berlusconi da via libera: «Con Monti siamo in buone mani. Giudizio positivo, pronti a collaborare anche se valuteremo caso per caso». Non basta una cabina di regia: serve un vero e proprio “governo ombra” anche se la parola fa troppo teatrino politico e non gli piace. Il punto è che il Pdl è appena risalito nei sondaggi: «Non dobbiamo mollare adesso. Farò l’imprenditore del partito». La road map prevede vertici in abbondanza per confortare chi vuole sedi di discussione; i congressi; tesseramento per «raddoppiare il milione di iscritti». Infine la grande manifestazione di piazza che l’ex premier vuole a tutti i costi. Ma stanno i suoi cercando in tutti i modi di fargli cambiare idea. Il tutto, naturalmente, se il Pdl non esplode. Per quanto «distante» dagli ultimi sviluppi, il Cavaliere non resterà senza cose da fare. Ieri mattina vertice a Palazzo Grazioli, in serata ufficio di presidenza del partito. E oggi incontrerà i gruppi parlamentari convocati d’urgenza per recuperare maldipancia e sedare malumori. Molti, infatti, i deputati che lamentano di venire informati degli affari del partito dai giornalisti. Il timore è quello di una fronda sul voto di fiducia a Monti: da Martino a Rotondi, dagli ex An che fanno capo a Matteoli ai forzasudisti di Micciché. Magari non voti contrari ma assenze mirate. I due ex ministri Martino e Rotondi hanno già annunciato scranni vuoti. Al punto che Alfano ha lanciato un appello all’unità interna: «Non è il momento di creare gruppetti, siamo un partito, no alla balcanizzazione e a gruppetti di astensioni. Altrimenti sarebbe difficile ritrovare l’unità». Lo spettro vero che turba Via dell’umiltà è che la “frondina” sia il preludio a una o più scissioni. «Nei prossimi giorni ne vedremo delle belle - pronostica un senatore - A Palazzo Madama non ci saranno dissensi sul voto ma nasceranno nuovi gruppi». Proprio quello che Berlusconi e i suoi vogliono impedire. Al vertice hanno partecipato il delfino Alfano, i capigruppo, gli ex ministri Frattini e Matteoli, i triumviri La Russa e Bondi, e il vicepresidente della Camera Lupi. Sul tavolo criteri e limiti di appoggo al tecno-governo ma anche, appunto, la situazione (e ricostruzione del partito). Prima spina: l’iperattivismo di La Russa che, fallito il pressing per restare in forze all’esecutivo Monti, è tornato all’attacco per fare il capogruppo. Ma nessuno, in questo momento, è disposto a mettere mano agli assetti “gratis”, anche se la gestione Cicchitto è da tempo bersaglio di critiche. Del resto, i problemi da affrontare non mancano. I calcoli mostrano che l’addio al governo riporterà in Parlamento una 40ina di onorevoli vip. Affamati di spazio: pare che le richieste totali arrivino a 51 stanze. Disponibili sull’unghia, non ci sono. E nessuno vuole finire relegato a Palazzo Marini considerato il cimitero degli elefanti. Nel governo ombra dovrebbero entrare quasi tutti i ministri uscenti, più Lupi (che avrebbe dovuto essere la testa d’ariete dell’assalto, rientrato, allo scranno di Fini). Ottimo sistema anche per tenere dentro Matteoli e La Russa. Il problema è uno: dove collocarli tutti?                                                                             m.c.p.s.
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mercoledì 16 novembre 2011

BERSANI, PD: «NON MI ASPETTO UNA MACELLERIA SOCIALE»


