PARTITE TRUCCATE, 4-5 ANCHE DI SERIE A DANIELE DE ROSSI: DEL TUTTO ESTRANE ALTRE PARTITE NEL MIRINO
«Il Milan...Massimo...sta giocando...te dico solo che il Napoli è andato a Milano per far lo zero a zero». Dalle carte dell'inchiesta sul calcioscommesse cominciano a spuntare i nomi di squadre della serie A, anche se, ribadiscono gli inquirenti, al momento non c'è alcuna prova di un loro coinvolgimento nel giro che ha portato all'arresto di 16 persone tra cui Beppe Signori. L'ultima novità è contenta in uno degli atti depositati oggi in procura a Cremona, un'informativa da cui poi è scaturita l'ordinanza del Gip Salvini. Si tratta di due intercettazioni tra Massimo Erodiani e quel Mario Pirani che proprio nel corso dell' interrogatorio di garanzia ha parlato di altre 3 partite truccate e cinque squadre coinvolte, anche di serie A. Le telefonate sono del 28 febbraio 2011, il giorno di Milan-Napoli a San Siro (all'epoca le due squadre sono prima e seconda in classifica), una nel pomeriggio, alle 14.42 e una in serata, alle 21:12 a incontro in corso. Nella prima i due parlano di cosa giocare e ad un certo punto Erodiani dice: «io penso...1 X Milan...vai...io penso 1 X Milan...siamo più al coperto». Più avanti Pirani aggiunge: «Io dico per me Milan-Napoli questa sera è una partita da stare lontano...perchè è da tripla...al Napoli manca Lavezzi, va bè, però...sulla carta c'è l' 1 x, il Milan non può perdere ne ha perse già due con la Roma e con la Juve!». I due discutono cosa giocare. Erodiani: «per me è 1...cioè, manco l'1 x». E Pirani: «per me 1 non è, per me è più x». Erodiani ancora: «Per me è 1...e ti dico che segna pure Ibrahimovic...». I due continuano a discutere e cominciano a parlare di cifre. «Se non lo becchiamo il milan 1 x cosa succede?» chiede Pirani. «Marco...- risponde Erodiani - che hai buttato 10 mila euro al vento». La seconda telefonata avviene durante l'incontro, quasi al termine del primo tempo quando le due squadre sono ancora sullo 0-0. Pirani chiama Erodiani e all'inizio i due parlano della partita Benevento-Cosenza (una di quelle finite nell'inchiesta perchè «aggiustate») sempre del 28 febbraio, con Erodiani che dice «sì sì già sta a posto». Poi il discorso va sul Milan. Erodiani: «ma il Milan come sta a giocà?». Pirani: «Il Milan...Massimo...sta giocando...te dico solo che il Napoli è andato a Milano per far lo zero a zero» Erodiani: «addirittura» Pirani: «Se gliene fa uno...il Milan gliene fa quattro...il Napoli si difende il Milan attacca ma non...non attacca veramente». Il primo tempo si chiude zero a zero ma nel secondo tempo il Milan segna tre gol e vince la partita. La prima rete la segna proprio Ibrahimovic, al 4/o minuto. Poi arrivano i gol di Boateng e Pato.Sono tre le partite all'esame del pm di Cremona e coinvolgono complessivamente cinque squadre, alcune delle quali di serie A. Questo almeno secondo quanto emerso dall' interrogatorio di Marco Pirani, il medico odontoiatra arrestato, interrogato oggi dal gip di Cremona Guido Salvini. A quanto si è appreso Pirani e l'altro indagato che oggi ha deciso di rispondere alle domande del giudice, Massimo Erodiani, avrebbero parlato, in particolare, del ruolo di Cristiano Doni e Beppe Signori, dando «indicazioni significative». Il medico Marco Pirani, nel suo interrogatorio, avrebbe fatto riferimento ad altre quattro o cinque partite, anche di serie A, oltre alle 18 contestate nell'ordinanza di custodia cautelare. Partite che non risalirebbero solo al campionato scorso. Circostanze, queste, che saranno approfondite martedì prossimo in un interrogatorio davanti al pm Roberto Di Martino. A quanto si è saputo, Pirani avrebbe in qualche modo preso le distanze dagli altri indagati, minimizzando il suo ruoloall'interno della presunta organizzazione. L'IRA DI DE ROSSI «Sono indignato, sono stati fatti dei riferimenti falsi alla mia persona per una vicenda alla quale sono detto tutto estraneo. È mia intenzione sottolineare tutta la mia indignazione per quanto apparso su alcuni organi di stampa e, peraltro, immediatamente smentito da autorevoli fonti giudiziarie, riguardo una vicenda che mi vede del tutto estraneo». Così Daniele De Rossi ha risposto alle voci sul suo presunto coinvolgimento nello scandalo del Calcioscommesse. «Sono stati fatti - ha aggiunto - riferimenti alla mia persona del tutto falsi ed inventati, e per questo tutelerò la mia immagine e la mia onorabilità in sede giudiziaria contro chiunque assocerà il mio nome a questa vicenda». A smentire il coinvolgimento del centrocampista della Roma e della Nazionale anche lo stesso procuratore di Cremona, Roberto Di Martino: «Quella di De Rossi è una sciocchezza - ha detto il magistrato - ho chiesto informazioni ai miei ufficiali di