BERLUSCONI, NUOVO ASSALTO AI PROCESSI
Entra nel vivo in Parlamento il dibattito sulla giustizia. Nella complessa partita sulla riforma della giustizia il governo si appresta a calare un tris di assi: dopo il processo breve, in aula al Senato, e il legittimo impedimento, in commissione alla Camera, arriverà una norma che bloccherebbe immediatamente, tra gli altri, anche il processo Mills. A confermarlo è stato il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. «Dobbiamo adeguarci alla sentenza della Corte Costituzionale del 14 dicembre», ha spiegato Caliendo. In quella sentenza la Consulta ha dichiarato illegittimo che, di fronte a una nuova contestazione del pm, non sia possibile riaprire i termini per consentire eventualmente all'imputato di chiedere il rito abbreviato. I processi interessati sarebbero sospesi per tre mesi. Caliendo però non ha chiarito se si agirà per decreto o con un emendamento ai due testi sulla giustizia all'esame delle Camera: il legittimo impedimento e il processo breve. Il Pd tenterà dal canto suo di fare le barricate. Se la maggioranza e il governo procederanno sul processo breve come è stato annunciato in questi giorni il Pd “si metterà di traverso con tutte le sue forze”, ha chiarito il segretario Pier Luigi Bersani, “se Berlusconi pensa di essere uno statista lo può dimostrare ora. È evidente anche a un bambino che non si può discutere allo stesso tempo di processo breve e di riforme”. Anna Finocchiaro ha chiesto che il ddl sul processo breve torni in commissione. Subito è arrivato il no del presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri: “Non è necessario”, ha detto. Duro il giudizio di Antonio Di Pietro. “Magari fossi prevenuto quando penso che la riforma tributaria è il miele sul cucchiaino per l'olio di ricino del processo breve e del legittimo impedimento”, ha commentato. E Luigi De Magistris, sempre dell'Idv, ha rivolto un appello alla 'resistenza'. “Il tempo della resistenza pacifica e costituzionale è l'oggi. Il suo spazio? Ogni luogo”, ha detto. «Le parole del sottosegretario Caliendo sono la conferma che l'esecutivo sta impegnando le proprie energie nella ricerca di tutti i cavilli possibili per consentire l'immediato blocco dei processi del Premier, anche ricorrendo ad artificiose interpretazioni degli effetti delle pronunce della Corte costituzionale che riguardano norme processuali penali». Così la capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti commenta l'annuncio del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo di un nuovo intervento legislativo conseguente alla sentenza della Corte costituzionale del 14 dicembre. «Le ragioni per un nuovo decreto non possono essere quelle evidenziate oggi da Caliendo - aggiunge - per il semplice fatto che le sentenze della Corte costituzionale sono immediatamente efficaci 'erga omnes' e non abbisognano di arzigogoli giuridici. Evidentemente il Governo ha in mente di strumentalizzare la sentenza della Corte costituzionale che amplia i diritti dell'imputato per bloccare i processi del premier. Tutto questo evidenzia l'assoluta mancanza di rispetto nei confronti del lavoro parlamentare e il continuo ricorso a provvedimenti 'ad personam'. «Qui in Senato siamo già di traverso, abbiamo chiesto che il provvedimento torni in commissione perchè questi emendamenti presentati dalla maggioranza introducono delle parti assolutamente nuove rispetto al testo discusso in commissione. Abbiamo presentato dieci tra pregiudiziali e sospensive e se non verrà accolta la nostra richiesta di tornare in commissione faremo ostruzionismo e presenteremo centinaia e centinaia di emendamenti». Ha ribadito la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro. «Al danno si è aggiunta la beffa, Berlusconi ha introdotto l'ennesima norma ad personam» Lo dice il leader di Idv, Antonio Antonio Di Pietro, riferendosi all'emendamento presentato dalla maggioranza sul processo breve. «Per assicurare l'impunità ad una persona sola - ha aggiunto Di Pietro - si assicura l'impunità a migliaia di delinquenti e migliaia di delitti resteranno senza processi».





MOTOSLITTE: POKER DI PLONER A PONTE DI LEGNO. LA YAMAHA DOMINA IL TROFEO ITALIA CON DEGHI E BETTIGA
di SERGIO CONTI
Il tricolore 2010 si apre ai piedi del Tonale con il dominio incontrastato di Alex Ploner nella Classe Unica.