Conferenza stampa di Pier Luigi Bersani dalla sede del Pd. Che approva l'esecutivo da oggi in carica: «Siamo soddisfatti e ringrazio. Dieci e lode per la dirimente presenza femminile. Ringrazio Napolitano per la fermezza che usato in queste ore». E sui modi e tempi con cui Monti ha formato l'esecutivo: «Grande stile, determinazione e rapidità», osserva il leader dei Democratici. Poi spiega perché il partito dàrà il sostegno pieno all'esecutivo: essere seri e dimostrare che è una cosa seria - chiosa - vuol dire approvare misure anche quando non c'è l'accordo al 100%. E ci tiene a dire che il partito "è stato compattissimo" avvertendo con ironia: ne faremo un tormentone.Il leader dell'Idv: «Governo Monti, faremo da sentinella». BERSANI: NON MI ASPETTO MACELLERIA SOCIALE «Non mi aspetto nessuna macelleria sociale. Conosco Monti e gran parte degli esponenti del suo governo e credo ci sia l'intenzione di concepire uno sforzo comune in un quadro di equità», risponde a chi gli chiede cosa si aspetta. «Sappiamo che senza sacrifici non si esce dai nostri guai», aggiunge poi Bersani, che sottolinea la richiesta di «politiche in cui ci sia un tratto di equità». SI' ANCHE QUANDO NON CONCORDEREMO AL 100% E se l'esecutivo adotterà misure che il Pd non condividerà pienamente? «Abbiamo fatto una cosa seria e la sosteniamo seriamente». «Siamo pronti a discutere con generosità sui provvedimenti per affrontare la crisi, sia quando li condivideremo al 101%, sia quando al 50 o 60%. Se ognuno ragionasse che vota solo se è al 100% d'accordo, non saremmo qui a fare tanta fatica. Dobbiamo dare un segnale che è una cosa seria». IL LEADER PD: NO A SCADENZA DEL GOVERNO Pierluigi Bersani è tornato a ribadire che il governo Monti deve arrivare a fine legislatura. «Non abbiamo mai messo tempi,vogliamo che il governo possa lavorare nel suo orizzonte e senza mettere vincoli temporali. Questo lo terremo fermo».BENE BANCHIERE PASSERA, ORA FA ALTRO MESTIERE Sul ministro dello sviluppo economico Corrado Passera Bersani ossserva: «Sno sicuro che farà una politica per la crescita». Giudica giudica utile la presenza di un ex banchiere a quando gli viene chiesto se non ci sia una influenza eccessiva dei poteri bancari risponde: «C'è uno che ha fatto quel mestiere, ora ne fa un altro. Non credo affatto, non capisco l'obiezione. Le banche sono il luogo dei banchieri ma anche dei risparmiatori e chi ha competenze è sempre utile». BERSANI: PROFUMO FARA' IL MEGLIO «Conosco il nuovo ministro dell'università, si chiama Francesco Profumo e farà per il meglio: ne sono sicuro». BERSANI: TRATTO SOBRIO E' CAMBIAMENTO «Il tratto sobrio e competente di questo governo rappresenta di per sé un cambiamento che va rivendicato alla buona politica». BERSANI: ORGOGLIOSO DEL PD, STATO COMPATTISSIMO- Il Pd è stato «compattissimo» durante le trattative per la formazione del nuovo governo, tiene a dire Bersani: «Il Pd è sempre attaccato ad alcuni termini 'sofferenza divisione disagio travaglio'. Io coi tormentoni sono abbastanza di casa e propongo di mettere in giro anche questo, lo faremo con grande autoironia. Il Pd è stato compattissimo in tutta questa vicenda. Certo, siamo un partito che discute. Il partito è stato una forza solida e non è un caso, questa realtà deve far riflettere su una questione sistemica». Ha aggiunto Bersani: «O andiamo a una democrazia dove le forze politiche sanno, al momento giusto, discutere e poi decidere o torniamo a dei riti che ci hanno portati fuori strada. Sono orgoglioso del mio partito per come ha condotto questa fase. Ringrazio tutti quanti, tutti i dirigenti del mio partito che hanno dato una mano in un passaggio molto complesso». BERSANI: SODDISFATTI, METTERSI AL LAVORO «Noi abbiamo lavorato da tempo per una svolta e ci siamo arrivati: la svolta c'è stata», aggiunge il leader dei Democratici. «Abbiamo chiesto un governo con una forte caratura tecnica - aggiunge - e che fosse del tutto nuovo: è ovvio che siamo soddisfatti. Ora bisogna mettersi al lavoro, e noi siamo pronti a dare tutta la nostra collaborazione, il nostro sostegno attivo». BERSANI: DAREMO SOSTEGNO AL GOVERNO «Noi abbiamo lavorato da tempo per una svolta e ci siamo arrivati: la svolta c'è stata», aggiunge il leader dei Democratici. «Abbiamo chiesto un governo con una forte caratura tecnica - aggiunge - e che fosse del tutto nuovo: è ovvio che siamo soddisfatti. Ora bisogna mettersi al lavoro, e noi siamo pronti a dare tutta la nostra collaborazione, il nostro sostegno attivo». ENRICO LETTA: SVOLTA NETTA- Enrico Letta lo sottolinea: con il governo Monti l'Italia assiste a una svolta netta: «Grande sostegno alla vera e propria svolta che abbiamo di fronte – dichiara il vicesegretario del Pd -: una svolta su temi che a noi stanno particolarmente a cuore, quali la coesione territoriale tra Nord e Sud del Paese, la crescita e l'integrazione. Inoltre, vi è grande soddisfazione per l'importante presenza femminile nel nuovo esecutivo. Mario Monti ha compiuto veramente scelte opportune, mi sembra sia partito col piede giusto». Vannino Chiti del Pd, vice presidente del Senato, è stato il primo a dichiarare per i Democratici, promuove il nuovo esecutivo: «Mario Monti ha formato il suo governo: personalità autorevoli e competenti, non espressione diretta di uno schieramento. È un buon segnale, per svolgere in modo efficace e positivo un lavoro difficile». «Lo sosterremo con convinzione in Parlamento - prosegue Chiti - nell'interesse dell'Italia: questo riferimento al bene del Paese ha guidato il Pd anche nel passaggio delle dimissioni di Berlusconi. Il Parlamento può tornare ad essere protagonista: spetta a noi intervenire sul numero dei parlamentari, sul superamento del bicameralismo perfetto, per una nuova legge elettorale. Il Pd - conclude - ha presentato le sue proposte: dobbiamo ora aprire un confronto con tutti i gruppi parlamentari, senza pregiudiziali. Buon lavoro presidente Monti».                                                     s.p.c.m.

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martedì 15 novembre 2011

IL MICROCHIP COMPIE 40 ANNI A INVENTARLO FU UN ITALIANO

 

Quarant'anni fa la Intel produceva il suo primo microprocessore su singolo chip, il 4004, la prima unità centrale di elaborazione completa, il "cervello" che avrebbe portato all'origine del personal computer poco meno di un decennio dopo. Nessuno fino ad allora era ancora riuscito a realizzare un microprocessore monolitico in silicio. Ci riuscì Intel grazie a un italiano, Federico Faggin, che un anno prima era entrato in quella che allora era una 'startup' appena creata, nel 1969, da Robert Noyce e Gordon Moore, e che sarebbe poi diventata il principale produttore di semiconduttori al mondo. In seguito Faggin si occupò di tutti i microprocessori dei primi cinque anni della storia della società californiana.  Oggi  i microprocessori sono all'interno di tantissimi apparecchi d'uso comune oltre che dei personal computer: telefonini, automobili, foto e video camere, radio e tv. La presenza di questi 'cervellì elettronici rende tutti questi apparecchi 'smart', in grado cioè di eseguire compiti e operazioni automaticamente rispondendo a condizioni ambientali e temporali, un concetto questo che nel 1971 faceva ancora parte della fantascienza. Il primo processore Intel 4004 era un processore a 4 bit, in grado cioè di 'processarè quattro linee di dati alla volta, ma un singolo chip di questo tipo, di appena due centimetri di lunghezza, aveva comunque una potenza quasi doppia rispetto a Eniac, il primo calcolatore elettronico della storia, realizzato nel 1946, che occupava una stanza intera. In questi quarant'anni lo sviluppo dei microprocessori ha visto raddoppiare la potenza di calcolo messa a disposizione dei computer all'incirca ogni due anni, come sostiene la Legge di Moore. Così già nel 1972, l'8008 raddoppiava le prestazioni del primo chip e veniva utilizzato da un team di scienziati inglesi per costruire un prototipo di personal computer. Ancora altri due anni e, con l'arrivo dell'8080, nascono i primi computer storici, come l'Altair. In quell'anno entrano in 'garà anche la Motorola, che per anni fornirà i 'cervellì dei Mac, e la AMD, che diventerà anch'essa una dei colossi mondiali della produzione di semiconduttori. E nel 1979 arriva l'8088, che verrà scelto dall'IBM per costruire il primo personal computer, due anni dopo. Rispetto al 4004, gli attuali processori Intel, che adesso si possono trovare sia in PC che nei Mac della Apple, hanno prestazioni 350 mila volte superiori e consumano una quantità di energia inferiore di circa 5.000 volte. Il prezzo dei singoli transistor - il 4004 ne aveva 2.300 mentre il chip del Core i7 di seconda generazione ne contiene un miliardo e 170 milioni - è diminuito di 50 mila volte. I prossimi processori, realizzati con l'innovativo processo di produzione a 22 nanometri, arriveranno il prossimo anno e offriranno prestazioni ancora più efficienti dal punto di vista energetico, grazie ai rivoluzionari transistori Tri-gate 3D, che impiegano una nuova struttura. Secondo Intel, questo porterà ad un aggiornamento della Legge di Gordon Moore, rispetto alla potenza di calcolo, e renderà possibile una nuova generazione di innovazioni in una vasta gamma di dispositivi: «Il numero assoluto di innovazioni nei prossimi 40 anni equivarrà o supererà tutte le innovazioni conseguite negli ultimi 10 mila anni della storia dell'uomo», afferma Justin Rattner, Chief Technology Officer di Intel.                                                                                         c.p.s.m.