polizia giudiziaria e mi è stato detto che il nome di De Rossi non c'è». La Roma in un comunicato ha annunciato che «supporterà in ogni modo il proprio tesserato nelle sedi competenti, nei confronti di chi ha leso l'immagine e l'onorabilità di Daniele De Rossi ed agirà, conseguenzialmente, anche a tutela della società stessa e dei propri azionisti». In difesa del giocatore è intervenuto anche Giancarlo Abete. «De Rossi è una colonna della Nazionale e sono certo che lo resterà ancora a lungo», ha detto il presidente della Figc, che si è dichiarato «amareggiato», osservando che sul tema delle intercettazioni «la giustizia sportiva non può intervenire, questo è un compito che spetta alla giustizia ordinaria». A De Rossi va anche la solidarierà della politica. Il portavoce del Pdl Daniele Capezzone ha detto che «il mix di giustizialismo mediatico e sensazionalismo produce anche questo: danni enormi all'onore e alla reputazione perfino di persone che non c'entrano nulla. Occorrerà capire come sia nata questa voce. Ma quel che è più grave è il fatto che nel generico clima antigarantista italiano tutti possano essere tirati in ballo e infilati nel tritacarne mediatico». Il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti manda invece un «abbraccio» simbolico suo e della sua amministrazione a De Rossi, definendolo «un ragazzo che merita rispetto e verso il quale sembra esserci in questo periodo un pericoloso e ingiustificato accanimento. Mi auguro che venga fatta al più presto piena luce su questo nuovo scandalo che ha investito il mondo del calcio, senza sconti per i responsabili ma evitando inutili sensazionalismi». Indignazione e rabbia tra i tifosi giallorossi, non tanto per il presunto coinvolgimento del loro vicecapitano nell'inchiesta della Procura di Cremona, quanto per le modalità con cui la notizia è stata divulgata. Su radio e web si è scatenato, per tutta la giornata, un tam-tam di proteste contro la stampa (alcuni quotidiani in particolare) per aver sbattuto senza alcun motivo il 'mostrò in prima pagina. Proteste cresciute nel pomeriggio dopo le dichiarazioni del pm Di Martino e dello stesso De Rossi. GLI INTERROGATORI- Intanto sono partiti questa mattina gli interrogatori di garanzia per alcuni dei giocatori e degli scommettitori finiti in cella per le partite truccate. Davanti al gip del tribunale di Cremona sono comparsi Marco Pirani, Massimo Erodiani e Antonio Bellavista. Pirani è il medico odontoiatra della provincia di Ancona accusato tra l'altro di aver firmato la ricetta usata dal portiere del Benevento Marco Paoloni per acquistare benzodiazepine. Erodiani, pescarese, è titolare di agenzie di scommesse ed è ritenuto tra i promotori dell'organizzazione. Bellavista è l'ex capitano del Bari. Sentito anche lo stesso Paoloni, accusato di aver dato i sonniferi ai compagni di squadra. Pirani, difeso dall'avvocato Alessandro Scaloni, sta rispondendo alle domande del gip. Come farà anche Beppe Signori, il bomber della nazionale finito ai domiciliari, che si presenterà davanti al giudice la settimana prossima. «Qualsiasi cosa deciderà il gip - spiega l'avvocato Silvio Caroli, legale dell'attaccante - anche se non ci sarà la convalida, comunque faremo richiesta al tribunale del riesame perché riteniamo che non ci sono elementi per dimostrare la partecipazione di Signori all'organizzazione di cui parla il pm. Crediamo - aggiunge il legale - che il gip rivaluterà gli indizi e siamo convinti che l'ordinanza non reggerà». Un «secondo livello» che si occupava della serie A, composto da personaggi che ruotano attorno al mondo del calcio ben più famosi e 'pesantì rispetto a quelli finiti in carcere ieri e nel quale non è escluso vi possa essere il coinvolgimento della criminalità organizzata: investigatori ed inquirenti che hanno scoperchiato l'ennesimo scandalo del pallone, hanno ben chiaro dove potrebbe portarli l'indagine sulle scommesse che ha già consentito di appurare quanto i campionati di B e Lega Pro siano stati falsati. Ma al momento non hanno le prove. Bloccato il meccanismo, dunque, l'obiettivo è ora quello di ricostruire con precisione cosa è accaduto in questi sei mesi e, soprattutto, in quelli precedenti la denuncia dell'ad della Cremonese Sandro Turotti, che ha dato il via all'indagine. Perchè, è la convinzione di chi indaga, il sistema era ben collaudato e funzionava da tempo. Ci sono situazioni, scrive non a caso il Gip Guido Salvini nell'ordinanza con cui ha disposto l'arresto per 16 tra calciatori, ex calciatori, titolari di agenzie di scommesse e scommettitori, «che pongono dubbi e implicano verifiche». Vi è, in sostanza, «l'esigenza di ricostruire quali altre partire siano state truccate» da un «meccanismo oliato» alla perfezione.