Ottimo inizio di stagione anche per i giovani piloti Giacomo Deghi e Andrea Bettiga che si aggiudicano il Trofeo Italia, rispettivamente nella 500 e 800. La tappa inaugurale del Campionato Italiano Motoslitte e del Trofeo Italia si è svolta, nella graziosa cittadina di Ponte di Legno, in Alta Val Camonica. Un’ apertura di campionato caratterizzata da una fitta nebbia che ha accompagnato i piloti durante tutta la gara e che ha fatto temere per il rinvio della prova. La volontà del Motoclub Sebino e dei piloti, che non si sono scoraggiati davanti alle condizioni avverse del tempo, hanno permesso, anche se con un pò di ritardo rispetto al programma previsto, il via della manifestazione. Volontà ricambiata dall’affluenza del pubblico che, nonostante le condizioni atmosferiche, ha raggiunto la località Tonalina per assistere alle battaglie dei cavalieri delle nevi. Trentotto i partenti in totale che hanno cavalcato gli oltre 1000 metri dello spettacolare tracciato ideato e messo a punto dall’ex pilota Max Tosi, vittima di un incidente in pista da cross la scorsa estate che lo ha costretto al ritiro dall’ attività sportiva. Come da pronostico ad occupare il gradino più alto della classe Unica, sia Nazionale che Internazionale, è stato il plurititolato campione trentino Alessandro Ploner (Polaris) che si aggiudica tutte e quattro le prove senza lasciare spazio di vittoria agli avversarsi. Alle sue spalle chiude Christian Merli (Lynx), che, dopo un anno di stop, guadagna ben tre argenti e un quarto posto di giornata e che sembra ben deciso a dare battaglia a Ploner per la conquista del titolo 2010. Bronzo che a va all’ austriaco Harald Gruber (BRP Rotax) nella classe Internazionale, mentre nella nazionale è il giovane pilota bresciano Michael Pogna (Artic Cat) ad aggiudicarsi la terza posizione dietro Merli. Due grandi assenti per questa prima prova sono stati il campione comasco 2009 del Trofeo Italia 500, Jacopo Fertilio e il pilota di Costa Volpino, Michele Contessi. Presente alla manifestazione, ma quest’ anno in tutt’ altre vesti, Luca Baschenis, il «Basco» nazionale, che appeso il casco al chiodo dando così l’addio alle corse, si è presentato a Ponte di Legno in veste di Team Manager per seguire due giovani piloti bergamaschi. Novità interessanti per il Trofeo Italia, il trampolino di lancio per l’ agonismo. A sorprendere i presenti nella classe 500 è stato il giovane pilota del Team Extreme Team Giacomo Deghi (Yamaha)
che si porta a casa una splendida tripletta davanti ad un agguerrito Alessandro Comella (Ski Doo). Medaglia di bronzo per Diego Poiatti (Artic Cat) che termina la sua corsa con un totale di 60 punti in classifica. Strada libera per i giovani piloti della classe 800 dopo il passaggio tra le fila nazionali del campione 2009 Michael Pogna, che si sono dati battaglia per la conquista della prima prova del campionato italiano targato 2010. Ad aggiudicarsi la giornata è il pilota di Madesimo, Andrea Bettiga (Team Extreme Team) in sella alla sua Yamaha che precede Davide del Bianco (Ski Doo). Ad una sola lunghezza dal secondo in classifica si piazzano, a pari punti, Peter Senoner e Andrea De Donà. Giornata sfortuna per la «Lady delle Nevi» Magda Morandi, costretta a non prendere il via a due manche su tre a cause di noie tecniche alla sua Artic Cat. Il prossimo appuntamento per gli appassionati dei monocingoli su neve è per il 24 gennaio a Madesimo per la seconda prova della stagione 2010, organizzata dal Motoclub Tre Pievi.




CINQUANT’ANNI DI CALCIO «MINUTO PER MINUTO» STORIA D’ITALIA ALLA RADIO
Piccolo mondo antico. Il telefonino non esisteva e, di domenica, quando passeggiavano sul corso con l’amata, invece di intrattenersi contemporaneamente al cellulare con l’amico in gita, gli uomini tenevano incollata la radiolina all’orecchio. Magari era un modo per evitare quei silenzi che terrorizzano Massimo Troisi in “Scusate il ritardo”. Lui e lei sotto le coperte, la radio che gracchia in sottofondo. Ma non è la cronaca di Germania-Ungheria, finale dei mondiali del 1954, come nel “Matrimonio di Maria Braun”, un film tragico sulla presunta impossibilità per i tedeschi di vivere in un paese normale. No, Troisi e Giuliana De Sio parlano come due ragazzi italiani dei primi anni Ottanta. Lei vuole quale rassicurazione, lui divaga. Poi il Cesena passa in vantaggio a Napoli e l’attore napoletano inventa un gag memorabile: «Non è che non ti amo... è che il Napoli sta perdendo col Cesena... a Napoli...con tutti i soldi che hanno speso...». Lei non capisce. Times they are a changin', i tempi stanno cambiando. Nei decenni precedenti non era sempre andata così. La domenica del villaggio degli anni Sessanta e Settanta fotografa lei vestita della festa, lui sottobraccio, ma con l’orecchio a San Siro, al