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lunedì 14 novembre 2011

UN PATTO SOCIALE: PATRIMONIALE E NUOVE PENSIONI

Il primo atto economico del go-verno Monti rischia di partire dalla stessa tassa che inaugurò quello Berlusconi: l’Ici sulla prima casa. Eliminata tre anni fa sull’on-da dell’ottimismo della volontà berlusconiano, oggi è in via di riproposizione. Per il professore nonsarebbe neanche una forzatura rispetto al corso politico precedente.Giulio Tremonti infatti ha scritto nero su bianco l’ipotesi di un ripristino nella lettera inviata all’Ue che poneva 39 domande sull’attuazione de- gli impegni presi. «Un’eventuale reintroduzione dell’Ici porterebbe nelle casse dello Stato 3,5 miliardi di euro», si legge in quel testo. Che smaschera anche l’inganno dell’esecutivo uscente: quell’imposta, stando all’ipotesi Tremontiana, potrebbe tornare con il federalismo fiscale. Poprio quello che fino a ieri gli ormai ex ministri hanno sempre negato. Naturalmente con il nuovo governo l’imposta potrebbe subire declinazioni diverse, improntate a una maggiore progressività per tutelare i più deboli, ma che servano nuove entrate è una certezza matematica. Monti ha bisogno di trovare subito almeno 20 miliardi di euro, quelli che mancano alla manovra di Ferra- gosto che promette il pareggio di bilancio nel 2013.Il professore sa che i mercati vogliono certezze, e sa anche che i 200 miliardi di titoli da piazzare da oggi alla primavera dovranno costare alle casse dello Stato molto meno di quanto si sta spendendo in questi giorni. Per questo il risanamento della finanziario (la base per riacquistare la fiducia degli in- vestitori) è il primo dei tre pilastri dell’agenda che il presidente incari- cato ha tratteggiato uscendo dalla consultazione con il presidente Giorgio Napolitano. Conti sostenibili, più crescita, più equità. I punti cardinali sono chiari, ma il passaggio è strettissimo, lastricato com’è di veti incrociati della politica, delle forze sociali, delle spinte dei mercati.E soprattutto dell’incubo recessione, che potrebbe bloccare tutto il siste- ma. È l’altra incognita che pesa sui conti: oltre il «buco» di 20 miliardi c’è da aggiungere il fatto che la sti- ma di Pil nella manovra è allo 0,6%, mentre il consenso internazionale è pericolosamente vicino allo zero. Si- gnifica meno entrate, e quindi più deficit. Per centrare l’obiettivo minimo dei 20 miliardi prende quota anche l’ipotesi di una patrimoniale sui grandi patrimoni, che renderebbe circa 5-6 miliardi. Su questo punto convergono sia i sindacati (Cgil in te- sta), sia Confindustria, che però pun- ta a un prelievo straordinario. Con la patrimoniale, tuttavia, il nuovo presidente lancerebbe segnali chiari di redistribuzione, di equità sociale, che gli aprirebbero un «corridoio» importante con i sindacati.Magari da sfruttare per avviare quella rifor- ma delle pensioni su cui molti pre- monoin Europa. Sarà difficile elimi- nare semplicemente le pensioni di anzianità, come da qualche parte si sospetta. Non mancano tuttavia so- luzioni tecniche per mantenerle, in- troducendo però un’altra opzione, cioè quella del contributivo pro rata con uscita flessibile. In questo modo i lavoratori avrebbero la libertà di scelta di passare da un sistema all’altro. Sulla patrimoniale, comunque, pende l’incognita dell’ok del Pdl, finora rimasto in trincea. Ma a quel punto far quadrare i conti sembra proprio un miracolo. L’al- tra arma che resta al professore è quella già scritta in manovra: l’au- mento delle aliquote Iva, il taglio delle agevolazioni fiscali (ancora nuove tasse). A meno che non sia in grado in tempi brevi di effettua- reuna dettagliata analisi della spe- sa, e calare la lama del coltello su- gli sprechi. Impresa annunciata da tutti, tentata da pochi, riuscita a nessuno. Fin qui tutte misure depressive, come lo sono tutte le manovre cor- rettive. Eppure Monti è obbligato a specifiche misure di crescita, non solo perché ci crede, ma an- che perché la storiella che i tagli di spesa possono anche essere espan- sivi, molto popolare nell’«ortodos- sa» Mitteleuropa, si è rivelata asso- lutamente falsa in Grecia (pare che autorevoli economisti consu- lenti della cosiddetta troika abbia- no fatto un’esplicita mea culpa nei paper ufficiali). Insomma, Monti non è un rigorista «alla tedesca»: crede nell’utilizzo di diverse leve per rendere i conti sostenibili. Ma è anche convinto (lo ha spiegato chiaramente in un recente inter- vento in Tv) che la crescita non si faccia distribuendo risorse, bensì con le riforme. Forse le imprese do- vranno rinunciare alla pretesa di sgravi Irap, tanto più che non sa- ranno loro a pagare la patrimonia- le se sarà disegnata sulle persone fisiche. L’iniezione che si farà nel sistema è quella che in Italia man- ca almeno da trent’anni: l’apertu- ra delle incrostazioni corporative, delle liberalizzazioni, degli investi- menti nella conoscenza e nell’inno- vazione, e soprattutto sul rispetto delle regole. Lotta alla criminalità e all’evasione: sarà da qui che arri- veranno le risorse, col tempo, da destinare al nuovo welfare per i giovani precari.                                                                                       p.c.m.s.
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domenica 13 novembre 2011