2 GIUGNO, L'ITALIA CELEBRA
LA FESTA DELLA REPUBBLICA

Roma blindata oggi per le celebrazioni del 2 giugno: chiuso lo spazio aereo sulla capitale, individuate tre aree di sicurezza e zona rossa ai Fori Imperiali, in campo anche reparti speciali e tiratori scelti nei punti strategici, occhi elettronici all'erta, sia dall'alto con gli elicotteri della polizia che attraverso le telecamere cittadine, misure speciali, sopralluoghi e bonifiche a tappeto. Circa 80 delegazioni con decine di capi di Stato e di governo saranno presenti alla parata di questa mattina e, in serata, al pranzo ufficiale offerto dal presidente Giorgio Napolitano nel Salone delle Feste del Quirinale. I contatti politici sono iniziati già ieri e continueranno fino a venerdì in un momento di particolare intensità dell'agenda internazionale, dai temi globali (appena discussi al G8 di Deauville), alle tensioni economiche nell'area euro, alla primavera araba in Nord Africa e Medio Oriente. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro degli Esteri Franco Frattini hanno un'agenda fitta di colloqui con diversi protagonisti internazionali, dal vicepresidente americano Joe Biden al presidente russo Dmitri Medvedev, dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon al presidente dell'Anp Abu Mazen, dal leader della Lega Araba Amr Moussa all'afgano Hamid Karzai. Ad aprire le danze ieri, è stato il capo dello Stato che ha ricevuto la presidente della Repubblica argentina Cristina Fernàndez de Kirchner nello Studio alla Vetrata. Nel pomeriggio sono saliti al Colle il vice presidente cinese Xi Jinping (futura guida designata della Repubblica popolare), Biden, Ban e Medvedev. Nel frattempo, a palazzo Chigi, Berlusconi ha avuto colloqui con la presidente della Confederazione elvetica, Micheline Calmy-Rey e, a seguire, con Kirchner e con il numero uno dell'Onu, che nel pomeriggio è atteso anche alla Farnesina. Il programma delle celebrazioni prevede dalle 11 alle 12.30 la parata militare e nel pomeriggio alle 18 un concerto al Quirinale cui farà seguito un pranzo ufficiale offerto da Napolitano in onore dei Capi delle delegazioni e delle loro consorti. Nel pomeriggio una girandola di incontri politici per il premier Berlusconi che, a Villa Doria Pamphili, incontrerà Medvedev, Biden, il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy e il presidente afgano Hamid Karzai. Stasera Frattini riceverà alla Farnesina il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa con cui discuterà, in particolare, delle possibili evoluzioni della crisi libica all'indomani della missione del capo della diplomazia italiana a Bengasi. Il processo di pace in Medio Oriente sarà invece il tema centrale della colazione di lavoro offerta il 3 giugno da Frattini al presidente palestinese Abu Mazen, anche alla luce del recente discorso del presidente statunitense Barack Obama e della successiva visita negli Stati Uniti del presidente israeliano Benjamin Netanyahu. Gli stessi argomenti saranno al centro del faccia a faccia Berlusconi-Abu Mazen previsto per le 16.30 di venerdì a Villa Doria Pamphili. La prima parata militare dell'Italia repubblicana in occasione delle celebrazioni del 2 giugno risale al 1948. Si trattò, comunque, di uno schieramento di reparti in piazza Venezia. In quell'occasione, dopo la deposizione della corona d'alloro al Milite Ignoto, il presidente Luigi Einaudi assunse il comando delle Forze Armate: le bandiere dei reparti uscirono dallo schieramento, salirono le scale del Vittoriano e si inchinarono al presidente (l'art.87 della Costituzione che era entrata in vigore il 1 gennaio del 48 assegna infatti al presidente della Repubblica il comando supremo delle Forze Armate). L'anno successivo la cerimonia militare si svolse in quello che oggi è il piazzale Ugo La Malfa, con la inaugurazione del Monumento a Giuseppe Mazzini, un omaggio all'ideale repubblicano risorgimentale concretizzatosi con il referendum del 1946. È nel 1950 che la parata si sposta sui Fori Imperiali. Il presidente Gronchi, succeduto ad Einaudi, confermò il cerimoniale che si era consolidato negli anni precedenti con la deposizione della corona al Milite Ignoto, rassegna dei reparti schierati, arrivo alla tribuna presidenziale e sfilamento militare. Nei 65 anni della Repubblica, la sfilata militare si spostò a Torino nel 1961, in occasione del centenario dell'Unità d'Italia, e nell'edizione del 1963 fu posticipata al 4 novembre a causa della scomparsa di Papa Giovanni XXIII. La parata fu sospesa nel 1976 a causa del terribile terremoto del Friuli. Per celebrare ugualmente la ricorrenza, ci fu una piccola cerimonia con la deposizione di una corona al Milite Ignoto. Nel 1977, la parata fu sostituita da una cerimonia celebrata in Piazza Venezia, con lo schieramento di una Brigata costituita da 43 compagnie in rappresentanza di tutte le Forze ed i Corpi armati e non dello Stato. Negli anni successivi, per motivi di opportunità legati alla necessità di ridurre i consumi (Austerity) la manifestazione fu sospesa. La sfilata fu ripristinata, nel 1983, ma le celebrazioni si svolsero la prima domenica di giugno, non in via dei Fori Imperiali ma sull'itinerario Aventino - Porta S. Paolo in ricordo della resistenza all'occupazione tedesca della città di Roma, successiva ai fatti dell'8 settembre 1943. Nel 1984 si svolse in via dei Fori Imperiali mentre nel 1985 fu trasferita tra via dei Cerchi e le Terme di Caracalla. Nel 1989 la parata fu sostituita da una Mostra Storico Rievocativa in Piazza di Siena, a Roma e nel dal 1990 fino al 1994 si svolse solo la cerimonia in Piazza Venezia. Dopo 11 anni, il 4 giugno 2000, per volere del presidente Carlo Azeglio Ciampi, la parata militare tornò a far parte delle celebrazioni della Festa della Repubblica. Dal 2001, dopo il ripristino della festività del 2 giugno, viene svolta annualmente, come da tradizione, su via dei Fori Imperiali.




TROFEO ITALIA MINICROSS 50CC FESTA DELLA REPUBBLICA CON LE MINI
Il 2 giugno è considerata giornata festiva per la celebrazione della Festa della Repubblica. Nell’ occasione andrà in scena il secondo appuntamento del Trofeo Italia Minicross 50cc. Diversamente da quanto comunicato poco tempo fa, il secondo appuntamento con l’ormai noto Trofeo Italia Minicross 50, si sposta dalla località di Santa Rita a quello di Polcanto, presso Borgo San Lorenzo in provincia di Firenze, sul circuito intitolato a Bruno Comanducci. Invariata, dunque, la data che rimane quella del 2 giugno. Il Trofeo Italia Minicross 50cc., ribadiamo, è stato voluto fortemente dalla Commissione Sviluppo Attività Sportiva della FMI. Un trofeo, questo, articolato su 4 prove. Per il Trofeo Italia Minicross 50 è prevista una pista dedicata che sarà molto soft e le manche in programma saranno due per ogni categoria. Il Trofeo si articola su due classi: 50 Sport e 50 Racing e su 4 prove (2 gare per ogni prova), per ciascuna classe. Ogni gara dura 6 minuti più 2 giri. Previste verifiche tecniche, al termine di ogni gara, sulle prime 5 moto classificate. La gara sarà organizzata dal Moto Club Etruria in collaborazione con il promoter FX Action, nella stessa giornata si svolgerà anche una gara valida per il Campionato Toscano Minicross, una gara Interregionale Open ed una riservata alla 125 2T. Un ricco programma di gare che attireranno l’attenzione di giovani e meno giovani. Per il Trofeo Italia Minicross 50 la pista è ricavata all’interno del circuito, nella parte antistante.