Comunale di Torino, all’Olimpico di Roma o al Cibali di Catania. Maxicappotti e borselli a tracolla, pantaloni a zampa di elefante e “Tutto il calcio minuto per minuto” nell’aria. La trasmissione radiofonica più famosa d’Italia compie domani i suoi cinquant’anni. Difficile dire che non li dimostri: la trasmissione in diretta tv, in contemporanea, di tutte le partite di serie A, ha reso la radiocronaca un oggetto di culto per un numero di appassionati sempre più sparuto. Ma fino agli anni Novanta, “Tutto il calcio minuto per minuto” è stato la colonna sonora di un’Italia che non c’è più, che si accontentava di molto meno e accettava di buon grado regole che oggi parrebbero astruse, preistoriche. Come il divieto di trasmettere in diretta le ultime giornate di campionato per evitare “combine” tra squadre impegnate su diversi campi e coinvolte, magari, nella lotta per non retrocedere. E allora negli stadi si organizzavano ponti telefonici assai complicati, tra Brescia e Vicenza, tra Mantova e Modena, Cagliari e Palermo. Ma che fatica ora che la partita si guarda in diretta sul computer o sul monitor di servizio. “Tutto il calcio minuto per minuto” comincia ufficialmente le trasmissioni il 10 gennaio del 1960. L’Airone ha chiuso da poco le sue ali, il 2 gennaio Coppi è morto a Tortona, all’orizzonte già si scorgono le nubi che a marzo porteranno al governo Fernando Tambroni, con il voto decisivo dei fascisti e l’obiettivo di garantire la pace sociale fino alle Olimpiadi di Roma. A luglio le cronache contemporanee si sposteranno così su altri campi, non di gioco, ma di battaglia, Roma, Reggio Emilia, Palermo, Catania: i moti popolari antifascisti di un paese non ancora rassegnato ad archiviare la Resistenza. La trasmissione prevede in origine il collegamento da quattro campi, per il solo secondo tempo, mentre gli altri risultati vengono aggiornati dallo studio centrale dove per ventotto anni, un record, le operazioni saranno dirette da Roberto Bortoluzzi. Il giorno dell’esordio Nicolò Carosio è a Milano per Milan-Juventus, Enrico Ameri a Bologna per Bologna-Napoli, Andrea Boscione ad Alessandria dove si gioca Alessandria-Padova. Non ci sono interruzioni per i gol, un protocollo che toccherà ad Ameri stravolgere tre mesi dopo, da Milano, per segnalare una rete di Pedro Manfredini in Inter-Roma 1-3. È l’inizio di un formato radiofonico che farà storia, epoca e leggenda: «Scusa Ameri..., scusa Ciotti..., linea allo studio...». In poco tempo “Tutto il calcio” diventa un programma in codice, un codice la cui crittografia però è nota ai più. Un sequel perenne di cui la stragrande maggioranza conosce i protagonisti e le puntate precedenti. Eppure a chi scrive bastò una volta chiedere il favore dell’ascolto in cuffia a un’amica straniera, sia pure ben preparata sulla lingua italiana, per ottenere un mix di commenti e domande spaesate, allo stesso tempo esilaranti e rivelatrici di quanto importante in quelle radiocronache fosse il non detto, il sottinteso. «Campo pesante a Como. Non ho capito però chi gioca. Ah ecco, pareggio dell’Ascoli. No aspetta, questa è un’altra partita. All’Olimpico il terreno di gioco è in ottime condizioni e la ventilazione inapprezzabile (Ciotti, ndr ). Rete dei granata a Marassi. Di chi è il portiere Marassi? Rigore per il Cagliari, vai Provenzali. Provenzali chi è, dove gioca?». “Tutto il calcio minuto per minuto” si ascoltava ovunque, in macchina e a passeggio, in pullman o sullo skilift, mentre si preparavano gli esami oppure al distributore di benzina, dove il gestore, la domenica pomeriggio, sicuramente teneva la radio accesa e appoggiata sulla pompa. Ai fedelissimi bastava carpire una parola qui e una là per sapere cosa succedeva sui campi. Un boato sulla voce inconfondibile di Ciotti dall’Olimpico di Roma voleva dire che aveva segnato la squadra di casa, o la Roma o la Lazio, dipendeva dalla giornata. Il silenzio era sinonimo di gol degli avversari. Guglielmo Moretti, che aveva inventato il programma assieme a Sergio Zavoli e Roberto Bortoluzzi, lo aveva copiato da una trasmissione francese dedicata al rugby, che in Italia però raccoglieva solo pochi appassionati. Da noi “Tutto il calcio” trovò subito il modo di convivere beatamente con gli altri sport, la pallacanestro, la pallavolo, lo stesso rugby, l’hockey. Il pubblico con un occhio guardava allo stadio il derby ovale tra Petrarca e Rovigo e con l’auricolare soffriva per il Milan al Bentegodi. Oggi che la radio è stata soppiantata dalla tv, gli appassionati invece di portarsi in tasca la radiolina restano a casa davanti al televisore e spesso le tribune delle altre discipline restano mezze vuote. “Tutto il calcio” è una trasmissione a suo modo democratica. Forse è anche per questo che oggi rischia di diventare un po’ demodè.