SOSTENITORI DEL PDL IN PIAZZA MA C'È CHI FISCHIA GASPARRI

I manifestanti del Pdl che per circa due ore sono rimasti in Piazza del Quirinale hanno deciso di sfilare in corteo per le strade di Roma fino a Palazzo Chigi. Alcuni sono passati davanti a Palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi. I partecipanti alla manifestazione sono aiumentati e sono oltre cinquecento, sventolano bandiere tricolori e urlano: «Voto al popolo» e «elezioni subito». FISCHI E APPLAUSI PER GASPARRI E CICCHITTO- Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, prima di entrare al Quirinale per le consultazioni, si sono avvicinati per alcuni istanti ai manifestanti che si trovano da circa un'ora nella piazza e che li hanno accolti urlando: «Silvio Silvio» e «Elezioni subito». La stessa delegazione è stata però fischiata da alcune decine di persone che si trovavano dall'altro lato della piazza, vicino al palazzo della Consulta. Per qualche secondo le due fazioni si sono scambiate slogan l'una contro l'altra. MANIFESTANTI PDL DAVANTI AL QUIRINALE "MONTI TORNA A FARE IL BANCHIERE"- Folla composita davanti al Quirinale. Molti sostengono il governo Monti. Però ci sono anche circa 200 elettori del Pdl: «Elezioni subito, elezioni subito». Stanno manifestando sventolando decine di bandiere tricolori. Tra i manifestanti c'è il parlamentare Fabio Rampelli, e vari esponenti capitolini. I partecipanti hanno anche gridato: «Chi non salta un banchiere è», o «Mario Monti torna fare il banchiere». QUALCHE CENTINAIO DI PERSONE DAVANTI AL QUIRINALE- Nel piazzale davanti al palazzo del Quirinale c'è una piccola folla di qualche centinaio di persone. Aspetta di conoscere se già alla fine di questa giornata ci saranno novità sul fronte dell' escutivo.                           p.c.m.s.
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sabato 12 novembre 2011

UN'AGENZIA: OK DI BERLUSCONI AL GOVERNO MONTI LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI SI AVVICINANO SEMPRE DI PIÙ