L' IDEA DI BOSSI MOLLARE
(FINALMENTE) SILVIO?

Chissà, forse avrebbero dovuto fidarsi del maldipancia della loro gente, così spesso evocata e troppo spesso tradita. Quelli del mercato rionale che, intervistati all’avamposto leghista a Rai, L’Ultima Parola, ringhiano: «Bossi, e basta! Molla il Silvio!», quelli che l’avvertivano già settimane e settimane fa che il Pdl è una specie di Titanic che rischia di trascinarli giù. Oggi Matteo Salvini ha un bel dire che si è sbagliata la campagna elettorale, che in molti «si sono allontanati infastiditi perchè si parlava più di palazzo di giustizia, di furti di auto o di Br che di Milano». Oggi, al Senatu’ r gli tocca persino farsi fare la morale dal futurista Briguglio: «Berlusconi assorbe con la sua persona, solo con la sua persona, il centrodestra, i suoi valori di riferimento e la sua rap- presentanza sociale? Questa è la domanda che si devono porre i maggiorenti del Pdl e o stesso Bossi... anche per il leader della Lega è arrivato il tempo delle scelte». Eh già, le scelte. È probabile che anche nel quartier generale dei padani abbiano tra le mani l’ultima analisi dell’ Istituto Cattaneo sui flussi elettorali, diffusa tre giorni fa. Impietosa, per quel che riguarda la Lega. Ma sicuramente istruttiva. In pratica, il partito di Bossi è andato male quasi dappertutto, con la sola esclusione di Bologna, dove però è stato trainato dal fatto che il candidato di tutto il centrodestra fosse un leghista. Ma il problema vero è che, per esempio a Torino e Milano, la Lega non ha guadagnato dal calo più o meno generalizzato del Pdl. Afferma l’ istituto bolognese che «la Lega si trova inaspettatamente in una crisi non dissimile» da quella del Popolo della libertà. Che solo in parte ha perso consensi a favore del Terzo Polo: la sua emorragia è stata generale, per così dire, «come se ci trovassimo ad una dispersione in tutte le direzioni per un indebolimento generalizzato del contenitore più che a flussi forti per attra- zioni verso specifiche direzioni».




L'AUTO DEI VVFF PER PORTARE ALLO STADIO IL FIGLIO DEL PREFETTO

Auto e autista sarebbero destinati al soccorso ma vengono esonerati per accompagnare allo stadio il figlio del dirigente e “altra persona estranea”. Si dicono estremamente preoccupate le rappresentanze sindacali dei vigili del fuoco per i comportamenti che stanno prendendo piede ai vertici del Corpo più amato dagli italiani. «Noi – dicono – siamo costretti a garantire quotidianamente la soccorsi e sicurezza ai cittadini e facciamo i conti con la carenza di mezzi, che sono anche vecchi, spesso malsicuri e, altrettanto spesso fermi per manutenzione, con esborso di denaro pubblico che sarebbe meglio utilizzato con l’acquisto di mezzi nuovi». Non solo, gli organici dei vigili del fuoco sono drammaticamente al di sotto delle necessità, i pagamenti di emolumenti e straordinari sono in ritardo e, dulcis in fundo, il taglio in finanziaria è stato del 50%. A Roma, in particolare, la carenza di autisti è causa, talvolta, della sospensione dei mezzi di soccorso. Ma, evidentemente, recriminano, “i sacrifici non sono per tutti”. Dunque la richiesta di chiarimenti al comando romano. I fatti, documentati da un’inchiesta interna, risalgono all’11 maggio, quando allo stadio Olimpico della Capitale, si gioca Roma-Inter per la coppa Italia. E’ l’occasione nella quale autista e mezzo di soccorso vengono distolti dal servizio per essere utilizzati come Ncc, noleggio con conducente ma gratuito, per accompagnare il figlio del dottor Francesco Paolo Tronca e un’altra persona a un incontro di calcio.STIMA LEGHISTA- Il prefetto Tronca è stato nominato nel novembre 2008 dal ministro dell’Interno Roberto Maroni capo del dipartimento dei vigili del fuo- co del soccorso pubblico e della difesa civile, è persona di cultura, laureato in giurisprudenza e storia, Grande ufficiale al merito. Gran parte della sua carriera prefettizia si è svolta al nord, fra Varese, Milano e Brescia, dove si deve essere guadagnato la stima del ministro leghista. Ma la Roma dei ministeri esercita una grande attrazione sull’anti-burocratico Nord, come dimostra la più recente rivendicazione della Lega. Nell’attesa di trasferire a Milano qualche dicastero, la strategia, almeno per quanto riguarda i pompieri, sembra essere un’altra: mezzi nel Nord-est e dirigenti nella Capitale. Con relativi benefits. Al prefetto Tronca, ad esempio, sarebbero stati assegnati ben due attici, in via Piacenza, a due passi dal Quirinale. Alloggi di servizio che non gli spetterebbero. IL CASO CORTINA- I mugugni fra gli operativi dei vigili del fuoco, però, non finiscono qui perché a disposizione dell’alto dirigente ci sarebbero anche auto nuove dei vvf di Cortina d’Ampezzo. A Cortina la caserma dei vigili del fuoco è stata inaugurata l’anno scorso, in coincidenza con la prima parata nazionale del corpo che si è svolta, appunto, lungo le strade della Regina delle Dolomiti. Una sede bellissima, “belle camere e sui- te di lusso” ma, denuncia un comunicato della Usb di Belluno del marzo scorso, con scarso personale assegnato e turni di sei ore da coprire percorrendo, andata e ritorno, 70 chilometri di strada. E non finisce qui, il comando provinciale di Padova, per esempio, è sprovvisto di autogru – la vecchia entra e esce dall’officina di manutenzione - e la prima autobotte, immatricolata nel 1983, conta 28 anni di onorata carriera. Rinnovare il parco degli automezzi per i comandi provincia- li è un’utopia. In compenso, nota il Sindacato di base, “ai piani alti del dipartimento non si bada a spese”, vengono in particolare contestati i due aerei Piaggio in dotazione del Corpo utilizzati per i viaggi istituzionali. Mancano i soldi per il carburante ai mezzi di soccorso ma non quelli per il leasing, la manutenzione e la propulsione degli “aerei presidenziali”.