LAZIO, BERSANI INCORONA BONINO: «EMMA È UNA FUORICLASSE» 
Bersani si affida ancora a lusinghe e sharade. Ma il messaggio è chiaro: «Ho lavorato con Emma Bonino. È una donna fuori dagli stereotipi. È una fuoriclasse. Avrete capito come la penso...», a domanda risponde il segretario del Pd al tg1 della sera. E se per Emma, l'incoronazione arriva dal piccolo schermo, per ora la sua avversaria, Renata Polverini, deve accontentarsi di una nota di Palazzo Chigi. Con cui il premier annuncia il suo «pieno sostegno», alla «dottoressa Polverini». Un po' freddino... Ma no: «L'ho sentito ieri sera tardi al telefono e mi ha fatto gli auguri perchè oggi parte il nostro nuovo viaggio», si affretta ad assicurare la candidata, al centro della contesa tra Fini e Berlusconi.Insomma, cenni di avvicinamento alle candidate già in campo da parte dei rispettivi leader nazionali, decisamente spiazzati dalle mosse delle due outsider destinate a fronteggiarsi. Più chiari quelli del segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che conta di mettere al più presto fine alla faida che si è scatenata nel Pd, dopo settimane di totonomine e in assenza di candidature alternative, di fronte alla mossa Bonino, ancora senatrice del Pd ma candidata con una fuga in avanti dai radicali. Da una parte i veltronian-franceschiniani che elargiscono attestati di stima per Emma Bonino ma spingono per le primarie, dall'altra le fronde di ex popolari che provano a mettere i bastoni tra le ruote alla candidata radicale. Ma a loro volta vengono travolte dalle rese di conti interne. Con due big di area come Fioroni e Marini già scesi in campo per Emma. Insomma, il caos. In attesa, come nel mitico Portobello di Enzo Tortora, del “Big Ben ha detto stop”. Nel frattempo, appunto, continuano a nascere gruppi su facebook di sostegno a questo o a quel candidato. Il nome del momento è Achille Serra, l'ex prefetto di Roma. Un nome tutto veltroniano. Come il tam tam che in queste ore è ripartito all'attacco per chiedere le primarie. Nel Lazio, appunto. Ma anche in Puglia, dove Vendola oggi ha aperto le consultazioni con il centrosinistra. Disertate dal Pd. E dove Boccia continua a esplorare, invocato “nuove alleanze”, anche se in teoria il suo mandato (conferitogli lunedì scorso) sarebbe dovuto terminare quarantotto ore dopo. E primarie anche in Umbria, recita il tam tam, dove è scontro aperto tra la presidente uscente Lorenzetti e Mauro Agostini, un veltroniano anche lui. Ormai a invocare le primarie è scesa in campo la stessa presidente del Pd Rosy Bindi. In Puglia quanto nel Lazio c'è un solo modo perché Boccia o Bonino si conquistino davvero la leadership – secondo la donna che sfidò Veltroni alle primarie del 2007: che accettino le primarie e le vincano. E già che ha fatto trenta potrebbe anche fare trentuno: «Proprio la Bindi nel Lazio sarebbe una candidatura fortissima e di assoluto prestigio e rilievo», spinge chi non smette di sperare nella sorpresa dell'ultimo minuto. Ma la Bonino rispedisce al mittente l'ipotesi primarie: «Forse nel 2013. La mia candidatura inizia persino ad essere discussa nelle famiglie, oltre che ai bar, e offre degli spunti di riflessione in cui la gente ha voglia di appassionarsi, mentre non ha più voglia dei riti stantii e delle lacerazioni». E insiste a chiedere un incontro tra radicali e Bersani: «Sembra che abbiamo chiesto la luna ed invece abbiamo chiesto solo uno scambio di opinioni, perché non c'è solo il Lazio». A stretto giro arriva la risposta del segretario del Pd, direttamente dalle telecamere del tg1: «Ho lavorato con Emma Bonino. È una donna fuori dagli stereotipi. È una fuoriclasse. Questo è come la penso». E le primarie? La via che i vertici del Pd sembrano intenzionati a imboccare è decisamente più breve. Per martedì è convocata l'assemblea regionale, presso l'Aran Hotel di Roma. E al più si sta pensando a una veloce consultazione della base attraverso una giornata di assemblee nei circoli. Poi, Emma sarà a tutti gli effetti la candidata pronta a sfidare Renata Polverini. Non più solo una candidata di bandiera.




IMMIGRATI PRESI A PALLETTONI E SI SCATENA LA RABBIA MARONI: «IMMIGRAZIONE TROPPO TOLLERATA»Di nuovo spari contro gli immigrati. Quattro cittadini extracomunitari sono stati feriti in una sparatoria avvenuta a Laureana di Borrello, al confine con Rosarno, a pochi chilometri dall'ex fabbrica Rognetta dove vive un gruppo di immigrati.