OK DI BERLUSCONI A MONTI, MA C'E' IL NODO GIANNI LETTA
Un «sostanziale» via libera di Silvio Berlusconi al governo tecnico guidato da Mario Monti. Questo, secondo quanto riferisce una fonte di governo alla Dire, l'esito del pranzo tra il presidente del Consiglio e l'ex commissario europeo. Resta in ballo, riferiscono le fonti, la posizione di Gianni Letta: «Al 50% sarà nel prossimo esecutivo».
CLIMA DA COUNT-DOWN
PRANZO MONTI-BERLUSCONI SENZA DICHIARAZIONI
Il clima è quello di un count-down. La fine del governo Berlusconi, e di un capitolo della storia italiana, sembra imminente. Dal pranzo tra l'ancora attuale premier e Monti non sono trapelate dichiarazioni.
DOMATTINA CONSULTAZIONI AL COLLE
BERLUSCONI AL QUIRINALE ALLE 20-20.30
Inizieranno domani mattina le consultazioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la formazione di un nuovo governo. A quanto si è appreso, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è atteso questa sera al Quirinale, presumibilmente tra le 20 e le 20.30. Non appena il premier avrà formalizzato le dimissioni, il Quirinale comunicherà il calendario delle consultazioni.
MONTI RIENTRA IN ALBERGO
DOPO IL PRANZO DI LAVORO CON BERLUSCONI
Un po' di riposo per il neo senatore a vita Mario Monti. Dopo l'incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l'economista ha infatti lasciato palazzo Chigi ed è rientrato nel suo albergo nel centro di Roma.
BERLUSCONI ALLA CAMERA
FACCIA A FACCIA CON MARONI E CALDEROLI
Silvio Berlusconi, arrivato alla Camera dopo l'incontro con Mario Monti a Palazzo Chigi, sta incontrando i ministri della Lega, Maroni e Calderoli, nella Sala del Governo di Montecitorio.
MARONI IN AULA LASCIA LA POLTRONA DI GOVERNO
E VA TRA I BANCHI DELLA LEGA
Roberto Maroni si è portato avanti. Nel giorno dell'addio all'esecutivo Berlusconi, il ministro dell'interno, in anticipo rispetto alle dimissioni, va a sedere nei banchi della Lega, e non in quelli del governo mentre si vota il ddl stabilità. Su twitter, Andrea Sarubbi del Pd commenta: «Si è avvantaggiato».
STEFANIA CRAXI, PDL:
IL MIO PARTITO APPOGGIA MONTI
«Nominando Mario Monti Senatore a vita, il Presidente della Repubblica ha messo la propria firma sul costituendo Governo dell'ex commissario UE». Lo afferma Stefania Craxi, parlamentare del Pdl e Sottosegretario agli Esteri. «È dunque auspicabile che il più vasto arco di forze politiche appoggi il Governo Monti, ed è auspicabile - conclude Craxi - che il Pdl, placati i dissensi interni e ritrovata l'unità, appoggi con convinzione il costituendo Governo Monti».
I FINIANI SCHERZANO
SUI PARERI DI RONCHI SU MONTI
Siparietto tra finiani, in Transatlantico alla Camera. Alcuni deputati fanno passare tra loro un foglietto con le parole pronunciate oggi dall'ex fli Andrea Ronchi. Ronchi definisce Monti «una risorsa per l'Italia» e allora i finiani sorridendo ricordano che fino a due giorni fa il parlamentare esprimeva dubbi su un governo Monti, preferendo l'opzione elezioni. Il foglietto viene mostrato anche al presidente della Camera Gianfranco Fini, che sorride.
LA CAMERA VOTA
LA LEGGE DI STABILITA'
Fini guida la votazione alla Camera sulla legge di stabilità, votazione in corso.
SANTO VERSACE PASSA
DAL GRUPPO MISTO ALL'API
Santo Versace, secondo quanto si è appreso, passa dal Gruppo Misto ad Alleanza per l'Italia di Francesco Rutelli. Il suo passaggio verrà formalizzato da qui a brevissimo con una richiesta alla presidenza della Camera. Oggi dunque il parlamentare che è già transitato dal Pdl al Misto dovrebbe seguire la scelta delle opposizioni che, presenti in Aula, non partecipano al voto.
CONCLUSO IL PRANZO DI MONTI-BERLUSCONI
DURATO OLTRE DUE ORE
E' durato oltre il pranzo di lavoro con Mario Monti, Berlusconi cui hanno partecipato Gianni Letta e Alfano.
IL PRANZO DI MONTI-BERLUSCONI
IN CORSO DA OLTRE DUE ORE
Prosegue da due ore il pranzo di lavoro con Mario Monti, Berlusconi, Gianni Letta e Alfano.
BERSANI: SU MONTI: NOI GENEROSI
MA LA POLITICA NON VA A CASA
Pier Luigi Bersani su un eventuale governo Monti chiarisce: «Noi siamo generosi, adesso siamo in una fase d'emergenza ma la politica non abdica e non va a casa come qualcuno scrive sui giornali». Il segretario ha parlato all'assemblea del gruppo democratico alla Camera e sul sostegno al neosenatore: «O si sta messa o si va a casa». «E poi non stiamo sulla difensiva. La politica - ha assicurato - avrà i suoi spazi. Si dovranno affrontare le riforme, quella istituzionale e quella della legge elettorale». Bersani ha poi lanciato un appello all'orgoglio del Pd. «Vi prego di trasmettere la solidità del partito e l'orgoglio, anche se ci dipingono come un partito anarchico», ha chiesto ai deputati accolto dagli applausi.
VAN ROMPUY: L'UE
NON ABBANDONERA' L'ITALIA
Il presidente del Consiglio dell'Unione europea Herman Van Rompuy ha concluso la sua missione in Italia dopo essere stato ospitato a pranzo dalla Comunità di Sant'Egidio. Da quanto trapela Van Rompuy ha dichiarato che a fronte dell'attuale crisi l'Italia non sarà abbandonata a se stessa ma sarà sostenuta dalle istituzioni europee.
STABILITA', PD E TERZO POLO NON VOTANO
L'IDV VOTERA' NO. L'IMPORTANTE E' FAR PRESTO
Il Pd e il Terzo polo non parteciperanno al voto sulla legge di stabilità, mentre l'Italia dei valori voterà il 'no'. In pratica lo stesso schema di voto che le opposizioni hanno adottato ieri al senato. Pd, Idv e Terzo polo hanno fatto una breve riunione oggi pomeriggio e hanno deciso, come ha riferito il capogruppo pd, Dario Franceschini, di non porre vincoli di coalizione. L'obiettivo comune è far approvare in fretta la legge di stabilità dopo la quale Berlusconi salirà al Colle per le dimissioni.
IL GOVERNATORE DELLA SICILIA LOMBARDO
SCRIVE MONTI COME SE FOSSE PREMIER
Per il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo il senatore a vita Mario Monti è di fatto già premier: «Nel momento in cui si accinge, su incarico del presidente della Repubblica, a formare il governo, a cui il gruppo del Movimento per l'autonomia darà il suo modesto, ma convinto contributo nell'Aula della Camera e del Senato, mi permetto di segnalarle, come presidente di una Regione del Sud, il problema di questa difficile area del paese, che secondo me dovrebbe trovare un posto importante nella sua agenda. In controtendenza rispetto all'atteggiamento tenuto dai governi degli ultimi anni».
LUPI A BERSANI: DISCUSSIONE
NEL PDL SU MONTI NON E' SERIA
Alla Camera Pier Luigi Bersani e Maurizio Lupi e fanno un pezzo di strada insieme. Il clima è cordiale, camminano a braccetto fin quasi alla sala Berlinguer, dove il Pd riunisce i deputati. Lupi è tra le colombe favorevoli al governo Monti. E a Bersani dice: "Non ti preoccupare, non è una discussione seria" (nel senso che è più apparenza che realtà), quella nel Pdl sull'economista.
BERLUSCONI APRIREBBE A MONTI
MA CON GIANNI LETTA AL GOVERNO E NO PATRIMONIALE
Un'agenzia Agi riferisce: Berlusconi sarebbe disposto ad aprire a Monti, purché metta Gianni Letta nel governo. Ma sul sottosegretario pesa il veto del Pd. L'attuale premier vorrebbe metter bocca anche sul programma. Ad esempio con un 'no' alla patrimoniale.
I 'RESPONSABILI' DISPERATI
RAZZI: "SIAMO ROVINATI" (PERCHE' CADE B.)
Alla Camera c'è un gruppo di deputati più tristi e preoccupati degli altri: sono i Responsabili berlusconiani. Alla buvette un siparietto tra Mario Pepe (ex Pdl ed ex responsabile) e Antonio Razzi, deputato eletto nell'Idv e passato in maggioranza il 14 dicembre, spiega il loro stato d'animo. Razzi sospira: «Siamo tutti rovinati». E Mario Pepe sbucciando una mela gli risponde: «Hai visto Romano? Non è venuto, è già a casa».
DONADI, IDV: PRE-CONVOCATI
PER CONSULTAZIONI DOMANI