34 ANNI, A CASA CON MAMMA E PAPÀ LA CRISI SI ABBATTE SUI "MILLEURISTI"

A causa della disoccupazione, della precarietà del lavoro e del caro-affitti ben sette milioni di giovani, quelli compresi tra i 18 e i 34 anni, vive ancora a casa con i genitori. La denuncia arriva da un`indagine condotta dalla Cgil e dal Sunia sulla condizione abitativa dei giovani promossa per la campagna `La casa nel percorso di autonomia delle nuove generazioni`. All`interno di questa fascia il 40% ha più di 25 anni mentre uno su due ha sì un`occupazione ma è precaria: è la generazione dei `milleuristi` coloro che per intero hanno assorbito il costo della crisi economica. Secondo l`analisi della Cgil il 60% delle persone fino a 35 anni percepisce un reddito mensile inferiore a mille euro, senza dimenticare che il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il 28,6%. Dati che rendono complesso il superamento delle barriere che separano i giovani dall`accesso alla casa. I canoni di affitto sono eccessivamente alti, pari a 1.020 euro per i nuovi contratti e 750 euro per i rinnovi. Secondo la ricerca la presenza dei giovani che in Italia vivono in questa `coabitazione forzata` tra genitori e figli pone il nostro paese «all`ultimo posto tra i principali paesi europei» e le motivazioni di questa costrizione, rileva lo studio del sindacato, «risiedono nel livello dei canoni, per non parlare del costo delle abitazioni, e nelle condizioni precarie di lavoro che generano bassi redditi». Per questo la Cgil ritiene «indispensabile rivendicare un `Patto per l`abitare` - osserva Laura Mariani responsabile delle Politiche abitative per il sindacato di Corso d`Italia - che sia in grado di far incontrare la domanda dei bisogni giovanili con un`offerta adeguata in modo da regolare un mercato con trasparenza». L`esplosione di questi due dati dimostra per il sindacato «come ci sia stata negli anni una `dismissione` delle politiche abitative: gli interventi recenti, come la cedolare secca, hanno soltanto favorito i proprietari con misure di carattere fiscale senza una contropartita in termini sociali per calmierare il mercato». Tutto ciò poi a fronte di un 30% dei giovani che non lavorano, di un 20% che non studia e non lavora (Neet - Not in Education, Employment or Training), di un 30% che ha un lavoro atipico e di un 60% che guadagna meno di 1.000 euro mensili. Se poi le forme di coabitazione e cohuosing sono spesso le uniche possibili per affrancarsi dalla casa d`origine è il costo dell'abitazione ad essere indicato come il maggior ostacolo per il giovani (46% dei casi). È presente una forte attesa rispetto alla possibilità di svincolo (88%) soprattutto per il desiderio di indipendenza economica (47%) e quello di sposarsi o andare a convivere (18%). Difatti chi dichiara di voler rimanere in famiglia, lo fa soprattutto per necessità di terminare gli studi (50%) e per la mancanza di un lavoro (25%). Nel dettaglio della ricerca si nota come il livello di istruzione dei giovani `forzati` nelle case di origine sia particolarmente elevato: il 44% ha una laurea e il 50% ha un diploma. Tra le donne il 52% ha una laurea mentre tra gli uomini il 37%. Un dato, quest`ultimo, che dimostra per la Cgil «come siano notevoli le difficoltà per le donne di trovare un`occupazione ma nonostante i bassi redditi e le maggiori difficoltà le ragazze tentano di uscire dalla famiglia in quota prevalente, segno di una maggiore consapevolezza di autonomia e di maggiore capacità nel riuscire ad attuare soluzioni che permettono indipendenza economica». Per la generazione dei `milleuristi` affrancarsi dalla famiglia è sempre più complesso. La Cgil riporta un dato di uno studio dell`università Cattolica di Milano che stima in 13-15 milioni di famiglie che nei prossimi anni disporranno di un reddito mensile di circa 1.500 euro al mese. Nuclei fatti in parte di pensionati ma soprattutto di precari che li inserisce in una sorta di `cuscinetto sociale` che rimane al di sotto della media dei redditi dei cittadini italiani e al di sopra della soglia di povertà. «E` una sorta di primato negativo per il nostro paese - commenta Mariani - siamo l`economia avanzata nella quale la minoranza costituita dai giovani ha pagato il prezzo più alto della recessione e continua a farlo. Statisticamente le generazioni nate fra il 1974 e il 1994 hanno assorbito per intero il costo della crisi economica». Ed è quindi proprio nell`attuale difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, spiega ancora la sindacalista, «che va individuata una `risposta sociale` che crei le condizioni affinché le nuove generazioni possano intraprendere un percorso di realizzazione. Ad un lavoro con più garanzie devono affiancarsi più garanzie nel trovare una casa». Per questo, conclude Mariani, «è indispensabile un `Patto per l`abitare` che abbia come garanzia la costituzione di un`Agenzia per la casa in ogni Comune con uno specifico Osservatorio sui bisogni abitativi dei giovani». Questi i campi d`intervento secondo la Cgil. Affitti sul mercato: garanzie al proprietario di rientrare in possesso in tempi brevi, sicurezza nel mantenere l`abitazione in buono stato, agevolazioni fiscali; garanzia all`inquilino di un canone concordato. Edilizia pubblica: investimenti per rispondere all`emergenza abitativa dei nuclei in forte disagio (graduatorie, redditi bassi, morosità impoverimento). Social housing: maggiori finanziamenti pubblici ed incentivi, guardando alle opportunità offerte dagli immobili attribuibili agli enti locali (demaniali, confiscati) i quali potrebbero essere recuperati e destinati all`emergenza abitativa, anche dei giovani. Mix sociale e pratiche di buon vicinato.