Colpi d'arma da fuoco eplosi da una mano ancora ignota e spranghe contro i migranti. I feriti sono stati trasportati all'ospedale di Polistena, due sono gravi. Il Capo dello Stato, Napolitano: "Fermare senza indugio ogni violenza". Maroni riferisce martedì in Senato. Il capo della Polizia, Manganelli, invia un contigente di forze di polizia a Rosarno. E' caccia al nero tra le strade di Rosarno. A fomentare i calabresi contro gli immigrati che hanno “osato” ribellarsi all'ennesima angheria fa buon gioco anche la maldicenza che corre per la città: «La signora aggredita ieri dai neri era incinta e ha perso il bambino...». E così, tra i rosarnesi la parola d'ordine è “vendetta”. Tra le strade del paesone calabrese si affrontano 300 rosarnesi e circa 700 stranieri provenienti da Mali, Burkina Faso, Ghana. In mezzo, a dividere i due gruppi, oltre 300 uomini della polizia arrivati dalle città vicine, Palmi Gioia Tauro, Siderno. In arrivo ci sono anche i carabinieri di Vibo. Stamattina, dopo gli scontri di ieri, gli immigrati impiegati a nero nei campi agricoli hanno ripreso a marciare verso la città arrivando dalle fabbriche abbandonate dove vivono in condizioni disumane. Al loro passaggio cartelli stradali divelti, vetrine infrante, auto danneggiate. Tutti i negozi sono chiusi. «Oggi è tutto chiuso e tutto aperto» dicono dei ragazzi rosarnesi che ad un angolo di strada fumano Marlboro con i volti scuri. Le pattuglie della polizia intanto fanno la ronda nelle strade vicine ai campi per salvare i pochi immigrati che si avventurano da soli dal linciaggio tentato dai calabresi. In più occasioni, in venti, in trenta hanno provato a scagliarsi contro due o tre camminavano nelle strade intorno alla stazione.Ruben e il figlio camminano con passo svelto arrivano da Bahía Blanca, Argentina, e sono da otto anni nella piana. Hanno abbassato la saracinesca del loro supermercato Sisa e si dirigono a casa in fretta spaventati dalla rabbia che c'è in giro. «Hijo, disculpame, non voglio parlare.
La mia unica fortuna è che sembro un polacco...» dice puntando i suoi occhi chiari sulla pelle rosata del figlio. Anche Tolya, che arriva da Kiev, guarda sconsolato le strade deserte introno a lui: «Oggi niente lavoro. Come ieri. Nessuno ci cerca per lavorare nei giardini». Questo è un problema per gli immigrati che vivono stabilmente a Rosarno. «Adesso addio pure ai medici» dice Tolya riferendosi ai volontari di Medici senza Frontiere che li assistono portandogli cibo caldo o coperte e che in queste ore stanno facendo gli zaini e stanno andando via. «Tutto il lavoro di due anni è andato in fumo...» dicono i ragazzi del Kollettivo di Cinquefondi A fare le spese della violenza che corre nell'aria anche i cronisti e i giornalisti di due troupe locali aggrediti a sassate dai ragazzi rosarnesi in assetto da guerriglia. «Fatti i cazzi tuoi» grida al cronista un ragazzo dalla pelle più scura di alcuni dei magrebini che stanno protestando. «Oggi qua non si fanno foto. Tornatene al paese tuo». E poco importa che questo sia anche il paese del cronista.





«ALLE REGIONALI VOGLIO FARE MEGLIO CHE ALLE EUROPEE»
Non smentisce la linea del dialogo: "Disponibili da domani mattina anche in presenza di una compezione elettorale", dice il segretario del pd Pier Luigi Bersani durante una conferenza stampa a tutto campo su riforme e regionali. Sì alla riforme, dunque, anche in materia di giustizia, ma a patto che siano "riforme di sistema" e non comportino "uno tsunami di leggi ad personam", avverte Bersani. "E ci risparmino le domande retoriche: Bersani ce la farà? La mia posizione è chiara, forse l'ho detta senza eccessivo amore, ma certo senza odio. E' Berlusconi che deve dimostrare se mette davanti se stesso o i problemi del paese". Sulle regionali il segretario del Pd assicura, rispondendo alle critiche rivolte al Pd: "Guardate che noi abbiamo un filo logico: rendere più competitivo il Pd. Se noi facciamo da soli o abbiamo un solo interlocutore, ai sensi dei risultati delle europee il centrosinistra prende tre regioni. Ma io non intendo consegnare alla destra un numero così alto di regioni", avverte Bersani. Poi chiarisce: "Nessuno pensa di riuscire a delineare lo schieramento compatto di alternative. In otto o nove regioni si stanno facendo passi significativi, ci sono problemi aperti in due o tre regioni. Vorrei ricordare che la data di presentazione delle candidature è il 20 febbraio. Si sta lavorando, il risultato lo vediamo alla fine. A me in questa fase che è ancora di lavoro interessa chiarire un punto". A Di Pietro chiarisce: "Cerchiamo ovunque alleanze con Idv". Per quanto riguarda l'Udc: "Abbiamo preso atto che questa forza politica avrà posizioni differenti a seconda delle regioni e dei programmi, noi siamo disponibili a un quadro più generale di intesa però prendiamo atto di questa presa di posizione dell'Udc e stiamo lavorando a questo schema".Su Sinistra e Libertà, affronta così il "caso Puglia": "Noi non abbiamo mai posto il problema Vendola, ma cerchiamo candidature e alleanze che ci consentano di non consegnare questa regione alla destra". Ragionamenti aperti - dice- anche con Rifondazione e con i radicali. "Il Pd - assicura - è sta facendo uno sforzo per dare più competitività all'area del centrosinistra" . E per mettere al centro dell'agenda pubblica tre cose: proposte per dare lavoro ai giovani, scuola e carico fiscale per le imprese. Nessuna soluzione già trovata però sui casi più spinosi. Per la Puglia - spiega