«Abbiamo avuto un preavviso per domani mattina». Lo ha detto Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, ospite dello Speciale Tg La7, rispondendo a Mentana su un'eventuale preconvocazione per le consultazioni al Quirinale.
VENTURA: SE L'IDV
DICE NO A MONTI ALLORA TUTTO TORNA IN DISCUSSIONE
Michele Ventura del Pd a Rainews: con l'Idv siamo stati chiari, ci vuole responsabilità, se dicono no al governo Monti allora tutto torna in discussione. Leggi: l'alleanza.
MONTI-BERLUSCONI
ANCORA A PRANZO alle 14.50
Il pranzo di lavoro tra Berlusconi, Monti, Gianni Letta e Alfano prosegue. Dura da quasi un'ora.
DONADI, IDV: SI' A MONTI
MA NIENTE POLITICI NEL SUO GOVERNO
«Noi guardiamo con favore all'evoluzione di questi giorni. Non si deve andare a un governo Monti con all'interno politici. Se ci sarà rispetto dell'Europa ed equità sociale noi daremo fiducia, ma niente politici nel governo tecnico». Lo dice il capogruppo dell'Idv Massimo Donadi a Tgcom24 che conclude: «Non ci sottraiamo alle nostre responsabilità ma al governo con il Pdl non ci andremo mai».
MARONI: SE PDL APPOGGIA MONTI
SI CHIUDE UNA PAGINA, NOI PRONTI A NUOVA PAGINA
«Noi non abbiamo problemi - dichiara il ministro Maroni -, siamo forti, abbiamo militanti radicati sul territorio, tanti giovani. La Lega è pronta». «E se il Pdl darà l'appoggio ad un governo tecnico - ha concluso - si chiude una pagina e se ne apre un'altra, bianca e tutta da scrivere».
FINOCCHIARO: IL PD IN COMMISSIONE SENATO
HA VOTATO NO A LEGGE MANCIA (LA STABILITA' NDR)
«Girano informazioni sbagliate. Il Pd, nella commissione Bilancio del Senato, ha votato contro il rifinanziamento della legge mancia. In Aula, mantenuta l'opinione contraria e vista la decisione di non partecipare al voto finale sul provvedimento, ha proposto per bocca della senatrice Pinotti, visto che la maggioranza l'avrebbe comunque approvata, di destinare i 100 milioni al contrasto al rischio idrogeologico e alle popolazioni alluvionate, in particolare della Liguria e di Genova». Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. «Voglio dunque precisare- sottolinea Finocchiaro- che dal Pd in Senato non è venuto alcun assenso alla legge mancia e mi auguro che gli organi di informazione tengano conto di questa precisazione. Sarebbe bastato seguire con più attenzione i lavori parlamentari».
SANTANCHE': MAL INTERPRETATA
NO A GOVERNO MONTI, SI' ALLE ELEZIONI
Non vorrei che alcune mie parole fossero state male interpretate. Ribadisco che da parte mia non c'è nessuna apertura ad un governo Monti e che l'unica soluzione a questa crisi sono le elezioni anticipate». E quanto dichiara Daniela Santanché, sottosegretario all'Attuazione del Programma.
CAMBURSANO, IDV: ITALIA LIBERATA
NAPOLITANO VUOL FAR GIURARE GOVERNO DOMANI
«Oggi è il 12 novembre e finalmente l'Italia è liberata, Berlusconi se ne va». Lo ha detto Renato Cambursano (Idv), durante la discussione in Aula alla Camera sulla Legge di Stabilità.
BERLUSCONI AL COLLE ALLE 17-17.30?
NAPOLITANO VUOL FAR GIURARE GOVERNO DOMANI
Berlusconi dovrebbe salire al Quirinale tra le 17 e le 17.30. Intorno alle 19-19.30 Napolitano vede il presidente della Camera Fini e il presidente del Senato Schifani. L'intenzione è di far giurare il governo già domani.
INDISCREZIONI SU SQUADRA MONTI
AMATO UNICO POLITICO
Guido Tabellini, professore di economia presso l'università Bocconi al dicastero di via XX Settembre, Carlo Secchi al ministero dello Sviluppo, il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, all'Istruzione, Lanfranco Senn alle Infrastrutture, Cesare Mirabelli alla Giustizia, Giuliano Amato agli Esteri, Enzo Moavero sottosegretario alla presidenza del Consiglio: secondo quanto apprende l'Agi da fonti ben informate dovrebbero essere questi i nomi che Mario Monti vorrebbe portare al governo. Solo tecnici, nessun politico, d'accordo con il presidente della Repubblica.
FORMIGONI: OK A MONTI
NO A GOVERNO SOLO TECNICO
Roberto Formigoni ribadisce di essere contrario, in questa fase, alla formazione di un "governo solo tecnico". Intervistato da Tgcom24, il presidente della Regione Lombardia ha affermato di schierarsi a favore di un esecutivo "con la presenza anche di politici". Dopo aver definito "probabilissima" l'ipotesi di un incarico a Mario Monti, l'esponente del Pdl ha spiegato che ora si dovrà decidere la "forma" di questo esecutivo, compito che spetta in primis al presidente della Repubblica e al premier. "Dopodichè il Pdl sarà in grado di indicare nomi" di politici, ha aggiunto.
CONFERMATO: CI SONO GIANNI LETTA E ALFANO
A breve inizierà l'incontro tra il premier 'in pectorè e Berlusconi. Presenti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il segretario del Pdl Angelino Alfano.
MONTI A PALAZZO CHIGI
Il senatore a vita Mario Monti è appena arrivato a palazzo Chigi per un pranzo con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
BERLUSCONI A PALAZZO CHIGI PER MONTI
Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi è appena arrivato a palazzo Chigi dove incontrerà il senatore a vita Mario Monti, atteso a momenti.
BERLUSCONI LASCIA PALAZZO GRAZIOLI
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha lasciato la sua residenza romana di Palazzo Grazioli intorno alle 13.45. Il premier si sta recando a Palazzo Chigi dove ha invitato a pranzo il neosenatore a vita Mario Monti.
ALFANO E GIANNI LETTA AL PRANZO BERLUSCONI-MONTI
Al pranzo tra Berlusconi e Monti dovrebbero partecipare Gianni Letta e Angelino Alfano.
IL PD HA RIBADITO: SI' MONTI, TECNICI D'ALTO PROFI
Stamattina incontro del neosenatore Monti con il segretario e il vicesegretario Pierluigi Bersani ed Enrico Letta ha visto il Partito democratico ribadire la necessità di avere un esecutivo di tecnici di alto profilo. Sul tavolo, stamattina, anche alcuni temi di programma, soprattutto per quanto riguarda l'equità, richiesta a gran voce dal segretario Pd in più occasioni.
POLLEDRI, DA MONTI SCORTESIA ISTITUZIONALE
Il deputato leghista, Massimo Polledri, nel dibattito nell'aula della Camera sulla legge stabilità, se la prende con Mario Monti, pur senza nominarlo. «C'è una persona che in questi giorni riceve più di Gesù Bambino, sono tutti lì- attacca- Massimo rispetto per l'uomo, però ci vorrebbe un pò di forma, un po' di cortesia istituzionale». E ancora: «Quello lì non si è ancora dimesso, il Parlamento è qui e non ha ancora deciso nulla». Poi, si rivolge ai colleghi dell'opposizione: «È sufficiente il regicidio di Berlusconi per risolvere tutti i problemi? È sufficiente consegnare le decisioni che dovrebbe prendere questo Parlamento a qualcun altro? A meno che non si pensi che qualcuno abbia un potere taumaturgico...».
BINDI-POLLEDRI, SCAMBIO DI BATTUTE SUL FRANCESE
Alla Camera, nel dibattito sulla legge di stabilità, cortese scambio di battute tra Rosy Bindi e Massimo Polledri della Lega Nord che ha usato espressioni in francese e la presidente di turno dell'Aula lo ha invitato a parlare italiano. Il tono reciproco è scherzoso. «Oui, Madame la president». Polledri inizia il suo intervento in discussione generale nell'Aula della Camera sulla legge di Stabilità in francese. La vicepresidente Rosy Bindi lo blocca. «Ci complimentiamo con il suo francese ma qui si parla italiano», ammonisce. Ma poco dopo Polledri chiarisce che il suo parlare nella lingua d'Oltralpe è in polemica con la Francia ed il suo atteggiamento verso l'Italia nella crisi.
SCILIPOTI; MONTI, GARANZIA UTILI DELLE BANCHE Il segretario nazionale del Movimento di Responsabilità Nazionale, Domenico Scilipoti, deputato di Popolo e Territorio, su Monti dice: «Una garanzia di ferro si accinge, con il neosenatore, a proteggere gli utili delle banche che, nonostante la dilagante crisi che sta investendo il Paese, continuano a crescere grazie ai regali di parlamentari compiacenti anche nella uscente maggioranza, confezionati con il Decreto Milleproroghe di giugno scorso, con l`aumento dei tassi Soglia Antiusura».