CAGLIARI PREPARA LA SVOLTA INSIEME AL «RAGAZZINO»

Che il vento a Cagliari stia cambiando te lo dicono tanti piccoli refoli inaspettati: la foto di Massimo Zedda sul bancone del Flora, uno dei ristoranti prediletti dalla borghesia cittadina; la facilità con cui incontri per le strade del centro ragazzi che sventolano volantini con su scritto «ora tocca a noi», la sorprendente scelta dello staff di Massimo Fantola, il candidato del centrodestra, il quale, nei nuovi manifesti stampati per il ballottaggio, ha un’espressione quasi corrucciata. Te lo dicono anche certe affannose decisioni spudoratamente pre-elettorali come lo stanziamento da parte della giunta regionale, a tre giorni dal voto, di trenta milioni di euro per il risanamento del quartiere popolare di Sant’Elia, autentico laboratorio dell'acquisto del consenso. E poi te lo dice l’aria che si respira nello staff di Zedda, come di un ottimismo frenato dalla scaramanzia. Incontriamo il candidato del centrosinistra durante una pausa del suo quotidiano tour cittadino, all'Antico caffè, sotto il bastione di San Remy, che è come dire piazza del Duomo a Milano o piazza di Spagna a Roma. Il cuore di una città che per ritrovare un sindaco di centrosinistra deve tornare indietro di vent'anni. Poi una serie ininterrotta di sconfitte molto simili tra loro: candidati della società civile, delle professioni, regolarmente travolti dal centrodestra benché scelti con l'idea di aprire dei varchi nell’elettorato moderato. Per questa ragione pochi attribuivano a Zedda qualche chanche. Se la chiave della conquista di Cagliari è lo sfondamento al centro, come poteva farcela un candidato-ragazzino che andava alle primarie sotto le insegne di Sinistra e libertà? Ce l’ha fatta. Prima la vittoria alle primarie sul candidato del Pd Antonello Cabras, politico di lunghissimo corso. Quindi quella (45,15 con- tro 44,71) su Massimo Fantola. Considerando la più probabile destinazione dei voti dei candidati sconfitti, l'aritmetica dice che sì, Massimo Zedda davvero ce la può fare. La possibilità del miracolo galvanizza i so- stenitori. L’aria è molto “milanese” in questi giorni a Cagliari. Quando gli domandi se al momento di candidarsi alle primarie immaginava di arrivare dov'è oggi, Massimo Zedda ti risponde semplicemente «sì». Se l'aspettava. E per spiegarlo sciorina una serie di cifre.Le preferenze ottenute in città alle elezioni regionali, circa 800, e quelle che gli sono state attribuite in modo errato: il suo nome accanto al simbolo del Partito democratico anziché quello di Sinistra e libertà (circa 450). Poi un dato ambientale: «Ho avuto almeno una preferenza in tutti i seggi: l’attività svolta negli anni mi aveva fatto conoscere un po’ ovunque». Altro che candidato-ragazzino: Zedda, figlio di un dirigente del Pci, è cresciuto nella politica. In quella buona, fatta di metodo, pacatezza, ragionamento, costanza nell'impegno («Da quando avevo 17 anni non sono mancato nemmeno a una delle manifestazioni della Cgil»). E ha vissuto sempre a Cagliari dove nell’ambiente giovanile lo conoscono tutti. Anche perché, sottolinea, ha fatto il ginnasio al Dettori e il liceo al Siotto, cioè ha «attraversato» i due licei classici della città incontrando, in cinque anni di studi, praticamente tutta la giovane borghesia cittadina. Questa popolarità «prepolitica» si è amalgamata con quella politica consentendogli di compiere quello sfondamento al centro che tutti gli altri suoi predecessori hanno fallito: «Penso che abbiano avuto un ruolo importante i miei amici, cioè i figli: hanno saputo spiegare ai padri e alle madri che sono una persona seria. Le buche nelle strade, come è noto, non sono né di destra né di sinistra». «È una fortuna che Zedda abbia vinto le primarie – ha detto ieri in una intervista a La Nuova Sardegna Pietro Soddu, sette volte presidente della Regione, storico esponente della sinistra democristiana, oggi una delle coscienze critiche del centrosinistra sardo - con lui abbiamo potuto intercettare meglio questo clima nuovo». Ma attenzione: questo “clima nuovo” non parla tanto all'anagrafe quanto ai programmi. Cagliari è una città prostrata da un ceto politico che si perpetua per via familiare e che è riuscito a devastare il Poetto, una delle spiagge urbane più belle d'Europa, con una dissennata operazione di “ripascimento” che ha ingrigito l'arenile bianchissimo, quasi africano, dell'infanzia di Giaime Pintor. Una città dove il potere si concentra nella sanità privata e nel cemento che ha perso troppi dei suoi giovani migliori, fuggiti «in Continente» perché «puoi essere il più bravo, ma qui senza un “accozzo” (una raccomandazione) non vai da nessuna parte». Il paradosso di questi ultimi giorni di campagna elettorale è che allo sforzo di Massimo Fantola, 63 anni, di fare il «giovane» si contrappone l'ostinata insistenza del giovane Massimo Zedda a parlare di programmi, di «cose». Ed ecco Fantola che promette una giunta piena di «giovani» e Zedda che ne promette un'altra fondata sul criterio della competenza. Il programma dei primi cento giorni? «Fare le cose in modo serio. Dal principio: quindi attrezzare la macchina amministrativa e procedere in modo trasparente. È stata la richiesta di tutte le migliaia di persone che ho incontra-to: non scomparire dopo aver ottenuto il voto». Siamo all'ultimo giorno e il vento pare ancora alzarsi. L’altra sera piazza del Carmine – che è considerata una sorta di termometro architettonico del consenso - era piena di gente per il comizio di Nichi Vendola, giunto a Cagliari per sostenere Zedda. Ieri è toccato a Enrico Letta. Prima del ballottaggio erano venuti Bersani, D'Alema, Rosy Bindi, Di Pietro. Il fronte del centrodestra, pur senza raggiungere i livelli di scorrettezza “milanesi”, ha provato a inquinare il dibattito diffondendo, subito dopo la vittoria di Zedda, la «bufala dell’anatra zoppa» secondo la quale il candidato del centrosinistra anche se fosse eletto non avrebbe la maggioranza in Consiglio. La balla è rientrata, anche perché lo stesso Massimo Fantola, evidentemente imbarazzato, ha invitato i suoi a non insistere. Ma c'è la tradizione, nelle borghesia cagliaritana, di litigare ferocemente per poi ritrovare la pace un at- timo prima di sedersi a tavola. Può succedere ancora? «Non credo – è la risposta – siamo ormai giunti al fondo del pozzo. Anche il ceto medio avverte la crisi e comincia a capire che bisogna cominciare a risalire. Tutti assieme».