Bersani - bisogna aspettare la prossima settimana. "Certo se non ci sono convergenze andremo avanti altrimenti, la decisione non sarà semplice ma la prenderemo all'interno dell'assemblea regionale del Pd alla presenza del segretario". E anche sull'appoggio del Pd alla radicale Emma Bonino nel Lazio si limita a smetire: "Il Pd non ha mai avuto una disattenzione in questi mesi nei confronti dei radicali", rispondendo alle critiche mosse dalla stessa Bonino. Quanto alla sua candidatura: "Tra le ipotesi del Pd -spiega il segretario- c'è sempre stato anche il sostegno a candidati esterni e questo vale per il Lazio e anche per altre regioni. Non ci sentiamo tirati per la giacca da Emma Bonino o da altri candidati esterni ma decideremo in questi giorni".E le primarie? "È la coalizione che decide", prova a chiarire Bersani: "Se c'è una convergenza, vedi in Puglia tra Vendola e Boccia, non c'è bisogno di fare le primarie, altrimenti sarà l'assemblea, pugliese in questo caso, a decidere", ribadisce. E a domanda risponde: "E' ovvio che se pensassi che l'alleanza con l'Udc mi fa perdere non mi interesserebbe... Ma l'Italia è lunga... E anche nel caso pugliese stiamo cercando soluzioni che ci mettano più tranquilli nella competizione. Quando si vedrà il quadro finale si capirà quale era il rischio: non possiamo stare fermi, dobbiamo metterci alla costruzione di un centrosinistra alternativo. Le regionali sono un passo significativo per muovere la situazione e per arrivare all'obiettivo che nella mia testa resta dare agli italiani un'altra possibilità".




BERLUSCONI ANNUNCIA:«RIFORMEREMO IL FISCO»DOPO TRE ORE SMENTISCE«Il proposito di Berlusconi di ridurre le tasse nel 2010 ha avuto vita decisamente breve: circa tre ore. Dopo aver annunciato, nel primo pomeriggio, che il 2010 sarebbe stato l'anno della riforma fiscale, già all'imbrunire, per bocca del portavoce Bonaiuti, il premier ha fatto una precipitosa retromarcia». Lo dichiara Marco Meloni, della segreteria del Partito Democratico, responsabile Riforma dello Stato. «Tra l'annuncio e la smentita - continua Meloni - Berlusconi deve aver probabilmente sentito il ministro Tremonti, che più volte si era detto contrario all'ipotesi, senza riuscire a convincerlo». «Assodato che nel 2010 il governo non ridurrà le tasse - conclude il componente della segreteria del Pd - ci auguriamo almeno che, al contrario di quanto fatto nell'ultimo anno, l'esecutivo non le aumenti ulteriormente». Non solo il varo del pacchetto giustizia, che è una priorità, ma anche riforme istituzionali, della scuola e una "riforma del fisco" aveva detto il premier all'inizio del pomeriggio. Sono i propositi enunciati da Silvio Berlusconi nel corso di un collegamento telefonico con alcuni europarlamentari riuniti dal capo delegazione Mario Mauro poco fuori Torino, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti. Secondo quanto riferito da chi ha ascoltato la telefonata, Berlusconi ha parlato degli impegni relativi all'anno appena iniziato, citando fra le altre cose la riforma fiscale. Secondo alcuni, il premier avrebbe detto che l'obiettivo è quello di far pagare meno tasse ai cittadini. Secondo altri, invece, si sarebbe limitato a citare una generica "riforma del fisco", senza aggiungere se per abbassare le imposte o per razionalizzare le norme in vigore. Appare certo invece, almeno stando alle ricostruzioni fornite, che il premier ha molto insistito sulla riforma della giustizia: è la prima cosa da fare, è stato il suo ragionamento. Il premier ha citato anche le riforme istituzionali, sottolineando l'esigenza di procedere in questa direzione, così come la riforma della scuola. A questo proposito, Berlusconi ha affrontato anche il tema del dialogo. In primo luogo ha sottolineato la necessità che tutti i parlamentari e gli eurodeputati si impegnino perché il 2010 sarà un anno denso di appuntamenti, anche se , ha aggiunto, non particolarmente difficile. Quindi, il presidente del Consiglio ha proseguito con un ragionamento che è stato così riassunto: noi siamo contro l'odio, tutti voi dovete essere in prima fila, lavorare e impegnarvi; faremo le riforme con gli altri se ci stanno, ma se, come è possibile, non ci dovessero stare dovremo farle da soli. Il Cavaliere ha detto di chiamare dalla casa della figlia Marina. In effetti, a quanto si apprende, il presidente del Consiglio è volato in Provenza, facendo scalo a Nizza, per tornare nel primo pomeriggio ad Arcore. Berlusconi ha poi rassicurato sul proprio stato di salute dicendo di stare molto bene, di lavorare già parecchio ed ha confermato che il rientro a Roma avverrà nei prossimi giorni. Gli eurodeputati erano riuniti a casa del parlamentare europeo Vito Bonsignore, a la Mandria, un parco alle porte di Torino.«Ecco la prova del nove delle ragioni per cui Berlusconi vuole fare le riforme. Il Presidente del Consiglio sostiene di voler riformare innanzi tutto la giustizia per poi intervenire sulla scuola e sul fisco. In un paese normale e in un momento di profonda crisi economica come quella che sta attraversando l'Italia, le priorità dovrebbero essere invertite». È quanto sostiene il leader dell'Italia dei Vaori Antonio Di Pietro. «Prima si dovrebbe intervenire su fisco, lavoro e scuola - sottolinea - e poi sulla giustizia. In realtà a Berlusconi non interessa il bene della collettività ma solo la sua impunità. Spero che lo capisca anche quella parte dell'opposizione che si dice pronta a sedersi al tavolo del dialogo».