CASINI: MOMENTO DELLA VERITA', SI' A MONTI
"Non bisogna perdere tempo, non c'è spazio per le furberie e i giochini che si farebbero sulle spalle degli italiani: la politica è chiamata ad un'assunzione enorme di responsabilità, siamo al momento della verità». Lo ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, in una intervista al Tg2. Il voto al governo Monti, ha aggiunto, «lo spiegheremo ai nostri elettori come un atto di responsabilità di una politica che non guarda solo ai propri interessi o ai calcoli elettorali. Chi parla di sconfitta politica non ha capito che la sconfitta avviene quando un governo non risolve i problemi degli italiani».
SANTANCHE': SI', DISCUTERE DI GOVERNO A TEMPO
Di un «Governo a tempo che deve fare immediatamente quello che chiede l'Unione europea si può discutere»: l'apertura è del sottosegretario Daniela Santanchè che pure ha detto di non voler partecipare al 'funerale' del berlusconismo.
LA CONFERMA: MONTI A PRANZO DA BERLUSCONI
Il senatore a vita Mario Monti ha accolto l'invito rivoltogli dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ad un incontro che avverrà oggi a Palazzo Chigi, alle ore 13.45. Lo conferma un comunicato dell'Ufficio stampa del Senato.
BERLUSCONI E MONTI SI INCONTRANO
A PRANZO A PALAZZO CHIGI
A quanto si apprende da fonti parlamentari, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il neo senatore a vita, Mario Monti dovrebbero incontrarsi per un colloquio, all'ora di pranzo, a Palazzo Chigi.
CESA, UDC: SPERIAMO CHE PDL E BERLUSCONI
APPOGGINO IL GOVERNO MONTI
«Occorre responsabilità e ci auguriamo che il presidente del Consiglio e il Pdl appoggino seriamente e lealmente il governo Monti»: lo ha detto il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, rispondendo ai giornalisti alla Camera.
CICCHITTO: PDL IPOTESI MONTI C'E'
«Una delle ipotesi è quella di Monti, ma bisogna vedere come si colloca, il quadro politico e programmatico e le idee. Da parte nostra c'è ancora una discussione in corso su cosa succederà dopo le dimissioni del presidente del Consiglio». Lo dice il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto .
BOCCHINO: DA FLI E TERZO POLO
NO A POLITICO DI PDL O LEGA
«La melina del Pdl sul varo del governo Monti è un atteggiamento antinazionale e le soluzioni alternative di cui si parla sono minoritarie in Parlamento e senza altro sbocco che le elezioni anticipate». Lo dichiara il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, che aggiunge: «Futuro e libertà e il Terzo polo non sosterranno un esecutivo guidato da un politico proposto dal Pdl o dalla Lega e senza il nostro consenso è evidente che questa soluzione non avrebbe i numeri in parlamento».
LA CAMERA DISCUTE SULLA LEGGE DI STABILITA'
Alle 12.30 ha preso il via la discussione, in aula alla Camera, sulla legge di stabilità licenziata ieri al Senato. Alle 16 è previsto l'inizio delle dichiarazioni di voto e alle 18 si dovrebbe concludere il voto finale.
NAPOLITANO, APPELLO A "SENSO DI RESPONSABILITA'
Con Napolitano che lancia un nuovo invito al senso di responsabilità delle forze politiche in un messaggio al congresso della Destra a Torino. «In questa situazione sono i soggetti più deboli ad essere maggiormente esposti. Occorre pertanto che tutte le forze politiche sappiano agire con senso di responsabilità e formulare proposte in grado di conciliare il rigore posto dalla necessità di ridurre il debito pubblico e di promuovere la crescita, con l'esigenza di distribuire equamente i sacrifici, tutelando i ceti in maggiore difficoltà».
NEL PDL ORE CONVULSE
Tra Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli è vertice permanente. Ieri, nella notte, l'ennesima riunione tra il premier Silvio Berlusconi, il ministro degli Esteri Franco Frattini, il segretario del Pdl Angelino Alfano e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, cui si sono poi aggiunti il commissario Ue Antonio Tajani e la governatrice del Lazio Renata Polverini.
Ma il premier sembra sempre meno disposto a farsi da parte assecondando placidamente quello che Europa, mercati finanziari, Capo dello Stato, parti sociali e semplici cittadini si attendono: cioè un governo nominato il prima possibile e con un forte e credibile profilo interno e internazionale. A cominciare dal suo leader che, nell'auspicio comune, dovrebbe essere Mario Monti. "Non mi faccio calpestare così", avrebbe detto ieri sera ai suoi, "no, non subisco questa umiliazione". E nel Pdl è rivolta, il caos è completo, lo stallo totale, la tensione alle stelle: oggi alle 18 l'Ufficio di presidenza del Pdl deciderà se dare o meno il via libera a un nuovo governo. Alle 12.30 il ddl stabilità andrà alla Camera, nel pomeriggio il voto, poi Berlusconi dovrebbe salire al Colle e rimettere l'incarico nelle mani di Giorgio Napolitano, che in serata dovrebbe aprire le consultazioni, per poi conferire l'incarico domani a Mario Monti. La cosa che davvero ha fatto infuriare il Cavaliere è stato il giro delle consultazioni informali inaugurato dal professore, che formalmente non ha ancora preso possesso di palazzo Chigi. Da quando è rientrato a Roma tv e giornali, istituzioni e opposizioni, tutti parlano già dell'ex commissario Ue come del successore di Silvio Berlusconi. Tutti tranne lui, Silvio, che ha pur sempre la maggioranza al Senato ed è ancora - sia pure ancora per poche ore - premier in carica. Prendendo spunto dai suoi dubbi, la fronda che comunque spaventa il Cavaliere e cresce d'intensità gli ha suggerito di tenere duro su un nome di centrodestra, proponendo quello di Angelino Alfano. Eppure resta difficile che alla fine il premier, al Colle, possa proporre un nome diverso da quello che risponde al profilo di Mario Monti. Il presidente del Consiglio però pretende un segnale, un atto di rispetto, un margine di trattativa. Altrimenti il banco potrebbe saltare. Difficile, comunque, credere che il Presidente della Repubblica Napolitano non abbia garanzie precise sulle possibilità di Monti di guidare un governo con una base parlamentare ampia e condivisa. Ieri non si sarebbe, altrimenti, esposto a rassicurare Usa, Francia e Germania, come ha fatto in queste ore da “gestore” e “risolutore” della grave crisi italiana. Ma resta l'incertezza: quale sarà l'ultimo colpo di coda del Caimano? Giorgio Napolitano aspetterà di concludere il giro di consultazioni prima di prendere una decisione sull'incarico anche se, sottolineano fonti parlamentari, la vicenda appare già decisa. Anche di fronte alla contrarietà del Pdl il Colle potrebbe decidere di conferire lo stesso l'incarico all'ex commissario europeo. A quel punto la partita si sposterebbe in Parlamento. Nel caso il governo non ottenesse la fiducia si aprirebbe la strada delle elezioni anticipate ma potrebbe essere il neo senatore a vita a gestire l'esecutivo fino al voto. L'attesa è ora per la decisione ufficiale che il Cavaliere ed il Pdl prenderanno oggi nel corso dell'ufficio di presidenza. La linea che emergerà da quella riunione sarà poi illustrata al Capo dello Stato. Nonostante nessuno nel partito si senta pronto a scommettere su uno scenario diverso rispetto a quello di un governo Monti, la tensione è alle stelle. Una confusione che investe il capo del governo, costretto a dover mediare per evitare rotture, ma al contempo, fortemente irritato per la gestione 'dell'affaire' . Il premier, raccontano i fedelissimi, si sente tagliato fuori dalle trattative per la formazione del nuovo esecutivo e, soprattutto, non accetta di essere tenuto all'oscuro sul programma che il Pdl dovrebbe votare. Un ragionamento condiviso dallo stato maggiore del partito e che mette d'accordo sia i fan del governo tecnico che il fronte pro elezioni.