PEPPE SERVILLO:«NUCLEARE? ABBIAMO GIÀ VOTATO NO...»

“Il nucleare spaventa. Abbiamo già detto no. Dobbiamo trovare un'alternativa”. “L'acqua va difesa, è un diritto primario”. “A Napoli che tutto il centro sinistra si adoperi per De Magistris”. Anche parlando di politica e diritti al telefono Peppe Servillo conserva un timbro caldo e capace di improvvise modulazioni. Niente a che vedere con le sue tenere acrobazie vocali e con la sua mimica quando canta, comunque parlare di argomenti che investono la vita di tutti e il futuro accende a tratti la sua voce. Il cantante degli Avion Travel passato di recente per “Passione”, il docu-film di Turturro sulla Napoli vissuta attraverso le canzoni partenopee, oggi alle 19.30 è al Caffè letterario in via Ostiense 95 a Roma con il Solis String Quartet e Valentina Lupi per un concerto promosso dal Pd nella due giorni di musiche a favore dei referendum contro la privatizzazione dell’acqua e contro il nucleare. Perché partecipa a un’iniziativa così schierata? Al di là del concerto partecipo come avrei partecipato ad altre occasioni avendone modo. Innanzi tutto i referendum sono uno strumento fondamentale, ne ho vissuti altri anche da ragazzo ed erano importanti. Negli anni 70 iniziarono a venir usati con una relativa frequenza che creava per la prima volta la coscienza affinché gli elettori possano esprimersi direttamente su certe scelte. Ricordo i primi due: furono sul divorzio e sull’ aborto. Sul nucleare come la pensa? Ho votato anni fa come tanti per il no quindi c'è già una volontà precedente espressa e di cui bisogna tener conto. Considerando gli anni che ci vogliono per smaltire le scorie, per chiudere o per aprire centrali, gli anni passati non sono tanti. Perché no all’energia nucleare? Condivido le ansie e le paure di tutti ma coltivo una speranza: cercare una via diversa. Non solo una soluzione a questo problema ma uno stimolo per creare un circolo virtuoso che porti ad altri benefici, all’occupazione, a uno stile di vita e a una mobilità per usare energie più pulite. Inoltre si parla di Europa unita e di mondo globalizzato, allora perché non guardare a esperienze di paesi come la Germania che porta avanti certe politiche per energie alternative? Passando all’acqua, addirittura la Cei l’ha definita un bene comune. Non direi “addirittura” la Cei, su certi temi la chiesa si è sempre espressa in modo molto condivisibile: non mi meraviglia questa posizione, anzi. E ho visto che Bossi ha definito attraente il referendum sull’acqua, a dimostrazione che la coscienza è individuale. Per quale motivo la vuole in mano pubblica e non privata? L’acqua va difesa perché nei prossimi anni sarà oggetto di scontri a livello mondiale. Affermare che è pubblica significa prendere posizione nello scacchiere mondiale. E poi ritengo rientri nella sfera dei diritti primari come la sanità e altri servizi. Chi è per la privatizzazione argomenta che così si eviterebbero sprechi e si garantirebbe un’acqua migliore. Si può sostenere che gli sprechi esistono e l'acqua non ha la stessa qualità in tutto il territorio, ma è come rimediare a un male creandone un altro, invece bisogna risolvere un male all'origine. Anche perché, quando vedremo che la privatizzazione non porta buoni risultati, dovremo inventarci qualcos’altro. Lei è originario di Caserta: è contigua a Napoli. Al riguardo: cosa le piacerebbe, ora per il ballottaggio? Che tutta la sinistra condividesse il sostegno a un unico candidato. Purtroppo ci sono stati problemi ben noti alle primarie, ma in questo momento va lasciato alle spalle quanto è successo. Già con la prima votazione tanti napoletani hanno votato De Magistris al di là dei partiti: è un fatto che va considerato. De Magistris ce la può fare? Questo non lo so. Passiamo alla musica: che concerto è quello di oggi? Faccio uno spettacolo con canzoni napoletane con i Quartet String, un quartetto d'archi napoletano. Eseguiamo un repertorio classico: santa chiara, ca t'aggia a di, dicitincello vuje e altre. È un progetto nato da poco, lo abbiamo proposto per la prima volta al Teatro della Pergola a Firenze per le celebrazioni per i 150 anni dell’Italia in una serata con Anna Bonaiuto. Poi sono stato invitato al concerto del Primo maggio con la Sinfonietta di Roma per interpretare una canzone napoletana… è un percorso coerente anche senza volerlo. L’idea è considerare la canzone napoletana di tutti e che sta a monte della nostra cultura musicale. Diventerà un album? Può darsi, al momento non è un obiettivo. Viviamo questo progetto come una motivazione personale che si concretizza nei concerti, nelle prove, nell'arrangiare le canzoni. Il valore del nostro lavoro dipende dalla modalità con cui proponiamo questi brani, con sobrietà e con rispetto per la scrittura musicale.