ALESSANDRA SENSINI SI CONFESSA: «UN SOLO RIMPIANTO, NON AVERE UN FIGLIO» LA STAR DEL WINDSURF A 40 ANNI HA UN NUOVO SOGNO: ESSERE LA PORTABANDIERA ALLE OLIMPIADI DI LONDRA 2012
di SERGIO CONTISiccome c’è sempre un altro orizzonte da inseguire, un’altra onda da cavalcare e un’altra medaglia da sognare, Alessandra Sensini
continua ad andare dove la porta il vento, anche oggi che sta per virare attorno alla boa dei 40 anni, sempre in equilibrio sul mondo e sulla sua tavola da surf aggrappata a un fazzolettone in kevlar e fibra di carbonio che sembra l’ala di una farfalla splendente. Una carriera da urlo, quattro medaglie in cinque Olimpiadi, undici mondiali, superato persino il mitico ammiraglio Straulino, nella vela nessuno come lei; ma anche un’esistenza con molti salti di onda e di vento, qualche rimpianto, una paura che non diresti mai, e sempre una verifica tra adrenalina e progetto con le aspettative che ti si incollano addosso come salsedine. Tormentata no, è troppo; più probabilmente Alessandra Sensini è un’hawaiana nata in Toscana che la vita se la vive tutta ma che ogni tanto, fradicia di acqua e stanchezza, si ferma e ci fa dentro dei ragionamenti importanti. Poteva starsene tranquilla a Grosseto nella bottega di babbo Dedo, invece ha preferito raspare e sbucciarsi, filare e volare, e per anni svegliarsi la mattina, prendere la macchina, caricarsi la tavola sul tetto, trovare una spiaggia deserta e buttarsi a mare sfidando le sberle del vento. Mai nascoste voglie e obiettivi, simbolo in controtendenza di un paese che in genere non programma niente. Ma di quelle medaglie il rovescio sono per forza qualche rinuncia «perché se fai windsurf non torni ogni sera a mangiare a casa e molte cose poi vanno diversamente». Ha cominciato prestissimo, minorenne ed esordiente; finirà tardissimo come la Idem, come quelle che riescono a fermare il tempo e che dietro agli occhi azzurri nascondono la tempesta e l’assalto. Londra 2012 è un lunghissimo bordo di bolina che per “correr migliori acque” comincia oggi su un aereo per la Spagna. Alessandra, ci risiamo... «Parto per Cadice, due settimane di mare e palestra con più caldo e più avversari, poi altro stage ai Caraibi in Martinica, poi una regata in Israele, poi a Palma in Spagna per il primo appuntamento vero della stagione. E’ il mio 27° anno di windsurf e posso solo dire che me la sono cercata: l’ho voluto con tutte le mie forze e questo sono diventata». Tra pochi giorni compie 40 anni, un’età che per tutti, ma soprattutto per un’atleta, sono una brutta bestia. Sensazioni? «Ah, guardi, è tutto molto strano. Da una parte 40 anni sono tanti e la situazione non migliora quando mi accorgo che tutte le mie amiche sono sposate e con bambini; dall’altra parte invece ogni anno che passa mi sembra di ringiovanire, a Natale ero a sciare a Sestriere e dicevo che bello fare i paletti in slalom, ieri ero in bici a tutta, domani sarò di nuovo a mollo e la voglia che ho dentro sale. Invecchiare non mi infastidisce, semmai mi sorprende. Alle Olimpiadi di Londra avrò 42 anni e potrebbe essere una sfida meravigliosa?». Lo sport “è un lavoro stupendo”, ma viverlo così duramente chiede spesso in cambio sacrifici di vita. Lei ha vinto molto e a molto ha dovuto rinunciare. Rimpianti?«Che le devo dire, rimpianti sì, a volte, per forza, perché se vivi lo sport con un ritmo da reparto presse è chiaro che la vita personale passa in secondo piano. Oggi sono la velista italiana più medagliata di tutti i tempi e nel 2008 la Federazione mondiale mi ha premiato come il miglior atleta in assoluto, una soddisfazione pazzesca, però non mi sono sposata e non ho nemmeno un fidanzato, in più non ho fatto figli, anche se i bambini mi piacciono tantissimo e li vorrei, ma evidentemente non ho ancora trovato la persona giusta. Certo, ho avuto rapporti anche importanti ma al massimo lunghi tre anni, il fatto è che ho sempre cercato storie al di fuori del mio ambiente e forse ho sbagliato. Se mi giro indietro a guardare a volte soffro, ma forse è solo la vita, verrà il mio tempo, ho letto che Monica Bellucci è rimasta incinta a 45 anni, e poi è anche vero che tutto si è spostato più avanti, si allungano le carriere delle sportive e si diventa mamma dopo. Io penso che ce la farò, il guaio è che io ho lo sport dentro e lo vivo come una droga». Come dice Woody Allen le relazioni amorose sono quasi tutte inevitabilmente transitorie...