venerdì 11 novembre 2011

TIME: «QUELLA ITALIANA È L'ECONOMIA PIÙ PERICOLOSA DEL MONDO»
 

Quella italiana è «l’ economia più pericolosa del mondo». Lo sostiene Time Europe, l’ edizione europea del settimanale d’ informazione statunitense, che nel suo ultimo numero dedica la copertina a Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio dimissionario, sorridente nella foto in primo piano scelta per la copertina della rivista, viene definito «The man behind the world’ s most dangerous economy» (L’ uomo dietro l’ economia più pericolosa del mondo). In un reportage realizzato da Rana Foroohar, si spiega «come il primo ministro uscente ha messo a repentaglio l’Unione Europea e il motivo per cui non ne è dispiaciuto». Nell’ edizione del 5 novembre, all’ indomani del G20, il Financial Times aveva dedicato un sarcastico e durissimo editoriale nei confronti di Berlusconi, dall'eloquente titolo «In the name of God and Italy, go!» (In nome di Dio e dell’ Italia, vattene!«).Nel futuro c'è Mario Monti ma Berlusconi non è finito. Non cala l'attenzione della stampa estera sulla crisi politica italiana e oggi diversi quotidiani internazionali aprono con la figura di «Supermario, il favorito» alla guida di un governo tecnico, senza tralasciare pero «i profondi problemi» della terza economia europea. «Servono leader, non solo manager», è il titolo di un editoriale del quotidiano britannico Financial Times che, guardando ai casi Grecia e Italia, osserva come «sarebbe un fatale errore presumere che, in entrambi i casi, una coalizione di vecchie elite politiche, guidata da un tecnocrate, forniscà una cura miracolosa per problemi profondamente radicati». Il Ft scrive che «se c'è sollievo per il fatto che governi screditati siano rimpiazzati, c'è anche risentimento per quello che alcuni vedono come una soluzione imposta dall'Europa, se non peggio, dalla Germania». Perciò i due nuovi leader «devono fissare un'agenda chiara per le elezioni» e «potrebbero lottare per far passare le riforme in parlamento. La risposta sarà allora dare prova di vera leadership. La competenza manageriale non basterà», conclude il Ft. Anche il Guardian, in una lunga analisi dal titolo «Cosa significa l’ uscita di Berlusconi per l’ Italia», guarda al futuro politico del Paese dopo «17 anni che hanno significato povertà galoppante, prezzi dilaganti, criminalità organizzata più forte, mercato nero in crescita e una scioccante fuga di cervelli». E per il futuro, «la visione più pessimistica, ma forse realista, è che Berlusconi non sia ancora fuori dal potere», conclude il Guardian. «Italia: si precisa il copione della transizione» annuncia oggi ai suoi lettori il francese Le Figaro, proponendo una foto di Mario Monti e un ritratto dell’«economista filoeuropeo alla riscossa». «In piena tormenta monetaria, nel bel mezzo di un confronto senza precedenti con il resto dell'Europa, preoccupata dal contagio della Grecia sulla terza economia del continente - scrive Le Figaro - Mario Monti appare agli occhi degli italiani come l'uomo della situazione». Per Libération, che apre con un primo piano della testa di Berlusconi da dietro e la scritta grande «Ciao», 'Berlusconi molla la presa, Monti in vantaggiò: «in meno di 24 ore - scrive il quotidiano della gauche - e mentre finora aveva reclamato elezioni anticipate dopo le sue dimissioni, il Cavaliere ha cambiato posizione. Primo perchè i mercati non sono convinti dalla soluzione elettorale, che prolungherebbe l’ instabilità politica di diversi mesi. Ma anche perchè una parte delle sue truppe si è ribellata contro l’ ipotesi di uno scioglimento del Parlamento». In Germania la Suddeutsche Zeitung pubblica un’ intervista del capo del fondo salva-Stati Klaus Regling, secondo il quale «L'Italia è a corto di tempo» e l’ Efsf è «pronto aiutarla». Il Welt online punta tutto su Monti e scrive «È quello per salvare l’ Italia». Lo spagnolo El Paìs titola «Il governo tecnico divide il partito di Berlusconi», descrive Monti come un «rispettato economista» e sottolinea che questo fine settimana potrebbe essere «storico» per il Paese. Grande attenzione da parte dei media Usa. In uno speciale sulla crisi italiana, la Cnn titola «L’ Italia è incapace di sguinzagliare il suo talento» e si sofferma sulle «sfide nel lungo periodo» di un Paese segnato da «una crescente gerontocrazia con una minima, se non nulla, meritocrazia». Per la Cnn, «nel tempo, Berlusconi è diventato vittima della sua arroganza ma è ancora presto per scrivere il suo necrologio politico». Simile la conclusione del New York Times che in un commento (Op - Ed) sottolinea come «sia prematuro scrivere la fine di Berlusconi». Il Cavaliere «dopo il governo di unità, potrebbe manovrare da dietro le quinte per porre uno dei suoi più fedeli servitori, Angelino Alfano, come primo ministro» come è accaduto con «Dmitri Medvevdev e Vladimir Putin», scrive il Nyt.Il Wall Street Journal, infine, apre su Mario Monti: «I parlamentari italiani uniscono attorno a lui, il favorito», considerato uno utsider politico                                                                           r.p.s.m.

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