ENDURO/ I CAMPIONI DEGLI ASSOLUTI D’ITALIA SBARCA NO IN VENETO PER LA QUARTA PROVA DELLA STAGIONE
di PAOLA MAURIZIO

Dopo la Sardegna e il Piemonte, trasferta nel nord-est dell’Italia per il colorato circus dell’Enduro tricolore. Ad andare in scena questo weekend sarà il quarto atto degli Assoluti d’Italia, affiancati dalla consueta Coppa Italia, che animeranno le vie della cittadina di Fener, un grazioso centro posto tra le provincie di Belluno e Treviso, sulle sponde del Fiume Sacro alla Patria: il Piave.Fener sorge sulle pendici orientali del Monte Grappa, nelle Prealpi venete, e storicamente noto per le tragiche battaglie che lo ha visto come protagonista durante la Prima Guerra Mondiale. A pochi chilometri di distanza sorge invece la celebre Valdobbiadene, patria del Prosecco Doc e Docg. Ad animare il weekend enduristico saranno ben 197 piloti che si sfideranno su un percorso molto tecnico di 50 km, ripetuto 4 volte, a partire dalle ore 9.00 di domenica 29 maggio. Organizzatore della manifestazione è il Motoclub La Marca Trevigiana, diretto da Paolo Pinarello e coordinato dallo “zio nazionale” Sergio Gasparini, che proprio a Fener furono protagonisti con l’organizzazione di due prove del Campionato Europeo e numerose tappe dei vari campionati italiani di categoria. Scesi dalla pedana di partenza, i campioni del tricolore italiano saranno subito impegnati in una prova di circa 2500 metri, adiacente al paddock, caratterizzata da sabbia, terra, ciotoli e tronchi, la quale sarà ripetuta due volte al primo giro della giornata. Un trasferimento lungo il fiume e sentieri porterà i conduttori alla prova in linea (3000 metri), ricca di passaggi nel sottobosco.Un trasferimento condurrà i piloti presso la famosa mulattiera “Fossa” prima di raggiungere il C.O., situato nella zona industriale di Cavaso del Tomba. Pit stop e subito un pratone ricco di sali e scendi in contropendenza, impegnerà i concorrenti per circa 6 minuti.Infine vi rinnoviamo l’invito del Motoclub La Marca Trevigiana a prendere parte al consueto briefing che si svolgerà nei pressi del paddock e al quale seguirà un aperitivo di benvenuto. Per chi desidera inoltre la Pro Loco di Fener preparerà il tipico spiedo veneto presso un tendone appositamente allestito. CLASSIFICHE A PUNTI ASSOLUTI D’ITALIA-È Johnny Aubert il leader della classifica Assoluti 2011 dopo le prime due prove. Il pilota francese non sarà però presente a Fener e lascerà così campo libero agli avversari. Il secondo posto è occupato attualmente dal belga della Gas Gas Cedric Melotte, mentre Matti Seistola e Cristobal Guerrero si dividono a pari punti la terza posizione.Classifica fotocopia per quanto riguarda la classe Stranieri, mentre nella 125 2t, riservata quest’anno ai piloti Under23, è guidata dal portacolori della KTM Farioli Jonathan Manzi, che precede il diciottenne Giacomo Redondi (Husqvarna CH Racing) secondo e Guido Conforti (Yamaha), terzo.Nella dueemezzo due tempi prima posizione per il Bottu nazionale, Alessandro Botturi, su Gas Gas. Alle sue spalle un motivatissimo Maurizio Micheluz (Fantic Motor) insegue Botturi a 9 punti di distanza, con Michael Pogna (Husqvarna RS Moto) attualmente terzo, ma che probabilmente non prenderà il via a causa di una brutta botta al ginocchio rimediamo durante l’ultima prova del Campionato Italiano Motoslitte svoltasi a Livigno lo scorso 26-27 marzo.Con 70 punti Thomas Oldrati (KTM Farioli) si trova in testa alla 250 4t, inseguito a debita distanza da Andrea Beconi (KL Kawasaki) e Maurizio Gerini (Husqvarna RS Moto). Nella categoria superiore, la 450 4t, in prima posizione troviamo il portacolori dell’Husqvarna di Fabrizio Azzalin, Simone Albergoni. Assente a Fener Oscar Balletti che proprio ieri è stato protagonista di una brutta caduta in allenamento riportando la frattura della clavicola. In terza posizione troviamo invece Fabrizio Dini (Beta Motor).Nella maggiore cilindrata del campionato, la 500 4t, Alessandro Belometti (KTM Farioli) domina la classe a punteggio pieno, seguito dal pilota della Beta Motor Fabio Mossini e da Tullio Pellegrinelli (HM Honda).Tra le squadre, il G.S. Fiamme Oro Milano guida al momento la classifica generale, con la seconda posizione occupata dal Motoclub Trial David Fornaroli, mentre la terza posizione è occupata dal Motoclub Sebino.CLASSIFICHE A PUNTI COPPA ITALIA- Nella Cadetti in due punti troviamo ben tre piloti a contendersi la testa della classe: con 57 punti Alessandro Martinelli (Gas Gas), con 56 Pietro Pini (HM Honda), mentre Alberto Rizzini (KTM) è terzo con 55 lunghezze. Nella Junior il gradino più alto del podio è occupato attualmente da Andrea Bassi (HM Honda) che precede Mirco Giorgini (HM Honda Maimone Team) e Francesco Cailotto (KTM), mentre a guidare la categoria Senior troviamo Alberto Dall’Era (KTM), con il secondo posto occupato da Morris Ghidinelli (Gas Gas) e il terzo da Riccardo Peroni (Husqvarna). Nella Major con tre vittorie su tre prove al primo posto troviamo Marco De Rocchi (Beta), seguito dal Team Manager dell’Husqvarna RSMoto Simone Agazzi e da Armando Cozzolino (Husaberg).Appuntamento per tutti gli appassionati del fuoristrada targato Enduro è per domenica a partire dalle ore 09.00 quando Thomas Oldrati e Andrea Beconi taglieranno i nastri alla quarta prova stagionale.