«Per un primo e lunghissimo periodo ho passato anche 300 giorni l’anno fuori casa, avevo bisogno di conoscere più mari e più venti possibili, poi con le vittorie sono arrivate la struttura e l’organizzazione, ora ho una base a Castiglion della Pescaia e tutto uno staff che lavora con me e quindi è più facile, anche se il mio approccio alla vela resta totale, estremo. Mi consola che oggi l’età è solo una cifra di plastica con dentro quello che sei veramente, guardi Schumacher che torna in F1 a 41 anni con la sindrome di Peter Pan, oppure Armstrong che a 39 anni sfida Contador. Dopo Londra ci sarà tempo per tutto, credo, la fregatura è che le emozioni che ti regala un’impresa nello sport sono difficilmente paragonabili con il resto. Un avvocato si esalterà con una grande causa vinta, un ingegnere con un grande progetto, io credo che una medaglia all’Olimpiade dia qualcosa di più. Il guaio è che la carriera di uno sportivo è a tempo, è una candela che si consuma». Lei fa uno sport che si può definire solitario. Cosa pensa quando è sulla tavola, in mezzo al mare in quegli interminabili lati di bolina? «E’ vero, è uno sport solitario, tu e il vento, tu e il mare, ma poi anche quegli spazi immensi che ti spalancano pensieri di ogni tipo. Uno sport così ti influenza il carattere, io sono disponibile e aperta ma poi per certi aspetti sono proprio una solitaria, anche se paradossalmente l’unica mia paura è quella della solitudine. Ci sto lavorando con Umberto Manili, il mio psicologo. E ne verremo fuori, sono sicura». Si è mai immaginata dietro al bancone del negozio della sua famiglia a Grosseto? «Più che immaginata ci sono stata, qualche volta, ma poco, perchè io sono uno spirito libero. Di negozi ne abbiamo addirittura due, uno di argenteria e articoli da regalo e un altro di arredamento, bellissimi, ho perso mia mamma che avevo 16 anni, è stata dura, hanno fatto tutto le mie due sorelle gemelle maggiori e poi la più piccola, ma la fissazione sportiva di mio padre mi ha segnato. Chissà cosa farò da grande: ora grazie al presidente Carlo Croce che mi ha voluto sono vicepresidente della FIV, in più ho pianificato il mio futuro a Roma trovando casa al Circolo Canottieri Aniene, un club che ha atleti famosi e grandi valori dello sport, i soci sono dei veri sportivi e io per loro gareggerò alle prossime Olimpiadi. Per il dopo mi piacerebbe fare il team manager come ho fatto a Nizza con Azzurra. Tra Alinghi e Bmw Oracle non saprei, catamarano o trimarano, per ora nessuno sa chi sarà la barca più veloce». Lo sa che solo 6 atleti nella storia dello sport italiano sono saliti sul podio in sport individuali per quattro Olimpiadi? Sono Mangiarotti, Di Biasi, Trillini, Idem, Zoeggeler e lei... «Solo 6? Non lo sapevo, è incredibile. Niente Tomba, Mennea, Compagnoni, Vezzali...». Magari a Londra 2012 Petrucci la nomina portabandiera... «Sarebbe un sogno e un onore, l’ultima donna è stata la Trillini nel 1996. Lo meriterebbe Josefa, ma a Pechino abbiamo avuto Rossi con la canoa e quindi...».Se la immagina già la regata decisiva di Londra 2012? «E’ la splendida crudeltà delle Olimpiadi, dover dare tutto proprio in quel giorno, in quell’ora, in quell’attimo, in quell’ultimo lato. Se una ragazza italiana, di quelle che vogliono fare le veline, immaginasse quella sensazione cambierebbe idea. Come si fa a non capire?».




